Infatti non nego queste fortune, ci furono di certo, ma Augusto seppe sfruttarle, altri no.
Anche Antonio era in una posizione invidiabile alle Idi, i congiurati vogliono ucciderlo, ma Bruto fa l'uomo d'onore e decide di risparmiarlo. Riesce a mettere le mani sul testamento di Giulio, riesce a spingere la plebe contro Bruto, è console, magister equitum del defunto dittatore, ha il controllo delle truppe, ma non riesce a controllare un ragazzino di 18 anni che tutti di certo sottovalutano perché inesperto di politica e guerra, perché giovane ed influenzabile, secondo loro. Invece Augusto arriva e si schiera con il Senato, va ad aiutare Decimo, assassino del padre, e riesce, alla morte dei consoli a prendere il comando di tutte le legioni che lo seguono. I veri soldati avrebbero seguito Agrippa? Ma quelli a Modena seguirono un ragazzo che marciava palesemente contro la propria capitale non si sa a fare cosa. La fortuna aiuta gli audaci e la vita di Augusto lo dimostra.
Quando i triumviri si dividono il potere, affida l'Oriente ad Antonio e tiene per sé l'Italia, più povera, con molti più problemi, tra cui migliaia di veterani inferociti da sistemare, sembra una pazzia al furbo Antonio che va a fare la bella vita in Egitto e sogna la gloria di Cesare contro i Parti. Invece Augusto ha ragione, chi controlla l'Italia controlla Roma, il Senato e la plebe.
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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)