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LENIN E LA RIVOLUZZIONE RUSSA

Ultimo Aggiornamento: 15/08/2006 09:51
06/08/2006 14:31
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Tribunus Angusticlavius
LENIN BIOGRAFIA E IDEE

Biografia
Il padre, Il’ja Nikolaevic (1831 – 1886), di religione ortodossa, era originario di Astrakhan; laureato in matematica col famoso Lobacevskij, fondatore della geometria moderna, dal 1863 insegnò matematica e fisica nel ginnasio di Niznij – Novgorod, dove nello stesso anno conobbe e sposò Mar'ja Aleksandrovna Blank (1835 – 1916); nel 1869 accettò l’incarico di ispettore delle scuole elementari del governatorato di Simbirsk, e vi si trasferì con la moglie, già incinta di Vladimir, e con i due figli Anna (1864) e Aleksandr (1866 – 1887). Nel 1874 venne nominato direttore scolastico, col grado di Consigliere di Stato e insignito dell’ordine di San Vladimiro, con il suo inserimento nella piccola nobiltà e il diritto alla trasmissibilità del titolo.

La madre, figlia di un medico di origine tedesca, luterana non praticante, allevò altri tre figli, Olga (1872 – 1891), Dimitri (1875) e Mar'ja (1878).

Nel 1879 Vladimir è iscritto alla I classe ginnasiale, nel 1883 il fratello maggiore Aleksandr si iscrive all’Università di Pietroburgo per studiare scienze naturali; il 12 gennaio 1886 muore il padre.


La situazione politica in Russia

La famiglia Ul'janov nel 1880Nella società russa, economicamente arretrata e rimasta feudale malgrado l’abolizione della servitù della gleba nel 1861, gli intellettuali raramente trovano impieghi e incarichi attraverso i quali esercitare quell’influsso economico, politico e ideologico che essi ritenevano dover loro spettare; non si uniscono alla borghesia mercantile, ancora rozza e ignorante, che essi disprezzano; di qui nasce il loro senso di frustrazione e l’ostilità verso i ceti privilegiati della nobiltà, economicamente parassitari ma che forniscono i quadri dell’esercito e della burocrazia, i fondamenti, insieme col clero, del regime autocratico zarista.

Le giovani generazioni di studenti divengono così i portatori delle istanze rivoluzionarie. Le idee di progresso, largamente diffuse in tutta l’Europa, presupponevano che la cultura, l’istruzione, il pensiero critico, favorissero l’evoluzione delle condizione dell’umanità. Gli intellettuali russi, gli unici possessori di un reale cultura nazionale, sarebbero così divenuti i promotori dell'elevamento del popolo, che per la Russia si identificava sostanzialmente con i contadini. Sono le tesi dei populisti, i narodniki, che svolgono la loro propaganda politica presso i contadini dai quali però non sono compresi e rifiutati. Il passaggio al terrorismo, con gli attentati contro gli zar, i suoi ministri e i dirigenti della polizia, è breve. Si illudono, con l’attività terroristica, di dare una dimostrazione fattiva del loro interesse per le istanze popolari e di far collassare dall’interno il regime autocratico.

L’1 marzo 1887, anniversario dell’assassinio dello zar Alessandro II, la polizia arresta i fratelli Anna e Aleksandr nella casa pietroburghese, affittata per frequentare l’Università, con l’accusa di cospirazione contro lo zar Alessandro III. Effettivamente Aleksandr, insieme con altri quattro giovani studenti, aveva progettato di attentare alla vita di Alessandro III e a tale scopo, esperto di chimica, aveva confezionato le bombe da utilizzare nell’attentato. Nel processo ammette le sue responsabilità e cerca di attenuare quelle dei complici; condannato a morte, il 5 maggio viene impiccato con i suoi compagni. La sorella Anna, del tutto estranea, viene rilasciata pochi giorni dopo.


La formazione politica

Vladimir Ul'janov nel 1887Il mese dopo Vladimir conclude gli studi ginnasiali a pieni voti. A stilare le note caratteristiche di Vladimir è il direttore della scuola; è curioso che egli sia Fiodor Kerenskij, il padre di Aleksandr, futuro avversario politico di Lenin: “Assai dotato, costante e intelligente, Ul'janov è sempre stato in testa alla sua classe e alla fine del corso ha meritato la medaglia d’oro come allievo più degno per l’esito, il profitto e il comportamento. Né dentro né fuori della scuola si è mai verificato un caso in cui Ul'janov potesse meritare per la parola o per il gesto una valutazione non positiva da parte dei superiori e insegnanti. Alla sua istruzione ed educazione morale hanno vigilato con cura i genitori e, a partire dal 1886, dopo la morte del padre, la madre sola, che ha consacrato tutte le sue energie a tutelare e allevare la prole. Fondamento: la religione e un’intelligente disciplina. I benefici frutti dell’ambiente domestico risultano evidenti dalla condotta di Ul'janov. Osservando più dappresso il genere di vita familiare e il carattere di Ul'janov non ho potuto fare a meno di notare in lui un riserbo talvolta eccessivo e un atteggiamento scostante anche verso persone di sua conoscenza e, fuori del ginnasio, verso compagni che sono il vanto della scuola; in genere, è poco socievole. La madre di Ul'janov non intende lasciare il figlio durante i suoi studi universitari”.

In realtà Vladimir non era più credente da almeno un anno. La condanna di Aleksandr aveva creato il vuoto intorno alla famiglia Ul'janov nella provinciale cittadina di Simbirsk; per questo motivo, gli Ul'janov nella stessa estate si trasferiscono a Kazan, e Vladimir si iscrive alla facoltà di legge nella locale Università.

Il 4 dicembre 1887 gli studenti di Kazan occupano l’Università per tenervi un’assemblea, rivendicando miglioramenti dell'attività didattica; l’iniziativa è considerata sovversiva e quella stessa notte la polizia arresta Vladimir e una quarantina di studenti. Si dice che all’osservazione del poliziotto che lo portava al commissariato chiedendogli: "Perché vi ribellate, giovanotto? Avete davanti a voi un muro", abbia risposto: "Sì, un muro cadente; basterà una spinta". Viene rilasciato due giorni dopo ed espulso dall’Università.

Le autorità lo confinano dapprima a Kokuskino, la cittadina di origine della madre che vi possiede una casa e poi, nel 1888, concedono alla famiglia Ul’janov di abitare nuovamente a Kazan. Qui Vladimir frequenta un circolo populistico della Narodnaja Vol'ja e per la prima volta si accosta al marxismo, con lo studio del Capitale di Marx. Nel 1889 gli Ul’janov, sempre sorvegliati dalla polizia per i trascorsi di Vladimir e della sorella Anna, abitano a Samara, dove la madre ha comprato una piccola proprietà agricola. In quello stesso anno il circolo populista di Kazan viene sciolto e i suoi membri arrestati. Intanto continua a studiare privatamente legge e ottiene di poter sostenere gli esami come studente esterno nell’Università di San Pietroburgo, dove si laurea nel novembre 1891. L’anno dopo è iscritto nell’Albo degli avvocati: sosterrà il patrocinio di sole dieci cause giudiziarie, perdendole tutte.


La polemica contro il populismo
Quando, nella primavera del 1893, si trasferisce a San Pietroburgo, la sua formazione politica è delineata: nel suo primo scritto, terminato nel 1893 ma pubblicato solo nel 1923, Nuovi spostamenti economici nella vita contadina, si occupa della obstcina, la tradizionale comunità rurale, di origine feudale, dei villaggi russi, osservando che in essa si producono differenze di classe, in quanto una piccola minoranza riesce ad accumulare progressivamente una maggiore quantità di terra mentre la maggioranza dei contadini s’impoverisce; questi ultimi, costretti al lavoro salariato nelle proprietà dei contadini più ricchi, acquisiscono in compenso mezzi monetari a loro prima sconosciuti, favorendo così la disgregazione dell’economia naturale della comunità e il sorgere di una economia di mercato, base del capitalismo.


Foto segnaletica di Lenin, 1895La sua analisi è una polemica contro le tesi dei populisti, che esaltano la comunità primitiva russa, ritenuta una società di eguali e contrapposta alle forme economiche capitalistiche, produttrici di disuguaglianze, senza avvedersi delle trasformazioni in senso capitalistico che anche in essa sono ormai operanti.

Nel 1894 scrive il breve saggio "Che cosa sono 'Gli amici del popolo' e come lottano contro i socialdemocratici", dove esalta la superiorità scientifica del marxismo rimproverando i populisti di soggettivismo sociologico: “Le condizioni storiche che avevano dato ai nostri soggettivisti il materiale per la loro teoria consistevano e consistono tuttora in rapporti antagonistici e hanno generato l’espropriazione del produttore [cioè la trasformazione del piccolo contadino e dell’artigiano in lavoratore salariato]. Non riuscendo a capire questi rapporti antagonistici, non riuscendo a trovare in essi elementi sociali che possano riscuotere l’adesione degli individui isolati, i soggettivisti si sono limitati a costruire teorie che consolino questi individui isolati, affermando che in realtà la storia è stata fatta da loro”.

I populisti, secondo Lenin, non vedono le trasformazioni in atto nella realtà della Russia, non colgono né le contraddizioni dello sviluppo della società russa né le contraddizioni del capitalismo.


L'organizzazione del partito rivoluzionario

Nadežda Krupskaja, la moglie di LeninNello stesso anno 1894 entra in contatto con il movimento, fondato dal maggior teorico marxista russo del tempo, Plekhanov, da Axel'rod e da Vera Zasulic, Emancipazione nel lavoro che confluirà nel 1898 nel POSDR, il Partito operaio socialdemocratico russo, fondato nel 1898 a Minsk. Nel dicembre 1895 viene arrestato durante gli scioperi degli operai di San Pietroburgo e condannato a tre anni di deportazione in Siberia. Qui scrive Lo sviluppo del capitalismo in Russia, pubblicato nel 1899; nel luglio del 1898 sposa Nadezda Krupskaja, anch'essa condannata in Siberia per reati politici.

Nel 1900, scontata la pena, per evitare l'assillo della sorveglianza poliziesca, sceglie volontariamente l’esilio, trasferendosi prima a Monaco di Baviera e poi a Zurigo, dove si unisce a Plekhanov e a Martov con i quali fonda il periodico Iskra (La scintilla) che esce a Monaco di Baviera e a Lipsia per essere poi diffuso clandestinamente in Russia.

Nel marzo 1901 fonda un'altra rivista da diffondere clandestinamente in Russia, Zarià (L'aurora). Dall'aprile comincia a firmare i suoi articoli con lo pseudonimo di Lenin e nello stesso periodo è raggiunto dalla moglie che ha finito di scontare un anno di confino in Siberia. L'anno 1902 si apre con i contrasti fra Lenin e Plekhanov sui principi che devono guidare il partito; alle tesi programmatiche di Plekhanov, Lenin risponde che "questo non è il programma di un partito che lotta praticamente, ma una dichiarazione di princìpi, quasi un programma di allievi del primo corso, là dove si parla del capitalismo in genere e non ancora del capitalismo russo". Secondo Lenin, a Plekhanov sfuggiva il rapporto del capitalismo russo con l'economia rurale, il fenomeno della disgregazione delle comunità contadine e la relazione fra le vecchie e nuove realtà sociali che emergono in Russia.


La concezione del partito e la coscienza di classe
Nel marzo 1902, Lenin pubblica presso l'editore Dietz di Stoccarda il saggio Che fare?, composto dal maggio 1901 al febbraio 1902. Nel Che fare?, che riprende il titolo di un romanzo dello scrittore russo Nikolai Cernyševskij che aveva affascinato piu' di una generazione di rivoluzionari russi, Lenin polemizza contro gli economicisti, per i quali "gli operai debbono condurre una lotta economica... che abbraccia anche la politica specificamente operaia, gli intellettuali marxisti fondersi con i liberali per la lotta politica"; in questo modo finiscono per negare la funzione del partito rivoluzionario. Negli anni Novanta ci fu una notevole estensione di scioperi spontanei: "Presi per sé, questi scioperi costituivano una lotta tradunionistica, ma non ancora socialdemocratica; annunciavano il risveglio dell’antagonismo tra operai e padroni, ma gli operai non avevano e non potevano avere ancora la coscienza dell’irriducibile antagonismo fra i loro interessi e tutto l’ordinamento politico e sociale contemporaneo, cioè la coscienza socialdemocratica. Gli scioperi della fine del secolo…restavano un movimento puramente spontaneo". La classe operaia, lasciata sola di fronte alle proprie condizioni, non supera i limiti dell’economicismo, del sindacalismo, non mette in discussione il sistema economico e sociale e resta succube della borghesia.


Un comizio di LeninLa coscienza politica socialista è la comprensione del rapporto che lega il capitalista all’ordinamento economico, alle istituzioni politiche e allo Stato. E’ illusorio credere di poter combattere il proprio avversario di classe senza combattere l’ordinamento che lo difende e di cui è espressione. Per questo non bastano i sindacati ma è necessario un partito: "La socialdemocrazia rivoluzionaria ha sempre compreso nella propria azione la lotta per le riforme... ma anche e innanzi tutto la soppressione del regime autocratico". Il pensiero politico socialista non è nato in conseguenza delle lotte economiche operaie ma fu lo sviluppo del pensiero di intellettuali rivoluzionari: "La coscienza politica di classe può essere portata all’operaio solo dall’esterno, cioè dall’esterno delle lotte economiche, della sfera dei rapporti fra operai e padroni. Il solo campo dal quale è possibile raggiungere questa coscienza è il campo dei rapporti di tutte le classi, di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e il governo, il campo dei rapporti reciproci di tutte le classi".

Nel luglio 1903, nel corso del II Congresso del Partito socialdemocratico russo tenuto a Bruxelles e poi a Londra, emergono contrasti tra i socialisti russi: da un lato i bolscevichi (maggioritari), guidati da Lenin e Plekhanov, sostengono la necessità di un partito fortemente centralizzato diretto da rivoluzionari di professione, dall’altro i menscevichi (minoritari), Aksel’rod, Vera Zasulic e Martov.

In Un passo avanti, due indietro (1904) Lenin commenta l'esito di quel congresso e completa la sua teoria del partito che per lui è un'organizzazione costruita dall'alto verso il basso: considerare autoritaria e burocratica questa concezione, come sostengono i menscevichi ma anche la socialdemocratica tedesca Rosa Luxemburg, "con la loro tendenza ad andare dal basso in alto, dando a qualsiasi professore, a qualsiasi studente di ginnasio, a ogni scioperante la possibilità di annoverarsi tra i membri del partito", significa privilegiare il movimento e la spontaneità contro la coscienza critica, diminuire il valore dell'iniziativa politica, avere una concezione deterministica dello sviluppo sociale - illudendosi di un presunto inevitabile crollo del capitalismo - e abbandonarsi alla politica del contingente, del caso per caso.

Pur essendo il partito della classe operaia, non s'identifica con essa, è la coscienza politica e teorica dell'avanguardia della classe che non coincide con la coscienza politica di tutta la classe operaia: "sarebbe codismo pensare che, con il capitalismo, tutta la classe sia capace di elevarsi alla coscienza e all'attività dell'avanguardia... dimenticare la differenza che esiste tra l'avanguardia e le masse che gravitano su di essa, dimenticare il dovere dell'avanguardia di elevare strati sempre più vasti al suo livello, vorrebbe dire ingannare se stessi".


La Rivoluzione del 1905
Le conseguenza di una grave carestia e la sconfitta nella guerra contro il Giappone mostrano l'inefficienza e la corruzione dell'autocrazia zarista: il 22 gennaio 1905 una dimostrazione popolare a Mosca viene repressa nel sangue dai cosacchi. Si ammutina la guarnigione di marina a Kronstadt, nel Mare del Nord, la corazzata Potemkin nel Mar Nero e si estendono scioperi e manifestazioni; si costituiscono per la prima volta i Soviet, consigli di delegati delle forze produttive del Paese. Nel novembre Lenin giunge a Pietroburgo, clandestinamente, sotto il nome di Karpov, e si rende conto del prossimo fallimento della rivoluzione; nel dicembre, al congresso del partito in Finlandia, chiede che i bolscevichi agiscano in piena autonomia dalle altre forze di opposizione al regime zarista.

Per la prima volta Stalin incontra Lenin: scriverà che, conoscendolo solo di fama, si era aspettato di vedere un gigante e quando vide che Lenin era un uomo perfettamente normale, ne restò deluso. Nel gennaio 1906 Lenin è a Mosca, per contrastare le elezioni del parlamento russo, la Duma, che considera manipolata dalle forze politiche reazionarie.

Ai primi del 1907 lo zarismo restaura pienamente l'autocrazia sciogliendo la Duma. Riflettendo sugli insegnamenti della fallita rivoluzione, Lenin afferma che il proletariato "deve sostenere qualunque borghesia, anche la peggiore, nella misura in cui lotti concretamente contro lo zarismo". La rivoluzione del 1905 fallì perché la borghesia russa, troppo debole ancora rispetto allo zarismo, non cercò il potere democratico, ma solo un accordo con l’autocrazia, perché era troppo forte, in essa, il timore di aprire la strada a una rivoluzione proletaria.

Per i menscevichi, invece, il proletariato deve sì appoggiare le rivoluzioni che abbiano un contenuto borghese, perché porterebbero a un regime democratico ove, in condizioni più favorevoli, la classe operaia può svolgere la sua lotta rivoluzionaria per il socialismo, ma non deve mettersi a capo di quella rivoluzione, non può esserne protagonista e deve rimanere all’opposizione.

Per Lenin, al contrario, solo se gli operai (i proletari) e i contadini (i piccolo borghesi) saranno i protagonisti di una rivoluzione democratica, questa sarà vittoriosa: "La lotta del proletariato per la libertà politica democratica è una lotta rivoluzionaria, perché mira alla piena sovranità del popolo. La lotta della borghesia per la libertà è una lotta opportunistica, perché mira alla divisione del potere fra l’autocrazia e le classi abbienti". Il proletariato deve operare insieme con la borghesia l’abbattimento del potere reazionario zarista, instaurando una dittatura democratica degli operai e dei contadini; quando fossero realizzate le libertà democratiche, il proletariato e il partito socialdemocratico che lo guida si dovranno porre il problema dell’abbattimento del potere democratico per l’instaurazione del socialismo, attraverso la dittatura della classe operaia.

Sono i temi che si ripresenteranno, in forme più sviluppate e drammatiche, nel 1917.


Materialismo ed empiriocriticismo

Ernst MachNel 1909 Lenin pubblica Materialismo ed empiriocriticismo, in polemica con il compagno di partito Aleksandr Bogdanov il quale sostiene che l'unica realtà è l'esperienza, riprendendo tesi filosofiche di Richard Avenarius e di Ernst Mach. Preoccupato di impedire ogni deviazione idealistica nelle teorie marxiste, Lenin afferma che "l'unica proprietà della materia... è la proprietà di essere una realtà obiettiva, di esistere fuori della nostra coscienza... le nostre sensazioni, la nostra coscienza, sono solo l'immagine [il riflesso o il rispecchiamento] del mondo esterno". Pertanto la verità non è, come sostengono gli empiriocriticisti, "una forma organizzatrice dell'esperienza" ma è il modo di essere dell'oggetto a cui il pensiero umano si avvicina secondo una dialettica fra verità assoluta e relativa.


L'imperialismo
Dal 1912 al 1916 studia il fenomeno dell'imperialismo. Già il socialdemocratico austriaco Hilferding nel suo Il capitale finanziario, nel 1909 aveva individuato nella formazione del capitale finanziario - fusione di capitale bancario e industriale - la premessa delle politiche imperialistiche. Lenin gli rimprovera di trascurare la divisione del mercato mondiale operata dai trusts internazionali e la formazione di una classe parassitaria di possessori di reddito azionario:

"...il capitalismo ha la proprietà di staccare il possesso del capitale dal suo impiego nella produzione, il capitale liquido dal capitale industriale e produttivo, di separare il 'rentier', che vive soltanto del profitto tratto dal capitale liquido, dall'imprenditore... l'imperialismo, cioè l'egemonia del capitale finanziario, è lo stadio supremo del capitalismo in cui tale separazione assume le maggiori dimensioni".
Ne sono conseguenze i diversi fenomeni speculativi, finanziari, di Borsa, dei terreni, immobiliari. Se la forma dominante del capitale non è più quella industriale ma finanziaria, se

"per il vecchio capitalismo, sotto il pieno dominio della libera concorrenza, era caratteristica l'esportazione di merci, per il nuovo capitalismo, sotto il dominio dei monopoli, è caratteristica l'esportazione del capitale... la necessità dell'esportazione di capitale è determinata dal fatto che in alcuni paesi il capitalismo è diventato più che maturo e al capitale... non rimane più un campo di investimento redditizio ".
In questa fase, secondo la visione leniniana, si mostra più palesemente il carattere antisociale e l'irrazionalità del capitalismo e la conflittualità che esso provoca fra la sua necessità di profitto e i bisogni sociali della popolazione. Si può riassumere la definizione leniniana di imperialismo come "capitalismo giunto alla fase dello sviluppo in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, ha acquisito grande importanza l'esportazione dei capitali, è iniziata la divisione del mondo fra i trust internazionali e i maggiori paesi capitalistici si sono divisi l'intera superficie terrestre"


La I Guerra Mondiale

Soldati tedeschi in trinceaAllo scoppio della prima guerra mondiale, i partiti socialisti francese e tedesco votano i crediti di guerra, sostenendo lo sforzo bellico dei rispettivi governi; Lenin denuncia il fallimento della Seconda Internazionale che ha tradito lo spirito dell’internazionalismo: nelle conferenze di Zimmerwald, nel 1915, e di Kienthal, nel 1916, sostiene la necessità di trasformare la guerra, che definisce imperialista, in rivoluzione. Fra le parti in guerra non c’è differenza; il significato di nazionale che ogni borghesia cerca di attribuire alla propria guerra, nasconde il reale contenuto di rapina: "La Germania si batte non per liberare ma per opprimere le nazioni. Non è compito dei socialisti aiutare il brigante più giovane e forte a depredare i briganti più vecchi e nutriti”.

Si può distinguere tra guerra giusta e ingiusta: indipendentemente da colui che attacca per primo, è aggressore colui che opprime; se l’oppresso lotta contro l’oppressore, conduce una guerra giusta. La parola d’ordine della difesa della patria è legittima e progressista in caso di guerra di liberazione nazionale ma è reazionaria nel caso di guerra imperialista. "Il periodo dal 1789 al 1871 fu l’epoca di un capitalismo progressivo in cui l’abbattimento del feudalesimo, dell’assolutismo e la liberazione dal giogo straniero erano all’ordine del giorno della storia. Su questa unica base, si poteva ammettere la ‘difesa della patria’, cioè la lotta contro l’oppressione. Oggi si potrebbe ancora applicare questa concezione in una guerra contro le grandi potenze imperialistiche, ma sarebbe assurdo applicarla in una guerra fra queste grandi potenze, in cui si tratta di sapere chi saprà spogliare meglio i paesi balcanici, l’Asia minore ecc... una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, che augurarsi la sconfitta del proprio governo... la rivoluzione in tempo di guerra è la guerra civile; la trasformazione della guerra dei governi in guerra civile è facilitata dalla sconfitta di questi governi..."


La Rivoluzione del 1917
Quando scoppia la Rivoluzione in Russia nel febbraio del 1917 Lenin è ancora esule in Svizzera. Rientrato a Pietroburgo, ribattezzata Pietrogrado all’inizio della guerra, nelle "Tesi di Aprile" traccia per i bolscevichi un programma in 10 punti:

"1... la guerra... rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché minima concessione al "difensismo rivoluzionario"... Data l'innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario, che accettano la guerra come una necessità e non per spirito di conquista, e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l'errore in cui cadono, svelando il legame indissolubile esistente fra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che è impossibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale. Organizzare la propaganda più ampia di questa posizione nell'esercito combattente. Fraternizzare.

2. L'originalità dell'attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell'insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini...

3. Non appoggiare in alcun modo il Governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo, invece di "rivendicare" - ciò che è inammissibile e semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico.

4. Riconoscere che il nostro partito è in minoranza... nella maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunistici piccolo-borghesi... Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono l'unica forma possibile di governo rivoluzionario... svolgeremo un'opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai...

5. Niente repubblica parlamentare - ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un passo indietro - ma Repubblica dei Soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto. Sopprimere la polizia, l'esercito e il corpo dei funzionari. Lo stipendio dei funzionari - tutti eleggibili e revocabili in qualsiasi momento - non deve superare il salario medio di un buon operaio...

6. Nel programma agrario spostare il centro di gravità sui Soviet dei deputati dei salariati agricoli. Confiscare tutte le grandi proprietà fondiarie. Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione di Soviet locali di deputati dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire i Soviet dei deputati dei contadini poveri...


Lenin proclama il potere sovietico, dipinto di Serov7. Fusione immediata di tutte le banche del paese in un'unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai.

8. Il nostro compito immediato non è l'"instaurazione" del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai.

9. Compiti del partito: convocare immediatamente il congresso del partito; modificare il programma del partito, principalmente: sull'imperialismo e sulla guerra imperialistica; sull'atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello "Stato-Comune"; emendare il programma minimo, ormai invecchiato; cambiare il nome del partito.

10. Rinnovare l'Internazionale..."

In luglio, a Pietrogrado, una manifestazione di centinaia di migliaia di bolscevichi si conclude con gravi incidenti e Lenin, accusato con altri dirigenti di aver organizzato una sommossa, per evitare l’arresto si nasconde in Finlandia, allora regione dell’Impero russo, dove compone l’opera Stato e Rivoluzione, prospettando le linee di una futura società socialista.

Rientrato clandestinamente a Pietrogrado, prepara la rivoluzione: il 25 ottobre (7 novembre) 1917, le guardie rosse, milizie operaie bolsceviche, e forze militari passate dalla parte dei bolscevichi occupano il Palazzo d’Inverno, sede del governo di Kerenskij, il quale fugge su un’automobile dell’ambasciata americana.


Lenin nel suo ufficio, 1918La sera del giorno dopo Lenin, nel palazzo dello Smolnij, la sede del Comitato esecutivo dei Soviet, legge i decreti sulla pace, che prevedono trattative immediate, senza annessioni e indennità e sull'abolizione della proprietà privata della terra; il menscevico Nikolaj Sukhanov, contrario a quella svolta che considera prematura e dannosa, e che scriverà la cronaca di tutte le giornate della Rivoluzione, descrive così quella serata: "Alle lunghe ovazioni seguì il canto dell'Internazionale. Di nuovo acclamarono Lenin, di nuovo urrà e berretti in aria. Venne intonata la marcia funebre in memoria delle vittime della guerra. Poi ancora evviva... Tutta la presidenza, con alla testa Lenin, si levò in piedi e cominciò a cantare: i volti erano eccitati e ispirati, gli occhi ardenti. Ma ancor più interessante era la massa dei delegati: il suo stato d'animo cominciò a migliorare. L'insurrezione si era svolta in modo tanto facile e inaspettato!... La coscienza del successo si diffuse e si cominciò a ragionare sui suoi risultati. Le masse furono pervase dalla fiducia che tutto sarebbe andato per il meglio anche in seguito. Cominciarono a credere che la pace, la terra, il pane fossero ormai vicini..."

Lenin trovò una Rolls Royce nel garage dello zar e decise di usarla come auto ufficiale quando si doveva muovere per motivi istituzionali.


La conquista del potere

Il corpo di Lenin nel MausoleoGli anni dal 1918 al 1921 vedono la firma del trattato di pace con la Germania il 3 marzo 1918, la guerra civile contro le armate dei Bianchi, forze monarchiche finanziate e appoggiate militarmente da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Giappone e, segretamente, anche dall'Italia, la fondazione, il 2 marzo 1919, della III Internazionale comunista e il "comunismo di guerra"; alla fine della guerra civile, le gravi condizioni dell’economia russa lo convincono ad avviare la NEP, una nuova politica economica che ammette la presenza di una parziale economia di mercato.

Dopo la concessione del diritto di autodeterminazione a diversi territori che già facevano parte dell'impero zarista, il 30 dicembre 1922 la Russia si trasforma in Unione Sovietica.

Malato dal 1922, le condizioni di Lenin si aggravano progressivamente fino alla completa paralisi e alla morte nel 1924. Il suo corpo, imbalsamato, è esposto a Mosca in un mausoleo ai piedi delle mura del Cremlino.


L'eredità leninista

Aleksander Gerasimov (1930): Lenin alla tribuna
Lenin a MoscaAlle critiche, di origine socialdemocratica, che considerano la Russia immatura per il socialismo, nel 1923 Lenin risponderà:"..ma un popolo che era davanti a una situazione rivoluzionaria, quale si era creata nella prima guerra imperialista, sotto l'imminenza di questa situazione senza via di uscita, non poteva forse gettarsi in una lotta che gli apriva almeno qualche speranza di conquistarsi condizioni non del tutto ordinarie per un ulteriore progresso della civiltà?

La Russia non ha raggiunto il livello di sviluppo delle forze produttive sulla base del quale è possibile il socialismo. Tutti gli eroi della II Internazionale...presentano questa tesi come oro colato...la considerano decisiva per l'apprezzamento della nostra rivoluzione.

Ma che cosa fare se l'originalità della situazione ha innanzi tutto condotto la Russia nella guerra imperialista mondiale, nella quale erano coinvolti tutti i paesi dell'Europa occidentale che avevano una qualche influenza, ha creato per il suo sviluppo...condizioni in cui noi potevamo attuare precisamente quella unione della guerra dei contadini con il movimento operaio, di cui parlava, come di una prospettiva possibile, un marxista come Marx, nei 1856, a proposito della Prussia?

Che fare se la situazione, assolutamente senza vie d'uscita, decuplicava le forze degli operai e dei contadini e ci apriva più vaste possibilità di creare le premesse fondamentali della civiltà, su una via diversa da quella percorsa da tutti gli altri Stati dell'Europa occidentale? Forse che per questo la linea generale dello sviluppo della storia mondiale si è modificata? Si sono forse perciò cambiati i rapporti fondamentali tra le classi principali di ogni Stato...?

Se per creare il socialismo occorre un certo grado di cultura (quantunque nessuno possa dire quale sia di preciso questo certo grado di cultura, dato che esso è diverso in ogni Stato dell'Europa occidentale), perché non dovremmo allora cominciare con la conquista, per via rivoluzionaria, delle premesse necessarie per questo certo grado, in modo da potere in seguito - sulla base del potere operaio e contadino e del regime sovietico - metterci in marcia per raggiungere gli altri popoli?..."

[Modificato da -kapo- 06/08/2006 14.31]

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