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[TOPIC UFFICIALE] Rome Casus Belli Gold

Ultimo Aggiornamento: 26/12/2022 16:56
09/03/2014 11:59
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Legio XIII gemina, 08/03/2014 21:44:

E' una questione complessa e complicata, cerchiamo di farla semplice. Ricordo comunque che Costantinus è laureato e specializzando in Storia Romana e che può offrire informazioni molto migliori delle mie.

Innanzitutto le colonie latine erano più popolose e produttive di quelle romane, oltre ad un bonus demografico maggiore si dovrebbe aggiungere un miglioramento delle coltivazioni e/o del commercio. I cittadini delle colonie romane inoltre, essendo queste dedotte in luoghi strategici ed esposti a minacce esterne, erano esentati dal servizio militare poiché la loro presenza in loco era già considerata come tale. Quindi le colonie latine dovrebbero fornire truppe e quelle romane no.

Naturalmente i foedera aequa e iniqua c'erano anche in Italia: la maggiore differenza tra questi due patti di alleanza era legato al grado di autonomia e all'obbligo di fornire contigenti, infatti i primi garantivano più autonomia nei confronti a Roma ma obbligavano i contraenti a fornire contingenti per le sue campagne militari, mentre i secondi indicavano meno autonomia e maggiore dipendenza politica da Roma, la quale tuttavia doveva eventualmente provvedere alla difesa dei territori di coloro con i quali li aveva contratti. In caso di rivolta il foedus ovviamente veniva meno, a questo punto, oltre alla decapitazione dei ceti dirigenti locali, il territorio veniva inglobato nell'ager publicus e colonizzato. Quindi i foedera aequa dovrebbero fornire a Roma truppe mentre gli iniqua no.

Per quanto riguarda il periodo storico trattato, in realtà l'importanza originaria delle colonie tramonta nel I secolo a.C., essendo Roma giunta ad un momento tale della sua espansione da non contare più primariamente su di esse per un efficace controllo del territorio. A tale proposito bisognerebbe pertanto inserire un edificio che rappresenti lo stato di provincia (con bonus fiscali e malus di felicità) per i territori extra italici e poi il superamento delle colonie con la cittadinanza romana optimo iure che abiliti il reclutamento delle legioni romane vere e proprie (non alleate). Sarebbe inoltre d'uopo che la cittadinanza optimo iure possa essere concessa agli Italici sostituendo i foedera solo dall'89 a.C. e dal 49 a.C. anche ai Cisalpini, poi più avanti a discrezione del giocatore a tutte le altre province.

Ai fini del gioco queste modifiche vanno bene nell'ottica di una maggiore capacità espansionistica di Roma tramite la cittadinanza, cosa realistica e che fu l'elemento primario che permise alla Città di creare dapprima una ferrea confederazione e poi un impero universale laddove gli altri avevano fallito.




89 a.c., Silla....49 a.c...Cesare...ok grazie, valuterò e ti farò sapere.
Consulta, se vuoi, anche con Costantinus


[Modificato da Iulianus Apostata 09/03/2014 11:59]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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