Capitolo IX Prima battaglia di Zara
Le truppe di Costantino di Myla speravano di trovare Zara indifesa (come le spie avevano riferito), invece trovarono un'armata di 680 uomini proveniente da Zagabria a cui si unì il presidio di Zara (280 uomini) guidati dal doge stesso.
Costantino non si preoccupò, schierò le sue truppe (quasi 1000 uomini) sulle colline presso il castello e attese l'attacco veneto. L'armata principale nemica attaccò con una pioggia di dardi e colpi di catapulta, i balestrieri imperiali non si impensierirono e risposero all'attacco mentre le fanterie venivano a contatto. Lo stratego e la cavalleria travolsero di carica i contadini veneti posti sull'ala sinistra e presero le catapulte alle spalle, poi si voltarono contro gli uomini del capitano Riccobono e li fecero a pezzi uccidendo pure il capitano. L'armata veneziana continuò a lottare mentre il doge e i suoi uomini giungevano in socccorso; Costantino lo affrontò a viso aperto e dopo poco, lo mise in fuga. Questo segnò la rotta del suo esercito che fu distrutto, il doge e i suoi uomini però riuscirono a ritirarsi a Zara. Dei 680 Veneziani di Riccobono solo 60 ritornarono a Zagabria, ma le truppe del doge erano quasi intatte mentre Costantino aveva perso più della metà delle sue truppe, confidando però sempre su una superiorità numerica superiore al doppio, decise di non ritirarsi ma assediare Zara, quei morti non dovevano restare senza una giustificazione.
Nel Febbraio del 1135 le armi d'assedio erano pronte e Costantino, riuniti i suoi e invocata la Madonna, ordinò l'attacco al castello di Zara, il doge doveva pagare le sue malefatte.
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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)