I problemi seri i germani inizieranno a darli al momento della nascita delle grandi confederazioni, frutto tra l'altro di una romanizzazione che come unico risultato diede quello di costituire una base comune per la fusione di tribù precedentemente inconciliabili...
Roma fino ad Augusto proseguì con la politica di indubbio successo del mantenimento di stati cuscinetto ai suoi confini, da Tiberio in poi invece annesse direttamente tutto ciò che poteva annettere, esponendo così direttamente i propri confini al nemico e moltiplicando esponenzialmente il numero di forze richieste per controllarli. E questo comportava spese enormi, tanto più che, Traiano a parte, dopo Augusto la politica espansionistica di Roma si trasformò in una politica di conservazione e difesa statica dello status quo, negando all'esercito terre e beni strappati ai nemici che invece fungevano da gratifiche e congedo e facendo ricadere gli oneri di questi ultimi sulle casse dello stato.
Va inoltre notato che la linea politica di Roma fu sempre quella di una superpotenza alquanto arrogante e convinta della propria superiorità, che cercò sempre di annientare i propri nemici e di annetterli, non avevano la mentalità che fece propria l'Impero Romano d'Oriente del "ci sarà sempre un altro nemico" e "il nemico di oggi può essere l'alleato di domani", a Roma quando le spade parlavano la diplomazia taceva, a Costantinopoli la diplomazia lavorava sempre incessantemente, in pace ed in guerra, cosa che per l'impero di Roma era quasi culturalmente inconcepibile.
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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.
"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."
"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."
"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."
"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."
"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”