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Se l'impero romano fosse resistito...

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2008 09:44
05/04/2008 13:58
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Antioco, ti ripeto ancora, non dico che dopo ci fu il nulla, né che non meriti di essere studiato, tutt'altro! Semplicemente, come hai detto tu "non mi piace" la catarsi che prese il mondo, che soppiantò la vitalità della romanità pagana.
Perché una repubblica federale che abbracciava solo l'Italia centromeridionale riuscì a riprendersi dopo aver perduto centinaia di migliaia di uomini in 15 anni di occupazione nemica sul proprio suolo, addirittura contrattaccando, mentre un impero vaso come il mondo di allora nel 378 crollò miseramente dopo aver perso 30.000 soldati?
Che poi la validità di questi soldati... Si è detto che molti erano veterano di Giuliano, ma in realtà Giuliano si portò dietro parecchi ausiliari longobardi, oltre ai soliti goti, quindi anche qui non credo quegli uomini avessero grandi qualità militari, ammesso non fossero proprio orientali dell'Asia, e certo ne avevano di inferiori rispetto agli Italici del III sec. a.C..
Comunque, rimane il fatto che Prima vi era una popolazione unita, vivace, forte, capace di non arrendersi di fronte alle avversità, capace di trovare in se stessa le energie non solo per reagire alle sconfitte, ma per allargarsi a dismisura, cosa che se non fosse stata, non avrebbe reso possibile l'impero di Roma. Altra cosa non da poco, abbiamo uno stato che praticamente non aveva un tesoro, non praticava quasi imposte, se non gli introiti dei bottini di guerra, e certo non pagava i militari, cosa del tutto avulsa dalla mentalità classica.
Dall'altra abbiamo stati colossali, addirittura la Bisanzio di Anastasio, in piena crisi da invasioni quindi e alto medioevo, incamerava 8 milioni di monete d'oro l'anno, ti rendi conto? Poteva contare su una popolazione di non meno di 40 milioni di abitanti, credo. Ciò nonostante per tirare a campare usava mercenari, e quelle immense entrate fiscali non serviva a rafforzare lo stato, ma solo a preservarlo.
Scusami antioco se in questo non seguo, e non seguirò mai gli storici moderni o gli "amici" di imperobizantino.it, quando mi ponete sullo stesso piano la repubblica romana d'Italia, con 6 mlioni di abitanti e un tesoro risibile, e l'impero bizantino, così mastodontico e immenso, così compiaciuto di sé, ma così incapace di compiere 1/10 delle imprese che compì Roma, la vera Roma...
Che poi anche la vera Roma e l'Italia si rammolirono è un fatto che io non contesto affatto, semmai rimpiango.
Ciò fu dovuto certo a tanti fattori, non ultima la naturale usura delle istituzioni politiche, e un imperatore, per quanto grande fosse il suo potere, non poté mai, come pensava Andronico Comneno "fare tutto".
Ci sono dei limiti, la civiltà andava in una direzione, ed era difficile pensare, soprattutto con i mezzi di allora, farle prendere un'altra. Io rimango del parere che l'impero d'oriente fu un bene che si separò, purtroppo lo fece troppo tardi, quando ormai gli usi e costumi orientali, non ultimo lo stesso cristianesimo e il dispotismo orientale, avevano distrutto le virtù latine.

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La speranza oltre la speranza...
05/04/2008 14:00
qui c'è un errore di fondo e pure grave non si riconosce lo stato di disfacimento morale , economico , sociale e politico dell'impero.
Non si può nemmno affermare che subito dopo la fine dell'impero degli antonini è iniziato quel lungo processo di disgregazione politica che inevitabilmente , inesorabilmente ha contribuito a far sorgere il mondo industriale!
Sennò si assume la semplificazione= mancanza di concorrenza politica =mancanza di concorrenza economica= fine monopolio politico = fine monopolio economico= sviluppo della borghesia= industria= e tutti vissero felici e contenti!
05/04/2008 14:11
Re:
Antioco il Grande, 05/04/2008 8.35:

Difendo le teorie della mia prof perché, alla luce di quanto ho letto in tutti questi anni, mi sembrano più convincenti di "dopo M. Aurelio non c'è più nulla", di certo non bado all'ipse dixit. Certamente l'impero romano del III, IV, V, VI sec fu profondamente diverso rispetto a quello del II sec. ma questo è un processo naturale di un'entità vivente che muta per adattarsi alle nuove sfide. Può piacere o meno ma io vi trovo tanti punti interessanti e stimolanti (anche se preferisco la storia del IV sec, al turbolento III sec.), per quanto riguarda l'Impero alla morte di Teodosio certo che mi sembra solido e unito (anche se non come ai tempi di Traiano), territorialmente era tutto lì (tranne la Dacia), c'erano è vero dei problemi, anche gravi, con i Goti che giravano per le province, ma nulla che un buon sovrano non avesse potuto controllare (e finché ci fu Stilicone i Goti furono tenuti a bada), non credo che Teodosio morendo temesse che il suo stato sarebbe in parte finito in pezzi in meno di cent'anni, quando prese il potere Aureliano la situazione era stata ben peggiore.


Che la storia del III secolo come epoca di crisi possa essere interessante io lo posso anche accettare, ma contesto la tua opinione che l'impero fosse solido.
Nel IV secolo si disfece praticamente in modo pacifico. [SM=g8218]
E non mi riferisco alla storiografia di Gibbon, ma a quella di Le Bloch secondo cui l'imperatore abbandonato dalla nobiltà latifondista e dalla chiesa non potè più fare niente.
L'imperatore fu pacificamente deposto, ormai non contava più niente. [SM=g8302]
Infine Teodosio ha commesso un errore peggiore di Marc'Aurelio affidando l'impero non già a un unico figlio ma dividendolo tra i suoi due figli!
A sto punto pure Ottaviano poteva dividere l'impero tra Tiberio e Germanico, no?
Appena non ci fu Ezio i Visigoti saccheggiarono Roma...
è questa la forza di uno stato?
I barbari si erano già stabiliti come alleati già nel III secolo in dei foedi cioè regni indipendenti già formalmente !
E' questo dunque lo stato solido del III secolo?

[Modificato da Fabius Maximus 05/04/2008 15:04]
05/04/2008 14:18
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Teodosio morì nel 395. I visigoti saccheggiano Roma 15 anni dopo. E nonostante che Stilicone avesse richiamato le truppe dalla Britannia, dal Reno, dalla Spagna, avesse fatto reclutamenti in Italia perfino tra gli schiavi, e con questi avesse inflitto gravi sconfitte ai goti, che nonostante tutto erano riusciti ad arrivare fino a Firenze.
Non solo, Alarico si ritirò in Istria, bello tranquillo, del resto l'antica fortificazione italiana fatta costruire da Marco Aurelio, era stata demolita da Teodosio durante la guerra con Eugenio. Altra cosa per cui questo cristianissimo imperatore dovrebbe essere considerato piccolo piccolo, altro che grande.
Non mi sembra un impero molto saldo e unito sinceramente.

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La speranza oltre la speranza...
05/04/2008 15:28
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Infine Teodosio ha commesso un errore peggiore di Marc'Aurelio affidando l'impero non già a un unico figlio ma dividendolo tra i suoi due figli!
A sto punto pure Ottaviano poteva dividere l'impero tra Tiberio e Germanico, no?



La situazione ai tempi di augusto era molto più tranquilla, e l'impero poteva essere gestito benissimo da una sola persona. ma dal terzo secolo in poi ciò era impossibile, c'erano rivolte e invasioni su tutti i fronti e un solo imperatore non poteva gestire tutto da solo, la separazione era inevitabile. il problema è che teodosio ha affidato l'impero a 2 che non erano in grado di gestirlo, forse perchè erano quelli di cui si fidava di più, e in questo modo i 2 imperi si sono doppiamente indeboliti

http://s3.gladiatus.it/game/c.php?uid=69780
Saluti
Dominus15

Ludere humanum est
05/04/2008 16:15
A) la situazione sotto Augusto era più tranquilla solo per quanto riguarda le invasioni ...
Ti ticordo la guerra civile a Roma, ad ottaviano il potere non gliel'ha affidato il senato se lè conquistato dopo molti anni.
E'successo il contrario è stato lui a portare tranquillità a Roma e a creare l'impero romano.
E consideriamo che Marc'antonio stava per dividere la parte orientale dell'impero lasciandola ai vari figli di cleopatra.
identico errore diTeodosio.
QUanto alla divisione grossa cavolata e la tetrarchia allora perchè ha funzionato con diocleziano almeno?
05/04/2008 20:16
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perche' c'era diocleziano a fare da garante, se ci fosse sempre stato un personaggio forte a garantire una regolare successione nn sarebbero successo quel che successe dopo la morte del generale illirico, oltretutto credo che erano necessari legami di fiducia tra i vari tetrarchi che erano presenti con diocleziano infatti tutti provenivano dall' illiria e si rispettavano tra di loro ma questo cambio' poi con la successione infatti i figli di coloro che detenevano il potere non accettarono che i loro padri avessero consegnato il potere nelle mani di due personaggi pressapoco sconosciuti, infatti se non erro costantino era figlio di costanzo cloro...è vero che rivolte al sistema ci sarebbero state ma sarebbe stato difficile soverchiare il potere di tutti i tetrarchi anche fosse stato uno di loro a ribellarsi purtroppo per scelte inadeguate avvenne che alla fine tutti si trovassero contro tutti...infatti fu chiesto a diocleziano di tornare in gioco per ristabilizzare la situazione ma purtroppo rifiuto'
06/04/2008 02:37
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Certo che ha rifiutato, chi mai gli avrebbe restituito il potere nel 313? Galerio forse? Si sarebbe ritagliato altro territorio dopo quello dato a Licinio???
O magari si sarebbe autodegradato a Cesare?
Su non diciamo corbellerie, Diocleziano era un politico navigato, e sapeva bene che quella simile proposta era propaganda per chi la faceva e imperizia per chi voleva accettarla (Massimiano).

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La speranza oltre la speranza...
06/04/2008 12:44
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Praefectus Fabrum
Re:
Fabius Maximus, 05/04/2008 14.00:

qui c'è un errore di fondo e pure grave non si riconosce lo stato di disfacimento morale , economico , sociale e politico dell'impero.
Non si può nemmno affermare che subito dopo la fine dell'impero degli antonini è iniziato quel lungo processo di disgregazione politica che inevitabilmente , inesorabilmente ha contribuito a far sorgere il mondo industriale!
Sennò si assume la semplificazione= mancanza di concorrenza politica =mancanza di concorrenza economica= fine monopolio politico = fine monopolio economico= sviluppo della borghesia= industria= e tutti vissero felici e contenti!




beh io direi che è ampiamente riconosciuto che la pluralità politica dell'europa è stata fondamentale per lo sviluppo del mondo moderno tecnologico.


« Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli...
a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto."
George Orwell


"Credi tu, gli chiesi, che io abbia ragione o torto?
Lei ha ragione...
E allora perchè dovrei fuggire?"
Emilio Lussu "Marcia su Roma e dintorni"







06/04/2008 13:05
Incina sì è realizzzato nel medioevo un grande sviluppo tecnologico ed economico con un solo governo. ANche oggi sta avvenendo questo.
Ogni epoca e molti storici tendono a vedere il passatoalla luce del presente .
Gli storici anglosassoni giustificano la situazione politica attuale cercando di costruire un postulato.
In storia a mio avviso non esistono formule matematiche.
E' vero che la storia è andata così e non è fatta di ma e di se , l'utilità delle ipotesi è di far capire le cause , l'importanza degli individui.
Non si può stabilire l'idea che fu l'impero a impedire lo sviluppo anche perchè dopo il crollo ci fu un epoca di annichilimento culturale scientifico, intendo l'alto medioevo.
La storia è un compromesso tra il caso o la fortuna o la provvidenza divina e le condizioni materiali che a loro volta influenzano i valori della società che loro volta sono influenzati dalle motivazioni degli individui.
06/04/2008 13:12
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Praefectus Fabrum
Re:
Fabius Maximus, 06/04/2008 13.05:

Incina sì è realizzzato nel medioevo un grande sviluppo tecnologico ed economico con un solo governo. ANche oggi sta avvenendo questo.
Ogni epoca e molti storici tendono a vedere il passatoalla luce del presente .
Gli storici anglosassoni giustificano la situazione politica attuale cercando di costruire un postulato.
In storia a mio avviso non esistono formule matematiche.
E' vero che la storia è andata così e non è fatta di ma e di se , l'utilità delle ipotesi è di far capire le cause , l'importanza degli individui.
Non si può stabilire l'idea che fu l'impero a impedire lo sviluppo anche perchè dopo il crollo ci fu un epoca di annichilimento culturale scientifico, intendo l'alto medioevo.
La storia è un compromesso tra il caso o la fortuna o la provvidenza divina e le condizioni materiali che a loro volta influenzano i valori della società che loro volta sono influenzati dalle motivazioni degli individui.




la mia è una visione del tutto opposta a quella che hai espresso alla fine del post,è determinista e più vicina a durkheim che a weber,quindi comprenderai le differenze fra i nostri punti di vista.La mia idea è che,come nell'impero cinese mai ci fu il fondamentale passaggio all'industria moderna allo stesso modo una civiltà come quella romana potesse fare progressi in molti campi ma non potesse arrivare al superamento della sua economia stagnante e schiavista,peraltro tutta puntata sul mantenimento di un potere centrale ipetrofico e quasi sempre in passivo.Sta di fatto che in secoli di roma roma fosse tecnologicamente quasi sempre allo stesso livello,come qualsiasi altra civiltà preindustriale:come l'impero cinese roma mancava di quel fondamentale dinamismo che caratterizzò solo l'europa dal rinascimento in poi e che le permise di surclassare i vari imperi simil-romani del mondo.


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"Credi tu, gli chiesi, che io abbia ragione o torto?
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06/04/2008 13:30
Allora non conosco nè Durkeheim nè Weber.
Suppongo siano filosofi.
Ho una cultura storica max storiografica.
La filosofia me l'han fatta odiare, con tutto il cuore, al liceo e ancor oggi la odio.
Poi dicono che la scuola italian non ha successo... c'è l'ha eccome, in negativo...
Detto questo, con la massima cortesia, non attribuire alle altre persone conoscenze o posizioni se non vengono esplicitamente definite.
ANche io comunque ti ho attribuito una posizione senza saperlo bene.
Mi scuso.
Però comunque ho intuito dove il tuo discorso va a concludersi.
Ti ricordo che se la rivoluzione industriale è iniziata in un paese l'Inghilterra che allora era capo di un impero e si è trasferita in altri imperi,come quello tedesco, gli U.S.A. che sono un impero nonostante non lo vogliano ammettere, l'U.R.S.S:. quando un poco funzionava...
il giappone stesso.
E oggi si sta trasferendo in paesi come India e Cina che sono imperi a tutti gli effetti. Concordo in una cosa nella tua analisi ,Roam trasformandosi nell'impero perse la sua creatività, la sua innovazione, poichè le migliori qualità per il vir romanus erano quelle politiche e militari, inoltre è vero che non c'era competizione economica e neanche interazione economica...
L'unico imperatore dopo Cesare non dico innovatore ma almeno riformatore fu Claudio [SM=g8147] . Dopo tutti gli altri anche i migliori erano degli adattatori, senza molta inventiva, magari pratici questo sì...
[Modificato da Fabius Maximus 06/04/2008 13:32]
06/04/2008 14:05
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Re:
Fabius Maximus, 06/04/2008 13.30:


L'unico imperatore dopo Cesare non dico innovatore ma almeno riformatore fu Claudio [SM=g8147] . Dopo tutti gli altri anche i migliori erano degli adattatori, senza molta inventiva, magari pratici questo sì...




Questo mi sembra un po' azzardato: Augusto ha posto le basi del principato e dopo anni di guerra civile ha ridato la pace ai cittadini, Vespasiano con la lex de imperio ha formalizzato il principato, Adriano ha rettificato i confini dopo l'espansionismo di Traiano e ha formato una pubblica amministrazione eccellente che ha consentito all'impero di reggersi anche in periodi come l'anarchia militare. Non mi sembrano risultati da poco e si può andare avanti con la lista
[Modificato da WOLFgang 88 06/04/2008 14:06]
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-HUMANITAS- Sapere aude
Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo

Homines sumus, lux ac tenebra mundi, dramatis personae in aequore universi
Maledetti, trafitti dalla passione, l'amore ci sopravvive, l'arte ci rende immortali
La tristezza è il nostro destino; ma è per questo che le nostre vite saranno cantate per sempre, da tutti gli uomini che verranno

-Dove c’è molta luce l’ombra è più nera-

"Sopravvivranno le catastrofi e le rovine; trionferà il caos, ma di tanto in tanto verrà anche l'ordine. La pace s'instaurerà di nuovo tra le guerre; le parole umanità, giustizia, libertà ritroveranno qua e là il senso che noi abbiamo tentato d'infondervi. Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno; vi saranno uomini che penseranno e vivranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno ad intervalli regolari lungo i secoli, su questa immortalità intermittente. Cabria si preoccupa di vedere un giorno il pastoforo di Mitra o il vescovo di Cristo prendere dimora a Roma e rimpiazzarvi il pontefice massimo. Se questo giorno venisse, il mio successore lungo i crinali vaticani avrà cessato di essere in capo di una banda di settari per divenire una delle espressioni dell'autorità universale. Erediterà i nostri palazzi, i nostri archivi; differirà da noi meno di quello che si potrebbe credere. Accetto con calma le vicissitudini di Roma eterna" (Memorie di Adriano, M. Yourcenar)

"Questo è il motivo per cui sostengo che Kurtz era un uomo notevole. Aveva qualcosa da dire. La disse. Visto che anch’io ho dato un’occhiata oltre il limite, comprendo meglio il senso di quello sguardo fisso che non distingueva la fiamma di una candela, ma che era grande abbastanza da abbracciare l’universo intero, acuto abbastanza da penetrare tutti i cuori che battono in quelle tenebre. Aveva tirato le somme, aveva espresso il suo giudizio. “Che orrore, che orrore”. Era un uomo notevole. […] Il suo grido era un’affermazione, una vittoria morale pagata a costo di innumerevoli sconfitte, di abominevoli terrori, di abominevoli soddisfazioni. Ma è stata una vittoria. Forse tutta la saggezza, tutta la verità e tutta la sincerità sono concentrate in quell’inapprezzabile attimo in cui superiamo la soglia dell’invisibile, forse" (Cuore di tenebra, J.Conrad)
06/04/2008 14:23
Ho scritto che erano dei bravi adattatori, nel senso che si adattavano bene alle situazioni che trovavano , con i mezzi a disposizione, aggiustavano la situazione.
Ma riformatori? cioè cambiare la forma senza cambiare la sostanza?
cioè avere un progetto politico, culturale, sociale a lunga scadenza? [SM=g8268]

Augusto era un conservatore illuminato che fondò un paternalismo benevolo ma non andò mai oltre il panem e circensem.
Secondo alcuni storici fu lui a porre le basi per l'abolizione del tribunato della plebe che verra completato da Tiberio.

Cesare fu il vero distruttore /creatore. [SM=g8320]

Sì vespasiano ha formalizzato l'impero non lo ha creato.
Adriano ha mostrato buon senso , non ha inventato niente di nuovo.
Paradossalmente furono i due imperatori pazzi Caligola e Nerone a essere innovativi, solo che gli mancavano buon senso e praticità per dare concretezza alle loro svolte.
Non sto dicendo che non erano buoni politici , anzi quelli che ahi citato tu erano ottimi uomini politici tuttavia nè innovatori nè creatori.
Piccolo aneddoto su Vespasiano. Ai suoi tempi un uomo inventò un nuovo modo per sollevare e issare le colonne , pur tuttavia L'imperatore ben consapevole del drammatico problema della disoccupazione e sottocupazione della popolazione cittadina preferì assegnare un premio all'inventore e continuare a utilizzare il vecchio sistema.
Ricordo che una quota consistente dell'offerta di lavoro era fornito nelle città dalle costruzioni degli edifici pubblici.
Era sicuramente un uomo di cultura però il criterio che lo guidava era essenzialmente politico.

Riporto il giudizio d un biografo di Nerone , il quale asserisce che gli appartenti alla dinastia giulio-claudia furono quelli con personalità più spiccata.
E' un giudizio che non mi convince del tutto, sopratutto Traiano e Marc'aurelio avevano personalità ben distinte e anche abbastanza originali rispetto all'idea del vir romanus classico.
[Modificato da Fabius Maximus 06/04/2008 14:27]
06/04/2008 15:13
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Re:
Fabius Maximus, 06/04/2008 14.23:

Ho scritto che erano dei bravi adattatori, nel senso che si adattavano bene alle situazioni che trovavano , con i mezzi a disposizione, aggiustavano la situazione.
Ma riformatori? cioè cambiare la forma senza cambiare la sostanza?
cioè avere un progetto politico, culturale, sociale a lunga scadenza? [SM=g8268]

Augusto era un conservatore illuminato che fondò un paternalismo benevolo ma non andò mai oltre il panem e circensem.
Secondo alcuni storici fu lui a porre le basi per l'abolizione del tribunato della plebe che verra completato da Tiberio.

Cesare fu il vero distruttore /creatore. [SM=g8320]

Sì vespasiano ha formalizzato l'impero non lo ha creato.
Adriano ha mostrato buon senso , non ha inventato niente di nuovo.
Paradossalmente furono i due imperatori pazzi Caligola e Nerone a essere innovativi, solo che gli mancavano buon senso e praticità per dare concretezza alle loro svolte.
Non sto dicendo che non erano buoni politici , anzi quelli che ahi citato tu erano ottimi uomini politici tuttavia nè innovatori nè creatori.
Piccolo aneddoto su Vespasiano. Ai suoi tempi un uomo inventò un nuovo modo per sollevare e issare le colonne , pur tuttavia L'imperatore ben consapevole del drammatico problema della disoccupazione e sottocupazione della popolazione cittadina preferì assegnare un premio all'inventore e continuare a utilizzare il vecchio sistema.
Ricordo che una quota consistente dell'offerta di lavoro era fornito nelle città dalle costruzioni degli edifici pubblici.
Era sicuramente un uomo di cultura però il criterio che lo guidava era essenzialmente politico.

Riporto il giudizio d un biografo di Nerone , il quale asserisce che gli appartenti alla dinastia giulio-claudia furono quelli con personalità più spiccata.
E' un giudizio che non mi convince del tutto, sopratutto Traiano e Marc'aurelio avevano personalità ben distinte e anche abbastanza originali rispetto all'idea del vir romanus classico.




Essere riformatori vuol dire cambiare forma e sostanza, cosa che i precedenti hanno fatto. Augusto ha creato un sistema, il principato, che ha portato l'impero all'apice salvando la facciata delle istituzioni repubblicane e al contempo dando la certezza di un governo forte. Come fai a dire che non ha creato nulla e soprattutto dove sta il paragone con Claudio. Cesare in precedenza era dittatore a vita, una carica eccezionale e non formalizzata come lo diverrà il principato. Proprio qui sta il merito di Augusto prima e Vespasiano poi (la lex de imperio è una novità nel diritto romano dove non esisteva nulla di simile). Adriano ha avuto un grande coraggio nel riorganizzare l'impero (non è una decisione scontata quella di abbandonare alcuni territoti) e ha innovato molto la figura imperiale. Ha viaggiato in lungo e in largo, era molto presente nelle provincie e come ho già detto ha trasformato un'impero abbastanza affaticato da una politica di conquista in una macchina amministrativa che reggerà duri colpi. Non mi sembra siano esistite molte figure così capaci nel riorganizzare e amministrare come Adriano, tanto che nel regno successivo di Antonino Pio non successe nulla che riuscì a turbare la stabilità dellimpero. Al contrario Nerone e Caligola erano semplicemente eccentrici rispetto al modello di uomo politico romano, non vedo dove siano state le loro grandi capacità di innovazione
[Modificato da WOLFgang 88 06/04/2008 15:16]
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"Questo è il motivo per cui sostengo che Kurtz era un uomo notevole. Aveva qualcosa da dire. La disse. Visto che anch’io ho dato un’occhiata oltre il limite, comprendo meglio il senso di quello sguardo fisso che non distingueva la fiamma di una candela, ma che era grande abbastanza da abbracciare l’universo intero, acuto abbastanza da penetrare tutti i cuori che battono in quelle tenebre. Aveva tirato le somme, aveva espresso il suo giudizio. “Che orrore, che orrore”. Era un uomo notevole. […] Il suo grido era un’affermazione, una vittoria morale pagata a costo di innumerevoli sconfitte, di abominevoli terrori, di abominevoli soddisfazioni. Ma è stata una vittoria. Forse tutta la saggezza, tutta la verità e tutta la sincerità sono concentrate in quell’inapprezzabile attimo in cui superiamo la soglia dell’invisibile, forse" (Cuore di tenebra, J.Conrad)
06/04/2008 15:46
essere riformatore significa cambiare la forma e mantenere la sostanza.
Sì Augusto ha creato l'impero di cui Cesare ha gettato le fondamenta.In questo è stato un creatore.
L'Impero è stato un apparato statale volto alla conservazione sociale, tramite la mediazione del princeps, che si faceva garante che i pochi diritti acquisiti dal popolo, non venissero usurpati dalle classia ristocratiche. E' stato fautore dell'equilibrio sociale, dando un contentino alle classi senatorie e puntando molto sulle classi dei cavalieri come già Crasso , Pompeo E Cesare avevano fatto , ma persino Scipione aveva iniziato in quella direzione.
Claudio aveva una visione d'insieme, una capacità di incidere sul futuro sia economica che sociale.
Si appoggiò alla categoria dei liberti, che allora avevano più da guadagnare nel lavorare.
Ha concesso ai senatori la possibilità di investire nel commercio, in cambio dell'ampliamento della cittadinanza agli aristocratici galli.
Ecco quello che intendo per riformista...
Adriano , Vespasiano furono ottimi sovrani niente da eccepire, non innovatori.
Caligola progettò l'invasione della Germania, che poi non realizzò perchè era un pessimo organizzatore.
Nerone organizzò molti viaggi di esplorazione, alcuni come quello per la via dell'ambra, diedero anche i loro frutti.
[Modificato da Fabius Maximus 06/04/2008 16:47]
06/04/2008 16:32
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Secondo me, il fatto che l´Impero Romano non sviluppasse mai la tecnica possedendo comunque grandi conoscenze scientifiche non é motivato dal fatto che non avesse competenza, che non fosse, come poi l´Europa, un ambiente con una grande divisione di stati con una fortissima competizione tra di loro.
É un fatto culturale.
Perché nello stesso modo successe nel mondo ellenistico pre romano. Le conoscenze scientifiche aumentarono tantissimo proprio per la competenza dei vari regni ellenistici, i quali attraevano verso di se, in una sorta di mecenatismo, scienziati e saggi per dare piú gloria al proprio impero seleucida, tolemaico che fosse.
Ma questo fiorire delle scienze nel periodo ellenistico non si trasformó in un miglioramento della tecnica, in un´applicazione di queste scoperte alla vita quotidiana.
Idem successe per la Roma Imperiale.

Questo inoltre é da precisare.
Infatti, dire che la tecnica a Roma non vide applicazioni dal campo scientificio...non é corretto del tutto.
Insomma, in architettura, ingenieria, i romani erano avanzatissimi, avevano grandi conoscenze, e possedevano una tecnica edilizia che dallo sfacello dell´impero non si recupererebbe in praticamente piú di 500 anni in Europa.

E comunque, sebbene Roma costruesse opere geniali come il Colosseo, come macchine da guerra (da ricordare l´ingneniere Poliorcete) incredibili, aquedotti, fogne, abitazioni di vari metri di altura, ponti che ancora oggi mantengono la loro funzione.....si vede, come si legge nel De Architettura di Vitruvio, che l´ingenieria, l´architettura per intenderci, non fosse considerata nella mentalitá romana un lavoro degno, manco considerato un´arte di vera importanza.

Questo perché, nella cultura romana, ellenistica, ogni lavoro fisico retribuito era considerato poco degno, come lo stesso Vitruvio dice nella sua opera.
Vitruvio proprio difende il suo campo, dicendo proprio che l´uomo architetto-ingneniere deve possedere molte conoscenze e conoscere il piú possibile dell arti, e che ció dimostra che l´architetto e l´ingeniere non sono lavori pochi degni, poiché richiedono una grande preparazione.
Questa mentalitá e il fatto che nel Mondo Classico la forza degli schiavi fosse una forza a basso costo incredibilmente efficace, fa capire perché la tecnica, eccettuando l´architettura e l´ingnenieria, che sebbene poco considerate nel mondo romano, entravano tuttora dentro della mentalitá pragmatica dei romani, non avesse uno sviluppo notevole pur essendo una civilizazzione con grandi conoscenze scientifiche.


Nella storia invece ci sono altri esempi di come un Impero senza competenza raggiunga livelli di tecnica e di scienza altissimi, negando la tesi di Pius, o almeno facendola meno ovvia, che la sola competenza e la frammentazione favoriscono il miglioramento della tecnica, e che questo sia piú legato a un fatto culturale, nel quale puó entrare certamente la frammentazione politica.
Perché sennó come si spiega ad esempio i livelli altissimi, inigualabili, dell´impero mussulmano, che comprendeva sin dalla frontiera d´Oriente Medio con la Cina fino la Spagna e creatosi in poco piú di un secolo?
Livelli di tecnica in tantissimi campi, dall´agricoltura all´architettura, scientifici in campo matematico, con applicazioni alla vita quotidiana, astronomico, artisitico....
É senz´altro, secondo me, dovuto alla mentalitá islamica di questo periodo. Con un fervore religioso islamico incredibili, un rigoglio impressionante delle materie umanistiche che comprendevano i pensieri della filosogia greca, cristiana e orientale che favorino il sorgere d´una mentalitá aperta e tollerante alla ricerca della veritá, non fece che favorire lo sviluppo della tecnica, in un mondo, il medievale, dove seppur esistesse ancora la schiavitú, questa non era giá ne ben vista dal mondo cristiano ne dall´islamico.
E storicamente, la decadenza del mondo islamico coincide con la frammentazione dell´impero mussulmano in una miriade di califfati, regni di taife, con la competenza sempre maggiore di tribú del Nord Africa, dei regni cristiani in Spagna, degli Ottomani nel Medio Oriente....insomma, proprio la sua decadenza inizia con questa frammentazione che dovrebbe aver mantenuto la sua supremazia nel campo della tecnica, scientifico e umanistico.
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06/04/2008 16:51
Bellissimo intervento! Direi impeccabile, ma cosa sono le taife?
07/04/2008 13:34
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Re:
Fabius Maximus, 06/04/2008 15.46:

essere riformatore significa cambiare la forma e mantenere la sostanza.
Sì Augusto ha creato l'impero di cui Cesare ha gettato le fondamenta.In questo è stato un creatore.
L'Impero è stato un apparato statale volto alla conservazione sociale, tramite la mediazione del princeps, che si faceva garante che i pochi diritti acquisiti dal popolo, non venissero usurpati dalle classia ristocratiche. E' stato fautore dell'equilibrio sociale, dando un contentino alle classi senatorie e puntando molto sulle classi dei cavalieri come già Crasso , Pompeo E Cesare avevano fatto , ma persino Scipione aveva iniziato in quella direzione.
Claudio aveva una visione d'insieme, una capacità di incidere sul futuro sia economica che sociale.
Si appoggiò alla categoria dei liberti, che allora avevano più da guadagnare nel lavorare.
Ha concesso ai senatori la possibilità di investire nel commercio, in cambio dell'ampliamento della cittadinanza agli aristocratici galli.
Ecco quello che intendo per riformista...
Adriano , Vespasiano furono ottimi sovrani niente da eccepire, non innovatori.
Caligola progettò l'invasione della Germania, che poi non realizzò perchè era un pessimo organizzatore.
Nerone organizzò molti viaggi di esplorazione, alcuni come quello per la via dell'ambra, diedero anche i loro frutti.




A dire la verità io continuo a non capire come si possa negare le innovazioni portate da Adriano o Augusto e soprattutto a ritenerli inferiori a Claudio. Comunque io le mie idee le ho già esposte sopra quindi termino qui per non andare off-topic. Un ultimo appunto: i liberti alla lunga non si sono rivelati una grande intuizione, prova invece a documentarti sull'imponente riorganizzazione amministrativa attuata da Adriano per esempio. Difficile negare il suo valore innovativo
[Modificato da WOLFgang 88 07/04/2008 14:41]
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-HUMANITAS- Sapere aude
Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo

Homines sumus, lux ac tenebra mundi, dramatis personae in aequore universi
Maledetti, trafitti dalla passione, l'amore ci sopravvive, l'arte ci rende immortali
La tristezza è il nostro destino; ma è per questo che le nostre vite saranno cantate per sempre, da tutti gli uomini che verranno

-Dove c’è molta luce l’ombra è più nera-

"Sopravvivranno le catastrofi e le rovine; trionferà il caos, ma di tanto in tanto verrà anche l'ordine. La pace s'instaurerà di nuovo tra le guerre; le parole umanità, giustizia, libertà ritroveranno qua e là il senso che noi abbiamo tentato d'infondervi. Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno; vi saranno uomini che penseranno e vivranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno ad intervalli regolari lungo i secoli, su questa immortalità intermittente. Cabria si preoccupa di vedere un giorno il pastoforo di Mitra o il vescovo di Cristo prendere dimora a Roma e rimpiazzarvi il pontefice massimo. Se questo giorno venisse, il mio successore lungo i crinali vaticani avrà cessato di essere in capo di una banda di settari per divenire una delle espressioni dell'autorità universale. Erediterà i nostri palazzi, i nostri archivi; differirà da noi meno di quello che si potrebbe credere. Accetto con calma le vicissitudini di Roma eterna" (Memorie di Adriano, M. Yourcenar)

"Questo è il motivo per cui sostengo che Kurtz era un uomo notevole. Aveva qualcosa da dire. La disse. Visto che anch’io ho dato un’occhiata oltre il limite, comprendo meglio il senso di quello sguardo fisso che non distingueva la fiamma di una candela, ma che era grande abbastanza da abbracciare l’universo intero, acuto abbastanza da penetrare tutti i cuori che battono in quelle tenebre. Aveva tirato le somme, aveva espresso il suo giudizio. “Che orrore, che orrore”. Era un uomo notevole. […] Il suo grido era un’affermazione, una vittoria morale pagata a costo di innumerevoli sconfitte, di abominevoli terrori, di abominevoli soddisfazioni. Ma è stata una vittoria. Forse tutta la saggezza, tutta la verità e tutta la sincerità sono concentrate in quell’inapprezzabile attimo in cui superiamo la soglia dell’invisibile, forse" (Cuore di tenebra, J.Conrad)
07/04/2008 14:00
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Nell'Agosto del 2005 lo scrittore Moni Ovada ha compiuto un viaggio nell'Europa orientale e ne ha descritto le tappe su degli articoli apparsi su La Repubblica, per chi dice che i Greci di oggi non si sentono eredi dei Bizantini:

www.repubblica.it/2005/h/sezioni/spettacoli_e_cultura/rumizgerus/rumizgerus8/rumizgerus8...
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07/04/2008 14:29
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Re:
Antioco il Grande, 07/04/2008 14.00:

Nell'Agosto del 2005 lo scrittore Moni Ovada ha compiuto un viaggio nell'Europa orientale e ne ha descritto le tappe su degli articoli apparsi su La Repubblica, per chi dice che i Greci di oggi non si sentono eredi dei Bizantini:

www.repubblica.it/2005/h/sezioni/spettacoli_e_cultura/rumizgerus/rumizgerus8/rumizgerus8...




Che bell'articolo... Fa venire voglia di visitare quei luoghi, io è più di un anno che vagheggio di fare un viaggio fra Grecia, Balcani e Turchia che purtroppo mi salta sempre.... Comunque anche io sapevo per fonti dirette che i Greci si sentono profondamente Rhomaioi ed eredi di bisanzio...


Exaudi, regina tui pulcherrima mundi,
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07/04/2008 20:26
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Quoto Tercio real, tanto per fare un esempio, in età ellenistica era già stata addirittura inventata la prima macchina a vapore, che serviva ad esempio per far aprire automaticamente le porte o roba del genere, ma nessuno si sognò di applicare questa invenzione in campo lavorativo e industriale, per quello c'erano gli schiavi che facevano già tutto

http://s3.gladiatus.it/game/c.php?uid=69780
Saluti
Dominus15

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07/04/2008 22:25
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prima della rivoluzione industriale non si può mai parlare di civiltà tecnologica.L'impero musulmano,come l'impero romano,avevano vaste espansioni territoriali e notevoli risultati tecnici,ma rimanevano isole in un mare di primitivismo.Per il resto,è probabile che la frammentazione politica non sia l'unico fattore,e che la cultura centri parecchio...ma la cultura dell'europa occidentale che diede origine alla rivoluzione industriale (e per cultura ci mettiamo l'etica del lavoro e della responsabilità,l'adorazione del profitto ecc.ecc.) deriva in gran parte della frammentazione.Una cosa è certa:non è che dove c'è la frammentazione c'è civiltà industriale,ma dove non c'è frammentazione non c'è nemmeno civiltà industriale!


« Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli...
a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto."
George Orwell


"Credi tu, gli chiesi, che io abbia ragione o torto?
Lei ha ragione...
E allora perchè dovrei fuggire?"
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07/04/2008 23:56
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E secondo me, non fu la frammentazione a favorire la civíltá industriale in Europa.
Fu la mentalitá protestante del nord Europa a favorire un cambiamento di mentalitá, creando una mentalitá del profitto, precapitalista, capace di sfruttare gli avanzamenti nella tecnica e applicarli al mondo commerciale.
E tutto questo nacque in Inghilterra.
E poi semmai si esparse in Europa per motivi di competitivitá, di frammentazione, di non rimanere indietro.
E comunque, questo, in paesi con una forte tradizione cattolica, mentalitá stagnante, l´avvio industriale fu veramente lento, come ad esempio in Spagna, i vari regni in Italia e l´Impero Austro-Ungarico.

Insomma, sono tesi queste giá dette piú volte da alcuni storici.

Comunque, secondo é da precisare che la civiltá industriale, ha le sue origini nella nascita della Borghesia giá nel 400-500, e che questo cambiamento di mentalitá, dunque fatto culturale, non si spiega da solo per la mentalitá protestante, bensí per un processo iniziato con l´Umanesimo....nel senso che la civiltá industriale non nasce d´improvviso a fini del 700 per la competitivitá.
Che il fatto di applicare la tecnica al mondo della produzione non é un fatto improvviso, e che sicuramente questo é piú notevole nella nostra civiltá in quanto il progresso della scienza e della tecnica é a sua volta favorito da precise condizioni storiche, sociali, culturali...
Perché da quando il mondo é mondo, la tecnica si é applicata al miglioramento della produzione. In campo agricolo é evidente come la tecnica sia sempre presente, come essa venga man mano applicata.


Ora che mi rendo conto, é curioso vedere come in campo agricolo i romani non innovarono quasi niente, mentre che nel medioevo si fecero molti piú progressi tecnici, sia nel mondo cristiano che islamico.
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08/04/2008 00:19
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Re:
Tercio Real, 07/04/2008 23.56:

E secondo me, non fu la frammentazione a favorire la civíltá industriale in Europa.
Fu la mentalitá protestante del nord Europa a favorire un cambiamento di mentalitá, creando una mentalitá del profitto, precapitalista, capace di sfruttare gli avanzamenti nella tecnica e applicarli al mondo commerciale.
E tutto questo nacque in Inghilterra.
E poi semmai si esparse in Europa per motivi di competitivitá, di frammentazione, di non rimanere indietro.
E comunque, questo, in paesi con una forte tradizione cattolica, mentalitá stagnante, l´avvio industriale fu veramente lento, come ad esempio in Spagna, i vari regni in Italia e l´Impero Austro-Ungarico.

Insomma, sono tesi queste giá dette piú volte da alcuni storici.

Comunque, secondo é da precisare che la civiltá industriale, ha le sue origini nella nascita della Borghesia giá nel 400-500, e che questo cambiamento di mentalitá, dunque fatto culturale, non si spiega da solo per la mentalitá protestante, bensí per un processo iniziato con l´Umanesimo....nel senso che la civiltá industriale non nasce d´improvviso a fini del 700 per la competitivitá.
Che il fatto di applicare la tecnica al mondo della produzione non é un fatto improvviso, e che sicuramente questo é piú notevole nella nostra civiltá in quanto il progresso della scienza e della tecnica é a sua volta favorito da precise condizioni storiche, sociali, culturali...
Perché da quando il mondo é mondo, la tecnica si é applicata al miglioramento della produzione. In campo agricolo é evidente come la tecnica sia sempre presente, come essa venga man mano applicata.


Ora che mi rendo conto, é curioso vedere come in campo agricolo i romani non innovarono quasi niente, mentre che nel medioevo si fecero molti piú progressi tecnici, sia nel mondo cristiano che islamico.




Il cambiamento di mentalità,a mio avviso, è da riscontrarsi ancor prima del 400 e 500 e cioè con la nascita dei comuni.Questo evento è la svolta.Se vuoi un suggerimento leggiti Storia economica dell'Europa pre-industriale nel quale si trovano molti dei temi che state trattando in questo topic.

Il libro in sintesi:
Questo volume, divenuto ormai un classico nel panorama degli studi di storia economica, illustra in maniera chiara ed efficace come tra il secolo X e il secolo XIII l'Europa sia riuscita con le sole sue forze a trasformarsi da area periferica e sottosviluppata a centro motore dell'economia mondiale. Fondendo le due diverse anime della storia economica, quella prettamente storica e quella matematica, Cipolla mostra come il predominio mondiale acquisito dall'Europa nei secoli XVIII e XIX non sia stato un fenomeno casuale e improvviso, ma l'inevitabile conseguenza degli sviluppi culturali, tecnologici ed economici che si verificarono nel corso del Medioevo e del Rinascimento.





Nell'intero corso del tempo, forse a partire dalla fine del Neolitico, sono esistiti al mondo tre tipi di persone: gli Alti, i Medi e i Bassi. Gli obiettivi di questi tre gruppi sono assolutamente inconciliabili fra loro. Lo scopo principale degli Alti è quello di restare al loro posto, quello dei Medi di mettersi al posto degli Alti. Obiettivo dei bassi, sempre che ne abbiano uno (è infatti una caratteristica costante dei Bassi essere troppo disfatti dalla fatica per prendere coscienza, se non occasionalmente, di ciò che esula dalle loro esistenze quotidiane), è invece l'abolizione di tutte le distinzioni e la creazione di una società in cui tutti gli uomini siano uguali fra loro. In tal modo nel corso della storia si ripropone costantemente una lotta sempre uguale a se stessa nelle sue linee essenziali. Per lunghi periodi si ha l'impressione che gli Alti siano saldamente al loro posto, ma prima o poi giunge il momento in cui o smarriscono la fiducia in se stessi, o perdono la capacità di governare, o si verificano entrambe le cose. Sono allora rovesciati dai Medi, che attirano i Bassi dalla loro parte fingendo di lottare per la giustizia e la libertà. Conseguito il loro obiettivo, i Medi ricacciano i Bassi alla loro condizione di servaggio, diventando a loro volta Alti. Ben presto da uno dei due gruppi rimanenti, o da entrambi, ne germina uno nuovo di Medi, e la lotta ricomincia da capo. Dei tre gruppi, soltanto quello dei Bassi non riesce mai a realizzare i propri fini, nemmeno temporaneamente. Sarebbe eccessivo sostenere che nel corso della Storia non ci siano stati miglioramenti materiali di alcun genere. Perfino in un periodo di decadenza quale quello attuale, l'uomo medio si trova in condizioni materiali migliori rispetto a qualche secolo fa, ma nessun incremento del benessere, nessun addolcimento dei costumi, nessuna riforma o rivoluzione hanno minimamente favorito l'uguaglianza fra gli uomini. Dal punto di vista dei Bassi, ogni mutamento storico ha prodotto solo un cambiamento per quanto riguarda il nome dei loro padroni.

George Orwell "1984"


"Sulla base democratica si innalza, nascondendola, la struttura oligarchica dell’edificio”. Robert Michels (1876-1936)

“I Romani hanno conquistato il mondo con la serietà, la disciplina,
l’organizzazione, la continuità delle idee e del metodo; con la convinzione
di essere una razza superiore e nata per comandare; con l’impiego
meditato, calcolato, metodico della più spietata crudeltà, della fredda
perfidia, della propaganda più ipocrita, messe in atto simultaneamente o di
volta in volta; con una risolutezza incrollabile nel sacrificare sempre tutto
al prestigio, senza essere mai insensibili né al pericolo, né ad alcun rispetto
umano; con l’arte di alterare nel terrore l’anima stessa dei loro avversari, o
di addormentarli con la speranza, prima di asservirli con le armi; infine con una manipolazione così abile della menzogna più grossolana da ingannare persino la posterità e da continuare ad ingannarci. Chi non riconoscerebbe
questi tratti?”. Simone Weil "Riflessioni sulle origini dell’hitlerismo" 1939)
08/04/2008 11:18
Re:
Tercio Real, 07/04/2008 23.56:

E

Ora che mi rendo conto, é curioso vedere come in campo agricolo i romani non innovarono quasi niente, mentre che nel medioevo si fecero molti piú progressi tecnici, sia nel mondo cristiano che islamico.


tercio nel tuo precedente articolo hai scritto "I regni di Taife" cosa sono?
in effetti i romani acquisirono il testo di Magone , cartaginese, sullo sfruttmanto dell'agricoltura..
poi c'era stato il trattato di Catone il vecchio sull'agricoltura .
Nel trattato di Magone si davano consigli per migliorare la resa degli olivi... in quello di Catone per migliorare la resa degli schiavi [SM=g8166] [SM=g8298]

08/04/2008 19:32
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Los Reinos de Taifas son quei regni che si formarono nella penisola iberica islamica dopo la disgregazione del Califfato di Córdoba.

La disgregazione nei Regni di taife (una traduzione libera mia...)permise ai regni cristiani della penisola iberica cristiana, come Castiglia, Aragona, Navarra...di avanzare di piú nella Riconquista.
[Modificato da Tercio Real 08/04/2008 19:33]
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08/04/2008 21:02
o grazie per la risposta. [SM=g8119] molte grazie in spagnolo come si scrive ?
per caso : muchas gracias?
[Modificato da Fabius Maximus 08/04/2008 21:49]
08/04/2008 21:46
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Si, muchas gracias.
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09/04/2008 18:01
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la spagna attuale si considera erede dell'antica spagna romana, e preromana dei celtiberi, o più vicina ai regni visigotici che nelle asturie si opposero agli arabi?

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