La Battaglia di Taranto
*Mod di riferimento: Terrae Expugnandae 5.0
La situazione per i Romani era diventata alquanto pericolosa nel settore sud, dove Pirro, Re dell'Epiro, aveva riportato due fondamentali vittorie, una presso Cannae, dove l'utilizzo degli elefanti aveva avuto una fondamentale funzione nello sbaragliamento delle linee nemiche, ed una molto combattuta, al fronte con la Calabria, dove 900 romani, comandati dal generale non di nobili origini Herius Manius, avevano tenuto testa ad oltre 1500 picche Epirote di Dikaeios dell'Epiro, uccidendone 900, ma finendo quasi del tutto annientata, generale compreso.
Un anno dopo, grazie alle enormi capacità di reazione della popolazione romana, 1400 soldati, appena reclutati, si misero sotto il comando dell'arguto generale Quintus Pollius, vincitore di alcune battaglie minori con gli Epiroti.
L'armata era formata da 1040 fanti (400 astati, 400 principi e 240 triari), 108 equites e 320 veliti.
La legione aveva subito una modifica per poter combattere contro le immense picche epirote, il cui numero girava intorno ai 1500, ma erano alquanto più addestrate di quelle romane.
Subito vi fu un avanzata romana, che si fermò proprio dinnanzi all'esercito nemico, notando con stranezza che possedevano 5 elefanti, giunti freschi dall'epiro.
Si ammassarono i rinforzi per i Greci, e tentarono un offensiva, costringendo i romani a ritirarsi prima dell'impatto.
Trovarono riparo in un ampia pianura, ed allora il giovane generale romano scese in campo contro i 1500 Epiroti, in una battaglia notturna.
A sinistra il campo si mostrava allargato con una collina, che poteva essere usata vantaggiosamente dalla cavalleria, e ciò poteva solo andare a favore della temibile cavalleria nemica, formata da 300 heitaroi.
I capitolini si schierarono con tre linee, la prima di veliti, la seconda di astati e la terza di principi con triari a coprire i lati, la poca cavalleria tenuta a sinistra.
Notando un elevatissimo numero di arcieri nemici, a formare le retrovie dell'esercito decise di avanzare velocemente.
Le perdite causate dagli archi furono irrilevanti, e gli eserciti si disposero l'uno dinnanzi all'altro, stranamente i veliti non tiravano.
La cavalleria romana si allargò, ed imboccando la collina, caricarono con forza inaudita 150 heiratoi, accerchiandoli al lato dell'esercito, e sterminandoli senza grossi problemi.
La cavalleria Greca era troppo lontana rispetto allo schieramento, perchè questo potesse arrivare in tempo ad aiutare i compagni in difficoltà.
I veliti andarono a disporsi sulla collina, mentre la cavalleria attirava l'attenzione della restante nemica.
Nel contempo la fanteria romana caricò lo schieramento nemico, cominciando un processo di distruzione delle riserve con i triari.
Gli equites riuscirono a radunare gli heitaroi in un inseguimento, ed allora ripiegarono dietro ai veliti disposti in cima alla collina.
I lanciatori di giavellotto allora colpirono la cavalleria nemica due volte, con 640 giavellotti, devastandola quasi del tutto, per essere sterminata in inseguimento dalla cavalleria leggera romana.
Allora accadde ciò a cui il generale puntava: gli elefanti si mossero sulla cavalleria capitolina, che, rifugiandosi alle spalle dei velites, portò i pachidermi in una trappola mortale...da cui se ne salvò uno che imperversò sulla fanteria epirota, causando oltre 100 morti.
La rimanente cavalleria romana, ridotta a 80 cavalieri, cominciò a mettere in fuga gli arcieri, mentre le riserve nemiche andarono in rotta per via dei triari.
Dopo cinque minuti circa la cavalleria romana era ridotta a 30 cavalieri, le riserve e gli schermagliatori nemici erano in fuga,la potente fanteria epirota stava per essere accerchiata.
Le ultime forze dei prodi equiti assalirono il nerbo dell'esercito nemico, formato da opliti tarentini, la carica fu sanguinosa, ne sopravvissero solo 6 (cavalieri), ma inviarono in fuga tutto l'esercito nemico.
Alla fine il combattimento fu un successone, solo 200 morti per roma e 1400 per l'epiro, i cui possedimenti in Italia stavano per essere accerchiati e distrutti.