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Guerra greco-gotica

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2014 23:55
20/06/2014 12:54
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Tribunus Angusticlavius
L'ambizioso e ottimistico progetto giustinianeo di riconquista del Mediterraneo occidentale fu consentito dallo sviluppo economico e dal rafforzamento dell'Oriente dell'inizio del VI secolo e dettato da forti ragioni politiche ed ideologiche, dato che i territori perduti dell'Occidente erano considerati sempre appartenenti per diritto all'Impero e la concezione mistico-politica della sovranità bizantina riteneva l'imperatore investito da Dio allo scopo di recuperarli secondo l'ideale di Impero ecumenico.
Se le vittorie di Costantinopoli furono inequivocabili (anche se la guerra gotica fu molto dura e complicata da ragioni politiche e con Totila si rischiò di perdere tutti i risultati ottenuti in Italia), d'altra parte le campagne militari ebbero costi enormi e il mantenimento diretto dei territori riconquistati creò una grande fragilità dal punto di vista strategico, soprattutto a causa dei nuovi sviluppi sul fronte orientale e balcanico.
La sconfitta dei Vandali, premio-conseguenza della vigorosa opera di costruzione e mantenimento di una nuova flotta adatta a coprire operativamente un così ampio scenario strategico, liberò il Mediterraneo dalla loro pirateria e rappresentò inoltre una prima grande vittoria dell'ortodossia sull'arianesimo; tuttavia i Romani avrebbero potuto, invece che annientarli, mantenerli diplomaticamente obbedienti come stato cuscinetto contro le incursioni dei Berberi e dei Mauri: la restaurazione della nuova provincia romana d'Africa infatti richiese sin da subito a Costantinopoli ingenti risorse per reprimere le sedizioni militari locali e le incursioni dei popoli dell'entroterra africano.
Come ricordato, l'Italia fu il teatro bellico più cruento di tutti, i Romani cercarono di mantenere in piedi gli assetti socio-economici pre-bellici, ma il crollo demografico, carestie, epidemie, la distruzione di numerose città (come Milano ad opera dei Goti e dei Burgundi nel 539) e la deportazione o lo sterminio degli abitanti (a Roma Vitige aveva tagliato i rifornimenti idrici, Totila aveva parzialmente distrutto le mura e per qualche tempo l'Urbe era rimasta spopolata), l'eliminazione dell'aristocrazia senatoria in quanto filo-bizantina (pur dopo decenni di attiva e felice cooperazione con Odoacre e Teodorico), i sovvertimenti sociali legati alle esigenze di reclutamento degli Ostrogoti, ed altre incursioni (come quella dei Franchi e degli Alemanni a fine guerra che arrivarono fino in Campania) avevano ormai causato quella frattura che, unita alla migrazione dei Longobardi nella penisola alla fine della decade successiva, segnò la fine del mondo tardoantico e l'inizio di quello altomedievale in Italia.
Nel 540 i Sasanidi approfittarono dell'impegno romano ad occidente per infrangere la "pace perpetua", durata otto anni, e saccheggiare ripetutamente i territori romani fino a far capitolare Antiochia, praticamente incontrastati dalle forze romane. Nel 561 gli Avari si affacciarono sul Danubio ed obbligarono Costantinopoli a versare un cospicuo tributo come prezzo per la loro alleanza.
Alla morte di Giustiniano l'equilibrio dell'Impero era precario e basato sui tributi forniti ai confinanti, un forte ridimensionamento dell'assetto giustinianeo si ebbe già sotto il successore Giustino II il quale, ripresa la guerra con la Persia (alienandosi inoltre attraverso una cattiva diplomazia il prezioso appaggio dei Gassanidi e perdendo durante la guerra l'importante città di Dara), non potè contrastare adeguatamente le incursioni dei Berberi e dei Visigoti (Africa e Spagna sarebbero andate perdute definitivamente nel VII secolo), mentre i Longobardi dilagarono in Italia, ormai sopolata dalla pestilenza, priva della difesa delle truppe mobili (che erano dispiegate altrove) e di un comando centrale organizzato efficientemente a seguito della rimozione di Narsete.
[Modificato da Legio XIII gemina 20/06/2014 18:43]


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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