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[TOPIC UFFICIALE] Rome Casus Belli Gold

Ultimo Aggiornamento: 26/12/2022 16:56
29/01/2014 22:46
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Annibale_Barca, 29/01/2014 00:28:


Ciao a tutti!

Allora dopo altre ore di gameplay sono pronto per fare qualche riflessione che spero riterrete utile :)

Dunque, ho continuato nella campagna imperiale coi Cartaginesi a difficoltà VH/VH, arrivando alla data della battaglia delle Acquae Sextiae.

1) intanto subito una domanda: la riforma di Mario esattamente quando si attua? Perché al momento non ho notato nessun cambiamento, non vorrei essermi mangiato l'evento.

2) ho conquistato quasi tutta l'Africa Nordoccidentale, eliminando completamente i Numidi e riducendo a straccioni i Garamanti (che con due cittadine e 4 familiari e zero esercito non vogliono accettare la tregua, ma vabbeh). Inoltre ho assoggettato Sardegna, Sicilia, Baleari e l'Hispania romana (Gades, Carthago Nova e Saguntum), insomma un bell'impero. Solo che ora stanno sopraggiungendo alcuni problemi nella gestione degli insediamenti.
A) tumulto. Capisco che dopo la conquista di un insediamento debba giustamente permanere una percentuale di scontento, giustificabile con l'opposizione che incontrano gli invasori, ma ritengo plausibile anche che dopo 10 - 20 anni questa percentuale debba scendere, per simulare il cambio di governo e cultura che progressivamente è accettato dalla popolazione, invece a quanto ho notato è permanente e riguarda tutti gli insediamenti conquistati dall'inizio della campagna.
B) squallore e svantaggio culturale. Come in Rome liscio. Lo svantaggio culturale lo si azzera rimpiazzando gli edifici "barbari" con quelli della tua cultura, per lo squallore non ci puoi fare nulla perché prima o poi arriva al 100%. OK.
C) distanza dalla capitale e tasse. Mi sembra anche qui come in Rome liscio. OK.
D) legge e intrattenimento. Con Cartagine non capisco perché i templi non raggiungono l'ultimo step di Pantheon (relativo alle metropoli). C'è solo il Pantheon di Astarte mentre mancano quelli di Milqart, Baal e Tanit che si fermano ai "santuari". Forse una dimenticanza? Per il resto mancano arene e teatri ma ci sta. Onestamente non so se i Cartaginesi organizzavano anche solo corse di cavalli per intrattenere il popolo, o cose di altro genere... Invece le mura si fermano al terzo livello, lasciando fuori gli ultimi due (grandi mura e mura ciclopiche), e non danno nessun contributo positivo alla legge così come le caserme. Per le mura bisogna aspettare qualche secolo per la tecnologia necessaria immagino, giusto?

Tirando le somme, ho sperimentato che le città più lontane dalla capitale sono quasi ingovernabili. Un esempio su tutti, Gades: ho costruito tutti gli edifici possibili e immaginabili, e nonostante un governatore con 10 di influenza e qualche tratto positivo anche sulla legge, l'ordine pubblico rasenta il 70%. Ovviamente tassazione bassa e guarnigione di circa 1300 uomini a fronte di una popolazione superiore a 30.000 anime.
Squallore 100%, Distanza dalla capitale 80%, Tumulto 30% fisso più bonus legati alla presenza di spie nemiche. Magari coi Romani essendoci le arene coi giochi, la situazione è più gestibile, ma con Cartagine la cosa non funziona... Volevo proseguire la campagna in Hispania e poi in Gallia ma ci rinuncio in partenza visto che non voglio riempire le città con 20 unità di contadini e ogni tot turni perdere tempo a conquistarle e a sterminarne la popolazione... Insomma non ti godi le guerre contro le altre civiltà. Poi, ripeto, io parlo per i Cartaginesi.
Secondo il mio modesto punto di vista da giocatore, si potrebbe risolvere il problema innanzitutto facendo in modo che dopo 10-20-30 anni dalla conquista dell'insediamento, oppure quando non c'è più svantaggio culturale, la percentuale "fissa" di tumulto scenda a poco a poco fino ad azzerarsi, e poi dotando la città dei pantheon mancanti e magari inserendo un 5% di legge che ti danno le caserme e le mura (come credo fosse in Rome vanilla).

Fatemi sapere cosa ne pensate! Un saluto!



1) La Riforma di Mario avviene nel 107 a.c.: il suo annuncio compare solo per chi gioca coi Romani, ed essa ha effetti solo per le truppe romane.
Stessa storia per le altre riforme militari romane.

2) D)Le mura ciclopiche sono state rimosse dal gioco. Opera mia, voluta.

Così come è una cosa voluta (del gioco originale, RTW) che i templi punici (quelli di Astarte sono inesistenti in RTW liscio) non raggiungano il livello di Pantheon.
Le grandi mura di pietra (quarto livello) possono essere costruite solamente ove esiste la risorsa marmo (opera mia, voluta).
Storicamente, i Cartaginesi non costruivano né Arene (prerogativa romana) né teatri in stile ellenico.
Non credo organizzassero corse di cavalli per fini ludici.
Potrei sì aggiungere il livello Pantheon agli altri templi cartaginesi, nonché dare un 5% di bonus legge a caserme (ma mi pare che queste già abbiano un bonus legge) e mura.
Inoltre , così su due piedi, non ricordo come si possa fare in modo che il tumulto tenda ad azzerarsi progressivamente.

Saluti


[Modificato da Iulianus Apostata 29/01/2014 23:05]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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