Augusto.Carducci, 21/03/2013 11:30:
quindi ne possiamo concludere che in cina si aveva un 400.000 di effettivi e un 200.000 di coscritti nei momenti di necessità?
Diciamo che così, su due piedi, l'impero cinese poteva mettere in campo una forza di 100.000 uomini con lo stesso preavviso e la stessa rapidità con cui Roma mobilitava una legione a ranghi completi con tanto di ausiliari, e con la stessa fatica con cui Roma organizzava operazioni su vasta scala (12 legioni di cui 8 in Germania e 4 in Illirico) come l'attacco ai Marcomanni negli Agri Decumates (quella operazione che abortì a causa dell'imboscata di Teutoburgo a nord ad alla rivolta dalmato-pannonica a sud), così l'impero cinese avrebbe mobilitato una forza di mezzo milione ed oltre di uomini, appunto tra professionali e coscritti.
andry18, 21/03/2013 11:50:
io più che sul numero mi concentrerei sulla qualità tecnica sinceramente, e lì i romani se le prendono di santa ragione
Ni...a livello di professionisti, i romani erano di certo iper-professionisti, il loro limite però era nell'essere specializzati unicamente nella loro propria strategia, per quanto vincente; viceversa i cinesi erano più flessibili.
Qualitativamente, le spade romane equivalevano quelle coeve cinesi, il gladio era un "ibrido" tra la Jian ed il Dao, con la differenza che il gladio era più corto della jian, fatta per colpire di punta e di striscio, e meno pratico della dao, fatta per colpire quasi esclusivamente di taglio.
Inoltre, la scherma di spada e sciabola cinese è fondamentalmente (come quella di katana nipponica) una scherma senza scudo, estremamente agile e veloce, mentre il romano è addestrato a combattere in formazione chiusa e con lo scudo come elemento imprescindibile della sua seppur scarna scherma.
Quindi il romano può contare su una buona difesa, ma non è mobile come il cinese. (nel caso raro che lo spadaccino cinese sia armato di Shuang gou, lo scutum va a farsi benedire)
Ancor peggio se la mettiamo sul piano delle armi lunghe...i romani hanno solo le armi da lancio (pilum), mentre i cinesi hanno le lance Quiang e le alabarde Ge e Ji, tutte con una ricca scherma marziale che nulla ha a che spartire con il basilare utilizzo della lancia di fanteria del mondo occidentale; con le alabarde inoltre colpire un legionario oltre la difesa del suo scutum o strapparglielo via, erano possibilità concretissime.
I cinesi inoltre avevano un ottimo arco, equiparabile ai migliori archi romani, derivati da quelli Parti e Sarmati, e quindi da un'origine culturale e geografica comune; ma i cinesi avevano anche sviluppato la balestra, che nulla aveva in comune con la ellenistica gastraphetes se non la forma ed il concetto di fondo. Già dal VI secolo a.C. abbiamo le testimonianze archeologiche infatti che i cinesi avessero sviluppato addirittura la celebre Lian-nu, ovvero la balestra a ripetizione, in una forma ben più semplice, pratica e standardizzata del polybolos bizantino (che non era una balestra portatile come quella cinese, ma una balista), al punto che la Lian-nu fu prodotta in massa dalla fine del II secolo d.C. e rimase in servizio nell'esercito cinese fino alla guerra con il Giappone di fine '800; la sua potenza era paragonabile ad una qualsiasi altra balestra manesca del medioevo occidentale.
Sul piano della difesa, l'armatura a placche di ferro cinese era equiparabile alle hamate ed alle squamate romane, forniva una buona protezione generale ma era abbastanza vulnerabile alle frecce a punta stretta ed alle armi da punta.
In merito alle frecce, i romani ignoravano l'esistenza della seta che, se grezza, ha la proprietà di assorbire parte dell'energia cinetica del proiettile, smorzandone la capacità di penetrare in modo letale.
Un'altra cosa che era sconosciuta ai romani era la staffa da cavalleria, invece già in uso sin dall'era degli Stati Combattenti in Cina, e che non serve solo a caricare lancia in resta, ma in generale a qualsiasi tipo di combattimento da cavallo, dando una posizione stabilissima, sia che si tratti di usare lance ed alabarde che di usare spade o, soprattutto, archi e balestre.
Per quanto riguarda i parchi d'assedio e le macchine in generale, i cinesi erano forse ancor più ricchi d'inventiva rispetto ai romani, infatti nelle fonti cinesi troviamo un'infinità di macchine delle più disparate...dalle balestre giganti ai trabucchi alle torri d'assedio, fino all'utilizzo di sifoni in cui pompare gas velenosi nei cunicoli scavati dagli assedianti per minare le mura.
Ajeje. .Brazorf, 21/03/2013 12:25:
L'infattibilità di un'alleanza simile non sarebbe stata certo data dai conflitti d'interesse. Anzi, quello sarebbe stato il loro ultimo problema visto che le rispettive sfere d'influenza erano lontanissime, ancor più lontane in un'epoca in cui arrivare da Roma a Pechino era un viaggio rischioso che richiedeva molti mesi se non anni di tempo.
Roma e la Cina non furono mai potenze mondiali, ma solo potenze regionali per il semplice fatto che il "mondo" non esisteva, esistevano solo terre conosciute e terre sconosciute e nessuno riusciva a vedere più in là del proprio naso. Inoltre l'Eurasia è per metà un deserto di sabbia e per l'altra metà un deserto di ghiaccio e possedere terreni infertili in una società basata esclusivamente sull'agricoltura sarebbe estremamente controproducente, sia per i Romani che per i Cinesi. Un'alleanza tra le due avrebbe avuto solo valore simbolico, della serie "noi sappiamo che voi esistete e voi sapete che noi esistiamo, ora ce ne torniamo alle rispettive case e tanti saluti dato che non ci rivedremo mai più".
Calcola che in mezzo c'erano i Parti, che avevano interesse affinché i due non si incontrassero direttamente.
[Modificato da Xostantinou 21/03/2013 17:28]
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.
"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."
"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."
"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."
"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."
"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”