UN'ANALISI DI SCENARIO
la scelta di Pompeo
di Nicola Zotti
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Questa fu la situazione strategica che Cesare si trovò ad affrontare quando l'11 gennaio del 49 a. C. tirò i dadi e attraversò il Rubicone, abbandonando il territorio di propria competenza per regolare i conti una volta per tutte con Pompeo e con il Senato.
Pompeo lo fronteggiava in Italia con sole 2 legioni veterane e ne stava reclutando in Italia altre 7: le prime non si può dire fossero pienamente affidabili, perché fino a poco tempo prima erano state comandate proprio da Cesare. Delle seconde, tanto fu improvviso l'attacco di Cesare, Pompeo poté tenere con sé nemmeno la metà, perché 4 furono repentinamente prese in consegna dallo stesso Cesare.
In Italia, Pompeo dunque fronteggiava con 2 legioni veterane e 3 di reclute un esercito cesariano che poteva oscillare tra le 15 e le 9 legioni delle quali 9 veterane e le altre di reclute. In effetti Cesare muoveva contro di lui con 3 legioni veterane e 2 di reclute arruolate tra i galli, oltre alle 4 sottratte al suo rivale: un rapporto di forze valutabile 3 a 2, quindi non esageratamente vantaggioso per Cesare, ma neppure tale da lasciare grandi speranze a Pompeo che si trovò costretto ad abbandonare l'Italia nelle mani di Cesare.
Questi potè quindi impadronirsi del reddito fornito dalla penisola e dalle isole ammontante complessivamente a 60 milioni di sesterzi, oltre che del tesoro conservato nei templi dell'Urbe, orientativamente altri 60 milioni di sesterzi: considerando anche il reddito della Gallia, Cesare aveva a disposizione una cifra a mala pena sufficiente a tenere in campo una trentina scarsa di legioni (il costo annuo per il mantenimento di una legione di 4.500 effettivi era circa 4 milioni di sesterzi).
Tante infatti ne tenne in campo in media durante la guerra civile, giungendo però anche a superare questa cifra: P. A, Brunt (Italian Manpower, 225 B,C - 14 A. D.) calcola che durante la guerra civile venne arruolato un cittadino romano su 4, su una popolazione maschile complessiva di 1.150.000 cittadini.
Le esigenze finanziarie di Cesare erano almeno in linea teorica rese ancora più sostanziose considerando i premi che egli promise ai soldati per acquisire la loro fedeltà: una cifra pari a quasi 4 miliardi di sesterzi, ovvero oltre 10 volte il totale delle entrate annuali della Repubblica. E per avere un'idea degli ordini di grandezza moltplicate per 8 e trasformate in euro. [NOTA: da Plinio Seniore, che comunque visse circa un secolo dopo i fatti, conosciamo il valore di alcuni beni dai quali ricaviamo che un "denarius" (all'epoca di Cesare ce ne volevano 16 per fare un sesterzio) equivale a circa mezzo euro].
In effetti, se si sommano le regalìe che Cesare avrebbe dovuto agli alti gradi militari oltre a quelle promesse ai militari ordinari, 20.000 sesterzi ad ogni legionario, 40.000 ai centurioni e 80.000 ai tribuni, agevolmente si supera questo già stratosferica somma: con il consueto realismo, Cesare però sapeva che se avesse vinto avrebbe avuto un intero impero da saccheggiare per mantenere le sue promesse e nel malaugurato caso contrario la morte lo avrebbe sollevato da qualsiasi obbligazione contratta in vita.
Dal canto suo Pompeo, decisosi per la fuga, aveva di fronte a sé tre opzioni: in quale delle tre aree controllate dal suo partito doveva dirigersi per proseguire la guerra contro Cesare? in Spagna, in Africa o in Oriente?
La scelta sarebbe stata influenzata solo da due ordini di fattori: il potenziale militare e la redditività economica della provincia. Pompeo, infatti, aveva una superiorità schiacciante per quanto riguardava la flotta (600 vascelli contro 150) e potendo contare sul dominio dei mari aveva la facoltà di indirizzarsi ovunque, senza il pericolo di essere intercettato e sconfitto in una battaglia navale.
Nonostante la superiorità navale, più difficile, invece, sarebbe stato nel corso della guerra trasferire risorse economiche e umane da una regione all'altra. E quindi la scelta della provincia nella quale trasferirsi era di fondamentale importanza.
Il fattore militare
La Spagna risulta essere la regione che avrebbe potuto fornire l'esercito complessivamente più numeroso, seguita dall'Africa, territorio nel quale Pompeo avrebbe anche potuto contare sulle 4 legioni organizzate secondo il sistema romano dal re numida Giuba, e infine dall'Oriente, nel quale stazionavano 2 legioni a ranghi ridotti e 4 a pieno organico: la scarsa popolazione asiatica arruolabile avrebbe consentito di portare a solo 8 legioni il totale delle forze in mano a Pompeo: a queste cifre, naturalmente, bisogna ricordare di aggiungere le 5 legioni che Pompeo era riuscito a portare con sé dall'Italia.
Il fattore economico
Pompeo ha a disposizione i due terzi delle risorse della Repubblica Romana, un patrimonio immenso.
Delle tre aree verso le quali Pompeo può indirizzarsi, la Spagna è quella che ha la reddiività minore mentre l'Oriente è di gran lunga la regione più ricca: così ricca che le sue risorse sarebbero state addirittura esagerate rispetto all'effettiva possibilità di spesa di Pompeo.
Nelle altre due aree Pompeo avrebbe dovuto per forza di cose ricorrere comunque a frequenti requisizioni per mantenere l' esercito.
Qualsiasi fosse la sua scelta, in virtù del predominio dei mari e soprattutto del controllo politico esercitato dai suoi rappresentanti, che garantiva la riscossione dei tributi, Pompeo avrebbe per lo meno potuto fare affidamento sulla capacità delle province di resistere in modo autonomo ad un'eventuale aggressione di Cesare anche in sua assenza.
Il fattore economico, quindi, ci appare di secondaria importanza rispetto a quello militare.
Riepilogando e sintetizzando i tre scenari:
La Spagna
1. Pompeo massimizza la forza militare,
2. può attaccare la Gallia dove Cesare ottiene circa la metà del suo reddito e dove Massilia si è schierata dalla sua parte,
3. essendo stato proconsole della provincia può contare sul sostegno della popolazione.
L'Africa
1. La forza militare di Pompeo, anche mediante il supporto del re Giuba, è consistente,
2. le condizioni operazionali sono ottimali, perché la posizione centrale consente di minacciare qualsiasi scenario e la distanza dall'Italia è molto ridotta,
3. in particolare può utilizzare la flotta per minacciare le isole italiane sottraendo il loro reddito a Cesare.
L'Oriente
1. Pompeo massimizza le entrate economiche,
2. può raggiungere l'Italia con appena un giorno di navigazione,
3. rende, però, più difficile una minaccia alle isole italiane con la flotta,
4. ha l'esercito più ridotto.
Conclusioni
La storia ci racconta che Pompeo decise di cercare rifugio in Oriente, per controllare direttamente la propria principale fonte di entrate: un comportamento opposto a quello di Cesare che fu molto meno oculato, come abbiamo visto, nel programmare le sue spese.
Nella circostanza, tuttavia, il comportamento da "buon padre di famiglia" di Pompeo si rivelerà controproducente.
Alla luce dell'analisi degli scenari, infatti, la scelta di Pompeo ci appare clamorosamente sbagliata: rinuncia infatti ad un esercito forte e alla mobilità strategica a vantaggio di un potenziale finanziario che non può spendere e di una vicinanza all'Italia che non può sfruttare.
La scelta migliore sembra essere quella di cercare rifugio in Spagna dove ha l'esercito maggiore e dove la flotta può accompagnarlo in manovre strategiche di più ampio respiro.
Anche l'Africa è nettamente preferibile all'Oriente, per quanto affidarsi al re Giuba non sia un atteggiamento particolarmente onorevole e privo di contropartite politiche. Una volta vinta la guerra con Cesare, però, non sarebbe stato certo re Giuba a poter arrestare l'ascesa di Pompeo.
[Modificato da Xostantinou 13/03/2011 15:11]
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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.
"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."
"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."
"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."
"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."
"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”