Battaglia di Cinocefale
Partita battaglia storica, difficoltà: Molto Alta.
Dopo la distruzione dell'avanguardia romana, il generale Flaminino dispose le truppe.
Ebbe tutto il tempo di farlo, grazie alla lentezza della falange macedonica.
Visto che l'ala sinistra dello schieramento macedone cercava di aggirarlo dalla collina, inviò immediatamente le falangi della lega etolica, gli elefanti numidi, e due manipoli di triari e hastati per fronteggiare la minaccia.
Il resto dell'esercito fu schierato a scacchiera, in modo di aprirsi di fronte al minaccioso schieramente lineare macedone.
La battaglia si sviluppa su due fronti:
Flaminino con la cavalleria italica si nasconde tra i boschi, pronto ad agire non appena la situazione risulti propizia, e questo puntualmente accade.
Mentre le falangi proseguono nella loro lenta marcia, la cavalleria reale di Filippo si scaglia contro l'ala destra (non l'ala destra inviata su per la collina, che combatte una battaglia a parte) dello schieramento romano, gli hastati vacillano, ma Flaminino è fulmineo, si scaglia con la cavalleria pesante alle spalle della cavalleria filippica, e ne fa strage immensa, con perdite ridicole.
Poiché il seguito del re continuava a resistenre tenacemente, fa intervenire un manipolo della seconda linea, la falange macedone nel frattempo si avvicina, ma per Filippo è la fine, cade in combattimento, e solo pochi trovano scampo con la fuga.
Nel frattempo nella collina, si sviluppa una battaglia classica tra falangi.
Gli achei attaccano l'unità più avanzata macedone, pur più corposa numericamente, ma le due unità achee riescono a batterla e a metterla, in fuga, nel contempo gli elefanti fanno strage a colpi di frecce e zampe. demunito il resto dell'ala macedone (credo fosse cavalleria e fanteria leggera) viene massacrato da hastati e triari, il campo è sgombro, ma i macedoni si riorganizzeranno, costringendo Flaminio a lasciare sul campo un'unità di triari e gli elefanti per sopprimere cavalleria e fanteria ridondanti.
Tuttavia, hastati e due falangi sono disponibili per attaccare lo schieramente macedone centrale, che ormai è entrato in contatto coi legionari.
La battaglia è terribile, la manovra di Flaminino riesce solo in parte, alcune falangi sono accerchiate, ma combattono disperatamente, altre riescono a colpire frontalmente i legionari che non si sono mossi in tempo, ma questi pur tra perdite drammatiche non mollano la fronte.
I peltasti con le loro lance stragiano senza pietà lo stretto schieramento macedone, e, finite le lance, si gettano sui nemici con i pugnali.
Nel frattempo Flaminino e il resto della cavalleria è impegnato a liberarsi dei vari tiratori e arcieri macedoni, compito che gli preclude l'assistenza alla fanteria.
Torna indietro, e travolge un'unità falangitica che ormai aveva ridotto a mal partito un'unità di hastati, la falange è sgominata, ma una, ancora più pericolosa, si avvicina pericolosamente alla cavalleria romana, che nel frattempo è arretrata, mentre la mischia è diventata generale.
Ecco che arriva finalmente il contigente acheo, che sfida ancora una volta in duello, falange contro falange, i macedoni, e l'unità di hastati, praticamente intatta, dall'ala destra.
Questa si butta nel mezzo, e ormai i macedoni si vedono perduti, è la rotta completa, resiste solo una falange, con 100 uomini combatte contro 150 greci.
Da dietro arrivano i legionari, e proditoriamente la falange cerca di rivolgere a loro le lunghe lance, ma questa manovra li lascia sguarniti, gli achei infilano i sei metri di lancia alla schiena macedone.
Nonostante un'accerchiamento terrificante gli ultimi macedoni resistono, mentre squadre di mazzieri vengono inviate col compito di inseguire i nemici in rotta.
Ecco che interviene, ancora, la cavallerie di Flaminino, che di fianco, aggredisce l'estrema resistenza macedone, e l'annienta.
Il grande re che si vantava discendente essere l'erede di Alessandro, sconfitto da un generale romano.