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"Occidente ed Oriente"

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    SoulOfSocrates
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    Centurio
    00 18/03/2013 22:01
    OT iniziato nel topic Rome II Total War.
    Aprirei qua il post riguardo all'OT iniziato nel topic "Rome II Total War".

    (Se va spostato, chiedo venia)


    PS: Ovviamente, chi vuole, esponga il suo pensiero.. dalle differenze tecnologiche a quelle militari.


    Giusto per tenerci impegnati, in attesa di novità da parte di quelli della CA.
    [Modificato da SoulOfSocrates 18/03/2013 22:08]
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    Il Tilly
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    Immunes
    00 18/03/2013 22:39
    Io ne ho discusso abbastanza nel topic sbagliato XD
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    Tito Flavio
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    Il Pagano
    00 18/03/2013 22:42
    spostata in Historia, oltre che discutere, sarebbe la giusta occasione per chi non ha molta dimestichezza con il mono extra-europeo di conoscere i grandi protagonisti della storia orientale

    per questo mi affido a Xostantinou

    "TV REGERE IMPERIO POPVLOS ROMANE MEMENTO, PARCERE SVBIECTIS ET DEBELLARE SVPERBOS",(ricordati o romano, che dovrai reggere col tuo potere le genti, perdonare i vinti e domare i superbi, Virgilius, Aeneis liber VI, vv. 852-854)






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    SoulOfSocrates
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    Centurio
    00 18/03/2013 22:58
    Beh, ecco.. per esempio, rispondendo a Tilly, riguardo al possibile incontro tra Romani e Cinesi.

    Guarda, fidati.. logicamente parlando.
    La Cina avrebbe vinto, poi ovviamente.. Secondo ME.
    Potrei anche sbagliarmi alla grande.

    Perché è vero che oltre al numero, conta anche la tattica.. ed un buon generale.
    Ma quando hai un rapporto che è quasi 10 a 1.
    Allora, il numero conta.. perché una legione riuscirebbe a farne fuori 10.000 perché contadini, ma dopo, una volta stanchi ed esausti, non sopravviverebbero ai restanti 90.000 per intenderci.

    Tra l'altro erano famosi per gli archi, molto potenti, molto letali. E le loro frecce erano molto più penetranti e forti, avrebbero lanciato una nube di frecce sui legionari, prima della carica, decimandoli.

    Temo proprio che sarebbe successa una cosa simile a questa.
    Erano tanti, erano fanatici..

    Certo, un'alleanza sarebbe stata bellissima, ma decisamente infattibile. Dato che ci sarebbero stati troppi conflitti d'interesse.
    Due grandi potenze mondiali, che si dividono qualcosa come l'Eurasia? Mh, ci sarebbe stata una corsa poi tra le due per l'America, ergo.. una nuova guerra.
    Nah..

    Riguardo alla cultura orientale, io personalmente, ne so relativamente poco :)
    Però c'è da dire, che mentre i Romani ancora cominciavano a consolidare il "piccolo villaggio" chiamato Roma.
    In Cina, esisteva già la filosofia.. la medicina.. un assetto militare d'elite.
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    Exodus 89
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    00 19/03/2013 02:45
    Re:
    SoulOfSocrates, 18/03/2013 22:58:


    Però c'è da dire, che mentre i Romani ancora cominciavano a consolidare il "piccolo villaggio" chiamato Roma.
    In Cina, esisteva già la filosofia.. la medicina.. un assetto militare d'elite.



    Giusto un appunto, se bisogna fare confronti, bisogna farli in maniera appropriata almeno.

    Confronti Roma nell'epoca in cui era un villaggio, quindi un posto ben definito e anche come epoca se vogliamo, con la Cina. Beh...

    Quale Cina? non è che mica la Cina attuale fosse in ogni parte sviluppata nelle arti ecc. al massimo livello ma solo in certe aree. Che Cina? spessissimo si è divisa in lotte di potere piuttosto cruente in numero tale da non fare invidia qua in occidente. Non è che
    Qin Shi Huang dopo aver unificato la cina, così rimase nei successivi secoli e millenni, anzi. Fù il primo di una storia lunga e piuttosto complessa.. e anche contorta a volte.

    La Cina non è un monoblocco o comunque non lo è sempre stata, ci sono delle differenze in varie sue parti, parliamo in fondo quasi di un sub-continente.

    Inoltre Roma all'epoca in cui era villaggio non è certo l'espressione maggiore dell'"occidente" in quella epoca. sempre se vogliamo poi dividere poi così a metà il mondo tra Occidente e Oriente (che di Oriente poi c'è ne sono pure molti, mica solo la Cina).

    Confrontare gli eserciti poi è un esercizio ancora più difficile.






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    SoulOfSocrates
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    Centurio
    00 19/03/2013 08:36
    No certamente, so che la Cina era divisa, so anche che è un confronto quasi "sporco" e che Roma più avanti i altri campi ha superato tanti altri popoli, e sicuramente anche quelli dell'oriente.

    Però mi sembra comunque assurdo, togliere all'Oriente quei meriti che si è guadagnata durante i secoli.
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    Xostantinou
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    00 19/03/2013 11:51
    La storia della Cina inizia nel II millennio a.C., ed è con questa Dinastia Xia che si ha ad esempio il primo codice di leggi cinese, che verrà poi tramandato ed ampliato fino all'epoca mongola ed oltre.
    Con la dinastia Shang (seconda metà del II millennio a.C.) in Cina si diffondono la metallurgia di bronzo, piombo ed oro; è adottato l'arco come arma e nascono i primi "eserciti feudali".
    Sotto la dinastia Zhou (XI-VIII sec. a.C.) viene introdotto l'uso della moneta, e raggiungono livelli tecnici superlativi la metallurgia del bronzo e del ferro, l'ingegneria idraulica e l'agricoltura intensiva. Nasce la burocrazia, e sotto questa dinastia vivono alcuni dei filosofi cinesi più celebri, come Confucio, Lao Tzu, Meng Ko e Mo Ti.
    Sotto la dinaztia Zhou si rivoluzionò la filosofia militare, da duello tra nobili (come accade nella cultura greca pre-classica, ad es. i duelli tra gli eroi omerici), si passa alle battaglie campali tra eserciti che, in questo periodo, arrivano a veder schierate formazioni da oltre 100.000 uomini per ciascun condottiero, corazzati in cuoio, corno, ferro e bronzo, ed armati di archi, spade, lance ed alabarde.
    Tra il V ed il III secolo a.C. abbiamo il periodo "degli Stati combattenti", seguito al termine della dinastia Zhou, in cui si affina la pratica militare cinese, che conseguentemente porta ad una nuova evoluzione dell'arte della lavorazione del ferro, che sostituì completamente il bronzo negli impieghi militari.
    In questo periodo abbiamo inoltre nuovi sviluppi in campo cultural-filosofico con Han Feizi e le cosiddette "Cento scuole di pensiero".
    Al termine di questo periodo si ha l'unificazione della Cina sotto il leggendario condottiero Ying Zhèng, fondatore della dinastia Qin e primo imperatore (Shi Huang Di).
    Sotto Shi Huang Di abbiamo non solo l'unificazione della Cina in un unico regno che contava 40 milioni di abitanti, ma anche la creazione di opere monumentali come la prima Grande Muraglia e centinaia di canali navigabili che univano le grandi arterie fluviali cinesi.
    Huang Di abolì il regime feudale e l'impero fu diviso in 36 governatorati, amministrati ciascuno da un governatore civile e da un governatore militare, entrambi di nomina imperiale. Il governatore civile era superiore a quello militare, ma veniva assegnato a un altro governatorato dopo alcuni anni per prevenire la ricostituzione di una base di potere di tipo feudale; inoltre in ogni governatorato veniva nominato un ispettore, con l'incarico di riferire all'imperatore sull'operato dei due governatori e di risolvere le eventuali dispute tra di essi. I governatorati erano poi divisi in distretti, anche questi retti da funzionari di nomina imperiale.
    Le unità di misura furono standardizzate come i caratteri di scrittura, imposti a tutto l'impero unificando per la prima volta la scrittura cinese.
    Per la tomba di Huang Di venne costruito l'imponente "esercito di terracotta".
    Alla dinastia Qin, crollata alla morte di Shi Huang Di a causa di rivolte delle nobiltà degli Stati da lui sconfitti, seguì la dinastia Han, che regnò dalla fine del III secolo a.C. fino a quasi la metà del III secolo d.C.
    Sotto la dinastia Han l'impero cinese estese la propria autorità su Vietnam, Asia centrale (fino alla Battriana e quindi ai territori di Saka, Parti e Sarmati), Mongolia e Corea; fu scoperto e diffuso l'uso della carta.
    I membri dell'amministrazione venivano scelti tra quanti frequentavano l'università imperiale, e la tassazione era basata su due principali imposte, quella sulla terra, che prevedeva il versamento di un quindicesimo del raccolto, e del testatico, che corrispondeva ad un trentesimo.
    [Modificato da Xostantinou 19/03/2013 11:52]



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    Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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    00 19/03/2013 12:01
    Di più sull'esercito Han


    « ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

    Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

    Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


    « Pallida no ma più che neve bianca
    che senza venti in un bel colle fiocchi,
    parea posar come persona stanca:
    quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
    sendo lo spirto già da lei diviso,
    era quel che morir chiaman gli sciocchi:
    Morte bella parea nel suo bel viso. »

    Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


    « Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

    Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


    « Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

    Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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    00 19/03/2013 12:20
    l'esercito Han è quello dell'immaginario collettivo tradizionale...praticamente un fac-simile all'esercito mongolo gengiskhanide, solo più pesante e fondato sulla fanteria invece che sulla cavalleria leggera.



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    00 19/03/2013 12:31
    Confronto tra risorse economico-militari complessive dell'Impero romano e di quello Han attorno all'inizio del secondo secolo d.C. e tra singole unità tattiche?


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    00 19/03/2013 12:55
    L'impero cinese sotto gli Han era all'apice della sua potenza economica e militare, era un impero di circa 50 milioni di abitanti (più o meno quanto l'Impero Romano sotto Costantino), e nella storia cinese verrà eguagliato e superato solo dalla dinastia T'ang (IX secolo d.C.) e dalle dinastie Yuan e Ming (XIII-XVII secoli d.C.).


    Fare confronti economico-militari è in pratica quasi impossibile, dipende da quali parametri vuoi prendere...
    [Modificato da Xostantinou 19/03/2013 13:00]



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    00 19/03/2013 13:07
    Diciamo allora un confronto tra il numero di soldati a disposizione dei due imperi e la qualità delle truppe, per quest'ultimo immaginando un confronto campale tra una legione romana ed un'armata cinese di simili dimensioni o comunque tra unità equivalenti in termini numerici ( come coorti o più legioni insieme da parte romana ).
    [Modificato da Legio XIII gemina 19/03/2013 13:08]


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    00 19/03/2013 16:32
    Il totale schierato in campo dopo la riforma augustea era di 140.000 uomini su 28 legioni (cavalleria inclusa), praticamente una volta e mezza quanto poteva mettere in campo un solo comandante della dinastia Zhou, con risorse inferiori agli Han.

    Per quanto riguarda il confronto 1vs1, il soldato Han era, sia come armi che come addestramento, il prototipo di quello che nei secoli successivi è diventato, giungendo fino ad oggi, il praticante di "kung fu"...nel senso che le armi tradizionali cinesi raggiungono il loro acme in quel periodo, e vengono codificati gli esercizi per il loro uso, che poi proseguono come arti marziali sé stanti.
    Sostanzialmente, la differenza tra un legionario ed un soldato Han, è che il primo è addestrato a combattere con spada corta e scudo in una formazione serrata, mentre il secondo usa anche archi e balestre, combatte in formazione con lance ed alabarde, ma in sostanza è un combattente da duello, non da formazione serrata...duello in cui può prevalere anche grazie ad un allenamento molto più completo e flessibile delle rudi "arti marziali" greco-romane, basato tra l'altro su una profonda conoscenza dell'anatomia e della meccanica interna del corpo umano, che in occidente si avrà solo verso la fine del medioevo.
    Senza poi contare che gli Han già avevano introdotto l'uso della staffa in cavalleria.

    Le corazze Han erano le antesignane delle corazze lamellari che domineranno il medioevo in Asia ed Europa Orientale, composte da "mattonelle", generalmente di ferro, agganciate l'una all'altra oppure cucite su una base di cuoio indurito, in modo da dare una buona mobilità.
    I cinesi furono inoltre i primi ad adottare delle giacche in spessa seta grezza, da portare sopra o sotto l'armatura, in quanto scoprirono che questo materiale aveva la proprietà di smorzare notevolmente la forza delle frecce.


    per darti un'idea delle armi e degli stili, ti consiglio questi video...ovvio che ci sono armi successive e molto "fantasiose" ideate per l'arte marziale fine a se stessa, ma spade, sciabole, archi, balestre, lance ed alabarde erano tutte parte della panoplia del soldato Han.



    [Modificato da Xostantinou 19/03/2013 16:49]



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    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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    Il Tilly
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    Immunes
    00 19/03/2013 18:12
    interessante discussione (parlo sul serio), solo qualche piccola precisazione: innanzitutto hai dimenticato di citare tra le forze romane anche gli ausiliari, che per comodità stimiamo attorno allo stesso numero dei legionari e non sono soldati di secondo livello come certi storici hanno pensato. in uno scontro uno contro uno credo che il legionario alla fine avrebbe perso, ma dopotutto era addestrato a combattere in formazioni serrate proprio per far fronte a questa eventualità (per esmpio il codice militare romano prevedeva pene decisamente severe per chiunque avesse rotto i ranghi in battaglia per gloria personale). per la lotta greco-romana vs le arti marziali credo che non ci sia molto da dire; le seconde sono decisamente più evolute delle prime
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    Xostantinou
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    00 19/03/2013 19:03
    All'epoca di Tiberio le forze legionarie ammontavano a 125.000 uomini, ripartiti in 25 legioni, e di altrettanti ausiliari, per un totale di 250.000 armati (di cui circa 30.000 a cavallo).
    A queste andavano poi sommati 10.000 soldati posizionati nella Capitale, tra guardia pretoriana, coorti urbane, vigili, ed equites singulari Augusti.

    Nella battaglia di Gaixia (202 a.C.), Liu Bang, fondatore della Dinastia Han, schierò in una sola battaglia un esercito stimato tra i 600.000 ed i 700.000 uomini.



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    Legio XIII gemina
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    Tribunus Angusticlavius
    00 19/03/2013 19:32
    Grazie delle informazioni


    « ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

    Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

    Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


    « Pallida no ma più che neve bianca
    che senza venti in un bel colle fiocchi,
    parea posar come persona stanca:
    quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
    sendo lo spirto già da lei diviso,
    era quel che morir chiaman gli sciocchi:
    Morte bella parea nel suo bel viso. »

    Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


    « Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

    Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


    « Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

    Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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    SoulOfSocrates
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    Centurio
    00 19/03/2013 23:18
    Ecco, dopo le chiarissime e magnifiche spiegazioni storiche di Xostantinou capisci Tilly, il perché dico che Roma avrebbe avuto serie difficoltà contro i Cinesi, qualora si fossero scontrati?

    Del resto, la Storia pare avere una vita propria, essa decide per la continuità.. sempre, come se influenzasse se stessa, influenzando gli uomini che la fanno, la Storia.
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    Xostantinou
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    Tribunus Angusticlavius
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    και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    00 20/03/2013 01:07
    anche se i romani fossero riusciti a portarsi nella tomba due cinesi per ogni legionario caduto, nemmeno impiegando tutto il potenziale bellico augusteo avrebbero potuto vincere; con un nemico tecnicamente equivalente ma numericamente superiore di varie volte, non ci sarebbero state speranze in termini assoluti. Diverso il discorso in chiave relativa.



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    Augusto.Carducci
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    00 20/03/2013 19:21
    mi sorge una domanda lecita.
    visto che l'impero cinese era simile nei numeri a quello romano, e che tecnicamente (parlo del 2 sec dC grossomodo) siamo vicini, come era possibile per i cinesi mantenere armate da 1 milione di soldati? erano soldati regolari di ruolo come i legionari? chi li pagava? quei numeri sono attendibili oppure sono alla stregua del "de bello gallico"? mi lascia veramente molto perplesso il fatto che roma con 200.000 aveva un equillibrio al limite e che la cina abbia potuto mantenere il quadruplo degli uomini.
    Le cose a questo punto sono 2:
    o non erano soldati di mestiere (il che riduce moltissimo la loro vera capacità di combattere come qualità degli uomini) oppure non erano 600.000 - 800.000
    ----------------------------------------
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    Xostantinou
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    και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    00 20/03/2013 20:15
    i casi narrati di battaglie da oltre 500.000 uomini per schieramento sono rari e molto probabilmente gonfiati, ma la maggior parte delle cronache di battaglia parla di eserciti imperiali con medie da 100 a 300 mila uomini. Di questi circa la metà era davvero professionale, gli altri erano coscritti...ma non sottovalutarli, perché sarebbe come dire che un arciere Giannizzero era, in quanto professionista, superiore ad un archibugiere, cosa che invece si è dimostrata inversa...tutto dipende da come usi questi coscritti; se questi compongono i ranghi della fanteria armata di alabarda, è un ottimo risultato, in quanto la scherma con quel tipo di arma è efficace anche con tempi di addestramento minimi, a differenza della spada, idem la balestra in confronto all'arco.



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    Augusto.Carducci
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    Tribunus Laticlavius
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    00 21/03/2013 11:30
    quindi ne possiamo concludere che in cina si aveva un 400.000 di effettivi e un 200.000 di coscritti nei momenti di necessità?
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    andry18
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    io più che sul numero mi concentrerei sulla qualità tecnica sinceramente, e lì i romani se le prendono di santa ragione


    "Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

    "Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

    "You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

    "ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

    "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
    L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

    http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
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    00 21/03/2013 12:25
    Re:
    SoulOfSocrates, 18/03/2013 22:58:


    Certo, un'alleanza sarebbe stata bellissima, ma decisamente infattibile. Dato che ci sarebbero stati troppi conflitti d'interesse.
    Due grandi potenze mondiali, che si dividono qualcosa come l'Eurasia? Mh, ci sarebbe stata una corsa poi tra le due per l'America, ergo.. una nuova guerra.
    Nah..




    L'infattibilità di un'alleanza simile non sarebbe stata certo data dai conflitti d'interesse. Anzi, quello sarebbe stato il loro ultimo problema visto che le rispettive sfere d'influenza erano lontanissime, ancor più lontane in un'epoca in cui arrivare da Roma a Pechino era un viaggio rischioso che richiedeva molti mesi se non anni di tempo.

    Roma e la Cina non furono mai potenze mondiali, ma solo potenze regionali per il semplice fatto che il "mondo" non esisteva, esistevano solo terre conosciute e terre sconosciute e nessuno riusciva a vedere più in là del proprio naso. Inoltre l'Eurasia è per metà un deserto di sabbia e per l'altra metà un deserto di ghiaccio e possedere terreni infertili in una società basata esclusivamente sull'agricoltura sarebbe estremamente controproducente, sia per i Romani che per i Cinesi. Un'alleanza tra le due avrebbe avuto solo valore simbolico, della serie "noi sappiamo che voi esistete e voi sapete che noi esistiamo, ora ce ne torniamo alle rispettive case e tanti saluti dato che non ci rivedremo mai più".
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    Augusto.Carducci
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    00 21/03/2013 15:01
    Re:
    andry18, 21/03/2013 11:50:

    io più che sul numero mi concentrerei sulla qualità tecnica sinceramente, e lì i romani se le prendono di santa ragione




    qualità e quantità sono due parametri che pesano in ugual modo. avere 100.000 eroi contro 500.000 mezze calzette è cmq una sconfitta.
    che siano superiori i cinesi poi non saprei che dirti sinceramente, si la staffa è fondamentale, ma quanto effettivamente la usavano? del resto la carica con lancia in resta l'hanno inventata i normanni non i cinesi, e senza quell'utilizzo la staffa rende solo le cavallerie un pò migliori, non certo completamente differenti.
    inoltre i romani si mostrarono nei secoli sempre molto duttili e pronti alla variazone. sapevano benissimo usare eserciti di cavallerie leggere come di blocchi monolitici di legionari pesanti. avevano moltissime armi da assedio (non ho idea dei cinesi) e conoscevano gli archi molto bene, fino ad arrivare ad usare solo archi orientali professionali, micidiali contro chiunque.

    insomma, il numero è maggiore indubbiamente, ma sulla qualità...bhè...non lo so.
    [Modificato da Augusto.Carducci 21/03/2013 15:02]
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    andry18
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    00 21/03/2013 15:09
    la superiorità numerica dei cinesi è fuori discussione, quindi proporrei di focalizzarci su uno scontro a numeri pari di uomini, altrimenti è tutto un cavolo
    i cinesi erano tecnologicamente più avanzati, sicuramente questa superiorità non è tale da disintegrare un esercito romano in 4 e 4 8, ma è cmq da prendere in considerazione. da parte mia ho pochi dubbi su chi vincerebbe in uno scontro diretto

    per quanto riguarda la percentuale di addestramento vincevano i romani, in quanto i cinesi avevano anche vari miliziani tra le fila, ma questi usavano armi facili da usare, quindi non c'era bisogno di essere super esperti. insomma, una balestra la sanno usare tutti, e se non l'hai mai vista prima impari ad usarla decentemente in un'ora
    [Modificato da andry18 21/03/2013 15:12]


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    L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

    http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
    https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
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    00 21/03/2013 15:38
    Re:
    Augusto.Carducci, 21/03/2013 11:30:

    quindi ne possiamo concludere che in cina si aveva un 400.000 di effettivi e un 200.000 di coscritti nei momenti di necessità?





    Diciamo che così, su due piedi, l'impero cinese poteva mettere in campo una forza di 100.000 uomini con lo stesso preavviso e la stessa rapidità con cui Roma mobilitava una legione a ranghi completi con tanto di ausiliari, e con la stessa fatica con cui Roma organizzava operazioni su vasta scala (12 legioni di cui 8 in Germania e 4 in Illirico) come l'attacco ai Marcomanni negli Agri Decumates (quella operazione che abortì a causa dell'imboscata di Teutoburgo a nord ad alla rivolta dalmato-pannonica a sud), così l'impero cinese avrebbe mobilitato una forza di mezzo milione ed oltre di uomini, appunto tra professionali e coscritti.




    andry18, 21/03/2013 11:50:

    io più che sul numero mi concentrerei sulla qualità tecnica sinceramente, e lì i romani se le prendono di santa ragione



    Ni...a livello di professionisti, i romani erano di certo iper-professionisti, il loro limite però era nell'essere specializzati unicamente nella loro propria strategia, per quanto vincente; viceversa i cinesi erano più flessibili.
    Qualitativamente, le spade romane equivalevano quelle coeve cinesi, il gladio era un "ibrido" tra la Jian ed il Dao, con la differenza che il gladio era più corto della jian, fatta per colpire di punta e di striscio, e meno pratico della dao, fatta per colpire quasi esclusivamente di taglio.
    Inoltre, la scherma di spada e sciabola cinese è fondamentalmente (come quella di katana nipponica) una scherma senza scudo, estremamente agile e veloce, mentre il romano è addestrato a combattere in formazione chiusa e con lo scudo come elemento imprescindibile della sua seppur scarna scherma.
    Quindi il romano può contare su una buona difesa, ma non è mobile come il cinese. (nel caso raro che lo spadaccino cinese sia armato di Shuang gou, lo scutum va a farsi benedire)
    Ancor peggio se la mettiamo sul piano delle armi lunghe...i romani hanno solo le armi da lancio (pilum), mentre i cinesi hanno le lance Quiang e le alabarde Ge e Ji, tutte con una ricca scherma marziale che nulla ha a che spartire con il basilare utilizzo della lancia di fanteria del mondo occidentale; con le alabarde inoltre colpire un legionario oltre la difesa del suo scutum o strapparglielo via, erano possibilità concretissime.
    I cinesi inoltre avevano un ottimo arco, equiparabile ai migliori archi romani, derivati da quelli Parti e Sarmati, e quindi da un'origine culturale e geografica comune; ma i cinesi avevano anche sviluppato la balestra, che nulla aveva in comune con la ellenistica gastraphetes se non la forma ed il concetto di fondo. Già dal VI secolo a.C. abbiamo le testimonianze archeologiche infatti che i cinesi avessero sviluppato addirittura la celebre Lian-nu, ovvero la balestra a ripetizione, in una forma ben più semplice, pratica e standardizzata del polybolos bizantino (che non era una balestra portatile come quella cinese, ma una balista), al punto che la Lian-nu fu prodotta in massa dalla fine del II secolo d.C. e rimase in servizio nell'esercito cinese fino alla guerra con il Giappone di fine '800; la sua potenza era paragonabile ad una qualsiasi altra balestra manesca del medioevo occidentale.
    Sul piano della difesa, l'armatura a placche di ferro cinese era equiparabile alle hamate ed alle squamate romane, forniva una buona protezione generale ma era abbastanza vulnerabile alle frecce a punta stretta ed alle armi da punta.
    In merito alle frecce, i romani ignoravano l'esistenza della seta che, se grezza, ha la proprietà di assorbire parte dell'energia cinetica del proiettile, smorzandone la capacità di penetrare in modo letale.
    Un'altra cosa che era sconosciuta ai romani era la staffa da cavalleria, invece già in uso sin dall'era degli Stati Combattenti in Cina, e che non serve solo a caricare lancia in resta, ma in generale a qualsiasi tipo di combattimento da cavallo, dando una posizione stabilissima, sia che si tratti di usare lance ed alabarde che di usare spade o, soprattutto, archi e balestre.

    Per quanto riguarda i parchi d'assedio e le macchine in generale, i cinesi erano forse ancor più ricchi d'inventiva rispetto ai romani, infatti nelle fonti cinesi troviamo un'infinità di macchine delle più disparate...dalle balestre giganti ai trabucchi alle torri d'assedio, fino all'utilizzo di sifoni in cui pompare gas velenosi nei cunicoli scavati dagli assedianti per minare le mura.



    Ajeje. .Brazorf, 21/03/2013 12:25:


    L'infattibilità di un'alleanza simile non sarebbe stata certo data dai conflitti d'interesse. Anzi, quello sarebbe stato il loro ultimo problema visto che le rispettive sfere d'influenza erano lontanissime, ancor più lontane in un'epoca in cui arrivare da Roma a Pechino era un viaggio rischioso che richiedeva molti mesi se non anni di tempo.

    Roma e la Cina non furono mai potenze mondiali, ma solo potenze regionali per il semplice fatto che il "mondo" non esisteva, esistevano solo terre conosciute e terre sconosciute e nessuno riusciva a vedere più in là del proprio naso. Inoltre l'Eurasia è per metà un deserto di sabbia e per l'altra metà un deserto di ghiaccio e possedere terreni infertili in una società basata esclusivamente sull'agricoltura sarebbe estremamente controproducente, sia per i Romani che per i Cinesi. Un'alleanza tra le due avrebbe avuto solo valore simbolico, della serie "noi sappiamo che voi esistete e voi sapete che noi esistiamo, ora ce ne torniamo alle rispettive case e tanti saluti dato che non ci rivedremo mai più".




    Calcola che in mezzo c'erano i Parti, che avevano interesse affinché i due non si incontrassero direttamente.
    [Modificato da Xostantinou 21/03/2013 17:28]



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    Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
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    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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    00 21/03/2013 19:46
    Re: Re:
    Xostantinou, 21/03/2013 15:38:




    Calcola che in mezzo c'erano i Parti, che avevano interesse affinché i due non si incontrassero direttamente.



    Fossero stati solo i Parti... anche l'India va annoverata come polo di civiltà e ovunque non ci fosse una società stanziale pullulavano orde di popolazioni nomadi, le stesse che costrinsero i Cinesi a costruire la grande muraglia e che diedero il colpo decisivo all'impero romano. Potremmo annoverare questi popoli tra le "forze invisibili" difficili da censire e osservare direttamente ma che condizionano pesantemente e in modo determinante la storia. I Parti stessi erano cavalieri nomadi prima di entrare nelle città dell'impero seleucida, cavalieri nomadi erano anche gli Ottomani che si stanziarono in Turchia e conquistarono quel che restava di Roma a Costaninopoli. Purtroppo la storia non è una scienza esatta, e si possono inserire nelle equazioni determinati fenomeni solo dopo che si sono già verificati per il semplice fatto che sono impossibili da prevedere. In un ipotetico scontro tra Romani e Cinesi ad esempio le variabili che non stiamo calcolando sono tantissime, ci si concentra solo sul numero e sull'addestramento ma:

    - quali caratteristiche morfologiche avrebbe avuto il terreno di un ipotetico campo di battaglia?
    - se la guerra si fosse prolungata e la battaglia non fosse stata risolutiva, che sturmenti avevano le due parti per mandare avanti il conflitto e cercare di ottenere la vittoria?
    - quali altre forze sarebbero scese in campo in favore di una o dell'altra parte o costituendo un nuovo polo a sé stante?
    - nel caso di una guerra prolungata e lontana dalle proprie rispettive patrie che fluttuazioni avrebbero subito il morale dei rispettivi eserciti?


    Prendiamo l'esempio di Roma e Cartagine: la superiorità dell'esercito terrestre di Roma è fuor di dubbio, ma allora come ha potuto Annibale infliggere così tante sconfitte ai Romani? Calcolando il numero di uomini schierabili e l'addestramento nessuno saprebbe rispondere, e così anche i discorsi che si tanno qui facendo su Romani e Cinesi sono un po' viziati e non arrivano al nocciolo della questione.
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    00 21/03/2013 20:16
    i contatti diretti tra Cina e Partia c'erano però, attraverso la Via della Seta a nord dell'Himalaya...ovvio che nessuno dei due aveva il controllo diretto ed esclusivo della regione, ma proprio la redditività del percorso e delle città carovaniere che vi sorgevano le tenevano al sicuro da aggressioni di popoli turco-mongoli che, viceversa, da quei commerci avevano tutto da guadagnare nel favorire e lasciar prosperare.



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    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

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    00 21/03/2013 23:14
    In un ipotetico scontro bisogna però anche considerare cose come i rifornimenti , la stanchezza per gli spostamenti, le strategie e la scelta dei campi di battaglia.
    Se guardiamo questi dati in maniera astratta sembra che i cinesi avrebbero strà vinto, ma sul campo di battaglia ci sono avriabili che alla fine favoriscono i romani.




    "Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
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    00 22/03/2013 00:22
    Re: Re: Re:
    Ajeje. .Brazorf, 21/03/2013 19:46:

    Xostantinou, 21/03/2013 15:38:




    Calcola che in mezzo c'erano i Parti, che avevano interesse affinché i due non si incontrassero direttamente.



    Fossero stati solo i Parti... anche l'India va annoverata come polo di civiltà e ovunque non ci fosse una società stanziale pullulavano orde di popolazioni nomadi, le stesse che costrinsero i Cinesi a costruire la grande muraglia e che diedero il colpo decisivo all'impero romano. Potremmo annoverare questi popoli tra le "forze invisibili" difficili da censire e osservare direttamente ma che condizionano pesantemente e in modo determinante la storia. I Parti stessi erano cavalieri nomadi prima di entrare nelle città dell'impero seleucida, cavalieri nomadi erano anche gli Ottomani che si stanziarono in Turchia e conquistarono quel che restava di Roma a Costaninopoli. Purtroppo la storia non è una scienza esatta, e si possono inserire nelle equazioni determinati fenomeni solo dopo che si sono già verificati per il semplice fatto che sono impossibili da prevedere. In un ipotetico scontro tra Romani e Cinesi ad esempio le variabili che non stiamo calcolando sono tantissime, ci si concentra solo sul numero e sull'addestramento ma:

    - quali caratteristiche morfologiche avrebbe avuto il terreno di un ipotetico campo di battaglia?
    - se la guerra si fosse prolungata e la battaglia non fosse stata risolutiva, che sturmenti avevano le due parti per mandare avanti il conflitto e cercare di ottenere la vittoria?
    - quali altre forze sarebbero scese in campo in favore di una o dell'altra parte o costituendo un nuovo polo a sé stante?
    - nel caso di una guerra prolungata e lontana dalle proprie rispettive patrie che fluttuazioni avrebbero subito il morale dei rispettivi eserciti?


    Prendiamo l'esempio di Roma e Cartagine: la superiorità dell'esercito terrestre di Roma è fuor di dubbio, ma allora come ha potuto Annibale infliggere così tante sconfitte ai Romani? Calcolando il numero di uomini schierabili e l'addestramento nessuno saprebbe rispondere, e così anche i discorsi che si tanno qui facendo su Romani e Cinesi sono un po' viziati e non arrivano al nocciolo della questione.



    I Parti discendevano dagli antichi Parni, ed avevano un esercito costituito essenzialmente da cavalieri; arcieri a cavallo e cavalieri pesanti, che operavano in combinazione tattica. Proprio per il fatto che la cavalleria fosse predominante, le armate partiche non erano poliorcetiche; avevano grosse difficoltà ad assediare città, soprattutto se ben fortificate.
    Tanto è vero che il Regno arsacide non conquistò mai le città seleucidiche più occidentali, non si espanse oltre l'Eufrate (che tra l'altro neppure presidiava con una flotta adeguata).

    L'esercito romano era essenzialmente costituito da fanteria pesante; nei primi secoli ebbe gravi difficoltà ad affrontare le mobilissime cavallerie partiche di arcieri e catafratti. Ma nel II secolo a.c. le cose iniziarono a cambiare; Roma già schierava sul fronte orientale cospicue unità di cavalleria ausiliaria leggera (specialmente Mauritani), in grado di tener testa alla velocità degli arcieri parti; inoltre le legioni erano ormai protette da fuoco di sbarramento delle artiglierie, e tra esse primeggiavano le carrobaliste, assolutamente letali per qualsiasi cavaliere che tentasse di avvicinarsi ai legionari per bersagliarli con frecce.
    L'esercito partico era formidabile per la coordinazione che sapeva operare con arcieri a cavallo e catafratti; ma i Romani ad un certo punto adottarono il pilum pesante, che aveva una sfera di piombo che lo rendeva molto potente all'impatto. I cavalieri pesanti catafratti dovettero subire gravi perdite contro dei legionari gli scagliavano addosso quei giavellotti micidiali; pertanto, nel II secolo a.c., la nobile cavalleria pesante arsacide venne progressivamente ritirata dai campi di battaglia.
    Per non parlare della lorica segmentata dei legionari, la quale, grazie alle sue lamine in metallo, proteggeva dalle frecce partiche molto meglio della tradizionale lorica hamata dei legionari di Crasso molti secoli prima.

    Se i Cinesi combattevano come i Parti, o similmente, credo che quanto da me esposto possa servire da indizio, o possa quantomeno dare una idea su come Roma avrebbe affrontato militarmente la Cina.


    Annibale sconfisse Roma perché adottò delle tattiche innovative sconosciute ai Romani, e tra esse quella dell'avvolgimento. Il Barcide era un genio militare, pertanto un'eccezione e, per questo, non so fino a che punto il paragone da te offerto possa reggere.
    Annibale seppe sfruttare un insieme di uomini diversamente equipaggiati, che combattevano secondo i propri vari costumi, e li adattò alla propria tattica. Annibale era un GENERALE di fanteria e, anche per questo, rappresentava un'eccezione rispetto a Cartagine, che aveva tutt'altra tradizione rispetto alla militare terrestre.


    [Modificato da Iulianus Apostata 22/03/2013 00:33]
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    IULIANUS IL VOLSCO

    Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

    Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

    Su Amazon.it
    https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



    «..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

    (Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

    «Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

    -SOLDATO IGNOTO-

    «Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

    -Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

    «furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

    -Platone, "libro delle leggi"-

    «Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

    Gianni Granzotto, "Annibale"

    «..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

    Gianni Granzotto,"Annibale"

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