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[TOPIC UFFICIALE] Rome Casus Belli Gold

Ultimo Aggiornamento: 26/12/2022 16:56
08/01/2014 11:39
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Legio XIII gemina, 08/01/2014 11:06:

Rispetto ai Cartaginesi, i quali avevano avuto una scuola militare plurisecolare in Sicilia, i popoli berberi furono scarsamente ellenizzati ed il loro modo di combattere rimase sostanzialmente differente da quella del resto dei popoli mediterranei. Non conosco alcuna fonte che faccia riferimento a macchine d'assedio impiegate dai Numidi (lascio intellettualmente il beneficio del dubbio).

Le informazioni date da Antioco sui Parti sono corrette ma, come anche lui dice, sarebbe da verificarne la correttezza: il punto è che ai Parti (come ad altri) non mancavano le capacità tecnologiche per costruire artiglierie, quanto un'adeguata dottrina militare che fosse in grado di integrarle. Come sai bene furono poi comunque di lì a poco i Sasanidi a dotarsi di strumenti ossidionali efficaci. Io priverei comunque la fazione dell'artiglieria considerando che pur dandone la disponibilità di reclutamento all'ultimo livello di campo d'assedio i Parti sarebbero in grado di entrarne in possesso addirittura prima di incontrare i Romani considerate le dinamiche di gioco.

Sul reclutamento attenzione però perché la maggior parte delle regioni citate non fornivano un gran contributo alle legioni, né gli auxilia venivano reclutati per la maggior parte dalle zone di confine al meno nell'alto Impero. Il periodo storico della campagna è molto lungo e purtroppo ci sono stati troppi cambiamenti radicali per poterli rappresentare efficacemente.
Inoltre il reclutamento delle legioni in luoghi diversi dai limites obbligherebbe il giocatore a muoverle dai confini per riaddestrarle, al massimo si potrebbero creare più luoghi di reclutamento, ma come so è detto deciderà Iulianus.



Ottima descrizione. Dunque dovrei togliere anche ai Numidi gli Onagri. Riguardo a Pontici ed Armeni?

Per il reclutamento di legioni ed auxilia, rimanga tutto così.


[Modificato da Iulianus Apostata 08/01/2014 11:40]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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