La Battaglia di Pergamo
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Antefatto:
Dopo la sconfitta del Regno Macedone e l'unificazione della penisola Balcanica, Antigono di Sparta venne proclamato "Basileus Twn Ellenikwn", Re dei Greci, per voto popolare.
Il neonato Regno Greco possedeva un vasto esercito, veterano delle campagne macedoni, ed una grande flotta, ma era seriamente minacciato dalla coalizione di Poleis greche libere (// Greci Ribelli) le quali, possedendo un gran numero di armati e di navi, perpetravano attacchi contro le città di confine.
Presa l'iniziativa il sovrano sbaragliò i ribelli in alcune battaglie prendendone le principali città, fra cui il ricco avamposto di Alicarnasso, in mezzo a domini Seleucidi.
Il Basileus Seleucida, Seluco, non vide di buon occhio l'espansione greca nei domini adiacenti ai suoi e colse l'occasione per dichiarare guerra.
Antigono, brillante generale, condusse alcuni vittoriosi assalti che lo portarono in 3 anni ad impossessarsi dell'intera costa occidentale, ma la reazione dei nemici non si fece attendere.
Nel 257, quando il figlio era impegnato a combattere nel Ponto, Antigono venne cinto d'assedio a Pergamo, mentre svernava, da un esercito numericamente superiore e dotato di carri falcati, comandato da Giras.
Il Re, volendo cogliere in contropiede gli avversari, all'alba fece una sortita.
La Battaglia:
L'esercito Greco era formato per buona parte da falangiti di stampo macedone, e per la restante da falangiti greci, frombolieri e cavalieri leggeri.
La battaglia sembrava favorire Giras, che era dotato di un maggior numero di uomini e godeva di una posizione predominante sul campo di battaglia.
La prima mossa del Re fu di fare uscire i soldati dalla città, nella speranza di riuscire a schierarli prima di un attacco seleucida; Giras dal canto suo preferì far allontanare il suo esercito, preferendo non rischiare l'esito di uno scontro così favorevole con un attacco così avventato.
L'Armata ellenica si schierò con i Falangiti Macedoni (quindi che utilizzano la formazione a falange) sulla sinistra, con il fianco coperto dalle mura cittadine, e quelli greci sulla destra, per sfruttare la loro maggiore mobilità.
La cavalleria, quattro reggimenti, era riunita sotto il suo vessillo sulla destra, e alle sue spalle era schierata, celata dagli imponenti cavalli, la temibile Guardia Reale Spartana.
Il piano era semplice e lineare: attirare i carri falcati, punto di forza nemico, contro la cavalleria, per poi farla ritirare e farli trovare faccia a faccia con gli spartani ed essere distrutti da dietro.
La fanteria, contrariamente a quanto era solito fare, avrebbe svolto un ruolo marginale nello scontro, limitandosi a resistere.
Le danze si aprirono con il tiro intensificato dei frombolieri da entrambe le parti, che fece più vittime fra i ranghi Seleucidi per la compattezza della formazione.
Una volta terminato il lancio Giras non ne volle sapere di fare avanzare lui il suo esercito, per cui fu Antigono a doverlo fare: l'armata greca doveva avanzare lineare, pronta per assumere la posizione di combattimento il più celermente possibile.
Ma, contrariamente alle aspettative del Re Greco, i carri non attaccarono la cavalleria, rimanendo al loro posto dietro le schiere: Giras aveva intuito il piano.
Le falangi furono l'una di fronte all'altra, mentre i reparti che avevano in dotazione giavellotti tiravano da entrambe le parti facendo irrilevanti vittime.
Antigono ordinò al suo fianco destro, formato dai falangiti greci, di caricare il rispettivo fianco sinistro seleucida, aprendo così una faglia fra i due lati.
Giras, accorgendosi dell' "errore", comandò tempestivamente ai suoi carri di penetrarvi ed attaccare alle spalle la fanteria greca.
La vittoria sembrava a portata di mano ma tutto era stato previsto.
I carri infatti penetrarono, ma si trovarono faccia a faccia con la Guardia Reale Spartana, che ingaggiò un sanguinoso combattimento.
Il Re Greco allora ordinò la carica di tutta la fanteria contro Giras stesso, protetto oltre che dai suoi cavalieri scelti dai frombolieri ritirati.
Al momento dell'impatto nulla potè la cavalleria del generale seleucida in minoranza numerica e inesperta contro la calca greca veterana, ed immediatamente si vide costretta alla fuga.
Ma questa non durò a lungo: i miliziani a cavallo ebbero gioco facile a bersagliare i fuggiaschi con i dardi appuntiti.
Giras cadde e fu la fine.
La notizia si sparse rapidamente ed i primi ad andare in fuga furono i carri, stremati da uno scontro con la Guardia Reale, seguiti a ruota dai fanti impegnati nello scontro.
I carri falcati in fuga andarono ad impattare contro la propria falange non ancora impegnata nello scontro, scomponendone i ranghi, e fu allora che il momento fu propizio per l'avanzata.
Accerchiata da due lati e priva di una guida la falange seleucida volse rapidamente in fuga, una fuga che divenne un massacro a causa della cavalleria avversaria.
Quando la sera calò, Pergamo era libera dall'assedio e, poco dopo, arrivò la notizia della presa di Cyrion, da parte del Principe.
Conseguenze:
La battaglia rappresentò il primo vero scontro, uno scontro che mise in luce l'inadeguatezza della macchina bellica seleucida e costituì il primo "incidente di percorso" degli eserciti argentei.
Grazie a questo rapido ed indolore successo Antigono ebbe facile gioco nella sottomissione di buona parte dell'Anatolia, e fu pronto in pochi anni per la penetrazione in Siria.