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LEZIONE I:"La legge, lo Stato, l' Impero" in Rivolta contro il mondo moderno di Evola.

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2006 23:21
02/03/2006 18:13
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02/03/2006 18:47
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Ho cancellato tutto è meglio così.


« Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli...
a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto."
George Orwell


"Credi tu, gli chiesi, che io abbia ragione o torto?
Lei ha ragione...
E allora perchè dovrei fuggire?"
Emilio Lussu "Marcia su Roma e dintorni"







02/03/2006 19:11
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Re:

Scritto da: Pertinax 02/03/2006 18.44
Pius stai sbagliando bersaglio, fidati. hai frainteso, aurunculeio è un bravo omino [SM=x506627]


Pius, il tuo atteggiamento è sterile... conoscere le tesi che si vogliono confutare è quantomeno necessario. Ad Evola il regime ha anche chiuso una pubblicazione per via di certe sue posizioni. Se provi a leggerlo vedrai che lui nel fascismo trova solo un terreno che potrebbe essere fertile al suo tradizionalismo: il sorgere del fascismo non trova nelle idee che Evola svilupperà ragioni per la propria esistenza; e alla fine del fascismo tuttavia rappresentava l'unica riflessione originale; non avevano molto altro. Anche il suo "razzismo" spirituale, che oppone al biologismo dei nazisti, è semplicemente elitario, aristocratico, e innocuo tutto sommato (ma questo non vuol dire che ne sottovaluti la madornalità). Tu pensi che argomentare contro quelle concezioni sia sbagliato? credi che il solo conoscerle sia un crimine? Ti ripeto: questa era un'occasione per farlo, per oppugnarle.
[SM=g27964]
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"E allora, una volta stabilito che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tener presente l'assioma primo e fondamentale dell'economia politica, cioè che chi produce non produce merci, ma produce rapporti sociali, cioè umanità; visto che il modo di produzione è totalmente nuovo, le merci prodotte, quindi, sono totalmente nuove ed è totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto." P.P.Pasolini
02/03/2006 19:19
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Vabbeh dai... [SM=x506653]

A cavallo tra otto e novecento i socialisti e gli anarchici avevano spesso una formazione che ora ci sorprenderebbe... nel loro bagaglio Nietszche e Sorel (con la sua "giustificazione" della violenza rivoluzionaria, che poi ritroveremo nei primi fascisti), ad esempio, spesso avevano uno spazio più significativo di quanto ne avesse Marx (più complicato tutto sommato... o cioè, di impatto meno diretto e "suggestivo"; oppure lo era nel Manifesto, che è un testo divulgativo, dove introduceva delle tesi che non aveva ancora elaborato, e che troveranno svolgimento nel Capitale). Pius, molti dei primi fascisti venivano dall'anarco sindacalismo... voglio dire che le cose sono un po' più complicate di come sembrano. Va bene, lo saprai già, ma voglio dirti che non devi irrigidirti troppo, che devi volerli capire quelli che non la pensano come te (anche se è facile credere di averlo fatto, come potrei aver fatto io [SM=g27965] ).
[SM=g27964]
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02/03/2006 20:59
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X Pertinax
Il tuo messaggio comprendente un banner dichiaratamente di propaganda politica è stato censurato. Sia BEN CHIARO, e lo ripeto ancora, che NON è stato censurato perchè è di una parte politica, ma perchè E' politico.
Vorrei anche chiarire, come già chiarito in precedenza ad altri, sia in pubblico che in privato, che io, ma sono sicuro anche gli altri moderatori, cerco di svolgere la mia funzione in modo imparziale e di far rispettare il regolamento di questo forum, che fino ad ora è stato strutturato così, e così è da rispettare, piaccia o no.
Faccio anche presente a tutti, di qualunque idea politica siano, che, anche se i moderatori spesso cercano di essere tolleranti e pazienti, il fatto che non sempre intervengano non vuol dire che non abbiano visto sia certi atteggiamenti che certe dichiarazioni.
Rinnovo, ancora una volta, l'invito all'automoderazione, prima che qualcuno si autofacciamale, salvo poi strillare all'ingiustizia e ai moderatori cattivoni. [SM=x506643]
... KyttyHawk

"La storia la scrivono gli uomini, la leggenda gli eroi..."

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02/03/2006 21:11
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scusa ho sbagliato firma [SM=g27960] cmq la mia era solo una constatazione su cosa puo essere tollerato e cosa no... non riferendomi direttamente a te posso assicurarti che discussioni di altro colore sarebbero state cestuìinate all'istante [SM=g27965]
02/03/2006 21:21
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Discussioni cestinate
Non so a chi o a cosa o a quando ti riferisci, comunque posso garantirti non da me, in quanto il mio primo pensiero è l'imparzialità e la difesa della democrazia: "non sono d'accordo con quel che dici, ma lotterò perchè tu possa dirlo" è uno dei pensieri ispiratori del mio modus operandi.
D'altronde, essere imparziali non vuol dire "ne cancello una a destra e una a sinistra", ma intervenire quando ce n'è bisogno, sia che le intemperanze siano di destra, di sinistra o di centro. Giusto per cercare di farmi capire, con un esempio terra terra, se il lunedì ci sono 2 intemperanze di destra su cui devo intervenire, non posso poi cercare 2 intemperanze di sinistra il martedì per essere imparziale...se il martedì ce ne sono altre 2 di destra devo intervenire, e se il mercoledì ce ne sono 6 di sinistra o di centro, non è che posso intervenire solo su 4 per ristabilire il pareggio...poi, qualcosa può sfuggire o l'intervento (o il non intervento) magari hanno un motivo che viene male interpretato...cerchiamo di partire dal presupposto che, fino a prova contraria, gli interventi sono improntati alla massima onestà, imparzialità e buona fede...
E poi, anche voi cercate di darci una mano, invece di costringerci sempre all'intervento, cribbio! ( [SM=g27964] )
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02/03/2006 21:37
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non metto in dubbio la tua buona volonta... ma il titolo del post "LEZIONE I..." non lasca ben sperare, alla lezione IV si inneggiera allegramente al super-uomo? [SM=g27960]
02/03/2006 21:45
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Vedremo come si sviluppa...e se, come avvenuto in altre discussioni, prende una brutta piega si interverrà... [SM=x506642]
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03/03/2006 13:35
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Pius, sono andato a vedere in Arena politica... e guarda un po'(mi son detto "questo qui l'ha scritto proprio apposta per farmi un piacere" [SM=g27965] bah... io non volevo spingermi fin lì, a dire che i primi fasci, all'inizio dico, ma anche in parte della legislazione sociale successiva, erano una scheggia impazzita del movimento operaio - se leggi le loro prime cose c'è na confusione tra valori socialisti e nazionalisti quasi ridicola, con quel loro italianuccio pomposo - questi invece lo dicono... diossanto, e io che non l'ho detto qui per non creare na polemica che non mi interessa con loro), leggi leggi... magari prima prendi un plasil. www.freeforumzone.it/viewmessaggi.aspx?f=61511&idd=1415

e con questo smetto di parlarne in questi termini... ma ci tenevo comprendessi la mia risposta infastidita. [SM=g27959]

[Modificato da Aurunculeio 03/03/2006 13.42]

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"E allora, una volta stabilito che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tener presente l'assioma primo e fondamentale dell'economia politica, cioè che chi produce non produce merci, ma produce rapporti sociali, cioè umanità; visto che il modo di produzione è totalmente nuovo, le merci prodotte, quindi, sono totalmente nuove ed è totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto." P.P.Pasolini
03/03/2006 15:14
qualche chiarimento
1)evola non era affatto fascista, si limitava a riconoscere nel fascismo alcuni aspetti Tradizionali ma infondo non ne parla benissimo (ho appena finito di leggere gli scritti sul fascismo di Evola).
2)io non sono nè fascista nè fascistoide ne nazistoide ne tradizionalistoide. io sono un Individuo, un Uomo e ho delle idee che in alcuni casi si possono rispecchiare in alcuni regimi di destra, ma in ALCUNI. non sono certo un ragazzino che va in piazza a dire SIGGAIL e si sente realizzato per il suo eroismo e magari la sera dopo aver bevuto come un cesso pubblico va a pichciare qualche povero morto di fame negro.

mi pare poi che il "caro" prometeus non sia capace a fare nient' altro che insultare volgarmente e infantilmente piagnucolando dai moderatori per ottenere la censura delle idee altrui (è questa la tua libertà?)

forse ho sbagliato a fare la battutina sul braccio destro, ma il fine di quella era far sorridere chi la leggeva, sperando nell' intelligenza degli utenti che avrebbero capito che era fatta con toni bonari e niente affatto provocatori, intelligenza che per alcuni pare non esserci stata.

@Pertinax:
e se anche nella prossima "lezione" (chiaramente uso questo termine in modo giocoso, non penso minimamente di essere un professorone in grado di dire a tutti cosa è bianco e cosa è nero) parlassi del superuomo Nietzscheano? sei forse dell' idea che l' idea di Nietzsche dell' oltreuomo sia alto biondo ochci azzurri? forse sarebbe il caso che tu ti informassi meglio

@Aurunculeio:
ok, ho letto il tuo post circa la scienza, le caste e le classi e devo dire che si vede che hai la padronanza della lingua filosofica, però potresti fare un riassuntino per un poveraccio come me che questa padronanza non ce l' ha? [SM=g27966]
shcerzi apparte, più o meno si capisce cosa vuoi dire, però l' esposizione è molto fumosa e pomposa, c' è troppa forma.


comunque è triste constatare come non appena si cerchi di parlare un poco di metafisica ci sia la gente che si mette a ringhiare coem cani da guardia, dando più importanza ad una battuta innocente che al contenuto del topic, costato non pochissima fatica al sottoscritto.. vabbè io comunque continuerò a scirvere riassunti su questo tipo per quei due tre (aurunculeio compreso) che vorranno leggerli ed in caso apprezzarli.

AD MAIORA!
03/03/2006 16:35
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[SM=g27959]
Sì hai ragione, troppe subordinate e tra parentesi verbose nella costruzione dei periodi... faccio sempre così quando "corro"; scrivo più o meno tutto quello che mi passa per la testa in quel momento a dirotto. Sono uno che avrebbe bisogno di soffermarsi sulle cose per farne qualcosa di serio. C'ho sempre quei cinque minuti ogni due tre ore in cui faccio un giro nei siti che per diverse ragioni frequento. (Spero che non legga nessuno altrimenti mi cacciano: io non gioco praticamente mai...).
[SM=x506643]

Prova a leggerla così:
Una cosa è “conoscere” altra “confidare”: una cosa “studiare” le dottrine sapienziali (attività dell’antropologo delle religioni), altra “credervi” (“attività” del proselito). L’equivoco che ravviso nei presupposti concettuali del brano che hai proposto consiste nel reputare implicitamente l’attività “scientifica” come un modo particolare, come una delle modalità del pensiero articolato - visto che ne avvalori un altro, quello "metafisico". Quorth, l’uomo conosce ciò che può spiegarsi... sembra una tautologia, ma con tutti i limiti che posso riconoscere in questa mia semplice formulazione (“l’uomo conosce ciò che può spiegarsi”), da questo “modo”, almeno finora... e finché non cadrà una qualche rivelazione mistica sugli uomini, capace di “spiegare”, di dar ragione della vita un po’ meglio di come ha fatto qualsiasi sorta di “credenza” fino ad ora (rimandando a un qualche passato irrecuperabile la sua “potenza”), fino ad allora da questo “modo” - quello scientifico dico, - non usciremo. Ci sono altri modi per conoscere le cose? altri strumenti che non siano quelli “scientifici”? non lo sono certo le “affermazioni”: “la casta è...”, fondandole su fonti che non si possono vagliare: l'irrecuperabilità di quello spiritualismo che le giustificano e che non sentiamo più (...). Gli strumenti che ci siamo dati, limitati o meno, sono gli strumenti che abbiamo elaborato nel processo di formazione dei nostri saperi; che poi siano disattesi dalle nostre azioni, questo... questo è un altro discorso, e attiene alle forme del "potere".
Distinguere tra “narrazione” (il discorso irrazionale, cioè metafisico) e filosofia (il discorso scientifico) è molto importante... anche se Evola adduce solamente le ragioni antropologico-metafisiche della narrazione religiosa.
Porta pazienza... non potevo ricominciare. Devo già scappare!
[SM=g27965]
_________________________________

"E allora, una volta stabilito che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tener presente l'assioma primo e fondamentale dell'economia politica, cioè che chi produce non produce merci, ma produce rapporti sociali, cioè umanità; visto che il modo di produzione è totalmente nuovo, le merci prodotte, quindi, sono totalmente nuove ed è totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto." P.P.Pasolini
03/03/2006 20:46
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a si che io mi riferivo alla battuta? [SM=g27966] [SM=g27966] [SM=g27966] buona continuazione camerata.
04/03/2006 14:53
Re:

Scritto da: Aurunculeio 03/03/2006 16.35
[SM=g27959]
Sì hai ragione, troppe subordinate e tra parentesi verbose nella costruzione dei periodi... faccio sempre così quando "corro"; scrivo più o meno tutto quello che mi passa per la testa in quel momento a dirotto. Sono uno che avrebbe bisogno di soffermarsi sulle cose per farne qualcosa di serio. C'ho sempre quei cinque minuti ogni due tre ore in cui faccio un giro nei siti che per diverse ragioni frequento. (Spero che non legga nessuno altrimenti mi cacciano: io non gioco praticamente mai...).
[SM=x506643]

Prova a leggerla così:
Una cosa è “conoscere” altra “confidare”: una cosa “studiare” le dottrine sapienziali (attività dell’antropologo delle religioni), altra “credervi” (“attività” del proselito). L’equivoco che ravviso nei presupposti concettuali del brano che hai proposto consiste nel reputare implicitamente l’attività “scientifica” come un modo particolare, come una delle modalità del pensiero articolato - visto che ne avvalori un altro, quello "metafisico". Quorth, l’uomo conosce ciò che può spiegarsi... sembra una tautologia, ma con tutti i limiti che posso riconoscere in questa mia semplice formulazione (“l’uomo conosce ciò che può spiegarsi”), da questo “modo”, almeno finora... e finché non cadrà una qualche rivelazione mistica sugli uomini, capace di “spiegare”, di dar ragione della vita un po’ meglio di come ha fatto qualsiasi sorta di “credenza” fino ad ora (rimandando a un qualche passato irrecuperabile la sua “potenza”), fino ad allora da questo “modo” - quello scientifico dico, - non usciremo. Ci sono altri modi per conoscere le cose? altri strumenti che non siano quelli “scientifici”? non lo sono certo le “affermazioni”: “la casta è...”, fondandole su fonti che non si possono vagliare: l'irrecuperabilità di quello spiritualismo che le giustificano e che non sentiamo più (...). Gli strumenti che ci siamo dati, limitati o meno, sono gli strumenti che abbiamo elaborato nel processo di formazione dei nostri saperi; che poi siano disattesi dalle nostre azioni, questo... questo è un altro discorso, e attiene alle forme del "potere".
Distinguere tra “narrazione” (il discorso irrazionale, cioè metafisico) e filosofia (il discorso scientifico) è molto importante... anche se Evola adduce solamente le ragioni antropologico-metafisiche della narrazione religiosa.
Porta pazienza... non potevo ricominciare. Devo già scappare!
[SM=g27965]



riassumendo mi stai dicendo che la scienza è oggettiva e la spiritualità non lo è?

bhe, posso dirti che nessuna grande civiltà si è fondata solo sulla scenza e su "cose oggettive", ma bensì su spiritualità, ideali e "cose soggettive".
Evola da una sua interpretazione metafisica a simboli, riti e credenze dei popoli antichi, una interpretazione che non sembra affatto assurda leggendola, forse un pò troppo idealistica, te lo concedo.. ma ricordiamo che si tratta di METAFISICA, non di MATERIALITA'!

sapere semplicemente il mito della nascita di mithra è un conto, può essere erudizione e non mi arricchisce più di tanto.. sapere invece il SIGNIFICATO di quel mito, la simbologia della nascita dalla roccia, dell' attraversamento dell' acqua e così via mi arricchisce realmente, perchè tramite il simbolo si spiega un qualcosa di realmente possibile (non predetemi per pazzo, nel prossimo approfondimento, quando avrò il tempo di scriverlo, spiegherò questo mito).

studiando la storia e le cose "oggetive" nel mio passato non mi sono arricchito nemmeno un decimo di come mi sono arricchito studiando e COMPRENDENDO, INTERIORIZZANDO, le cose metafisiche e soggettive in questi ultimi due anni della mia esistenza trascorsa (sperando che non siano gli ultimi in assoluto ovviamente, ho ancora tantissimo da migliorare e da apprendere [SM=g27975] )

io farò l' antropologo, quindi studierò in modo oggettivo dei culti e delle tradizioni di diversi popoli, però il mio studio sarà sia oggetivo che soggettivo, perchè non mi limiterò ad una catalogazione accademica degli usi e dei costumi di un popolo X, ma cercherò di comprenderli appieno, di capire cosa c' è dietro per migliorare me stesso.

leggendo ieri sera due capitoletti della Bhagavadgita avevo sul volto un sorriso di serenità, non era gioia euforica, non era emozione temporanea, era la coscienza di aver trovato una parte di me in un antico testo, era l' essere soddisfatto di aver raggiunto una spiritualità.

certo, è soggettiva questa spiritualità, e DEVE esserlo! perchè è MIA! se è vero che la vetta è unica per molte persone è allo stesso tempo vero che ci sono migliaia di maniere per raggiungerla. questo è uno dei motivi che mi ha spinto a respingere la mia precedente xenofibia limitandomi a difendere ciò che è mio senza per forza voler danneggiare ciò che è di altri.



non so se ho centrato appieno il tuo post, sicuramente il mio linguaggio non è dotto come il tuo, ma questa è una mia scelta. nel mio piccolo mi ritengo un guerriero o aspirante tale e per ciò detesto fare giri di parole ed usare parole complicate quando bastano quelle semplici.


detto ciò ti ribadisco che è sempre un grandissimo piacere per me confrontarmi con te! grazie a Krshna è finito il periodo in cui avevo bisogno di certezze e avevo il terrore di mettermi in discussione per paura di perderle, ora sono cosceinte che il dubbio porta il miglioramento se ad esso è comunque associata un' azione (non si deve temere di sbagliare insomma) e dunque mi piace riflettere su me stesso, sugli Dèi e sulle mie Idee (non più ideali per fortuna).

quando vuoi, in questa sede o per messaggi privati io ci sono sempre (quando sono connesso ovviamente! [SM=g27960] )

AD MAIORA!
04/03/2006 22:31
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Quorth... nell'uso di queste parole, "oggettivo" e "soggettivo", come equivalenti di "effettivo" e di "emozionale" (estensioni delle categorie di "generale" e di "particolare" - per capirci), nel loro funzionamento concettuale, dovresti trovare le ragioni che contraddicono ciò che sostieni in seguito. Una frase come questa: _studiando la storia e le cose "oggettive", nel mio passato, non mi sono arricchito nemmeno un decimo di come mi sono arricchito studiando e COMPRENDENDO, INTERIORIZZANDO, le cose metafisiche e soggettive_, una frase come questa, Quorth, descrive molto bene l'equivoco. Una volta la chiamavano "confusione dei piani di lettura". L'equivoco che ti induce a dire questa cosa tuttavia può essere utile a capire anche tutto ciò che ho obbiettato in precedenza. Le due cose, la "catalogazione degli usi e dei costumi di un popolo" (e l'antropologia non si riduce a questo, che ne è un aspetto...) e il "coinvolgimento spirituale" con esso, queste due cose, non sono contigue, sono due piani "culturali" diversi; ripeto: l'uno concerne la comprensione intellettuale (semplificando), l'altro la "fede" (in un accezione molto larga del suo significato). (Nell'antropologia esiste l'osservazione partecipante... ma non è mai adesione reale a ciò che si osserva, poiché all'antropologo è chiaro che se ciò che osserva non è la stessa civiltà in cui è "immerso", da cui proviene, la sua adesione sarà solo una forzatura... ecc.). Ricapitolando... le due cose non hanno nulla a che fare l'una con l'altra: se ti sei arricchito di più ponendoti soggettivamente (irrazionalmente) di fronte alla narrazione, come farebbe il "proselito", è perché forse hai bisogno di fornire senso a qualcosa, perché devi nutrire le tue personali tensioni spirituali, ma ciò non ha nulla a che vedere con la filosofia (o con l'antropologia), ha a che vedere con la "narrazione", e finché non ti saranno familiari gli strumenti della filosofia e dell'antropologia, volendo fornire "senso" alle cose, è evidente che troverai - incontrandola - più seducente la "narrazione" - visto che non ti poni criticamente nei suoi confronti, e non ti poni il problema di farlo; la narrazione appaga una dimensione immediata del nostro senso di precarietà... (tu usi le parole "studiare" e "comprendere" con un valore che non ha nulla a che fare con il loro significato moderno, ma lo fai probabilmente senza saperlo; la loro derivazione potrebbe giustificare l'uso che ne fai, ma temo, per come argomenti, che tu li abbia usati per il loro significato corrente). Poi che nessuna civiltà si sia _fondata solo sulla scienza e su "cose oggettive", ma bensì su spiritualità, ideali e "cose soggettive"_ Quorth... non significa molto: le civiltà nascono sulla base dei saperi e dell'immaginario "accumulato" (mi fermo qui... mica posso scrivere un trattato [SM=g27964] ); anche questo conferma quanto detto in merito all'equivoco che cerco di evidenziare.
Mi fa piacere sapere che vorrai dedicarti all'antropologia, questo ti permetterà di superare questi malintesi (e mi permetto di dirlo solo perché ho qualche anno più di te, e anche perché, proprio studiando queste materie, un giorno capirai perché l'ho fatto).
Mi rimproveri di usare un linguaggio gergale, complicato, quasi senza motivo... sarà un limite mio ma non saprei come altrimenti spiegare ste cose.
[SM=g27965]

[Modificato da Aurunculeio 04/03/2006 22.35]

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05/03/2006 14:35
ehi intendiamoci: io non ho fede cieca in nulla, credo all' esistenza degli Dèi originatisi da un principio unico ma non indivisibile, credo all' esistenza della tradizione, credo all' esstenza di anima e spirito, credo anche che se tutte queste cose non esistessero a me non cambierebbe molto a livello di pensiero ed azione, perchè io quello che faccio e penso lo ritengo giusto indipendentemente da una possibile ricompensa ultraterrena o giustizia divina.

te pensi male se credi che io quando leggo un libro di evola o di mitologia non mi pongo con animo critico alla lettura, non credo infatti che alcun uomo possa avere la verità assoluta in tasca, credo invece che ogni cosa ha in se un fondo di verità.
quello che mi prefiggo è trovarlo, cosa impossibile da fare leggendo acriticamente come tu ritieni che io faccia.

studiare comprendendo delle culture non vuol dire che io le debba condividere forzatamente, significa solo che non le ritengo sciocche solo perchè diverse dalla mia (cosa infondo impossibile per un antropologo come si deve.. chi studierebbe una cosa ritenuta sciocca?) ma che cerco invece di comprendere anche nei loro aspetti più nascosti ed esoterici, capendo i simboli e i miti.

questo ultimo messaggio era comunque molto più chiaro degli altri, cerca solo di andare a capo ogni tanto, renderebbe più piacevole la lettura! ;-)
05/03/2006 15:55
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Ah, forse ti può essere utile... quando dico che è importante distinguere tra "scienza" e "narrazione", allo stesso modo potrei usare due termini di analogo valore: "ragione" e "mito". Questa precisazione credo che forse potrebbe chiarire meglio la questione (...).

Quorth... finché gli uomini non sono in grado di spiegare ciò che vedono accadere ("vedono" perché Aristotele, nella Metafisica, asserisce essere la vista il senso a cui gli uomini si affidano nella formazione delle loro opinioni... mica per altro [SM=g27963] scherzo...), finché non sono in grado di spiegare ciò che vedono accadere, elaborano miti (narrazioni) che consentono loro di elaborarne l'esistenza (Eliade ci spiega che mutando il territorio da "profano" a "sacro", l'uomo ha potuto capacitarsene; attribuendo un significato a ciò che non poteva spiegarsi, gli ha permesso di disporne culturalmente). Ora però abbiamo scoperto la natura "meccanica" di quegli eventi: ora... conosciamo le ragioni della nostra precarietà, e la sfida semmai consiste nel porci "disarmati" (senza divinità e santini a surrogare la nostra provvisorietà), disarmati sull'orlo del suo abisso (...), senza nasconderci dietro a un dito (non il medio... e di nostra pertinenza contro le grandi istituzioni).
Prima, poiché non eravamo in grado di spiegare, di fronte al senso di precarietà, alla morte, fabbricavamo (necessariamente) robuste corazze (l'elisio, l'eden, ecc.); ora non è più così, ora dobbiamo affrontare coscienti la nostra condizione (il senso della vita è la vita stessa) e partire da questo (pare non lo vogliano in molti...).
Noi possiamo solo costituire strutture sequenziali coerenti, ospitare in una costruzione organica le nostre astrazioni logiche.
(...). [SM=g27965]

[Modificato da Aurunculeio 05/03/2006 16.02]

[Modificato da Aurunculeio 05/03/2006 16.05]

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05/03/2006 16:24
non ci posso credere.. ti sei letto anche Mircea Eliade..
io purtroppo non ho avuto nè il tempo nè il piacere per cominciare la lettura della sua sterminata bibliografia..

complimenti vivissimi, Aurunculeio.

risponderò dopo al tuo messaggio, ora devo staccare (non sto scappando [SM=x506627] )
comunque non credere che io non abbia già pronta la risposta a quello che hai scritto hehehe

a dopo!

AD MAIORA!
05/03/2006 17:57
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Scritto da: Quorthon87 05/03/2006 14.35
ehi intendiamoci: io non ho fede cieca in nulla, credo all' esistenza degli Dèi originatisi da un principio unico ma non indivisibile, credo all' esistenza della tradizione, credo all' esstenza di anima e spirito, credo anche che se tutte queste cose non esistessero a me non cambierebbe molto a livello di pensiero ed azione, perchè io quello che faccio e penso lo ritengo giusto indipendentemente da una possibile ricompensa ultraterrena o giustizia divina.

te pensi male se credi che io quando leggo un libro di evola o di mitologia non mi pongo con animo critico alla lettura, non credo infatti che alcun uomo possa avere la verità assoluta in tasca, credo invece che ogni cosa ha in se un fondo di verità.
quello che mi prefiggo è trovarlo, cosa impossibile da fare leggendo acriticamente come tu ritieni che io faccia.

studiare comprendendo delle culture non vuol dire che io le debba condividere forzatamente, significa solo che non le ritengo sciocche solo perchè diverse dalla mia (cosa infondo impossibile per un antropologo come si deve.. chi studierebbe una cosa ritenuta sciocca?) ma che cerco invece di comprendere anche nei loro aspetti più nascosti ed esoterici, capendo i simboli e i miti.

questo ultimo messaggio era comunque molto più chiaro degli altri, cerca solo di andare a capo ogni tanto, renderebbe più piacevole la lettura! ;-)



Madonna bona che casino Quorth... mi arrendo, mi spiace. Vuol dire che 'n son proprio in grado (e se vado avanti pecco solo di presunzione). Man oh man... vengo in questo sito per buttarla in pappa, per dire anche delle menate... voglio ritornare alla dolcissima spensieratezza, faccio a tempo (credo siano in pochi ad aver letto sto topic); voglio ritornare a non essere preso sul serio. Amici come prima. [SM=g27965]

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"E allora, una volta stabilito che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tener presente l'assioma primo e fondamentale dell'economia politica, cioè che chi produce non produce merci, ma produce rapporti sociali, cioè umanità; visto che il modo di produzione è totalmente nuovo, le merci prodotte, quindi, sono totalmente nuove ed è totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto." P.P.Pasolini
06/03/2006 16:49
stai forse dicendo che non ho capito assolutamente quello che intendevi? [SM=g27982]
06/03/2006 20:55
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Scritto da: Quorthon87 06/03/2006 16.49
stai forse dicendo che non ho capito assolutamente quello che intendevi? [SM=g27982]



_Nell'Eutifrone Plato (era brutta la prosodia col 'ne') fa dire a Socrate che non è Santo 'ciò che piace' agli dèi, perché è ciò che 'è' Santo che agli dèi piace, perciò sii Santo, che gli dèi ci siano o meno questo è ciò che conta (l'ho reso immediatamente comprensibile accentuando i passaggi con i virgolettati). Ma non sono io che devo provare a giustificare quanto dici [SM=g27965] . Anche se quello che fai lo ritieni "giusto indipendentemente da una possibile ricompensa ultraterrena o giustizia divina" è tuttavia da quella visione del mondo, da quel paradigma valoriale e immaginifico, che muovi; lì trova giustificazione ciò che ritieni giusto o ingannevole... lì continua ad alimentarsi la rappresentazione della realtà (...). Non è la stessa cosa Quorth che ci siano o meno... non lo è affatto se si continuano a impiegare i significati che ci forniscono.
Insomma... Platone sembra giustificare ciò che dici, ma non è così (il benedetto equivoco); la scelta del bene, del giusto, non dipende dagli dèi, o dalla loro precettistica, dal loro fascino, ma dalle nostre facoltà critiche, questo ci insegna Platone infine. Dobbiamo smettere di generare significato (filosofico) intorno a cose che non "conosciamo" (l'esistenza degli Dèi - o di un Dio - originatisi da un principio unico ecc. ecc. l'esistenza di anima e spirito... ecc. ecc.).
_Quorth puoi valerti della critica che ti è nota, di cui disponi, che sai impiegare: se non conosci la teoria del valore (Marx) (ad esempio), o gli strumenti più significativi della filosofia (mettiamo), come li utilizzerai per mettere in discussione Evola, la metafisica, o quel che vuoi (l'equivoco nasce qui).
_Studiando l'antropologia vedrai che quello che hai scritto alla fine del tuo ultimo intevento è giusto, ma è giusto per ragioni molto diverse da quelle che fin qui hai sostenuto. C'è in te una curiosità che non può essere che un bene. Temo, per come argomenti difendendoti, temo che se continuerai a voler capire con questa voglia, mio caro Quorth... temo che prima di quanto pensi ti ritroverai a fare delle cose poco educate, insieme a gente (gentaccia eh, questo siamo) piuttosto incazzata (contro le cose, la proprietà), piuttosto incazzata per come ci stanno ingannando, fregando, mentre tutti baldanzosamente e canticchiando, chiedono sorridendo se devono abbassarsi ancora di più con il tronco del corpo (che gli vien fresco alla schiena, mentre si accorgono che "diobbono! il buc... ma che succede al mio buco del cu..."). Dai si capisce che nun c'ho più voglia di andare avanti con sta cosa; mettiamola così: la pensiamo in modo diverso e basta. Poiché lasciando così può sembrare che voglia svalutare ciò che pensi... voglio dirti che invece ho gran simpatia per te, anche se ora non ha senso che io insista su qualcosa che, anche se un po' di fretta e "confusamente", ho già finito di dire.

[Modificato da Aurunculeio 06/03/2006 20.59]

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"E allora, una volta stabilito che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tener presente l'assioma primo e fondamentale dell'economia politica, cioè che chi produce non produce merci, ma produce rapporti sociali, cioè umanità; visto che il modo di produzione è totalmente nuovo, le merci prodotte, quindi, sono totalmente nuove ed è totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto." P.P.Pasolini
08/03/2006 16:25
bhe, caro aurunculeio.. come dici te partiamo da posizioni opposte: io ritengo che esista dio, anima e spirito e anche non esistessero ritengo che quello che si tramanda circa la "tradizione" sia in grado di elevarmi anche a livello umano.
tu invece dici che dio, anima e spirito non esistono ma anche se esistessero non ti cambierebbe nulla perchè tanto non ti interessi dei loro insegnamenti bastandoti la tua razionalità per discernere bene da male..

a questo punto non posso che trovarmi d' accordo (almeno in questo) quando dici che continuare a discutere sarebbe inutile.. due linee parallele non si toccano, noi corriamo verso la stessa identica direzione: la realizzazione di sè; tuttavia a far sì che non siamo uniti c' è di mezzo un "NON"..

detto ciò sono felice di aver trovato in te una persona simpatica e molto preparata, pur non essendo un "intellettuale da tastiera" (se mi dici che stai nei black block vuol dire che sai anche agire nel concreto a modo tuo) e ovviamente sono ancor più felice del fatto che tu hai trovato lo stesso in me (perchè ci tengo a precisare che non sono neanche io "da tastiera").

ps:qualora ti andasse una scazzottata tra amici per vedere gli dèi (o la legge naturale delle cose) a chi diano/dia ragione io sono sempre disposto alla pugna! [SM=g27964]

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13/03/2006 22:40
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Re:

Aggiungo a perdere questa cosa, connessa alla necessità di non generare significato filosofico intorno a questioni che non possiamo spiegare (l'epochè insomma), sottolineandone alcuni passi (lo faccio senza intenzioni particolari - non aggiunge granché a quanto già espresso; - tanto per postare qualcosa...):

"Scettici piú recenti tramandano questi cinque modi di 'sospensione':

(1) della discordanza [...] per cui su un argomento proposto troviamo esistere un dissidio indirimibile fra [i modi di] vita e fra i filosofi: per il che, non potendo scegliere né rifiutare, concludiamo con la sospensione;

(2) il modo che viene dal cader nell’infinito, in cui l’argomento, addotto a prova del fatto proposto, diciamo abbisognare di un’altra prova, e quella di un’altra e via all’infinito; sicché non avendo onde cominciar la dimostrazione, ne consegue la sospensione;

(3) quello proveniente dalla relazione [...], in cui l’oggetto appare cosí e cosí in rapporto al giudicante e alle cose percepite insieme; quale invece sia di sua natura ci asteniamo dal giudicare;

(4) dall’ipotesi, quando i dogmatici, respinti nell’infinito, cominciano da alcunché senza fondarlo, ma credono di assumerlo semplicemente e senza dimostrazione, per concessione;

(5) il diallele [petizione di principio o circolo] si ha quando ciò che deve esser conferma della cosa cercata abbisogna di prova tratta dalla cosa cercata; dove, non potendo assumer nessuno dei due a fondamento dell’altro, sospendiamo su entrambi il giudizio.

Tali modi [...] espongono non per escludere i dieci modi, ma per confutare con piú varietà, con questi e con quelli, la temerità dei dogmatici."

(R. Mondolfo, Il pensiero antico)

Le nostre posizioni non sono opposte (la filosofia Quorth) ma diverse; non agiscono su un piano condiviso dentro al quale occupano le estremità: utilizziamo strumenti diversi per leggere le medesime cose. Tu non fai come il filosofo credente che si deve misurare con le concezioni opposte ponendo filosoficamente i temi che intende difendere, utilizzando dunque strumenti di cui anche l'oppositore riconosce la validità (vedi ad esempio Kierkegaard, che è davvero molto importante per la filosofia successiva, sebbene non per le ragioni "religiose" che adduceva ...nega l'universalismo, dovrebbe interessarti [SM=g27963] ; o Sant'Anselmo, Tommaso d'Aquino, Pascal, ecc.).
Bon dai... poiché ciò che penso sulla metafisica non si esaurisce nelle parole di Platone, voglio chiarire ancora.
Gli uomini, di fronte alla loro propria precarietà, alla loro caducità, (se l'uomo è progetto di sé, ha come condizione certa del progetto la propria morte: è un essere-per-la-morte - diceva quel tipo che insegnava a Friburgo ...dico tutte ste cose dei rudimenti [SM=g27965] ), gli uomini di fronte alla loro natura "finita", hanno generato gli dèi. Di fronte al nostro asservimento, alla potenza della "natura", "intimoriti", le abbiamo proiettato al di sopra (o dentro), a governarla, un essere (ente), o degli esseri (enti), a nostra immagine e somiglianza (o espressione della nostra cognizione del mondo); abbiamo fabbricato miti, che infine sono ciò che siamo noi, sono fatti di ciò che sappiamo o possiamo immaginare; abbiamo generato la nostra anàstasi, la nostra salvezza. Insomma abbiamo posto al di sopra della natura (che è più potente di noi) una proiezione di noi stessi, che stabilisce la nostra centralità e ci permette di elaborare la nostra salvezza, la vita dopo la vita. "La religione è la prima ma indiretta coscienza che l'uomo ha di sé. La conoscenza che l'uomo ha di Dio non è altro (...) che la conoscenza che l'uomo ha di se stesso; ma nella religione l'uomo non si rende conto che è la propria essenza a trovarsi oggettivata in Dio. Solo con la filosofia ciò può giungere a piena consapevolezza. Questo spiega, tra l'altro, perché nella storia dell'umanità e degli individui la religione preceda ovunque la filosofia: l'uomo pone la propria essenza fuori di sé prima di riconoscerla come propria" (Feuerbach).
Pensi che la tradizione possa elevarti anche sul piano umano, anche se è "surrettizia" [SM=g27965] se i suoi fondamenti sono falsati da una "interpretazione" ...va bene (...) davvero, non voglio farne na fissazione.
Tuttavia penso che trattare "filosoficamente" quei temi sia parte di un malinteso modo di concepirli (e cioè che Tolkien ha prodotto più danni che benefici... battuta finale [SM=g27964] ).

Malgrado le cose che si dicono, noi non cerchiamo lo scontro (perciò niente pugna); dobbiamo essere pronti a riprendere quelli dei nostri che vengono presi, o a "difenderci". A noi non interessa colpire dei ragazzi (i carabinieri, i poliziotti), anche se troppo spesso "fascistoidi" (li sentissi cantare "faccetta nera", scrivere negli sgomberi dei nostri posti, sui muri, come dei bimbominchia, "viva il duce" o "Che Guevara gay", o dirci "comunisti di merda" - distinguono mica loro...). Noi vogliamo colpire soprattutto le multinazionali. Come da un comunicato di ACME collective, dopo Seattle... "Noi riaffermiamo che la distruzione di proprietà non è un'azione violenta, a meno che non ci perda la vita qualcuno o qualcuno ne abbia danno [fisico]. Secondo questa definizione la proprietà privata - specialmente la proprietà privata delle multinazionali [chiaro] - è in se stessa infinitamente più violenta di ogni azione rivolta contro di essa [devastazioni ecologiche molto molto più gravi di quanto crediamo... guerre per il petrolio, per i diamanti, per le risorse insomma, nel terzo mondo però, eh! - dove muoiono poveri cristi, bambini, donne, - analfabetizzazione del senso, colonizzazione dell'immaginario, riduzione dell'individuo a consumatore, cliente, audience, target, ecc. appropriazione del sapere umano e del "vivente" tramite brevetti, ecc. ecc. ecc.]. La proprietà privata va distinta dalla proprietà personale. La seconda riguarda l'utilizzo mentre la prima riguarda il commercio. Il principio basilare riguardo alla proprietà personale è che ognuno ha ciò di cui ha bisogno [ciò di cui abbiamo bisogno lo dobbiamo comprendere da noi stessi, sapendo che ciò di cui disponiamo almeno non deve essere il risultato dell'appropriazione di lavoro sociale accumulato, o di distruzione ecologica]. Il principio che invece sottende il concetto di proprietà privata è che alcuni [pochi] hanno qualcosa che è frutto di lavoro sociale accumulato, e di cui la società ha bisogno per creare le condizioni migliori [...]".
Sì, ci sono gruppi molto diversi, ci sono quelli che spaccano anche cose stupide... ma ho rispetto per loro. Il disastro che abbiamo di fronte giustifica la loro rabbia anche contro coloro - ben "omologati" - che credono che ciò che conta sia solo il loro "particolare" (e che magari, ad averglielo lasciato fare, li avrebbero linciati... idioti a cui hanno privatizzato il cervello...). Niente pugna insomma.
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13/03/2006 23:21
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Nelle ultime righe, per chi non l'avesse capito, mi riferisco ai fatti di Milano. Not equivocate...
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