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Guerra greco-gotica

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2014 23:55
18/06/2014 19:57
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Miles
Cosa ne pensate di questo conflitto e in generale delle ambizioni di Giustiniano riguardo all'occidente? I guerrieri bizantini: sapreste descriverli come equipaggiamento; non riesco a trovare informazioni riguardo loro.
19/06/2014 00:50
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Praefectus Fabrum
conflitto senza dubbio uno dei più brutali e devastanti della storia italiana, le cronache del tempo generalmente descrivono un generale immiserimento della penisola e l'ulteriore abbandono dei centri urbani che talvolta venivano pure rasi al suolo. Una campagna di inusitata violenza conclusa con successo sul piano militare ma con disfatta perché il sogno di Giustiniano era un progetto con basi fragili che non hanno retto al nuovo corso che si è creato nella Storia quale la peste di Costantinopoli e un secolo dopo l'avvento islamico nel Mediterraneo.

se fai ricerca su www.ospreypublishing.com/ puoi trovare molti testi sui bizantini anche se mancano monografie sulle guerre greco-gotiche.
[Modificato da Archita 19/06/2014 00:57]
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

http://www.storiainpoltrona.com/
20/06/2014 02:04
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Tribunus Angusticlavius
Secondo alcuni studiosi, i Goti di Genserico e Vindice nel VI secolo d.C. provocarono, con le loro incursioni, la devastazione e/o la distruzione di importanti città, tra cui Antium, nel Lazio. I barbari portarono un oblio in quegli anni: non si conoscono, ad esempio, i nomi di certi vescovi che governarono le diocesi di alcune città. La diocesi di Antium venne soppressa.
So che Roma venne ripetutamente conquistata, perduta e poi riconquistata dai bizantini contro i Goti.

Correggetemi se sbaglio.
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

20/06/2014 08:10
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Grazie, ho imparato molte cose nuove.
20/06/2014 12:54
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Tribunus Angusticlavius
L'ambizioso e ottimistico progetto giustinianeo di riconquista del Mediterraneo occidentale fu consentito dallo sviluppo economico e dal rafforzamento dell'Oriente dell'inizio del VI secolo e dettato da forti ragioni politiche ed ideologiche, dato che i territori perduti dell'Occidente erano considerati sempre appartenenti per diritto all'Impero e la concezione mistico-politica della sovranità bizantina riteneva l'imperatore investito da Dio allo scopo di recuperarli secondo l'ideale di Impero ecumenico.
Se le vittorie di Costantinopoli furono inequivocabili (anche se la guerra gotica fu molto dura e complicata da ragioni politiche e con Totila si rischiò di perdere tutti i risultati ottenuti in Italia), d'altra parte le campagne militari ebbero costi enormi e il mantenimento diretto dei territori riconquistati creò una grande fragilità dal punto di vista strategico, soprattutto a causa dei nuovi sviluppi sul fronte orientale e balcanico.
La sconfitta dei Vandali, premio-conseguenza della vigorosa opera di costruzione e mantenimento di una nuova flotta adatta a coprire operativamente un così ampio scenario strategico, liberò il Mediterraneo dalla loro pirateria e rappresentò inoltre una prima grande vittoria dell'ortodossia sull'arianesimo; tuttavia i Romani avrebbero potuto, invece che annientarli, mantenerli diplomaticamente obbedienti come stato cuscinetto contro le incursioni dei Berberi e dei Mauri: la restaurazione della nuova provincia romana d'Africa infatti richiese sin da subito a Costantinopoli ingenti risorse per reprimere le sedizioni militari locali e le incursioni dei popoli dell'entroterra africano.
Come ricordato, l'Italia fu il teatro bellico più cruento di tutti, i Romani cercarono di mantenere in piedi gli assetti socio-economici pre-bellici, ma il crollo demografico, carestie, epidemie, la distruzione di numerose città (come Milano ad opera dei Goti e dei Burgundi nel 539) e la deportazione o lo sterminio degli abitanti (a Roma Vitige aveva tagliato i rifornimenti idrici, Totila aveva parzialmente distrutto le mura e per qualche tempo l'Urbe era rimasta spopolata), l'eliminazione dell'aristocrazia senatoria in quanto filo-bizantina (pur dopo decenni di attiva e felice cooperazione con Odoacre e Teodorico), i sovvertimenti sociali legati alle esigenze di reclutamento degli Ostrogoti, ed altre incursioni (come quella dei Franchi e degli Alemanni a fine guerra che arrivarono fino in Campania) avevano ormai causato quella frattura che, unita alla migrazione dei Longobardi nella penisola alla fine della decade successiva, segnò la fine del mondo tardoantico e l'inizio di quello altomedievale in Italia.
Nel 540 i Sasanidi approfittarono dell'impegno romano ad occidente per infrangere la "pace perpetua", durata otto anni, e saccheggiare ripetutamente i territori romani fino a far capitolare Antiochia, praticamente incontrastati dalle forze romane. Nel 561 gli Avari si affacciarono sul Danubio ed obbligarono Costantinopoli a versare un cospicuo tributo come prezzo per la loro alleanza.
Alla morte di Giustiniano l'equilibrio dell'Impero era precario e basato sui tributi forniti ai confinanti, un forte ridimensionamento dell'assetto giustinianeo si ebbe già sotto il successore Giustino II il quale, ripresa la guerra con la Persia (alienandosi inoltre attraverso una cattiva diplomazia il prezioso appaggio dei Gassanidi e perdendo durante la guerra l'importante città di Dara), non potè contrastare adeguatamente le incursioni dei Berberi e dei Visigoti (Africa e Spagna sarebbero andate perdute definitivamente nel VII secolo), mentre i Longobardi dilagarono in Italia, ormai sopolata dalla pestilenza, priva della difesa delle truppe mobili (che erano dispiegate altrove) e di un comando centrale organizzato efficientemente a seguito della rimozione di Narsete.
[Modificato da Legio XIII gemina 20/06/2014 18:43]


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

20/06/2014 20:26
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Tribunus Angusticlavius
Certo che I Goti scorrazzarono in lungo e in largo per la Penisola, se nel 539 distrussero Mediolanum e solo due o tre anni prima avevano assediato Roma (Procopio di Cesarea, nel suo De bello Gothico, scriveva che i Romani, nel 536-537, si erano serviti del porto neroniano ad Antium, per inviare aiuti alle truppe nell'Urbe assediata dai Goti).

Non sapevo o non ricordavo che i Bizantini avessero avuto pure la Spagna e l'Africa.
Che le truppe mobili bizantine erano ormai assenti in Italia al tempo dei Longobardi, dimostra ormai che le truppe ausiliarie non cambiavano più come prima il loro stanziamento; si concentravano forse su un teatro operativo in modo permanente o comunque durevolmente. Forse sbaglio.
[Modificato da Iulianus Apostata 15/12/2014 23:55]
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Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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