Iulianus Apostata, 08/01/2014 14:37:
Anche i Greci utilizzavano macchine d'assedio simili agli Onagri, le Catapulte (dal greco katapeltes).
it.wikipedia.org/wiki/Catapulta
No, le katapèltes greche erano quelle che comunemente chiamiamo balliste, le quali potevano differire più o meno in grandezza, le più grandi erano studiate anche per effettuare tiri più marcatamente parabolici ed erano le più efficaci negli assedi. Anzi i Romani chiamavano catapultae proprio quelle più piccole che lanciavano grandi frecce e giavellotti (gli scorpioni per intenderci erano le catapultae di piccole dimensioni), mentre ballistae quelle che scagliavano massi. Considera che la terminologia originaria si è andata confondendo in epoca medievale.
Non escludo che all'epoca siano state costruite "catapulte" come le intendiamo noi, tipo onagro per intenderci, ma nel mondo antico conosco solo gli onagri usati dai Romani.
Qui è spiegata abbastanza bene la differenza
www.legionxxiv.org/catapulta/
Questa invece è una delle katapèltes litobòlos, in grado di scagliare massi da un talento
[Modificato da Legio XIII gemina 08/01/2014 15:46]
« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »
Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I
« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »
Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784
« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »
Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172
« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »
Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti
« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »
Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale