24/04/2010 14:06 |
|
| | | OFFLINE | | Post: 1.878 | Registrato il: 08/01/2009 | Città: LEVICO TERME | Età: 59 | Sesso: Maschile | Tribunus | |
|
davie, 24/04/2010 12.28:
Il fenomeno dal punto di vista produttivo, quindi agricolo va visto non tanto nella quantità di terra che viene strappata al bosco o alle paludi, perchè ci sono aree che risultano essere ad uso agricolo già da più di due secoli quindi il discorso della 'fine della terra disponibile' che alcuni portano ancora come elemento della crisi va rivalutato; non vale per l'interezza dell'Europa, ma solo per certe parti.
La crescita naturale della popolazione senza fatti traumatici è un dato naturale; la questione è che una crescita seppur lenta, ma secolare, se non viene adattata ad un miglioramento dei sistemi produttivi ( sementi utilizzati, animali più nutriti..) provoca una disponibilità procapite molto minore, con relative carenze alimentari e eccessiva facilità per le malattie di aggredire la popolazione.
Inoltre, da dati portati alla mano, la popolazione europea aveva, già a fine XIII secolo, rallentato la sua espansione. Dall'analisi dei pollini sembra che nei primi decenni del XIV secolo ci furono condizioni climatiche pessime che colpirono i raccolti.
Insomma quando arrivò la peste a metà del secolo, essa ebbe terreno facile su una popolazione e una agricoltura già in crisi.
bye
la crescita della popolazione aveva costretto ad usare terre meno produttive (vedi toponimi che richiamano la roncola come ronchi, Roncadelle ... ecc.) e quindi la minore produttività media del terreno aveva rallentato la crscita della popolazione.
|
|
|