È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 















La più grande comunità italiana sui videogiochi Total War di Creative Assembly
  

Total War: Warhammer | Total War: Attila | Total War: Rome 2 | Total War: Shogun 2
Napoleon: Total War | Empire: Total War | Medieval II: Total War | Rome: Total War

LEGGETE IL NOSTRO REGOLAMENTO PRIMA DI PARTECIPARE. PER FARE RICHIESTE DI SUPPORTO, LEGGETE PRIMA QUESTA DISCUSSIONE.

 

 
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

LENIN E LA RIVOLUZZIONE RUSSA

Ultimo Aggiornamento: 15/08/2006 09:51
05/08/2006 17:53
OFFLINE
Post: 5.380
Registrato il: 03/02/2006
Età: 33
Sesso: Maschile
Praefectus Castrorum
Qualcuno saprebbe dirmi in modo preciso in che concetti era diversa l´ideologia comunista di Lenin da quella originaria di Marx ed Engels e per caso se nella rivoluzione russa tutti i comunisti,socialisti,anrchici e diverse ideologie di sinistra erano unite per combattere l´esercito zarista, o purtroppo c´erano divisioni all´interno dell´esercito rosso nella rivoluzione russa come successe nella guerra civile spagnola, che l´esercito della repubblica era frammentato,diviso tra anarchici, socialisti, comunisti....

SE qualcuno lo sa mi potrebbe dare un link con informazioni, libri, o spiegare in modo breve per risovere i miei dubbi e ignoranze?
GRazie in anticipo.
----------------------------------------
_________________________________
Come i nostri predecessori gli indiani ci accomuna un certo timore del sesso un eccesso di lamentazione per i morti e un costante interesse per sogni e visioni- JIM MORRISON



05/08/2006 18:20
OFFLINE
Post: 385
Registrato il: 09/04/2006
Città: PALERMO
Età: 33
Sesso: Maschile
Principalis
Re:

Scritto da: Tercio Real 05/08/2006 17.53
Qualcuno saprebbe dirmi in modo preciso in che concetti era diversa l´ideologia comunista di Lenin da quella originaria di Marx ed Engels e per caso se nella rivoluzione russa tutti i comunisti,socialisti,anrchici e diverse ideologie di sinistra erano unite per combattere l´esercito zarista, o purtroppo c´erano divisioni all´interno dell´esercito rosso nella rivoluzione russa come successe nella guerra civile spagnola, che l´esercito della repubblica era frammentato,diviso tra anarchici, socialisti, comunisti....

SE qualcuno lo sa mi potrebbe dare un link con informazioni, libri, o spiegare in modo breve per risovere i miei dubbi e ignoranze?
GRazie in anticipo.



è un discorso molto complesso questo nn è il territorio della politica ma quello della filosofia.
Da quello che so il pensiero di lenin si basa sull'interpretazione teorico-pratica del marxismo.
Forse pertinax potrebbe darti una risposta
"Desidero che ciascuno di voi, viva felice ed in pace, ora che la guerre stanno per finire.
Tutti gli uomini mortali, da ora in avanti, vivranno uniti in un solo popolo e lavoreranno pacificamente per il bene comune.
Dovrete considerare tutto il mondo come il vostro paese, un paese con il migliore governo possibile, con delle leggi comuni, senza distinzione di razza.
Io non faccio distinzione, come altre menti ottuse fanno, fra Greci e Barbari. Non sono interessato alle origini razziali dei sudditi. Li distinguo solamente sulla base delle loro qualità.
Per me, ogni straniero è un greco ed ogni cattivo greco è un barbaro.
Se ci sono delle differenze fra di voi, non dovete risolverle con le armi, ma con la pace. Se ce ne sarà necessità, io agirò come vostro tramite.
Nn dovete pensare a Dio come a un despota autoritario, ma come ad un padre comune, cosicchè la vostra condotta assomigli a quella di tanti fratelli, che appartengono alla stessa famiglia.
Per quello che mi riguarda, io considero tutti, siano essi bianchi o neri, uguali.
E vorrei che non foste solo sudditi del mio impero, ma anche partecipi alleati.
Dovreste considerare il Giuramento che abbiamo fatto stanotte come un Simbolo di Amore".

Alessandro, dal discorso alle truppe a Babilonia

Avrebbe potuto restarsene a casa in Macedonia, sposarsi, avere una sua famiglia, sarebbe stato celebrato da morto. Ma non era questo Alessandro. Tutta la vita ha combattuto per liberarsi dalla paura e così lottando, così solo, è diventato libero. L'uomo più libero che abbia mai conosciuto. La solitudine crescente e l'impazienza di coloro che non riuscivano a capire furono la sua vera tragedia e se il suo desiderio di riconciliare greci e barbari finì nel baratro del fallimento...e che fallimento, il suo fallimento superò qualunque successo ottenuto dagli altri. Io ho vissuto una lunga vita Kadmo ma gloria e memoria apparterrano per sempre a coloro che seguiranno la propria grande visione e il più grande di questi è colui che ora chiamano Megas Alexandros, Alessandro il grande. (Dal film Alexander)

Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno(Giovanni Falcone)
05/08/2006 21:07
OFFLINE
Post: 3.452
Registrato il: 16/12/2005
Città: TARANTO
Età: 44
Sesso: Maschile
- Moderatore -
Praefectus Fabrum
la differenza più cruciale è una :

il ruolo del Partito nella Rivoluzione.

Lenin riteneva che il partito diventasse "avanguardia" del proletariato senza attendere "senza far nulla" l'inevitabile declino della borghesia e l'inevitabile ( per i marxisti ) passaggio dei mezzi di produzione e il paradiso finale " dove chiunque ha per sè" senza classi e senza mezzi di produzione.

Lenin riteneva che la rivoluzione doveva essere provocata e guidata e portata nel mondo con ogni mezzo usando l'URSS come trampolino di lancio.

I marxisti del socialismo rivoluzionario invece rifiutavano il ruolo dirigenziale del Partito e ritenevano che la rivoluzione doveva essere spontanea e internazionale e, ritenendo le leggi di marx infallibili, preferivano aspettare.

non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

http://www.storiainpoltrona.com/
06/08/2006 12:54
OFFLINE
Post: 2.556
Registrato il: 05/01/2006
Città: COLLEFERRO
Età: 33
Sesso: Maschile
Tribunus Angusticlavius
un pò di informazioni:
a Rivoluzione russa è stata un evento sociopolitico che ha influenzato la storia mondiale di tutto il XX secolo.
L'Unione Sovietica, nata dalla Rivoluzione, fu il primo tentativo, su scala nazionale, di applicazione pratica delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels.
All'inizio del 1917 la Russia, dopo tre anni di guerra, era stremata. Le perdite ammontavano a più di sei milioni tra morti, feriti e prigionieri e tranne alcune vittorie sul fronte austriaco, vittorie ormai vanificate dagli eventi, la Russia aveva subito una grave serie di sconfitte che avevano comportato la perdita della Polonia russa portando così il fronte all'interno dei suoi confini stessi.
Nelle città mancavano viveri e combustibile anche a causa dello stato disastroso in cui versava il sistema ferroviario e nelle campagne l'inquietudine dei contadini aumentava a causa del sempre maggior numero di reclutati per la guerra.
Il regime zarista chiuso a riccio nella difesa del principio dell'autocrazia aveva ormai perso del tutto il contatto con la realtà della Russia, al punto che anche molti degli elementi più conservatori delle classi tradizionalmente alleate del regime stavano prendendo coscienza che solo un'uscita di scena di Nicola II, e forse dello stesso zarismo, avrebbero loro permesso di mantenere il controllo dello stato.

Vi prendo da Wikipedia anche la cronologia.

Gennaio

Scioperi e agitazioni a Pietrogrado
Febbraio

La rivoluzione di febbraio
26 -- 50 dimostranti vengono uccisi in Piazza Znamenskaya
27 -- Le truppe si rifiutano di sparare sui dimostranti, diserzioni. Prigioni, tribunali e il palazzo dell'Okhranka vengono incendiati. Le guarnigioni si uniscono ai rivoluzionari. Si forma il Soviet di Pietrogrado.
Marzo

1 -- Ordine Nr.1 del Soviet di Pietrogrado
2 -- Nicola II abdica. Si forma un governo provvisorio sotto il Primo Ministro Principe Lvov
Aprile

3 -- Ritorno di Lenin in Russia. Pubblica le sue Tesi di Aprile.
20 -- Viene pubblicata la nota di Miliukov. Cade il governo provvisorio
Maggio

5 -- Si forma un nuovo governo provvisorio. Kerensky ministro della guerra e della marina
Giugno

3 -- Primo Congresso Pan-russo dei Soviet a Pietrogrado. si chiuderà il 24.
16 -- Kerensky ordina l'offensiva contro le forze Austro-Ungariche. Successo iniziale

Vladimir Lenin, capo della Rivoluzione Bolscevica d'Ottobre
Luglio

2 -- Termina l'offensiva russa. Trotsky si unisce ai Bolscevichi
4 -- Dimostrazioni anti-governative a Pietrogrado
6 -- Contrattacco tedesco e austro-ungarico. I russi si ritirano nel panico, saccheggiando la città di Tarnopol. Viene ordinato l'arresto dei capi Bolscevichi
7 -- Lvov si dimette. Kerensky è il nuovo Primo Ministro
22 -- Trotsky e Lunacharskii arrestati
Agosto

26 -- Finisce il secondo governo di coalizione
27 -- Colpo di stato fallito del Generale Kornilov. Kornilov viene arrestato e imprigionato
06/08/2006 12:56
OFFLINE
Post: 2.556
Registrato il: 05/01/2006
Città: COLLEFERRO
Età: 33
Sesso: Maschile
Tribunus Angusticlavius
vita e storia di Karl Heinrich Marx

La giovinezza

La casa natale di Marx a TreviriKarl Heinrich Marx nasce da Hirschel Marx (1782 - 1838) - figlio di Marx Levi, rabbino di Treviri - avvocato di origine ebraica, descritto come uomo colto e fine, educato nel razionalismo illuminista, tanto da sapere a memoria Voltaire e Rousseau, il quale non si legò mai agli ambienti culturali ebraici e si battezzò nel 1817 nella religione luterana col nome di Heinrich, facendo battezzare anche i suoi figli nel 1824 per evitare le discriminazioni alle quali erano soggetti gli ebrei sotto la Prussia di Federico Guglielmo III di Prussia.

La Renania-Palatinato, cui Treviri (in tedesco, Trier) appartiene, avendo fatto parte della Francia dal 1736, era stata legata da vincoli commerciali con le altre città francesi godendo di tutte le riforme che la Rivoluzione e Napoleone I avevano introdotto in Francia. Con l'annessione alla Prussia nel 1815 perdette i diritti costituzionali e i vantaggi economici che il precedente legame con una nazione ben più progredita le aveva garantito.

Con il padre, che ebbe certamente un influsso considerevole sulla sua formazione intellettuale, Karl sarà sempre legato da vincoli di affetto e di stima; non così avvenne con la madre, Henrietta Pressburg (1787 - 1863), ritenuta una donna intellettualmente arida - ma era forse soltanto una persona molto semplice - che gli rimprovererà sempre di non essersi fatto una posizione adeguata al suo rango sociale e alle sue capacità intellettuali, né con i suoi fratelli, Sophie (1817 - 1883), Hermann (1819 - 1842), Henriette (1820 - 1856), Louise (1821 - 1893), Caroline (1824 - 1847) ed Eduard (1834 - 1837).

Nel 1830 si iscrive al liceo di Treviri ottenendo la licenza il 17 agosto 1835. Ci sono pervenuti i temi di greco, latino, matematica, francese, religione e tedesco; in questo, Considerazione di un giovane sulla scelta del proprio avvenire, scrive tra l'altro:"...la guida che ci deve soccorrere nella scelta d'una condizione è il bene dell'umanità, la nostra propria perfezione. Non si obietti che i due interessi potrebbero contrapporsi l'un l'altro...la natura dell'uomo è tale che egli può raggiungere la propria perfezione individuale solo agendo per il perfezionamento e il bene dell'umanità...".


Il giovane MarxNel 1835, su consiglio del padre, Karl si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Bonn, ma antepone agli studi di diritto quelli filosofici e letterari nei corsi tenuti da Wilhelm August Schlegel. Partecipa alla vita goliardica e bohémienne, alla quale si mescolano anche forme di opposizione politica, e sostiene il duello di rito fra le matricole universitarie, trascorrendo anche un giorno in prigione; si iscrive a un circolo di poeti e comincia a sentire il peso della sorveglianza poliziesca.

Nell'estate del 1836 conosce a Treviri e si fidanza segretamente con la bella Jenny von Westphalen (1814 - 1881), figlia del barone Ludwig von Westphalen; nell'autunno, su decisione della famiglia, Marx prosegue gli studi nell'Università di Berlino, dove fino a cinque anni prima aveva insegnato Hegel, con gli autorevoli giuristi Friedrich Carl von Savigny e Eduard Gans. Il primo, appartenente alla vecchia scuola storica, conservatore, considerava il diritto una creazione dell' anima popolare; il secondo, hegeliano e liberale, concepiva il diritto come prodotto dello sviluppo dialettico dell' Idea e, studioso anche del Saint-Simon, era favorevole a riforme sociali che alleviassero le condizioni delle classi popolari.

Con una formazione culturale di impronta illuministica, Marx inizia a scrivere una Filosofia del diritto che tuttavia interrompe dopo un centinaio di pagine, convinto che senza un sistema filosofico non si può concludere nulla. Durante il decorso di una malattia legge tutte le opere di Hegel, ricevendone una forte impressione.


Giovane hegeliano

Alla fine dell'anno Marx scrive e dedica tre quaderni di poesie alla fidanzata, il "Buch der Lieder" (Libro dei canti) e due "Bucher der Liebe" (Libri dell'amore) che non ci sono pervenuti; è invece pervenuto un quaderno di poesie dedicato il 10 novembre 1837 al padre in occasione del suo cinquantacinquesimo compleanno, comprendenti anche 4 epigrammi su Hegel; in uno è scritto:

Kant e Fichte vagavano fra nuvole / lassù cercando un paese lontano. / Io cerco d'afferrare con destrezza / solo quanto ho trovato sulla strada.
In quell'occasione, comunica al padre la decisione di abbandonare gli studi giuridici per dedicarsi a quelli filosofici.

L'hegelismo era l'espressione culturale e filosofica allora dominante in Prussia: i sostenitori del potere assoluto ne davano un'interpretazione conservatrice ed erano per questo motivo appartenenti alla cosiddetta destra hegeliana, mentre i fautori di un rinnovamento politico e culturale in senso liberale e democratico, definiti giovani hegeliani o sinistra hegeliana, esaltavano invece gli aspetti progressivi dell'hegelismo, in particolare della dialettica, per la quale tutta la realtà, anche sociale e politica, è un continuo divenire.

Non potendo attaccare l'assolutismo monarchico, la critica dei giovani hegeliani era rivolta contro la religione ufficiale: nel 1835 David Friedrich Strauss aveva pubblicato una eterodossa Vita di Gesù, e Bruno Bauer, docente di teologia, interpretava i vangeli come un insieme di miti.


Targa ricordo di Marx a Berlino - StralauMarx si trovò così a frequentare dal 1837, nel sobborgo di Stralau, il Doktorklub, un circolo berlinese di giovani hegeliani, che passò in breve da posizioni monarchiche liberali a posizioni giacobine, assumendo il nome de Gli amici del popolo.

Prepara, dalla fine del 1838 al 1840, una Storia della filosofia epicurea, stoica e scettica come tesi per la sua laurea ma, data la vastità dell'impegno, la interrompe; così si laurea in filosofia il 15 aprile 1841 nell'Università di Jena con una tesi sulla Differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro. Di essa, vale la pena citare i passi finali della prefazione:

"La filosofia...griderà sempre agli avversari con Epicuro: empio non è colui che nega gli dèi del volgo, ma colui che attribuisce agli dèi i sentimenti del volgo. La filosofia non fa mistero di ciò. La confessione di Prometeo: francamente, io odio tutti gli dèi è la sua propria confessione, la sentenza sua propria contro tutte le divinità celesti e terrestri che non riconoscono come suprema divinità l'autocoscienza umana. Nessuno può starle a fianco. Alle tristi lepri marzoline, che gioiscono dell'apparentemente peggiorata condizione civile della filosofia, essa replica quanto Prometeo replica al servo degli dèi Ermete: io, t'assicuro, non cambierei la mia misera sorte con la tua servitù. Molto meglio lo star qui ligio a questa rupe io stimo, che fedel messaggero esser di Giove. Prometeo è il più grande santo e martire del calendario filosofico."


L'impegno politico

Moses HessLa conclusione dei suoi studi universitari coincide con l'aggravarsi della repressione governativa sulla vita politica e culturale; a farne le spese, fra gli altri, è l'amico Bruno Bauer, cui è impedita l'attività accademica nell'Università di Jena. Lo stesso Marx, che pensava a una carriera universitaria, avverte l'urgenza di un diretto impegno politico. Esordisce con le Osservazioni sulle recenti istruzioni per la censura in Prussia, un articolo scritto tra il gennaio e il 10 febbraio 1842 per i "Deutsche Jahrbücher" (Annali tedeschi) di Arnold Ruge, il quale però, prudentemente, non lo pubblica: vedrà la luce soltanto il 13 febbraio 1843 negli "Anekdota zur neuesten deutschen Philosophie und Publizistik" (Aneddoti per la recente filosofia e pubblicistica tedesca).

Il debutto pubblico del Marx giornalista avviene pertanto il 5 maggio 1842 con i Dibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione dei dibattiti alla Dieta nella Rheinische Zeitung (Gazzetta renana), quotidiano di Colonia, finanziato dalla borghesia liberale renana, in cauta opposizione al regime prussiano e gestito dal circolo radicale capeggiato da Moses Hess, soprannominato il "rabbino rosso" per le origini ebraiche e le sue idee comuniste.

Nel settembre 1842 si trasferisce da Bonn a Colonia, per dedicarsi a tempo pieno all'attività pubblicistica: nell'ottobre è redattore capo del giornale che, affermatosi come il maggior organo di opposizione, riceve accuse di comunismo dalla reazionaria Gazzetta generale di Augusta a seguito di articoli di Hess che esaltavano le teorie di Fourier. Marx risponde che "la Rheinische Zeitung, che non può concedere alle idee comuniste, nella loro forma odierna, neppure attualità teoretica e quindi ancor meno desiderare o ritenere possibile la loro realizzazione pratica, sottoporrà queste idee a una critica approfondita. Ma se la Gazzetta d'Augusta pretendesse più che frasi brillanti, comprenderebbe che scritti come quelli di Leroux, Considérant e soprattutto la penetrante opera di Proudhon, non possono essere criticati con estemporanee trovate superficiali, ma solo dopo uno studio lungo, assiduo e molto approfondito". Dal tono circospetto della risposta, s'intuisce già un interesse di non poco momento da parte di Marx per tali idee.

Marx lascia il 17 marzo 1843 la redazione del giornale, che viene soppresso dal governo il 21 marzo, a causa della situazione in cui la censura pone il giornale; scrive al Ruge:"Ero stanco dell'ipocrisia, della brutalità poliziesca e anche del nostro servilismo. Il governo m'ha reso la mia libertà. In Germania non posso più intraprendere nulla: finirei col corrompermi".


Il periodo parigino

Jenny von WestphalenSposa Jenny il 19 giugno 1843 nella chiesa di san Paolo a Kreuznach, dove viveva la fidanzata, e partono insieme per Parigi, per pubblicare con Ruge la nuova rivista "Deutsch - franzosische Jahrbücher" (Annali franco - tedeschi) in collaborazione con Heinrich Heine, Moses Hess, Georg Herwegh e Friedrich Engels, che diviene da questo momento l'amico di tutta la sua vita.

Una lettera a Ruge nel settembre del 1843 chiarisce il senso della sua parziale presa di distanza dagli intellettuali della Sinistra hegeliana: "Come la religione è l'indice delle battaglie teoretiche degli uomini, lo stato politico lo è delle loro battaglie pratiche...il critico non solo può, ma deve interessarsi dei problemi politici...il nostro motto sarà: riforma della coscienza, non mediante dogmi, bensì mediante l'analisi della coscienza mistica oscura a sé stessa, sia che si presenti in modo religioso, sia in modo politico. Si vedrà allora come da tempo il mondo possieda il sogno di una cosa, di cui non ha che da possedere la coscienza, per possederla realmente..."

Degli Annali esce tuttavia solo un fascicolo doppio nel febbraio 1844; Marx vi pubblica La questione ebraica e l'Introduzione alla propria Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico - che tuttavia sarà pubblicata solo nel 1927 - in cui rileva come Hegel non subordini la realtà all' Idea ma, al contrario, conservi la presente realtà tedesca, fingendo di trascenderla, e spacci lo Stato prussiano come Idea di Stato. Una vera teoria della società è dunque possibile, secondo Marx, solo mettendo da parte ogni idea di società in generale, analizzando invece la società materialmente determinata. L'opera rappresenta il suo distacco dal pensiero hegeliano, del quale tuttavia non individua ancora il metodo di mistificazione della realtà.


La questione ebraica

Nella Questione ebraica risponde a Bruno Bauer che aveva giudicato impossibile l'emancipazione degli ebrei in Prussia; Marx sostiene che l'ebraismo è pienamente realizzato nella società borghese: per emancipare gli ebrei bisogna che tutti si emancipino da questa società.

...il giudaismo si è mantenuto nella società cristiana, anzi vi ha ottenuto la sua massima perfezione. L'ebreo, che sta nella società civile come membro particolare, è solo la manifestazione particolare dei giudaismo della società civile...Dalle sue proprie viscere la società civile genera continuamente l'ebreo.
...La concezione che si acquista della natura sotto la signoria della proprietà privata e del denaro, è il reale disprezzo, la pratica degradazione della natura, che esiste bensì nella religione ebraica, ma esiste soltanto nell'immaginazione. In questo senso Tommaso Münzer dichiara insopportabile che tutte le creature siano diventate proprietà, i pesci nell'acqua gli uccelli nell'aria, le piante sulla terra: anche la creatura dovrebbe diventar libera. Ciò che si trova astrattamente nella religione ebraica, il disprezzo della teoria, dell'arte, della storia, dell'uomo come fine a sé stesso, è il reale, consapevole punto di partenza, la virtù dell'uomo del denaro...
...Il cristianesimo è scaturito dal giudaismo. Nel giudaismo esso si è nuovamente dissolto. Il cristiano era fin da principio l'ebreo teorizzante, l'ebreo è perciò il cristiano pratico, ed il cristiano pratico è diventato nuovamente ebreo....Il cristianesimo è il pensiero sublime del giudaismo, il giudaismo è la piatta applicazione del cristianesimo, ma questa applicazione poteva diventare universale soltanto dopo che il cristianesimo in quanto religione perfetta avesse compiuto teoricamente l'autoestraniazione dell'uomo da sé e dalla natura...
Non appena la società perverrà a sopprimere l'essenza empirica del giudaismo, il traffico e i suoi presupposti, l'ebreo diventerà impossibile, perché la sua coscienza non avrà più alcun oggetto, perché la base soggettiva dei giudaismo, il bisogno pratico, si umanizzerà, perché sarà abolito il conflitto dell'esistenza individuale sensibile con l'esistenza dell'uomo come specie.
L'emancipazione sociale dell'ebreo è l'emancipazione della società dal giudaismo".
Nel "Vorwärts!" (Avanti!), giornale degli emigrati tedeschi a Parigi, Ruge pubblica Il re di Prussia e la riforma sociale, giudicando negativamente una sommossa di tessitori della Slesia nel giugno 1844, perché la considera senza prospettive politiche concrete. Marx risponde con l'articolo Osservazioni critiche a margine, considerando l'insurrezione del proletariato slesiano il segno che anche nell'arretrata Germania maturino condizioni rivoluzionarie, e rompe con Ruge, che accusa di intellettualismo estetizzante e di essere un rivoluzionario solo a parole.


I manoscritti economico - filosofici: l'alienazione
Intanto, nella primavera del 1844, elabora le linee di una critica dell'economia politica, considerata incapace di spiegare la proprietà privata, la cui origine Marx individua nel lavoro estraniato dell'operaio; l'emancipazione della società dalla proprietà privata potrà, a suo avviso, esprimersi politicamente soltanto con l'emancipazione dell'operaio: sono i Manoscritti economico - filosofici del 1844, editi solo nel 1932. In una suggestiva analisi che unisce la concretezza dell'indagine economica, utilizzando lo strumento della dialettica, alla critica della falsificazione della stessa dialettica in chiave 'spiritualistica' operata da Hegel e dai suoi seguaci, Marx dà la prima definizione teoretica del comunismo, come "la vera risoluzione dell'antagonismo fra esistenza ed essenza, tra oggettivazione e autoaffermazione, tra libertà e necessità, tra l'individuo e la specie". La società comunista è "l'unità essenziale...dell'uomo con la natura, la vera resurrezione della natura, il naturalismo compiuto dell'uomo e l'umanesimo compiuto della natura".


Georg Wilhelm Friedrich HegelNella società presente "l'operaio diviene tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che egli produce...diventa una merce tanto più vile quanto più grande la quantità di merce prodotta...l'operaio viene a trovarsi rispetto all'oggetto del suo lavoro come a un oggetto estraneo...l'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all'esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diviene di fronte a lui una potenza per sé stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto gli si contrappone ostile ed estranea".

E il lavoro alienato non è il soddisfacimento di un bisogno, ma un mezzo per soddisfare dei bisogni estranei al lavoro stesso; il lavoro non appartiene al lavoratore ma appartiene a un altro e dunque egli, lavorando, non appartiene a sé ma a un altro. Di conseguenza, il lavoratore è libero e si sente un uomo solo nelle sue funzione animali - mangiare, bere, procreare - mentre si sente un animale nel lavoro, cioè in quella che dovrebbe essere un'attività tipicamente umana. Nella società che ha a sua base la proprietà privata, "il denaro è il potere alienato dell'umanità".

"Quello che non posso come uomo e quindi quello che le mie forze individuali non possono, lo posso mediante il denaro. Dunque il denaro fa' di ognuna di queste forze essenziali qualcosa che essa in sé non è, cioè ne fa' il suo contrario".
Il denaro soddisfa i desideri e li traduce in realtà, traduce l'essere rappresentato in essere reale ma traduce anche, al contrario, la realtà a semplice rappresentazione:

"Se ho vocazione allo studio, ma non ho denaro per realizzarla...non ho nessuna vocazione efficace, nessuna vocazione vera. Al contrario, se non ho realmente nessuna vocazione, ma ho volontà e denaro, ho una vocazione efficace...il denaro è dunque l'universale rovesciamento delle individualità che capovolge nel loro contrario...muta la fedeltà in infedeltà, l'amore in odio, l'odio in amore, la virtù in vizio, il vizio in virtù...è l'universale confusione e inversione di tutte le cose..."
Senza la necessità sociale del denaro, cioè senza la proprietà privata,

"presupponendo l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore solo con amore, fiducia solo con fiducia. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo artisticamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini stimolandoli e sollecitandoli realmente. Ognuno dei tuoi rapporti con l'uomo e la natura dev'essere una manifestazione determinata e corrispondente all'oggetto della tua volontà, della tua vita individuale nella sua realtà. Se tu ami senza suscitare un'amorosa corrispondenza, se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d'amore, se nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un'infelicità".
Marx riprende inoltre l'interpretazione di Feuerbach dell'alienazione religiosa che egli tuttavia estende all'ambito economico individuato come fondamento di tutte le alienazioni umane:

"L'estraneazione religiosa avviene solo nella sfera della coscienza, dell'interiorità umana; l'estraneazione economica è invece l'estraneazione della vita reale, per cui la sua soppressione abbraccia entrambi i lati".
Ma è anche prossimo il distacco da Feuerbach e le fondazioni del materialismo storico - laddove scrive che "La religione, la famiglia, lo Stato, il diritto, la morale, l'arte non sono che modi particolari della produzione..." - e della filosofia della prassi, scrivendo che "...la soluzione delle opposizioni teoretiche [è] possibile solo in maniera pratica, ...non [è] solo un compito teoretico, ma un compito reale...".

Grazie ai rapporti della polizia prussiana sappiamo come egli, nell'estate del 1844, frequentasse i circoli degli operai e degli artigiani parigini e i socialisti Pierre-Joseph Proudhon, Louis Blanc e l'anarchico russo Michail Bakunin. Il governo prussiano ne chiede l'espulsione dalla Francia e Marx, con la moglie e la piccola figlia Jenny, il 5 febbraio 1845 si stabilisce a Bruxelles, dove è accolto a condizione che non pubblichi alcun scritto politico.


Il rovesciamento della dialettica hegeliana
Il periodo di Bruxelles è fecondo di studi teorici: già nel settembre del 1844 aveva scritto insieme con Engels La sacra famiglia o Critica della critica critica, una satira degli hegeliani di sinistra Bruno Bauer e altri, pubblicato nel 1845. In essa viene mostrata e messa in ridicolo la genesi dell'astrazione della realtà sensibile, la mistificazione della realtà prodotta dall'hegelismo:


Bruno Bauer"Se io, dalle mele, pere, fragole, mandorle - frutti reali - mi formo la rappresentazione generale frutto e immagino che il frutto - la mia rappresentazione astratta, ricavata dai frutti reali - sia un'essenza esistente fuori di me, sia anzi l'essenza vera della pera, della mela ecc., io dichiaro - con espressione speculativa - che il frutto è la sostanza della pera, della mela, della mandorla ecc. Io dico allora che per la pera non è essenziale essere pera, che per la mela non è essenziale essere mela. L'essenziale, in queste cose, non sarebbe più la loro esistenza reale, sensibilmente intuibile, ma l'essenza che ho astratto da esse e ad esse ho attribuito, l'essenza della mia rappresentazione il frutto. Io dichiaro allora che mera, pera, mandorla ecc., sono semplici modi di esistenza, modi del frutto. Il mio intelletto finito, sorretto dai sensi, distingue certamente una mela da una pera e una pera da una mandorla, ma la mia ragione speculativa dichiara inessenziale e indifferente questa diversità sensibile. Essa vede nella mela la stessa cosa che nella pera, nella pera la stessa cosa che nella mandorla, cioè il frutto. I frutti particolari e reali non valgono più che come frutti apparenti, la cui vera essenza è la sostanza, il frutto....Il minerologo la cui scienza si limitasse a dire che tutti i minerali sono in realtà il minerale sarebbe un minerologo solo nella sua immaginazione.
L'uomo comune non crede di dire nulla di straordinario quando dice che ci sono mele e pere. Ma il filosofo [hegeliano, speculativo], quando esprime queste esistenze in modo speculativo, ha detto qualcosa di straordinario. Ha compiuto un miracolo, ha prodotto dall' essere intellettuale irreale il frutto gli esseri naturali reali, la mela, la pera ecc.; cioè dal suo proprio intelletto astratto, che egli si rappresenta come un soggetto assoluto esistente fuori di sé, che egli si rappresenta qui come il frutto, ha creato queste frutta e in ogni esistenza che esprime, egli compie un atto creativo...dichiara la sua propria attività, mediante la quale egli passa dalla rappresentazione mela alla rappresentazione pera, essere l' autoattività del soggetto assoluto, del frutto.
Quest'operazione si chiama, con espressione speculativa: concepire la sostanza come soggetto, come processo interno, come persona assoluta, e questo concepire forma il carattere essenziale del metodo hegeliano".
In quest'opera Marx ed Engels fanno propria la concezione dell' umanesimo reale di Feuerbach, come confermerà lo stesso Marx, più di vent'anni dopo, scrivendo a Engels che quello scritto gli sembrava ancora buono, "quantunque il culto di Feuerbach faccia ora un'impressione molto umoristica".

In effetti, se anche nei Manoscritti economico - filosofici del 1844 Feuerbach era ancora il solo che sia in un rapporto serio e critico con la dialettica hegeliana, che abbia fatto vere scoperte in questo campo e che sia il vero vincitore della vecchia filosofia, già nella primavera del 1845 Marx aveva scritto poche righe su un quaderno che, ritrovato da Engels dopo la sua morte e pubblicato nel 1886 col titolo di Tesi su Feuerbach, oltre a essere un completo superamento delle concezioni feuerbachiane, mostra la fondazione di una filosofia storicamente del tutto originale, la filosofia della prassi, una gnoseologia che può ricevere conferma soltanto dall'attività rivoluzionaria volta alla liberazione dell'uomo dall'alienazione sociale.



La fondazione del Partito comunista

Il giovane EngelsCon Engels scrive L'ideologia tedesca, un attacco alla filosofia tedesca del tempo, rappresentata da Ludwig Feuerbach, Bruno Bauer e Max Stirner, pubblicata solo nel 1932 perché, dopo l'avvenuta impossibilità di pubblicazione, il manoscritto fu abbandonato "alla rodente critica dei topi" dai due autori i quali, avendo chiarito a sé stessi i fondamenti teorici del nuovo materialismo, erano decisi ad affrontare i problemi, più urgenti e politicamente più rilevanti, della critica dell'economia e del diretto impegno nell'attività politica.

Nell'estate del 1845 Marx e Engels entrano in rapporto a Londra con l' Associazione dei lavoratori tedeschi, emanazione legale inglese della clandestina Lega dei Giusti, società internazionale che raccoglieva adesioni soprattutto fra gli emigrati politici tedeschi. Teorico della Lega era allora Wilhelm Weitling, un sarto tedesco, autore nel 1842 delle Garanzie dell'armonia e della libertà, conosciute e apprezzate da Marx, non per il contenuto teorico, un misto di comunismo primitivo e di messianismo paleocristiano, quanto per la manifestata necessità di una organizzazione e di una conseguente azione rivoluzionaria. Per Weitling, il popolo era già pronto per una società comunista, a creare la quale bastava l'azione decisa di un pugno di rivoluzionari.

Nell'autunno del 1845, convinto della necessità di superare tanto le teorie utopistiche che i moti avventurosi, Marx propone la costituzione di "Comitati di corrispondenza" che mettano in contatto le diverse associazioni comuniste internazionali, in particolare tra Francia, Germania e Inghilterra, per definire teorie condivise e azioni rivoluzionarie comuni.

Il 30 marzo 1846, a Bruxelles si tiene una riunione alla quale sono presenti Marx, Engels, Weitling, il belga Philippe Gigot, i tedeschi Edgar von Westphalen, cognato di Marx, Joseph Weidemeyer, Sebastian Seiler e il russo Pavel Annenkov che scrive una relazione della seduta:"Weitling parlò per primo, ripetendo tutti i luoghi comuni della retorica liberale e avrebbe senza dubbio parlato più a lungo se Marx non l'avesse interrotto, la fronte aggrottata per la collera. Nella parte essenziale della sua risposta sarcastica, Marx dichiarò che sollevando il popolo senza fondarne in pari tempo l'attività su basi solide, lo si ingannava. Far nascere speranze fantastiche non portava alla salvezza ma piuttosto alla perdita di quelli che soffrivano; rivolgersi agli operai, e soprattutto agli operai tedeschi, senza avere idee strettamente scientifiche e una dottrina concreta, significava trasformare la propaganda in un gioco privo di senso, peggio, senza scrupoli. Weitling replicò che con la critica astratta non si sarebbe potuto ottenere nulla di buono e accusò Marx di non essere altro che un intellettuale borghese lontano dalle miserie del mondo. A queste ultime parole Marx, assolutamente furioso, diede un pugno sulla tavola così forte che il lume ne tremò, e, alzatosi di scatto, gridò: Fino ad ora l'ignoranza non ha mai servito a nessuno! Seguendo il suo esempio ci alzammo anche noi. La conferenza era finita, e mentre Marx, eccitato da una collera insolita, andava su e giù per la stanza, io mi accomiatai da lui e dagli altri e ritornai a casa, molto stupito per ciò che avevo visto e udito".

Aderisce alla Associazione democratica di Bruxelles, divenendone vicepresidente; insieme con Engels fonda un Circolo di studi dei lavoratori tedeschi di Bruxelles tenendovi conferenze, poi raccolte nell'opera Lavoro salariato e capitale.

Nel novembre 1846 il comitato direttivo chiede a Marx e a Engels di aderire alla Lega, della quale entrano a far parte ufficialmente nel febbraio 1847. Il 1° giugno 1847, nel congresso londinese, la Lega dei Giusti assume il nome di Lega dei comunisti, mutando il motto Tutti gli uomini sono fratelli in quello di Proletari di tutto il mondo unitevi, proposto da Marx e divenendo di fatto il primo partito operaio moderno, il cui Statuto, al primo articolo, affermava che "Scopo della Lega è il rovesciamento della borghesia, il regno del proletariato, la soppressione dell'antica società borghese fondata sugli antagonismi di classe e l'instaurazione di una nuova società senza classi e senza proprietà privata".

Nel secondo congresso di Londra nel novembre 1847 si decide di affidare a Marx e ad Engels la redazione del programma del partito che, col titolo di Manifesto del Partito Comunista, appare nel 1848, poco prima della rivoluzione parigina del 23 febbraio 1848, e viene successivamente tradotto in tutte le lingue europee.

Aveva intanto pubblicato in francese, nel 1847, la Miseria della filosofia, una critica della Filosofia della miseria di Proudhon e, nel 1848, il Discorso sul libero scambio.



L'ideologia come falsa coscienza e le idee dominanti

Foglio manoscritto del ManifestoNel Manifesto si analizza la forma sociale borghese come prodotto di un lungo processo storico:

"Ceto oppresso sotto il dominio dei signori feudali, insieme di associazioni armate ed autonome nel Comune, talvolta sotto la forma di repubblica municipale indipendente, talvolta di terzo stato tributario della monarchia, poi all'epoca dell'industria manifatturiera, nella monarchia controllata dagli stati come in quella assoluta, contrappeso alla nobiltà, e fondamento principale delle grandi monarchie in genere, la borghesia, infine, dopo la creazione della grande industria e del mercato mondiale, si è conquistata il dominio politico esclusivo dello Stato rappresentativo moderno. Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese".
Con la trasformazione dei rapporti sociali e lo sviluppo delle forze produttive,

"... anche le idee, le opinioni e i concetti, insomma, anche la coscienza degli uomini, cambia col cambiare delle loro condizioni di vita, delle loro relazioni sociali, della loro esistenza sociale. Cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale si trasforma assieme a quella materiale? Le idee dominanti di un'epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante. Si parla di idee che rivoluzionano un'intera società; con queste parole si esprime semplicemente il fatto che entro la vecchia società si sono formati gli elementi di una nuova, e che la dissoluzione delle vecchie idee procede di pari passo con la dissoluzione dei vecchi rapporti d'esistenza".
È la divisione del lavoro intellettuale e manuale che produce all'interno della stessa borghesia i suoi ideologi, gli intellettuali apologeti, in buona o cattiva fede, dei valori politici, economici, religiosi, morali, giuridici, elaborati in sistemi filosofici e sociologici, riportati ed esaltati nelle interpretazioni dei fatti storici, separando tali idee dominanti dai rapporti che caratterizzano il modo di produzione della società, credendo e propagandando la falsa teoria del dominio storico delle idee le quali si svilupperebbero attraverso un loro moto interno e indipendente. Tali ideologie, o false coscienze, non possono trasformare la struttura sociale ed economica, come alcuni ideologi, più o meno ingenuamente, possono ritenere, essendo esse stesse il prodotto delle relazioni umane materiali che giustificano spiritualmente i rapporti di produzione esistenti e diventano strumento di conservazione del dominio di classe, del potere politico. Non è la critica o il pensiero che riflette su sé stesso, ma è la rivoluzione la forza motrice della storia.


La funzione rivoluzionaria della borghesia

Marx ed EngelsE infatti la borghesia è stata storicamente una forza rivoluzionaria; nella sua lotta contro l'organizzazione feudale della società, nella quale è sorta e si è sviluppata

"La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l'immutato mantenimento del vecchio sistema di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l'ininterrotto scuotimento di tutte le situazioni sociali, l'incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l'epoca dei borghesi fra tutte le epoche precedenti".
Il sovvertimento dei rapporti di produzione e lo sviluppo delle forze di produzione da essa operato ha comportato un radicale mutamento delle sovrastrutture ideologiche che si accompagnavano ai rapporti di produzione feudali

"Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo pagamento in contanti. Ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli...ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche...ha spogliato della loro aureola tutte le attività che fino allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l'uomo della scienza, in salariati ai suoi stipendi".
Il suo carattere rivoluzionario ha permesso un'accelerazione di trasformazioni quali non si erano viste in migliaia d'anni. Ha sviluppato come non mai la scienza e la tecnica, ha assoggettato la campagna alla città, ha creato metropoli, ha costretto tutte le nazioni ad adottare il sistema di produzione capitalistico, pena la loro rovina. "In una parola: essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza". Ma lo sviluppo delle forze produttive diventa tale da non essere adeguato ai rapporti di produzione. Intensificando al massimo la produzione per l'ottenimento del massimo profitto, favorisce le crisi di sovrapproduzione, deve distruggere parte della produzione e delle forze produttive per perpetuarsi; deve distruggere ricchezza e provocare miseria per produrre nuova ricchezza.
06/08/2006 12:57
OFFLINE
Post: 2.556
Registrato il: 05/01/2006
Città: COLLEFERRO
Età: 33
Sesso: Maschile
Tribunus Angusticlavius
IL SEGUITO

La lotta di classe

Ripresi i temi sviluppati nell'Ideologia tedesca, Marx ed Engels affermano la continuità degli antagonismi di classe in tutte le società che si sono storicamente determinate:

"La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel Medioevo signori feudali, vassalli, membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi.
La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta…"
E concludono con la necessità della rivoluzione: "...la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che la porteranno alla morte; ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli operai moderni, i proletari".


Le rivoluzioni del 1848
Il 23 febbraio 1848 Parigi insorge: in due giorni Luigi Filippo di Francia è costretto a fuggire a Londra e viene proclamata la repubblica. La rivoluzione si estende in tutta l'Europa, cancellando l'assetto politico creato nel 1814 dal Congresso di Vienna.


Delacroix, La libertà che guida il popoloLa pubblicazione della "Gazzetta tedesca di Bruxelles", di cui Marx è collaboratore, induce il governo prussiano a richiedere l'espulsione di Marx, e quando scoppiano moti popolari anche a Bruxelles, il governo belga arresta Marx e lo espelle.

Con il mandato della Lega di costituire un comitato centrale del partito, emigra il 4 marzo a Parigi dove il governo provvisorio lo saluta: "La tirannia vi ha bandito, la libera Francia apre le sue porte a voi e a tutti quelli che lottano per la santa causa della fraternità dei popoli". In Francia già si era verificata la spaccatura fra forze liberali, che temevano l'estremismo proletario, e quelle socialiste; i blanquisti, rifacendosi alla Grande Rivoluzione, chiedevano la guerra rivoluzionaria contro le monarchie assolute.

Secondo Marx, essendo la borghesia incapace di condurre la rivoluzione persino nella prospettiva delle conquiste democratiche, il proletariato organizzato doveva mantenere la propria autonomia d'azione e prepararsi allo scontro decisivo per la rivoluzione sociale.

Alla fine di marzo la rivoluzione si allarga alla Germania dove tuttavia, rispetto alla Francia, le possibilità rivoluzionarie, per l'assenza di un proletariato numeroso, organizzato e conquistato alle idee socialiste, dovevano limitarsi a richiedere riforme democratiche. Per Marx occorre intanto favorire la comunione d'intenti fra proletariato e forze democratiche sperando in una favorevole evoluzione in Francia che traini la rivoluzione tedesca.

Nell'aprile del 1848 Marx, insieme con la famiglia ed Engels, va a Colonia dove il 13 aprile è tra i fondatori dell' Associazione Democratica. Ipoteca l'eredità paterna per raccogliere il denaro necessario a fondare, il 1° giugno 1848 la "Neue Rheinische Zeitung" (Nuova Gazzetta Renana) con Marx come direttore e una redazione composta da membri della Lega.

Nello stesso mese la repubblica francese, per mezzo dell'esercito comandato dal generale Cavaignac, stronca il movimento operaio parigino. Marx scrive che l'effimero trionfo della forza bruta ha dissipato tutte le illusioni della rivoluzione di febbraio, ha dimostrato la disgregazione di tutto il vecchio partito repubblicano e la divisione della nazione francese in due parti: quella dei proprietari e quella degli operai.

La sconfitta del movimento rivoluzionario ha ripercussioni in tutta l'Europa. I liberali, valutando che per loro è ben più grave il pericolo comunista, cercano un accordo con l'assolutismo semifeudale. Al colpo di Stato prussiano del novembre 1848, la Neue Rheinische Zeitung reagisce esortando a non pagare le tasse e a rispondere con la violenza alla violenza. Per questo, nella primavera del 1849 viene citato due volte in tribunale ma è assolto. Abbandonata dalle deboli forze democratiche, il quotidiano resta l'unica voce d'opposizione in Germania: nel 1849 convoca un congresso operaio tedesco a Lipsia ma nel mese di maggio l'esercito prussiano ristabilisce l'ordine.

La Nuova Gazzetta Renana venne soppressa il 19 maggio 1849. Aveva fatto a tempo a pubblicare a puntate dal 4 aprile 1849 il Lavoro salariato e capitale - introducendo la nozione di forza-lavoro, distinta da quella di lavoro, e mostrando l'origine del plusvalore - e un'analisi del momento rivoluzionario in atto, poi ripubblicata con aggiunte da Engels nel 1895 con il titolo Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850.

Con la soppressione del quotidiano, Marx ritorna a Parigi, ma dopo i moti popolari del 13 giugno 1849 il governo francese gli pone l'alternativa di lasciare la capitale e trasferirsi a Vannes, nel Morbihan, una regione paludosa, o di abbandonare la Francia. Sceglie di trasferirsi a Londra, dove vivrà fino alla morte.


La maturità

A Londra, cerca di ricostituire i legami fra gli aderenti della Lega dispersi dopo le sconfitte delle rivoluzioni: nel settembre 1849 viene ricostituito il Comitato centrale della Lega dei Comunisti e nel marzo 1850 esce mensilmente ad Amburgo, sotto la direzione di Marx, la Nuova Gazzetta Renana. Nell'aprile, insieme con blanquisti e cartisti, si costituisce l'Associazione universale dei comunisti rivoluzionari per "il rovesciamento delle classi privilegiate e la loro sottomissione alla dittatura del proletariato, mantenendo la rivoluzione in permanenza fino alla realizzazione del comunismo, che deve essere l'ultima forma di organizzazione del genere umano". Analizzando gli insegnamenti di quel periodo, Marx ed Engels sottolineano la necessità dell'organizzazione e delle alleanze sia con le forze democratiche, senza però dimenticare che queste vogliono conservare il capitalismo, che va invece abbattuto, che con le masse contadine, alle quali occorre prospettare i vantaggi della confisca rivoluzionaria dei grandi latifondi da trasformare in aziende agricole statali.

Ma si manifestano contrasti all'interno della Lega; per Marx non ci sono prospettive rivoluzionarie immediate, mentre una parte guidata da Willich e Schapper propone un'immediata ripresa dell'attività rivoluzionaria: per Marx, "al posto della considerazione critica, la minoranza ne mette una dogmatica, al posto di una materialistica, ne mette una idealistica. Per essa, invece delle condizioni effettive, diventa ruota motrice della rivoluzione la nuda volontà. Mentre noi diciamo agli operai: voi dovete attraversare 15, 20, 50 anni di guerre civili e di lotte popolari non soltanto per cambiare la situazione ma anche per cambiare voi stessi e per rendervi capaci del dominio politico, voi dite invece: noi dobbiamo giungere subito al potere, oppure possiamo andare a dormire! Mentre noi richiamiamo in particolare gli operai tedeschi sul fatto che il proletariato tedesco non è ancora sviluppato, voi adulate nel modo più goffo il sentimento nazionale e i pregiudizi di casta dell'artigiano tedesco, cosa che comunque dà più popolarità".

Il 15 settembre 1850 avviene la scissione: gli aderenti alla frazione marxista, spostata a Colonia, viene processata dalla magistratura prussiana e, nel novembre 1852, i suoi membri sono condannati ad alcuni anni di carcere. Il 17 novembre 1852, su proposta di Marx, la Lega dei Comunisti è sciolta. Ancora nel 1852 scrive Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte in cui analizza il colpo di stato bonapartista del 2 dicembre 1851.


La sala di lettura del British MuseumA Londra gli muoiono, in un breve arco di tempo, per denutrizione, i figli Heinrich Guido (1849-1850) e Franziska (1851-1852) e, per tubercolosi, Edgar (1847-1855); in quest'occasione scrive a Engels:"La casa è del tutto desolata e vuota dopo la morte del caro bambino che ne era l'anima. Non si può dire come il bambino ci manchi a ogni istante... Mi sento spezzato... Tra tutte le pene terribili che ho passato in questi giorni, il pensiero di te e della tua amicizia, e la speranza che noi abbiamo ancora da fare insieme al mondo qualche cosa di intelligente, mi hanno tenuto su".

Frequenta quasi giornalmente la biblioteca del British Museum raccogliendo una grande quantità di dati per l'elaborazione delle sue opere economiche.

Nel 1857 inizia a scrivere Per la critica dell'economia politica, pubblicata nel 1859, affrontando l'analisi della merce e del denaro in una sorta di introduzione a Il Capitale, l'opera maggiore, teorizzando la creazione del valore di scambio della merce mediante la quantità di lavoro sociale immesso in essa.


Il materialismo storico

La prefazione a quest'opera è un compendio del materialismo storico:

"Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma è, al contrario, il loro essere sociale a determinare la loro coscienza.
A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (il che è l'equivalente giuridico di tale espressione) entro i quali queste forze fino ad allora si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono nelle loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura.
Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche, che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di sé stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che ha di sé stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente tra le forze produttive della società e i rapporti di produzione.
Una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso; i nuovi superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose da vicino, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione.
A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese, possono essere designati come epoche che marcano il progresso della formazione economica della società. I rapporti di produzione borghesi sono l'ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale; antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorga dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana."

Il problema dell'arte

Aveva preparato un'altra introduzione all'opera che soppresse e, lasciata frammentaria, fu pubblicata solo nel 1903. In essa affronta marginalmente, tra l'altro, anche il problema della produzione artistica come sovrastruttura che permane nella nostra coscienza anche dopo radicali trasformazioni della struttura economica e sociale.


Prassitele, Hermes"Per l'arte è noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno assolutamente in rapporto con lo sviluppo generale della società, né quindi con la base materiale, con l'ossatura, per così dire, della sua organizzazione...
Prendiamo, ad es., il rapporto dell'arte greca e poi di Shakespeare con l'età presente. È noto che la mitologia greca non fu solo l'arsenale ma anche il terreno nutritivo dell'arte greca. È possibile la concezione della natura e dei rapporti sociali che sta alla base della fantasia e dell'arte greca con le filatrici automatiche, le ferrovie, le locomotive e il telegrafo? Che ne è di Vulcano di fronte a[lle acciaierie] Roberts and Co., di Giove di fronte al parafulmine, di Ermete di fronte al Crédit mobilier? Ogni mitologia vince, domina e plasma le forze della natura nell'immaginazione e mediante l'immaginazione ma svanisce quando si giunge al dominio effettivo su quelle forze...l'arte greca presuppone la mitologia greca, cioè la natura e le forze sociali stesse già elaborate dalla fantasia popolare in modo inconsapevolmente artistico...non una qualunque mitologia...ma una mitologia...
Ma la difficoltà non sta nell'intendere che l'arte e l'epos greco siano legati a certe forme dello sviluppo sociale. La difficoltà è rappresentata dal fatto che essi continuano a suscitare in noi un godimento estetico e costituiscono, sotto un certo aspetto, una norma e un modello inarrivabili.
Un uomo non può tornare fanciullo o altrimenti diviene puerile. Ma non si compiace forse dell'ingenuità del fanciullo e non deve egli stesso aspirare a riprodurne, a un livello più alto, le verità? Nella natura infantile, il carattere proprio di ogni epoca non rivive forse nella sua verità naturale? E perché mai la fanciullezza storica dell'umanità, nel momento più bello del suo sviluppo, non dovrebbe esercitare un fascino eterno come stadio che più non ritorna? Vi sono fanciulli rozzi e fanciulli saputi come vecchietti. Molti dei popoli antichi appartengono a questa categoria. I greci erano fanciulli normali. Il fascino che la loro arte esercita su di noi non è in contraddizione con lo stadio sociale poco o nulla evoluto in cui essa maturò. Ne è piuttosto il risultato, inscindibilmente connesso col fatto che le immature condizioni sociali in cui sorse e solo poteva sorgere, non potranno mai più ritornare."
Il riconosciuto sviluppo non parallelo di struttura e sovrastruttura è una prova che non vi è, fra di esse, una ferrea e immediata relazione deterministica. Engels ribadirà dopo la morte di Marx, a seguito di numerosi dibattiti nel movimento socialista, che la struttura economica influisce in ultima istanza sulle sovrastrutture che ad essa si accompagnano.

Guadagna due sterline ad articolo collaborando con il quotidiano americano New York Tribune del quale diverrà presto l'unico corrispondente dall'Europa, pubblicando anche articoli sulle vicende politiche italiane, e fa domanda di assunzione nelle ferrovie inglesi che non viene però accettata a causa o a pretesto della sua grafia poco leggibile. Giunge in soccorso della famiglia una piccola rendita lasciatagli dalla madre deceduta nel 1863, ma l'eredità della madre non basta per vivere, così l'amico Engels - che fu sempre economicamente generoso nei suoi confronti - vende la propria partecipazione in una fabbrica di Manchester e gli corrisponde una rendita in modo che la famiglia possa vivere in modo decoroso.


La Prima Internazionale

La crisi economica che investe tutto il mondo nel 1857 segna una forte ascesa del movimento operaio che fece sentire anche la necessità di una unità politica internazionale. Il 22 luglio 1864 si svolge a Londra una grande manifestazione in solidarietà con la Polonia insorta contro la dominazione russa: i dirigenti operai inglesi e francesi si accordano per la costituzione di un'associazione. Il 28 settembre 1864 nella St. Martin's Hall di Londra si svolge la seduta inaugurale del congresso costitutivo dell'Associazione internazionale dei lavoratori con la partecipazione di rappresentanti inglesi, francesi, italiani, polacchi, irlandesi, svizzeri e tedeschi, tra i quali anche Marx. Viene stabilito che il congresso elegga annualmente il Consiglio generale, con sede a Londra, il quale a sua volta elegge i segretari delle sezioni nazionali.

Marx stende l'Indirizzo inaugurale dello statuto dell'Associazione, approvato all'unanimità il 1° novembre 1864, nel quale si sottolinea l'esperienza positiva del movimento operaio, con la conquista della giornata lavorativa di 10 ore in Inghilterra, lo sviluppo del sindacalismo, e delle associazioni di produzione operaia ma anche la necessità della conquista del potere politico.

Il 26 giugno 1865 presenta al Consiglio generale il saggio Salario, prezzo e profitto in cui dimostra la falsità della tesi del rapporto tra aumenti salariali e inflazione.

Presto Marx, membro del Consiglio e segretario per la Germania, l'Olanda e più tardi anche per la Russia, deve lottare contro l'influsso dei mazziniani, oweniani e soprattutto proudhoniani, favorevoli alla cooperazione ma contrari alle lotte sindacali e politiche: nel I congresso, tenuto a Ginevra il 3 settembre 1866, vengono approvate le sue Istruzioni, dove sostiene che il movimento cooperativo operaio non è in grado di mutare la situazione sociale del proletariato e condanna le tesi proudhoniane contrarie al lavoro e alla vita sociale delle donne.


Il Capitale

Nel 1867 esce il primo libro de Il Capitale, pubblicato dall'editore Meissner di Amburgo; prevede, e usciranno postumi a cura di Engels nel 1885 un secondo libro sul processo di circolazione del capitale, nel 1895 un terzo sulla formazione del processo complessivo e, dal 1905 al 1910, a cura di Karl Kautsky, dirigente e principale teorico del Partito socialdemocratico tedesco, un quarto sulla storia delle teorie economiche, intitolato anche Teorie sul plusvalore.


Marx nel 1866L'economista russo Ilarion Kaufman, nel 1872, recensisce il I volume del Capitale descrivendone il metodo di analisi:

"...stando alla forma esteriore dell'esposizione, Marx appare come il più grande filosofo idealista...ma in effetti è infinitamente più realista di tutti i suoi predecessori nel campo della critica economica...per Marx, solo una cosa è importante: trovare la legge dei fenomeni che è volto a indagare. E per lui è importante non solo la legge che li governa...è importante soprattutto la legge del loro cambiamento, del loro svolgimento da una forma all'altra...appena scoperta questa legge, indaga nei dettagli le conseguenze con cui la legge si manifesta nella vita sociale...In seguito a ciò, Marx si sforza solo a una cosa: di dimostrare...la necessità di determinati rapporti sociali e di constatare...i fatti che gli occorrono come punti di partenza o come punti di appoggio. A questo scopo è sufficiente provare sia la necessità dell'ordinamento attuale che la necessità di un diverso ordinamento in cui il primo deve trapassare, essendo indifferente che gli uomini ne siano o meno consapevoli. Marx considera il movimento della società come un processo di storia naturale governato da leggi che non dipendono soltanto dalla volontà, dalla coscienza e dall'intenzione degli uomini ma, al contrario, determinano la loro volontà, la loro coscienza e le loro intenzioni...Se l'elemento cosciente ha nella storia della civiltà un posto così subordinato, è evidente che la critica della civiltà meno d'ogni altra cosa potrà prendere a fondamento una qualunque forma o risultato della coscienza...La critica si restringerà alla comparazione di un fatto non con l'idea, ma con un altro fatto. È importante che tutti e due i fatti...rappresentino veramente diversi momenti di sviluppo l'uno di fronte all'altro e soprattutto che sia indagata la serie degli ordinamenti, la successione e il legame in cui si manifestano i gradi di sviluppo. Si potrebbe obiettare che le leggi generali dell'economia siano uniche e medesime, sia che si riferiscano al presente che al passato. Marx nega proprio questo. Per lui queste leggi astratte non esistono...ogni periodo storico ha le sue proprie leggi...appena la vita economica...è passata da un determinato stadio di sviluppo a un altro, comincia a essere retta da leggi diverse...I rapporti e le leggi che regolano i gradi di sviluppo cambiano con la differenza di sviluppo delle forze produttive...Il valore scientifico di questa indagine sta nella spiegazione delle leggi specifiche che regolano nascita, esistenza, sviluppo, morte di un organismo sociale e la sua sostituzione con un altro, superiore".

Il metodo dialettico
E Marx commenta:

"Cos'altro, se non il metodo dialettico, ha rappresentato l'autore?...il mio metodo dialettico non solo è diverso da quello hegeliano, ma ne sta all'opposto. Per Hegel, il processo del pensiero, che egli sotto il nome di Idea trasforma in soggetto indipendente, è il demiurgo della realtà, mentre la realtà è solo il suo fenomeno esteriore. Invece, per me il fattore ideale è solamente il fattore materiale trasferito e tradotto nella mente degli uomini...La mistificazione cui è soggetta la dialettica nelle mani di Hegel non impedisce che egli sia stato il primo ad averne esposto distesamente e consapevolmente le forme generali di movimento. In lui è piantata sulla testa. Occorre rovesciarla per trovare il nocciolo razionale dentro il rivestimento mistico.
La dialettica...nella sua forma razionale, è scandalo e orrore per la borghesia e per i suoi portavoce dottrinari, perché nella componente positiva della realtà delle cose include nello stesso tempo anche la comprensione della negazione di essa e del suo inesorabile declino, perché considera ogni forma divenuta nel fluire del movimento, perciò anche dal suo lato transitorio, perché non si lascia impaurire da nulla ed è critica e rivoluzionaria nel suo intimo. Quello che più vivamente fa avvertire al pratico borghese il movimento contraddittorio della società capitalistica, sono le incerte vicende del ciclo periodico che ha percorso la moderna industria e il loro termine ultimo, la crisi generale."

Valore e plusvalore

La prima edizione de Il capitaleLa merce, forma elementare della ricchezza nella società capitalistica, è innanzi tutto un valore d'uso, un oggetto utile che soddisfa bisogni umani di qualunque specie. Ma ogni merce è depositaria anche di un altro valore che permette il suo scambio con certe quantità di altre merci; ha anche un valore di scambio. Per esempio, si può scambiare mezza tonnellata di ferro con 13 chili di grano o, in generale, X quantità della merce A con Y quantità di merce B e Z merce C con W merce D ecc.

Dunque una determinata merce ha insieme un valore d'uso, in relazione alla sua qualità, e un valore di scambio, in relazione alla sua quantità; il primo valutato in funzione del consumo, il secondo in funzione dello scambio.

Ma perché X merce A è scambiabile con Y merce B ecc.? Devono avere in comune qualcosa, della stessa grandezza, che non sia né A né B né C ecc. Per Marx, hanno la stessa quantità di lavoro impiegato per produrle, lavoro inteso indipendentemente dalla sua qualità specifica – di sartoria, di meccanica, di edilizia ecc. - lavoro come dispendio di energia, lavoro astratto. La grandezza di valore di una merce è allora determinata dalla quantità di lavoro astratto racchiuso in essa e la quantità di lavoro è data dal tempo di lavoro impiegato per produrla, tempo di lavoro necessario in media, socialmente necessario. Tutti sanno che nella pratica, nel mercato delle merci, questi scambi avvengono attraverso il denaro, la merce–denaro, la merce equivalente di ogni altra.

Supponiamo ora che un commerciante acquisti nel mercato all'ingrosso una certa quantità di merce M, spendendo D e la rivenda nel suo negozio al prezzo D’ > D; in questo modo si realizza il processo di scambio D – M – D’ al termine del quale il nostro commerciante ha ottenuto d = D’ – D, un incremento del valore iniziale, un plusvalore. Nella circolazione, il denaro ha aumentato la sua grandezza di valore, si è trasformato in capitale.

Se la realizzazione del capitale commerciale è chiara a tutti, per Marx anche il capitale industriale è denaro che si trasforma in merce e che, a seguito della vendita di quest'ultima, si riconverte in maggior denaro e la formula D – M - D’ è la formula generale del capitale. Ma come si ottiene il plusvalore nella produzione industriale?

Il capitalista acquista materie prime, macchinari, combustibile ecc., denaro investito nella forma di capitale costante C, e forza-lavoro, che è una merce come un'altra, nella forma del salario, equivalente ai vari mezzi di sussistenza – alimentari, vestiario, spese varie sostenute dall'operaio mediamente, per esempio in un giorno - come capitale variabile V.

La forza - lavoro di un operaio sarà dunque impiegata giornalmente per otto ore ma pagata secondo il suo valore di scambio che corrisponde, per esempio, a sei ore di lavoro: può bastare il salario percepito per sei ore di lavoro perché l'operaio acquisti quei mezzi di sussistenza che gli consentono di riprodurre giornalmente la sua forza-lavoro, la sua capacità lavorativa.

Le altre due ore lavorate dall'operaio, e per le quali egli di fatto non percepisce salario, costituiscono il pluslavoro PL che si traduce in plusvalore PV di cui il proprietario della forza–lavoro, il capitalista, si appropria legittimamente, in quanto egli ha acquistato, con regolare contratto, la merce forza–lavoro per il suo valore d'uso, consistente nel produrre lavoro per otto ore. E la merce prodotta in otto ore dall'operaio contiene il valore della materia prima e il valore corrispondente al consumo in otto ore dei mezzi di produzione, C, il valore di sei ore di lavoro retribuito V e il plusvalore corrispondente a due ore non retribuite, PV.

Se nella circolazione avverrà lo scambio delle merci prodotte in quel giorno con denaro, il capitalista avrà recuperato il capitale investito C + V e avrà realizzato il plusvalore PV.


La caduta tendenziale del saggio di profitto

E possibile produrre maggior quantità di plusvalore aumentando la giornata lavorativa e ottenendo così ulteriore pluslavoro quanto sono le ore lavorate in più. Ma tale aumento ha naturalmente un limite. Se non è possibile ricavare più plusvalore assoluto si può ottenere plusvalore relativo retribuendo il lavoro dell'operaio non per sei ore ma, per esempio, per cinque, non solo o non tanto con un brutale taglio del salario ma diminuendo il valore di scambio della forza-lavoro, cioè diminuendo i prezzi dei mezzi di sussistenza. La diminuzione del prezzo delle merci comporta la diminuzione del tempo necessario di lavoro perché la forza-lavoro si riproduca; e la riduzione di tale tempo necessario comporta la diminuzione del salario. Pertanto il valore dell'ora di lavoro non più necessaria all'operaio diventa un'ora in più di pluslavoro e perciò di plusvalore relativo.

Si può diminuire il prezzo delle merci aumentando la produttività tanto con una maggiore divisione del lavoro che permette agli operai lavorazioni più semplici e perciò più rapide tanto, contemporaneamente, utilizzando macchinari più sofisticati e perciò più efficaci che permettano al lavoratore di produrre nel medesimo tempo una maggiore quantità di merci. In ogni singola merce viene così incamerata una minore quantità tanto di capitale costante C che di capitale variabile V e potrà andare sul mercato a un prezzo inferiore: il costo della vita dell'operaio diminuisce e diminuendo il salario aumenta il plusvalore relativo.

Ma la rivoluzione tecnologica comporta una perdita per il capitalista che sostituisce le vecchie macchine senza averle pienamente utilizzate, e diminuisce l'utilizzo della forza-lavoro, diminuendo il tasso di plusvalore PV / V e mutando la composizione del capitale investito; con l'aumento del capitale costante e la diminuzione di quello variabile, che produce plusvalore PV, il saggio di profitto P = PV / (C + V) diminuisce.

Marx considera legge la caduta tendenziale del saggio di profitto perché l'aumento del capitale costante investito rispetto a quello variabile è progressivo e inevitabile nello sviluppo capitalistico.




Per approfondire, vedi la voce Teoria marxiana del valore.

La vecchiaia

La Comune di Parigi

Il vecchio MarxNell'estate del 1870 scoppia la guerra tra Germania e Francia: il Consiglio Generale dell'Internazionale pubblica un manifesto, scritto da Marx, in cui si afferma che la Germania combatte una guerra difensiva e si lodano gli operai francesi per essersi dichiarati contro la guerra e contro Napoleone III. Dopo la vittoria lampo dell'esercito prussiano, e la proclamazione della Repubblica francese, il 9 settembre l'Internazionale pubblica un altro manifesto, ancora redatto da Marx, in cui si denunciano le mire espansionistiche di Bismarck. Marx scrive all'internazionalista Friedrich Sorge che "quegli asini dei prussiani non si accorgono che l'attuale guerra conduce a una guerra tra la Germania e la Russia....questa seconda guerra sarà la levatrice dell'inevitabile rivoluzione sociale russa.

Cerca di scoraggiare gli operai parigini da un'avventura rivoluzionaria prematura: "Ogni tentativo di rovesciare il nuovo governo, nella crisi presente, mentre il nemico batte quasi alle porte di Parigi, sarebbe una disperata follia....Migliorino con calma e risolutamente tutte le possibilità offerte dalla libertà repubblicana, per lavorare alla loro organizzazione di classe...dalla loro forza e dalla loro saggezza dipendono le sorti della repubblica".

Ma il proletariato parigino, diretto da esponenti radicali, blanquisti e anarchici, insorge proclamando il 18 marzo 1871 la Comune rivoluzionaria; Marx non crede nel suo successo ma si schiera al suo fianco. Nel maggio l'esercito francese, riorganizzato e armato dai tedeschi, soffoca l'insurrezione: quarantamila comunardi vengono massacrati o fucilati.

Ne La guerra civile in Francia Marx scrive che la Comune è stata "un governo della classe operaia, risultato della lotta delle classi produttrici contro le classi possidenti, la forma politica finalmente scoperta con la quale si sarebbe potuto lavorare all'emancipazione economica del lavoro...Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l'araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti".


Lo scioglimento della Prima Internazionale

Il 17 settembre 1871 si apre a Londra la Conferenza della Prima Internazionale nella quale Marx presenta una risoluzione in cui sostiene che il movimento economico della classe operaia deve essere strettamente legato all'attività politica.

Avversario dell'azione politica e sindacale, l'anarchico Bakunin punta invece sull'azione spontanea del sottoproletariato urbano e dei contadini poveri. Accusa il Consiglio Generale di autoritarismo, di aver attentato agli statuti generali dell'Associazione e di rendere l'Internazionale un'organizzazione gerarchica.

In un nuovo congresso tenuto il 2 settembre 1872 a L'Aja viene ribadita a maggioranza la risoluzione sull'azione politica approvata dal congresso di Londra e decisa l'espulsione della frazione anarchica. Il 15 luglio 1876 la conferenza di Filadelfia dichiarerà lo scioglimento della Prima Internazionale.


Gotha: il Museo di scienze naturaliNel 1875 scrive la Critica al programma di Gotha ove emenda molte proposizioni del programma del Partito operaio tedesco redatte nella città di Gotha. Vi sono in essa alcuni passaggi che prospettano una futura società comunista:

"...i vari Stati dei diversi paesi civili, malgrado le loro variopinte differenze di forma, hanno tutti in comune il fatto che stanno sul terreno della moderna società borghese, che è soltanto più o meno evoluta dal punto di vista capitalistico. Essi hanno perciò in comune anche alcuni caratteri essenziali...
...Si domanda quindi: quale trasformazione subirà lo Stato in una società comunista? In altri termini: quali funzioni sociali persisteranno ivi ancora, che siano analoghe alle odierne funzioni dello Stato? A questa questione si può rispondere solo scientificamente...
...Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato...
...In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione servile degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e manuale; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo generale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti delle ricchezze sociali scorrono in tutta la loro pienezza - solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!...
...Il modo di produzione capitalistico poggia sul fatto che le condizioni materiali della produzione sono a disposizione dei non operai sotto forma di proprietà del capitale e proprietà della terra, mentre la massa è soltanto proprietaria della condizione personale della produzione, della forza-lavoro. Essendo gli elementi della produzione così ripartiti, ne deriva da sé l'odierna ripartizione dei mezzi di consumo. Se i mezzi di produzione materiali sono proprietà collettiva degli operai, ne deriva ugualmente una ripartizione dei mezzi di consumo diversa dall'attuale. Il socialismo volgare ha preso dagli economisti borghesi (e a sua volta da lui una parte della democrazia), l'abitudine di considerare e trattare la distribuzione come indipendente dal modo di produzione, e perciò di rappresentare il socialismo come qualcosa che si aggiri principalmente attorno alla distribuzione...".
Il 2 dicembre 1881 muore la moglie Jenny; così la ricorda il socialista tedesco Stephan Born nelle sue memorie: "Marx amava la moglie, ed ella condivideva il suo amore. Ho conosciuto raramente unioni altrettanto felici, in cui la gioia, la sofferenza (che non fu loro risparmiata) e il dolore fossero condivisi con una tale certezza di reciproco possesso. Ed ho raramente incontrato una donna che fosse più armoniosa della signora Marx sia nel fisico sia per le qualità della mente e del cuore, e che, sin da un primo incontro, facesse una così favorevole impressione. Era bionda; i suoi figli, allora ancora piccoli, avevano i capelli e gli occhi neri come il padre".


La tomba di Marx ad HighgateMarx non si riprenderà più da questa grave perdita; malato di bronchite cronica, a gennaio perde anche la sua primogenita Jenny (1844 - 1883); gli restano le figlie Laura (1845 - 1911), moglie del socialista francese Paul Lafargue, ed Eleanor (1855 - 1898), sposata con il socialista inglese Edward Aveling.

Alle già sue precarie condizioni di salute si aggiunge un'ulcera polmonare e il 14 marzo 1883 Marx muore. Viene sepolto tre giorni dopo nel cimitero londinese di Highgate[1]; il suo amico Engels legge l'orazione funebre:

"Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra... Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d'Europa e d'America, nonché per la scienza storica... Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana... Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti... Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria.. Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario... la lotta era il suo elemento. Ed ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto...

Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero; i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale. Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!".


Le critiche al marxismo

La teoria soggettiva del valore di marginalisti e neoclassici
Poco dopo l'uscita del Libro I de Il Capitale, a partire dai contributi indipendenti di William Stanley Jevons, Carl Menger e Léon Walras, la teoria del valore-lavoro degli economisti classici, che aveva costituito la base della teoria economica di Marx, venne progressivamente sostituita dalla teoria soggettiva del valore, che riposa sul concetto di utilità marginale.

Secondo tale teoria, che è stato il perno del marginalismo e rimane, sebbene con alcuni aggiustamenti, il nucleo centrale dell'economia neoclassica a tutt'oggi dominante, il fondamento del valore non va ricercato nella quantità di lavoro socialmente necessario alla produzione dei beni, ma nell'incremento all'utilità individuale che l'incremento del consumo di questi può apportare al margine. Il prezzo dei beni deriva dalla valutazione soggettiva dei consumatori circa l'utilità relativa degli stessi rapportata alla loro scarsità relativa. Infatti, data la generale assunzione di utilità marginale decrescente, cioè di una diminuzione dell'incremento dell'utilità individuale generato da un incremento di un'unità nel consumo al crescere del livello assoluto di consumo, il valore dei beni viene determinato dal rapporto tra bisogni individuali e disponibilità complessive dei beni. Così, ad esempio, riprendendo il celebre paradosso dell'acqua e del diamante contenuto nella Ricchezza delle nazioni (1776) di Adam Smith, per i marginalisti il motivo per cui il valore dei diamanti è immensamente maggiore di quello dell'acqua è che, date le disponibilità relative di acqua e diamanti, l'utilità che apporterebbe un diamante in più sarebbe molto maggiore di quella di un bicchiere d'acqua in più. Se un uomo si trovasse in un deserto, per il primo bicchiere d'acqua sarebbe disposto a pagare sicuramente molto più che per un diamante, ma non è questa la situazione normale delle persone. I marginalisti dimostrano che in equilibrio i prezzi dei beni devono essere tali da garantire l'uguaglianza delle loro utilità marginali ponderate, cioè del rapporto tra utilità marginale e prezzo del bene.

Data anche l'alta formalizzazione matematica che permettevano, queste teorie divennero presto quelle dominanti, con esiti dirompenti per la teoria marxiana. Cade la teoria del plusvalore: non essendo più il lavoro considerato la fonte del valore, il profitto non può derivare dal plusvalore, per il semplice fatto che non esiste alcun plusvalore, cioè valore che il lavoro attribuisce alla merce, ma che il lavoratore non percepisce. Cade anche la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto: all'aumento della meccanizzazione, con relativo aumento del rapporto tra capitale costante e monte salari, non fa seguito alcuna diminuzione del profitto realizzabile, perché non è la quantità di "lavoro vivo" impiegata nel sistema a determinare il profitto realizzabile.


L'idealismo di Gentile

Per l'idealista Giovanni Gentile, il marxismo è un'errata filosofia della storia derivata da Hegel, costruita sostituendo la Materia – la struttura economica - allo Spirito. Per Hegel lo Spirito è l'essenza di tutta la realtà che comprende la materia come momento del suo sviluppo. Avendo scambiato il relativo con l'assoluto, Marx finisce con l'attribuire a un mero momento la funzione dell'assoluto – che per Hegel si sviluppa dialetticamente ed è determinato a priori - rendendo così determinato a priori l'empirico, la struttura economica. Se poi Marx a ragione, nelle Tesi su Feuerbach, critica il materialismo volgare che concepisce metafisicamente l'oggetto come dato e il soggetto come ricettore dell'essenza oggetto, per Gentile Marx a torto considera il pensiero una forma derivata dell'attività sensitiva; il filosofo siciliano, fondatore dell'attualismo, considera che è l'atto del pensiero a porre l'oggetto, a crearlo.


Popper e la falsificabilità delle teorie scientifiche

Per l'epistemologo Karl Popper (1902 – 1994), autore nel 1934 della Logica della scoperta scientifica, le teorie scientifiche, che non siano riproducibili in laboratorio, devono contenere in sé la possibilità di renderle falsificabili: il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua falsificabilità, confutabilità o controllabilità. Così, la teoria della relatività di Einstein – elaborata dal 1905 al 1915 - faceva predizioni che, se non confermate, avrebbero dimostrato l'erroneità della teoria; ma nell'eclisse avvenuta nel 1919 si poté misurare la curvatura della luce di una stella per effetto della gravitazione del Sole, curvatura prevista da Einstein; se l'osservazione avesse dato risultati diversi, la teoria di Einstein si sarebbe dimostrata falsa.

Nella sua Miseria dello storicismo, del 1944, Popper sostiene che il marxismo, non tanto quello di Marx quanto dei suoi epigoni, non abbia validità scientifica perché ipotizza, per induzione derivante dall'osservazione storica del tramonto delle società succedutesi nel tempo - le società tribali, schiavistiche e feudali - che anche il capitalismo subirà la stessa sorte ma la verifica di quest'accadimento, che viene rimandato a un tempo indefinito, non è verificabile e controllabile.

Per i marxisti questa critica ha due punti deboli: se la teoria della fine del capitalismo non è dimostrabile, allora si dovrebbe dedurre che la società capitalistica non abbia fine e sia dunque eterna; ma la teoria di una sua eternità è a sua volta non controllabile e pertanto dovrebbe essere falsa. Il secondo punto è che il marxismo non è solo un'interpretazione del mondo ma è anche prassi, azione rivoluzionaria - seconda "Tesi su Feuerbach": La questione se al pensiero umano appartenga una verità oggettiva non è una questione teoretica, ma pratica. È nella prassi che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere immanente del suo pensiero. La disputa sulla realtà o non-realtà di un pensiero isolato dalla prassi è una questione puramente scolastica – e i due momenti, teoria e prassi, non sono scindibili, perché è proprio la prassi la verifica della teoria. Popper, che sembra aver avuto presente la versione in senso positivistico del materialismo storico, ha astratto il momento teoretico del marxismo facendone il tutto: si è comportato come i vecchi filosofi speculativi già criticati nella Sacra famiglia, ha pensato sul pensiero, ha criticato la critica.


Il fallimento storico del socialismo reale

Il fallimento storico delle società comunistiche viene considerato da alcuni critici anticomunisti la dimostrazione dell'errata previsione della necessità storica del comunismo e in generale, dell'inconsistenza di tutto l'impianto del pensiero marxista.


06/08/2006 14:31
OFFLINE
Post: 2.556
Registrato il: 05/01/2006
Città: COLLEFERRO
Età: 33
Sesso: Maschile
Tribunus Angusticlavius
LENIN BIOGRAFIA E IDEE

Biografia
Il padre, Il’ja Nikolaevic (1831 – 1886), di religione ortodossa, era originario di Astrakhan; laureato in matematica col famoso Lobacevskij, fondatore della geometria moderna, dal 1863 insegnò matematica e fisica nel ginnasio di Niznij – Novgorod, dove nello stesso anno conobbe e sposò Mar'ja Aleksandrovna Blank (1835 – 1916); nel 1869 accettò l’incarico di ispettore delle scuole elementari del governatorato di Simbirsk, e vi si trasferì con la moglie, già incinta di Vladimir, e con i due figli Anna (1864) e Aleksandr (1866 – 1887). Nel 1874 venne nominato direttore scolastico, col grado di Consigliere di Stato e insignito dell’ordine di San Vladimiro, con il suo inserimento nella piccola nobiltà e il diritto alla trasmissibilità del titolo.

La madre, figlia di un medico di origine tedesca, luterana non praticante, allevò altri tre figli, Olga (1872 – 1891), Dimitri (1875) e Mar'ja (1878).

Nel 1879 Vladimir è iscritto alla I classe ginnasiale, nel 1883 il fratello maggiore Aleksandr si iscrive all’Università di Pietroburgo per studiare scienze naturali; il 12 gennaio 1886 muore il padre.


La situazione politica in Russia

La famiglia Ul'janov nel 1880Nella società russa, economicamente arretrata e rimasta feudale malgrado l’abolizione della servitù della gleba nel 1861, gli intellettuali raramente trovano impieghi e incarichi attraverso i quali esercitare quell’influsso economico, politico e ideologico che essi ritenevano dover loro spettare; non si uniscono alla borghesia mercantile, ancora rozza e ignorante, che essi disprezzano; di qui nasce il loro senso di frustrazione e l’ostilità verso i ceti privilegiati della nobiltà, economicamente parassitari ma che forniscono i quadri dell’esercito e della burocrazia, i fondamenti, insieme col clero, del regime autocratico zarista.

Le giovani generazioni di studenti divengono così i portatori delle istanze rivoluzionarie. Le idee di progresso, largamente diffuse in tutta l’Europa, presupponevano che la cultura, l’istruzione, il pensiero critico, favorissero l’evoluzione delle condizione dell’umanità. Gli intellettuali russi, gli unici possessori di un reale cultura nazionale, sarebbero così divenuti i promotori dell'elevamento del popolo, che per la Russia si identificava sostanzialmente con i contadini. Sono le tesi dei populisti, i narodniki, che svolgono la loro propaganda politica presso i contadini dai quali però non sono compresi e rifiutati. Il passaggio al terrorismo, con gli attentati contro gli zar, i suoi ministri e i dirigenti della polizia, è breve. Si illudono, con l’attività terroristica, di dare una dimostrazione fattiva del loro interesse per le istanze popolari e di far collassare dall’interno il regime autocratico.

L’1 marzo 1887, anniversario dell’assassinio dello zar Alessandro II, la polizia arresta i fratelli Anna e Aleksandr nella casa pietroburghese, affittata per frequentare l’Università, con l’accusa di cospirazione contro lo zar Alessandro III. Effettivamente Aleksandr, insieme con altri quattro giovani studenti, aveva progettato di attentare alla vita di Alessandro III e a tale scopo, esperto di chimica, aveva confezionato le bombe da utilizzare nell’attentato. Nel processo ammette le sue responsabilità e cerca di attenuare quelle dei complici; condannato a morte, il 5 maggio viene impiccato con i suoi compagni. La sorella Anna, del tutto estranea, viene rilasciata pochi giorni dopo.


La formazione politica

Vladimir Ul'janov nel 1887Il mese dopo Vladimir conclude gli studi ginnasiali a pieni voti. A stilare le note caratteristiche di Vladimir è il direttore della scuola; è curioso che egli sia Fiodor Kerenskij, il padre di Aleksandr, futuro avversario politico di Lenin: “Assai dotato, costante e intelligente, Ul'janov è sempre stato in testa alla sua classe e alla fine del corso ha meritato la medaglia d’oro come allievo più degno per l’esito, il profitto e il comportamento. Né dentro né fuori della scuola si è mai verificato un caso in cui Ul'janov potesse meritare per la parola o per il gesto una valutazione non positiva da parte dei superiori e insegnanti. Alla sua istruzione ed educazione morale hanno vigilato con cura i genitori e, a partire dal 1886, dopo la morte del padre, la madre sola, che ha consacrato tutte le sue energie a tutelare e allevare la prole. Fondamento: la religione e un’intelligente disciplina. I benefici frutti dell’ambiente domestico risultano evidenti dalla condotta di Ul'janov. Osservando più dappresso il genere di vita familiare e il carattere di Ul'janov non ho potuto fare a meno di notare in lui un riserbo talvolta eccessivo e un atteggiamento scostante anche verso persone di sua conoscenza e, fuori del ginnasio, verso compagni che sono il vanto della scuola; in genere, è poco socievole. La madre di Ul'janov non intende lasciare il figlio durante i suoi studi universitari”.

In realtà Vladimir non era più credente da almeno un anno. La condanna di Aleksandr aveva creato il vuoto intorno alla famiglia Ul'janov nella provinciale cittadina di Simbirsk; per questo motivo, gli Ul'janov nella stessa estate si trasferiscono a Kazan, e Vladimir si iscrive alla facoltà di legge nella locale Università.

Il 4 dicembre 1887 gli studenti di Kazan occupano l’Università per tenervi un’assemblea, rivendicando miglioramenti dell'attività didattica; l’iniziativa è considerata sovversiva e quella stessa notte la polizia arresta Vladimir e una quarantina di studenti. Si dice che all’osservazione del poliziotto che lo portava al commissariato chiedendogli: "Perché vi ribellate, giovanotto? Avete davanti a voi un muro", abbia risposto: "Sì, un muro cadente; basterà una spinta". Viene rilasciato due giorni dopo ed espulso dall’Università.

Le autorità lo confinano dapprima a Kokuskino, la cittadina di origine della madre che vi possiede una casa e poi, nel 1888, concedono alla famiglia Ul’janov di abitare nuovamente a Kazan. Qui Vladimir frequenta un circolo populistico della Narodnaja Vol'ja e per la prima volta si accosta al marxismo, con lo studio del Capitale di Marx. Nel 1889 gli Ul’janov, sempre sorvegliati dalla polizia per i trascorsi di Vladimir e della sorella Anna, abitano a Samara, dove la madre ha comprato una piccola proprietà agricola. In quello stesso anno il circolo populista di Kazan viene sciolto e i suoi membri arrestati. Intanto continua a studiare privatamente legge e ottiene di poter sostenere gli esami come studente esterno nell’Università di San Pietroburgo, dove si laurea nel novembre 1891. L’anno dopo è iscritto nell’Albo degli avvocati: sosterrà il patrocinio di sole dieci cause giudiziarie, perdendole tutte.


La polemica contro il populismo
Quando, nella primavera del 1893, si trasferisce a San Pietroburgo, la sua formazione politica è delineata: nel suo primo scritto, terminato nel 1893 ma pubblicato solo nel 1923, Nuovi spostamenti economici nella vita contadina, si occupa della obstcina, la tradizionale comunità rurale, di origine feudale, dei villaggi russi, osservando che in essa si producono differenze di classe, in quanto una piccola minoranza riesce ad accumulare progressivamente una maggiore quantità di terra mentre la maggioranza dei contadini s’impoverisce; questi ultimi, costretti al lavoro salariato nelle proprietà dei contadini più ricchi, acquisiscono in compenso mezzi monetari a loro prima sconosciuti, favorendo così la disgregazione dell’economia naturale della comunità e il sorgere di una economia di mercato, base del capitalismo.


Foto segnaletica di Lenin, 1895La sua analisi è una polemica contro le tesi dei populisti, che esaltano la comunità primitiva russa, ritenuta una società di eguali e contrapposta alle forme economiche capitalistiche, produttrici di disuguaglianze, senza avvedersi delle trasformazioni in senso capitalistico che anche in essa sono ormai operanti.

Nel 1894 scrive il breve saggio "Che cosa sono 'Gli amici del popolo' e come lottano contro i socialdemocratici", dove esalta la superiorità scientifica del marxismo rimproverando i populisti di soggettivismo sociologico: “Le condizioni storiche che avevano dato ai nostri soggettivisti il materiale per la loro teoria consistevano e consistono tuttora in rapporti antagonistici e hanno generato l’espropriazione del produttore [cioè la trasformazione del piccolo contadino e dell’artigiano in lavoratore salariato]. Non riuscendo a capire questi rapporti antagonistici, non riuscendo a trovare in essi elementi sociali che possano riscuotere l’adesione degli individui isolati, i soggettivisti si sono limitati a costruire teorie che consolino questi individui isolati, affermando che in realtà la storia è stata fatta da loro”.

I populisti, secondo Lenin, non vedono le trasformazioni in atto nella realtà della Russia, non colgono né le contraddizioni dello sviluppo della società russa né le contraddizioni del capitalismo.


L'organizzazione del partito rivoluzionario

Nadežda Krupskaja, la moglie di LeninNello stesso anno 1894 entra in contatto con il movimento, fondato dal maggior teorico marxista russo del tempo, Plekhanov, da Axel'rod e da Vera Zasulic, Emancipazione nel lavoro che confluirà nel 1898 nel POSDR, il Partito operaio socialdemocratico russo, fondato nel 1898 a Minsk. Nel dicembre 1895 viene arrestato durante gli scioperi degli operai di San Pietroburgo e condannato a tre anni di deportazione in Siberia. Qui scrive Lo sviluppo del capitalismo in Russia, pubblicato nel 1899; nel luglio del 1898 sposa Nadezda Krupskaja, anch'essa condannata in Siberia per reati politici.

Nel 1900, scontata la pena, per evitare l'assillo della sorveglianza poliziesca, sceglie volontariamente l’esilio, trasferendosi prima a Monaco di Baviera e poi a Zurigo, dove si unisce a Plekhanov e a Martov con i quali fonda il periodico Iskra (La scintilla) che esce a Monaco di Baviera e a Lipsia per essere poi diffuso clandestinamente in Russia.

Nel marzo 1901 fonda un'altra rivista da diffondere clandestinamente in Russia, Zarià (L'aurora). Dall'aprile comincia a firmare i suoi articoli con lo pseudonimo di Lenin e nello stesso periodo è raggiunto dalla moglie che ha finito di scontare un anno di confino in Siberia. L'anno 1902 si apre con i contrasti fra Lenin e Plekhanov sui principi che devono guidare il partito; alle tesi programmatiche di Plekhanov, Lenin risponde che "questo non è il programma di un partito che lotta praticamente, ma una dichiarazione di princìpi, quasi un programma di allievi del primo corso, là dove si parla del capitalismo in genere e non ancora del capitalismo russo". Secondo Lenin, a Plekhanov sfuggiva il rapporto del capitalismo russo con l'economia rurale, il fenomeno della disgregazione delle comunità contadine e la relazione fra le vecchie e nuove realtà sociali che emergono in Russia.


La concezione del partito e la coscienza di classe
Nel marzo 1902, Lenin pubblica presso l'editore Dietz di Stoccarda il saggio Che fare?, composto dal maggio 1901 al febbraio 1902. Nel Che fare?, che riprende il titolo di un romanzo dello scrittore russo Nikolai Cernyševskij che aveva affascinato piu' di una generazione di rivoluzionari russi, Lenin polemizza contro gli economicisti, per i quali "gli operai debbono condurre una lotta economica... che abbraccia anche la politica specificamente operaia, gli intellettuali marxisti fondersi con i liberali per la lotta politica"; in questo modo finiscono per negare la funzione del partito rivoluzionario. Negli anni Novanta ci fu una notevole estensione di scioperi spontanei: "Presi per sé, questi scioperi costituivano una lotta tradunionistica, ma non ancora socialdemocratica; annunciavano il risveglio dell’antagonismo tra operai e padroni, ma gli operai non avevano e non potevano avere ancora la coscienza dell’irriducibile antagonismo fra i loro interessi e tutto l’ordinamento politico e sociale contemporaneo, cioè la coscienza socialdemocratica. Gli scioperi della fine del secolo…restavano un movimento puramente spontaneo". La classe operaia, lasciata sola di fronte alle proprie condizioni, non supera i limiti dell’economicismo, del sindacalismo, non mette in discussione il sistema economico e sociale e resta succube della borghesia.


Un comizio di LeninLa coscienza politica socialista è la comprensione del rapporto che lega il capitalista all’ordinamento economico, alle istituzioni politiche e allo Stato. E’ illusorio credere di poter combattere il proprio avversario di classe senza combattere l’ordinamento che lo difende e di cui è espressione. Per questo non bastano i sindacati ma è necessario un partito: "La socialdemocrazia rivoluzionaria ha sempre compreso nella propria azione la lotta per le riforme... ma anche e innanzi tutto la soppressione del regime autocratico". Il pensiero politico socialista non è nato in conseguenza delle lotte economiche operaie ma fu lo sviluppo del pensiero di intellettuali rivoluzionari: "La coscienza politica di classe può essere portata all’operaio solo dall’esterno, cioè dall’esterno delle lotte economiche, della sfera dei rapporti fra operai e padroni. Il solo campo dal quale è possibile raggiungere questa coscienza è il campo dei rapporti di tutte le classi, di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e il governo, il campo dei rapporti reciproci di tutte le classi".

Nel luglio 1903, nel corso del II Congresso del Partito socialdemocratico russo tenuto a Bruxelles e poi a Londra, emergono contrasti tra i socialisti russi: da un lato i bolscevichi (maggioritari), guidati da Lenin e Plekhanov, sostengono la necessità di un partito fortemente centralizzato diretto da rivoluzionari di professione, dall’altro i menscevichi (minoritari), Aksel’rod, Vera Zasulic e Martov.

In Un passo avanti, due indietro (1904) Lenin commenta l'esito di quel congresso e completa la sua teoria del partito che per lui è un'organizzazione costruita dall'alto verso il basso: considerare autoritaria e burocratica questa concezione, come sostengono i menscevichi ma anche la socialdemocratica tedesca Rosa Luxemburg, "con la loro tendenza ad andare dal basso in alto, dando a qualsiasi professore, a qualsiasi studente di ginnasio, a ogni scioperante la possibilità di annoverarsi tra i membri del partito", significa privilegiare il movimento e la spontaneità contro la coscienza critica, diminuire il valore dell'iniziativa politica, avere una concezione deterministica dello sviluppo sociale - illudendosi di un presunto inevitabile crollo del capitalismo - e abbandonarsi alla politica del contingente, del caso per caso.

Pur essendo il partito della classe operaia, non s'identifica con essa, è la coscienza politica e teorica dell'avanguardia della classe che non coincide con la coscienza politica di tutta la classe operaia: "sarebbe codismo pensare che, con il capitalismo, tutta la classe sia capace di elevarsi alla coscienza e all'attività dell'avanguardia... dimenticare la differenza che esiste tra l'avanguardia e le masse che gravitano su di essa, dimenticare il dovere dell'avanguardia di elevare strati sempre più vasti al suo livello, vorrebbe dire ingannare se stessi".


La Rivoluzione del 1905
Le conseguenza di una grave carestia e la sconfitta nella guerra contro il Giappone mostrano l'inefficienza e la corruzione dell'autocrazia zarista: il 22 gennaio 1905 una dimostrazione popolare a Mosca viene repressa nel sangue dai cosacchi. Si ammutina la guarnigione di marina a Kronstadt, nel Mare del Nord, la corazzata Potemkin nel Mar Nero e si estendono scioperi e manifestazioni; si costituiscono per la prima volta i Soviet, consigli di delegati delle forze produttive del Paese. Nel novembre Lenin giunge a Pietroburgo, clandestinamente, sotto il nome di Karpov, e si rende conto del prossimo fallimento della rivoluzione; nel dicembre, al congresso del partito in Finlandia, chiede che i bolscevichi agiscano in piena autonomia dalle altre forze di opposizione al regime zarista.

Per la prima volta Stalin incontra Lenin: scriverà che, conoscendolo solo di fama, si era aspettato di vedere un gigante e quando vide che Lenin era un uomo perfettamente normale, ne restò deluso. Nel gennaio 1906 Lenin è a Mosca, per contrastare le elezioni del parlamento russo, la Duma, che considera manipolata dalle forze politiche reazionarie.

Ai primi del 1907 lo zarismo restaura pienamente l'autocrazia sciogliendo la Duma. Riflettendo sugli insegnamenti della fallita rivoluzione, Lenin afferma che il proletariato "deve sostenere qualunque borghesia, anche la peggiore, nella misura in cui lotti concretamente contro lo zarismo". La rivoluzione del 1905 fallì perché la borghesia russa, troppo debole ancora rispetto allo zarismo, non cercò il potere democratico, ma solo un accordo con l’autocrazia, perché era troppo forte, in essa, il timore di aprire la strada a una rivoluzione proletaria.

Per i menscevichi, invece, il proletariato deve sì appoggiare le rivoluzioni che abbiano un contenuto borghese, perché porterebbero a un regime democratico ove, in condizioni più favorevoli, la classe operaia può svolgere la sua lotta rivoluzionaria per il socialismo, ma non deve mettersi a capo di quella rivoluzione, non può esserne protagonista e deve rimanere all’opposizione.

Per Lenin, al contrario, solo se gli operai (i proletari) e i contadini (i piccolo borghesi) saranno i protagonisti di una rivoluzione democratica, questa sarà vittoriosa: "La lotta del proletariato per la libertà politica democratica è una lotta rivoluzionaria, perché mira alla piena sovranità del popolo. La lotta della borghesia per la libertà è una lotta opportunistica, perché mira alla divisione del potere fra l’autocrazia e le classi abbienti". Il proletariato deve operare insieme con la borghesia l’abbattimento del potere reazionario zarista, instaurando una dittatura democratica degli operai e dei contadini; quando fossero realizzate le libertà democratiche, il proletariato e il partito socialdemocratico che lo guida si dovranno porre il problema dell’abbattimento del potere democratico per l’instaurazione del socialismo, attraverso la dittatura della classe operaia.

Sono i temi che si ripresenteranno, in forme più sviluppate e drammatiche, nel 1917.


Materialismo ed empiriocriticismo

Ernst MachNel 1909 Lenin pubblica Materialismo ed empiriocriticismo, in polemica con il compagno di partito Aleksandr Bogdanov il quale sostiene che l'unica realtà è l'esperienza, riprendendo tesi filosofiche di Richard Avenarius e di Ernst Mach. Preoccupato di impedire ogni deviazione idealistica nelle teorie marxiste, Lenin afferma che "l'unica proprietà della materia... è la proprietà di essere una realtà obiettiva, di esistere fuori della nostra coscienza... le nostre sensazioni, la nostra coscienza, sono solo l'immagine [il riflesso o il rispecchiamento] del mondo esterno". Pertanto la verità non è, come sostengono gli empiriocriticisti, "una forma organizzatrice dell'esperienza" ma è il modo di essere dell'oggetto a cui il pensiero umano si avvicina secondo una dialettica fra verità assoluta e relativa.


L'imperialismo
Dal 1912 al 1916 studia il fenomeno dell'imperialismo. Già il socialdemocratico austriaco Hilferding nel suo Il capitale finanziario, nel 1909 aveva individuato nella formazione del capitale finanziario - fusione di capitale bancario e industriale - la premessa delle politiche imperialistiche. Lenin gli rimprovera di trascurare la divisione del mercato mondiale operata dai trusts internazionali e la formazione di una classe parassitaria di possessori di reddito azionario:

"...il capitalismo ha la proprietà di staccare il possesso del capitale dal suo impiego nella produzione, il capitale liquido dal capitale industriale e produttivo, di separare il 'rentier', che vive soltanto del profitto tratto dal capitale liquido, dall'imprenditore... l'imperialismo, cioè l'egemonia del capitale finanziario, è lo stadio supremo del capitalismo in cui tale separazione assume le maggiori dimensioni".
Ne sono conseguenze i diversi fenomeni speculativi, finanziari, di Borsa, dei terreni, immobiliari. Se la forma dominante del capitale non è più quella industriale ma finanziaria, se

"per il vecchio capitalismo, sotto il pieno dominio della libera concorrenza, era caratteristica l'esportazione di merci, per il nuovo capitalismo, sotto il dominio dei monopoli, è caratteristica l'esportazione del capitale... la necessità dell'esportazione di capitale è determinata dal fatto che in alcuni paesi il capitalismo è diventato più che maturo e al capitale... non rimane più un campo di investimento redditizio ".
In questa fase, secondo la visione leniniana, si mostra più palesemente il carattere antisociale e l'irrazionalità del capitalismo e la conflittualità che esso provoca fra la sua necessità di profitto e i bisogni sociali della popolazione. Si può riassumere la definizione leniniana di imperialismo come "capitalismo giunto alla fase dello sviluppo in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, ha acquisito grande importanza l'esportazione dei capitali, è iniziata la divisione del mondo fra i trust internazionali e i maggiori paesi capitalistici si sono divisi l'intera superficie terrestre"


La I Guerra Mondiale

Soldati tedeschi in trinceaAllo scoppio della prima guerra mondiale, i partiti socialisti francese e tedesco votano i crediti di guerra, sostenendo lo sforzo bellico dei rispettivi governi; Lenin denuncia il fallimento della Seconda Internazionale che ha tradito lo spirito dell’internazionalismo: nelle conferenze di Zimmerwald, nel 1915, e di Kienthal, nel 1916, sostiene la necessità di trasformare la guerra, che definisce imperialista, in rivoluzione. Fra le parti in guerra non c’è differenza; il significato di nazionale che ogni borghesia cerca di attribuire alla propria guerra, nasconde il reale contenuto di rapina: "La Germania si batte non per liberare ma per opprimere le nazioni. Non è compito dei socialisti aiutare il brigante più giovane e forte a depredare i briganti più vecchi e nutriti”.

Si può distinguere tra guerra giusta e ingiusta: indipendentemente da colui che attacca per primo, è aggressore colui che opprime; se l’oppresso lotta contro l’oppressore, conduce una guerra giusta. La parola d’ordine della difesa della patria è legittima e progressista in caso di guerra di liberazione nazionale ma è reazionaria nel caso di guerra imperialista. "Il periodo dal 1789 al 1871 fu l’epoca di un capitalismo progressivo in cui l’abbattimento del feudalesimo, dell’assolutismo e la liberazione dal giogo straniero erano all’ordine del giorno della storia. Su questa unica base, si poteva ammettere la ‘difesa della patria’, cioè la lotta contro l’oppressione. Oggi si potrebbe ancora applicare questa concezione in una guerra contro le grandi potenze imperialistiche, ma sarebbe assurdo applicarla in una guerra fra queste grandi potenze, in cui si tratta di sapere chi saprà spogliare meglio i paesi balcanici, l’Asia minore ecc... una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, che augurarsi la sconfitta del proprio governo... la rivoluzione in tempo di guerra è la guerra civile; la trasformazione della guerra dei governi in guerra civile è facilitata dalla sconfitta di questi governi..."


La Rivoluzione del 1917
Quando scoppia la Rivoluzione in Russia nel febbraio del 1917 Lenin è ancora esule in Svizzera. Rientrato a Pietroburgo, ribattezzata Pietrogrado all’inizio della guerra, nelle "Tesi di Aprile" traccia per i bolscevichi un programma in 10 punti:

"1... la guerra... rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché minima concessione al "difensismo rivoluzionario"... Data l'innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario, che accettano la guerra come una necessità e non per spirito di conquista, e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l'errore in cui cadono, svelando il legame indissolubile esistente fra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che è impossibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale. Organizzare la propaganda più ampia di questa posizione nell'esercito combattente. Fraternizzare.

2. L'originalità dell'attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell'insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini...

3. Non appoggiare in alcun modo il Governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo, invece di "rivendicare" - ciò che è inammissibile e semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico.

4. Riconoscere che il nostro partito è in minoranza... nella maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunistici piccolo-borghesi... Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono l'unica forma possibile di governo rivoluzionario... svolgeremo un'opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai...

5. Niente repubblica parlamentare - ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un passo indietro - ma Repubblica dei Soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto. Sopprimere la polizia, l'esercito e il corpo dei funzionari. Lo stipendio dei funzionari - tutti eleggibili e revocabili in qualsiasi momento - non deve superare il salario medio di un buon operaio...

6. Nel programma agrario spostare il centro di gravità sui Soviet dei deputati dei salariati agricoli. Confiscare tutte le grandi proprietà fondiarie. Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione di Soviet locali di deputati dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire i Soviet dei deputati dei contadini poveri...


Lenin proclama il potere sovietico, dipinto di Serov7. Fusione immediata di tutte le banche del paese in un'unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai.

8. Il nostro compito immediato non è l'"instaurazione" del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai.

9. Compiti del partito: convocare immediatamente il congresso del partito; modificare il programma del partito, principalmente: sull'imperialismo e sulla guerra imperialistica; sull'atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello "Stato-Comune"; emendare il programma minimo, ormai invecchiato; cambiare il nome del partito.

10. Rinnovare l'Internazionale..."

In luglio, a Pietrogrado, una manifestazione di centinaia di migliaia di bolscevichi si conclude con gravi incidenti e Lenin, accusato con altri dirigenti di aver organizzato una sommossa, per evitare l’arresto si nasconde in Finlandia, allora regione dell’Impero russo, dove compone l’opera Stato e Rivoluzione, prospettando le linee di una futura società socialista.

Rientrato clandestinamente a Pietrogrado, prepara la rivoluzione: il 25 ottobre (7 novembre) 1917, le guardie rosse, milizie operaie bolsceviche, e forze militari passate dalla parte dei bolscevichi occupano il Palazzo d’Inverno, sede del governo di Kerenskij, il quale fugge su un’automobile dell’ambasciata americana.


Lenin nel suo ufficio, 1918La sera del giorno dopo Lenin, nel palazzo dello Smolnij, la sede del Comitato esecutivo dei Soviet, legge i decreti sulla pace, che prevedono trattative immediate, senza annessioni e indennità e sull'abolizione della proprietà privata della terra; il menscevico Nikolaj Sukhanov, contrario a quella svolta che considera prematura e dannosa, e che scriverà la cronaca di tutte le giornate della Rivoluzione, descrive così quella serata: "Alle lunghe ovazioni seguì il canto dell'Internazionale. Di nuovo acclamarono Lenin, di nuovo urrà e berretti in aria. Venne intonata la marcia funebre in memoria delle vittime della guerra. Poi ancora evviva... Tutta la presidenza, con alla testa Lenin, si levò in piedi e cominciò a cantare: i volti erano eccitati e ispirati, gli occhi ardenti. Ma ancor più interessante era la massa dei delegati: il suo stato d'animo cominciò a migliorare. L'insurrezione si era svolta in modo tanto facile e inaspettato!... La coscienza del successo si diffuse e si cominciò a ragionare sui suoi risultati. Le masse furono pervase dalla fiducia che tutto sarebbe andato per il meglio anche in seguito. Cominciarono a credere che la pace, la terra, il pane fossero ormai vicini..."

Lenin trovò una Rolls Royce nel garage dello zar e decise di usarla come auto ufficiale quando si doveva muovere per motivi istituzionali.


La conquista del potere

Il corpo di Lenin nel MausoleoGli anni dal 1918 al 1921 vedono la firma del trattato di pace con la Germania il 3 marzo 1918, la guerra civile contro le armate dei Bianchi, forze monarchiche finanziate e appoggiate militarmente da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Giappone e, segretamente, anche dall'Italia, la fondazione, il 2 marzo 1919, della III Internazionale comunista e il "comunismo di guerra"; alla fine della guerra civile, le gravi condizioni dell’economia russa lo convincono ad avviare la NEP, una nuova politica economica che ammette la presenza di una parziale economia di mercato.

Dopo la concessione del diritto di autodeterminazione a diversi territori che già facevano parte dell'impero zarista, il 30 dicembre 1922 la Russia si trasforma in Unione Sovietica.

Malato dal 1922, le condizioni di Lenin si aggravano progressivamente fino alla completa paralisi e alla morte nel 1924. Il suo corpo, imbalsamato, è esposto a Mosca in un mausoleo ai piedi delle mura del Cremlino.


L'eredità leninista

Aleksander Gerasimov (1930): Lenin alla tribuna
Lenin a MoscaAlle critiche, di origine socialdemocratica, che considerano la Russia immatura per il socialismo, nel 1923 Lenin risponderà:"..ma un popolo che era davanti a una situazione rivoluzionaria, quale si era creata nella prima guerra imperialista, sotto l'imminenza di questa situazione senza via di uscita, non poteva forse gettarsi in una lotta che gli apriva almeno qualche speranza di conquistarsi condizioni non del tutto ordinarie per un ulteriore progresso della civiltà?

La Russia non ha raggiunto il livello di sviluppo delle forze produttive sulla base del quale è possibile il socialismo. Tutti gli eroi della II Internazionale...presentano questa tesi come oro colato...la considerano decisiva per l'apprezzamento della nostra rivoluzione.

Ma che cosa fare se l'originalità della situazione ha innanzi tutto condotto la Russia nella guerra imperialista mondiale, nella quale erano coinvolti tutti i paesi dell'Europa occidentale che avevano una qualche influenza, ha creato per il suo sviluppo...condizioni in cui noi potevamo attuare precisamente quella unione della guerra dei contadini con il movimento operaio, di cui parlava, come di una prospettiva possibile, un marxista come Marx, nei 1856, a proposito della Prussia?

Che fare se la situazione, assolutamente senza vie d'uscita, decuplicava le forze degli operai e dei contadini e ci apriva più vaste possibilità di creare le premesse fondamentali della civiltà, su una via diversa da quella percorsa da tutti gli altri Stati dell'Europa occidentale? Forse che per questo la linea generale dello sviluppo della storia mondiale si è modificata? Si sono forse perciò cambiati i rapporti fondamentali tra le classi principali di ogni Stato...?

Se per creare il socialismo occorre un certo grado di cultura (quantunque nessuno possa dire quale sia di preciso questo certo grado di cultura, dato che esso è diverso in ogni Stato dell'Europa occidentale), perché non dovremmo allora cominciare con la conquista, per via rivoluzionaria, delle premesse necessarie per questo certo grado, in modo da potere in seguito - sulla base del potere operaio e contadino e del regime sovietico - metterci in marcia per raggiungere gli altri popoli?..."

[Modificato da -kapo- 06/08/2006 14.31]

06/08/2006 14:34
OFFLINE
Post: 2.556
Registrato il: 05/01/2006
Città: COLLEFERRO
Età: 33
Sesso: Maschile
Tribunus Angusticlavius
lo sò che Tercio chiedeva una spiegazione breve, ma un ideologia politica, qualunque essa sia non può essere spiegata in modo breve, e per capire le idee dei personaggi coinvolti bisgna conoscere la loro vita.
e vuoi ti posto anche la biografia di Engels

[Modificato da -kapo- 06/08/2006 14.35]

06/08/2006 16:35
OFFLINE
Post: 5.380
Registrato il: 03/02/2006
Età: 33
Sesso: Maschile
Praefectus Castrorum
[SM=x506627] GRazie mille Kapo, Archita e Alessandro Magno III.


Comunque li devo ancora leggere quei lunguissimi post.

[Modificato da Tercio Real 06/08/2006 16.35]

----------------------------------------
_________________________________
Come i nostri predecessori gli indiani ci accomuna un certo timore del sesso un eccesso di lamentazione per i morti e un costante interesse per sogni e visioni- JIM MORRISON



06/08/2006 17:55
OFFLINE
Post: 1.031
Registrato il: 02/12/2004
Città: MILANO
Età: 43
Sesso: Maschile
Centurio Primus Pilus
ho il pc in palla, come lo metto in sesto arrivo compagni!

W LENIN E LA GRANDE RIVOLUZIONE PROLETARIA D'OTTOBRE!
06/08/2006 18:15
Re:

Scritto da: Pertinax 06/08/2006 17.55
ho il pc in palla, come lo metto in sesto arrivo compagni!

W LENIN E LA GRANDE RIVOLUZIONE PROLETARIA D'OTTOBRE!



se è dovuto a malware o trojan ecc ti consiglio l'ultima versione di spyware doctor, è il meglio in circolazione! elimina ogni impurità! ovviamente per usufruire del prodotto in maniera full ti devi registrare. il come se vuoi te lo dico in privato

www.pctools.com/spyware-doctor/

06/08/2006 18:24
OFFLINE
Post: 1.031
Registrato il: 02/12/2004
Città: MILANO
Età: 43
Sesso: Maschile
Centurio Primus Pilus
grazie del pensiero ma o dovuto formattare necessariamente visto che ho passato praticamente tutti i programmi di diagnostica esistenti, anti spyware, anti malaware, anti virus, anti cazzi vari... alla fine ho scoperto cos'era, una sorta di .exe in windows/system32 e una .dll che non si sono cancellate... ho formattato ed ho risolto tutto [SM=g27962]

ora sto installando windows vis... [SM=g27964]
06/08/2006 19:26
OFFLINE
Post: 2.556
Registrato il: 05/01/2006
Città: COLLEFERRO
Età: 33
Sesso: Maschile
Tribunus Angusticlavius
forse ti era successo lo stesso che è successo a me, se ogni 10 min. circa ti compariva una schermata blu che diceva di vari errori, è un probema dovuto a una procedura errata nel bios, perchè anche io dopo aver reistallato windows da capo passati un paio di giorni mi ha ripresentato il problema.
06/08/2006 19:35
Re:

Scritto da: Pertinax 06/08/2006 18.24
grazie del pensiero ma o dovuto formattare necessariamente visto che ho passato praticamente tutti i programmi di diagnostica esistenti, anti spyware, anti malaware, anti virus, anti cazzi vari... alla fine ho scoperto cos'era, una sorta di .exe in windows/system32 e una .dll che non si sono cancellate... ho formattato ed ho risolto tutto [SM=g27962]

ora sto installando windows vis... [SM=g27964]



immaginonon vedi l'ora di installarti le famose direct X 10!
06/08/2006 22:03
OFFLINE
Post: 665
Registrato il: 15/10/2005
Sesso: Maschile
Centurio
Tercio, io ti invito a lasciare perdere le vecchie definizioni... ora siamo in grado di capire meglio. Prova a guardare la questione così: Marx ha individuato nel lavoro l'azione che produce le condizioni materiali dell'esistenza umana (ora meglio che in qualsiasi altra epoca ci dovrebbe essere chiaro). Ci descrive i meccanismi attraverso i quali avviene l'appropriazione e l'accumulazione privata (ossia di pochi) di quanto il lavoro produce come attività sociale (lo sfruttamento del lavoro). Quanto è avvenuto poi non ha molto a che vedere con questo. Marx non ha scritto quasi nulla sulla società comunista, e quel poco che ha scritto assomiglia al programma di un partito socialdemocratico di metà novecento (nel "Manifesto" un paio di pagine - il Manifesto è un libretto di divulgazione, non è lì che capirai Marx -, e nella "Critica del programma di Gotha"). Anche la "dialettica" non è così importante (è Engels che ci si intestardisce, Marx non sì oppone ma dalle ultime cose scritte da lui, da Marx, si capisce che la sua de-Hegelizzazione lo spingeva lontano dalla dialettica), nemmeno la "caduta tendenziale del saggio medio di profitto" (dove lo si vorrebbe esaurire) non è così importante (è un errore, visto che non poteva prevedere il "consumismo" - atto di autodistruzione "idiota"). Se puoi leggiti il "Trattato di economia marxista" di Ernest Mandel (ti aiuterà nel caso volessi affrontare il primo libro del Capitale, e se non puoi è un testo che ti permetterà di capire Marx). Il marxismo-leninismo è un invenzione stalinista - che è tutto dire...
Devo andare... semmai proseguo dopo, o domani.
[SM=g27959]
_________________________________

"E allora, una volta stabilito che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tener presente l'assioma primo e fondamentale dell'economia politica, cioè che chi produce non produce merci, ma produce rapporti sociali, cioè umanità; visto che il modo di produzione è totalmente nuovo, le merci prodotte, quindi, sono totalmente nuove ed è totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto." P.P.Pasolini
07/08/2006 18:53
OFFLINE
Post: 1.031
Registrato il: 02/12/2004
Città: MILANO
Età: 43
Sesso: Maschile
Centurio Primus Pilus
sempre di fretta scusate...

lo stalinismo non esiste, è una definizione inventata da troz che identifica il nulla più assoluto. il marzismo leninismo invece è quella dottrina politica che ha trasformato un paese medioevale quale la russia zarista nella potenza che ha stritolato il nazismo, liberato 120 milioni di contadini dalla fame e dalla grettezza brutale in cui vivevano da secoli, industrializzato un apese in cui prima non esisteva nulla, ha alfabetizzato una popolazione sconfinata, ha dichiarato legali questioni di cui oggi ancora si dibatte in italia... il marxismo leninismo è la via intrapresa dai sovietici per realizzare il socialismo, risultando giusta e vittoriosa ma peccando in fattori fondamentali che hanno permesso a individui come crusciev di restaurare il capitalismo nella prima nazione socialista della storia, la prima nazione popolare che il mondo avesse mai visto...
07/08/2006 21:39
OFFLINE
Post: 755
Registrato il: 11/10/2005
Età: 35
Sesso: Maschile
Centurio
Re:

Scritto da: Pertinax 07/08/2006 18.53
sempre di fretta scusate...

lo stalinismo non esiste, è una definizione inventata da troz che identifica il nulla più assoluto. il marzismo leninismo invece è quella dottrina politica che ha trasformato un paese medioevale quale la russia zarista nella potenza che ha stritolato il nazismo, liberato 120 milioni di contadini dalla fame e dalla grettezza brutale in cui vivevano da secoli, industrializzato un apese in cui prima non esisteva nulla, ha alfabetizzato una popolazione sconfinata, ha dichiarato legali questioni di cui oggi ancora si dibatte in italia... il marxismo leninismo è la via intrapresa dai sovietici per realizzare il socialismo, risultando giusta e vittoriosa ma peccando in fattori fondamentali che hanno permesso a individui come crusciev di restaurare il capitalismo nella prima nazione socialista della storia, la prima nazione popolare che il mondo avesse mai visto...




e che ha ucciso 7 milioni di ucraini per fame con una riforma agricola, e' il regime delle purghe, dei politici avversi al regime scomparsi in siberia...



Il 29 maggio 1453 nelle strade di Costantinopoli il sangue scorreva come l'acqua dopo un temporale e i cadaveri galleggiavano verso il mare come meloni in un canale. Così cadde per sempre la regina di tutte le città.
Ed era tutta colpa dei Turchi infedeli...
07/08/2006 21:53
Re: Re:

Scritto da: dragases 07/08/2006 21.39



e che ha ucciso 7 milioni di ucraini per fame con una riforma agricola, e' il regime delle purghe, dei politici avversi al regime scomparsi in siberia...



consiglio di leggere "il libro nero del comunismo" edito da mondadori

invece questa è la dichiarazione dopo avere letto il libro in questione di un ex abitante della germania est.

Ho 62 anni e dal 1976 vivo in Italia, cioè da quando sono evaso dalla mia patria, quella che allora si chiamava Germania dell'est: un satellite della defunta Unione Sovietica. Il regime mi aveva ucciso mia moglie, incinta del mio secondo figlio... mai nato. Il motivo? Aveva comperato una cassetta musicale da una turista olandese. Aveva solo 29 anni. Ho letto il libro. Parla di tanti morti, di tanti crimini e di tanto terrore. Purtroppo la realtà nel mio paese era ben diversa. Peggiore di ciò che vi viene raccontato. Non si poteva parlare. Non si poteva scegliere. Non si potevano visitare altri paesi: totale assenza di libertà. I vostri antenati hanno lottato in nome di essa. I vostri figli potranno essere felici con essa. Non gettatela al vento. A tutti quelli che elogiano il comunismo e criticano il libro: andate a vivere a Cuba o in Corea del Nord. Non da turisti, ma da cittadini cubani o coreani. Vi siete mai chiesti come mai molti tentano o hanno tentato di fuggire dalla propria terra, da Cuba, dalla Germania Orientale, dall'URSS, rischiando la vita. Semplice: per continuare a vivere liberi. Errare humanum est, perseverare diabolicum

[Modificato da davide.cool 07/08/2006 22.17]

08/08/2006 15:49
OFFLINE
Post: 649
Registrato il: 11/04/2006
Città: GENZANO DI ROMA
Età: 48
Sesso: Maschile
Centurio
Re:

Scritto da: Pertinax 07/08/2006 18.53
sempre di fretta scusate...

lo stalinismo non esiste, è una definizione inventata da troz che identifica il nulla più assoluto. il marzismo leninismo invece è quella dottrina politica che ha trasformato un paese medioevale quale la russia zarista nella potenza che ha stritolato il nazismo, liberato 120 milioni di contadini dalla fame e dalla grettezza brutale in cui vivevano da secoli, industrializzato un apese in cui prima non esisteva nulla, ha alfabetizzato una popolazione sconfinata, ha dichiarato legali questioni di cui oggi ancora si dibatte in italia... il marxismo leninismo è la via intrapresa dai sovietici per realizzare il socialismo, risultando giusta e vittoriosa ma peccando in fattori fondamentali che hanno permesso a individui come crusciev di restaurare il capitalismo nella prima nazione socialista della storia, la prima nazione popolare che il mondo avesse mai visto...




ci andrei piano con certe definizioni...

oppure ti farei parlare con una di quelle 120 milioni di miliardi di persone "liberate"....





LEGIO CLAN: http://www.realtimestrategy.it/index.php
08/08/2006 16:39
OFFLINE
Post: 5.380
Registrato il: 03/02/2006
Età: 33
Sesso: Maschile
Praefectus Castrorum
MMM...ma quanto racconta davide sono eventi successi dopo la seconda guerra mondiale, dopo Stalin....
Anche se non conosco molto bene le singole dottrine comuniste, mi sembra che l´Urss di Stalin di comunista aveva ben poco.

Comunque, le cose buone di lenin paragonate alle cose cattive mi sembrano molto migliori, e la russia di lenin una russia molto migliore di quella zarista.

Sempre detto da uno che non sa molto su questo argomento.
----------------------------------------
_________________________________
Come i nostri predecessori gli indiani ci accomuna un certo timore del sesso un eccesso di lamentazione per i morti e un costante interesse per sogni e visioni- JIM MORRISON



08/08/2006 16:53
OFFLINE
Post: 191
Registrato il: 31/07/2006
Città: GUIDONIA MONTECELIO
Età: 44
Sesso: Maschile
Immunes
Date retta a davide, leggete il libro nero del comunismo.
Ciao
"CHI GOVERNA COSTANTINOPOLI GOVERNA IL MONDO" CATERINA II DI RUSSIA
08/08/2006 17:24
Re:

Scritto da: Tercio Real 08/08/2006 16.39
MMM...ma quanto racconta davide sono eventi successi dopo la seconda guerra mondiale, dopo Stalin....
Anche se non conosco molto bene le singole dottrine comuniste, mi sembra che l´Urss di Stalin di comunista aveva ben poco.

Comunque, le cose buone di lenin paragonate alle cose cattive mi sembrano molto migliori, e la russia di lenin una russia molto migliore di quella zarista.

Sempre detto da uno che non sa molto su questo argomento.



ecco cosa è il comunismo

- fucilazione di decine di migliaia di ostaggi o di persone imprigionate senza essere state sottoposte a giudizio e massacro di
centinaia di migliaia di operai e di contadini insorti fra il 1918 e il 1922;
- carestia del 1922, che ha provocato la morte di 5 milioni di persone;
- deportazione ed eliminazione dei cosacchi del Don nel 1920;
- assassinio di decine di migliaia di persone nei campi di concentramento fra il 1918 e il 1930;
- eliminazione di quasi 690 mila persone durante la Grande purga del 1937-1938;
- deportazione di 2 milioni di kulak (o presunti tali) nel 1930-1932;
- sterminio di 6 milioni di ucraini nel 1932-1933 per carestia indotta e non soccorsa;
- deportazione di centinaia di migliaia di polacchi, ucraini, baltici, moldavi e bessarabi nel 1939-1941, poi nuovamente nel 1944-1945;
- deportazione dei tedeschi del Volga nel 1941;
- deportazione-abbandono dei tatari della Crimea nel 1943:
- deportazione-abbandono dei ceceni nel 1944;
- deportazione-abbandono degli ingusceti nel 1944;
- deportazione-eliminazione delle popolazioni urbane della Cambogia fra il 1975 e il 1978;
- lento sterminio dei tibetani per mano dei cinesi dal 1950 eccetera.

- URSS, 20 milioni di morti,
- Cina, 65 milioni di morti,
- Vietnam, un milione di morti,
- Corea del Nord, 2 milioni di morti,
- Cambogia, 2 milioni di morti,
- Europa dell'Est, un milione di morti,
- America Latina, 150 mila morti,
- Africa, un milione 700 mila morti,
- Afghanistan, un milione 500 mila morti,
- movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere, circa 10 mila morti.
08/08/2006 18:23
OFFLINE
Post: 191
Registrato il: 31/07/2006
Città: GUIDONIA MONTECELIO
Età: 44
Sesso: Maschile
Immunes
Il punto è che i massacri vengano sempre attribuiti al solo stalin in russia ma è falso già lenin aveva le mani sporche di sangue.
ciao
"CHI GOVERNA COSTANTINOPOLI GOVERNA IL MONDO" CATERINA II DI RUSSIA
08/08/2006 18:57
OFFLINE
Post: 439
Registrato il: 24/04/2006
Città: CATANIA
Età: 38
Sesso: Maschile
Principalis
Se vi leggesse Pertinax impazzirebbe. Meglio che non parli io della rivoluzione d'ottobre, che già ho avuto discussioni forti sul gulag su arena politica, perchè penso che si arriverebbe ai colpi di pistola


E così, nelle operazioni militari:
Se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo.
Se non conosci il nemico ma conosci te stesso, le tue possibilità di vittoria sono pari a quelle di sconfitta.
Se non conosci nè il nemico nè te stesso, ogni battaglia per te significherà sconfitta certa.
SUN TZU

La storia nostra è storia della nostra anima; e storia dell'anima umana è la storia del mondo.
BENEDETTO CROCE

La fede è la più alta passione di ogni uomo. Ci sono forse in ogni generazione molti uomini che non arrivano fino ad essa, ma nessuno va oltre
KIERKEGAARD
08/08/2006 19:11
OFFLINE
Post: 191
Registrato il: 31/07/2006
Città: GUIDONIA MONTECELIO
Età: 44
Sesso: Maschile
Immunes
Re:

Scritto da: Tymoleon 08/08/2006 18.57
Se vi leggesse Pertinax impazzirebbe. Meglio che non parli io della rivoluzione d'ottobre, che già ho avuto discussioni forti sul gulag su arena politica, perchè penso che si arriverebbe ai colpi di pistola



E' il problema di quando si affrontano tematiche politiche abbastanza attuali, ci si infervora molto di più che per eventi passati.
Per quel che mi riguarda mi sono giusto limitato ad un paio di post più o meno neutrali, per il resto mi sa che faccio lo spettatore [SM=x506672]
ciao
"CHI GOVERNA COSTANTINOPOLI GOVERNA IL MONDO" CATERINA II DI RUSSIA
08/08/2006 19:32
OFFLINE
Post: 1.031
Registrato il: 02/12/2004
Città: MILANO
Età: 43
Sesso: Maschile
Centurio Primus Pilus
per quante cazzate tutte insieme, la festa della propaganda nazista [SM=x506668]

ragazzi sto formattando il bastardo del pc... da trre giorni oramai... quando finisco incomincio a sfatare un p di propaganda made in germania (1943) e il resto delle baggianate.

a dopo compagni [SM=g27980]
08/08/2006 20:39
OFFLINE
Post: 755
Registrato il: 11/10/2005
Età: 35
Sesso: Maschile
Centurio
Mi dispiace Pertinax ma c'e' poco da sfatare....come dei campi di concentramento nazisti...quando trovi collezioni di teschi, e foto dei massacri...non sono dei fake fatti dai nazisti...sono la realta'...



Il 29 maggio 1453 nelle strade di Costantinopoli il sangue scorreva come l'acqua dopo un temporale e i cadaveri galleggiavano verso il mare come meloni in un canale. Così cadde per sempre la regina di tutte le città.
Ed era tutta colpa dei Turchi infedeli...
08/08/2006 21:54
OFFLINE
Post: 5.380
Registrato il: 03/02/2006
Età: 33
Sesso: Maschile
Praefectus Castrorum
Il libro nero del comunismo, qua lo annunciarono come un semplice fascicolo propagandistico di uno che odiava il comunismo.

Per ora é come se diceste che la Rivoluzione Francese é un fatto orrendo perché dopo di essa ci furono migliaia di morti, arrivó un tale Napoleone e fece na carneficina in tutta l´europa con la scusa di propagare la rivoluzione francese.
Cioé, non é cosí semplice fare un discorso di questo genere inserendo dati e cifre di morti e cose terribili.
Senno, se si fa con tutti cosí, Annibale, Cesare, Alessandro, Scipione....erano solo matti opressori e senza sensibilitá che trucidarono popolazioni intere.
E nessuno di noi la pensa cosí, come nessuno di noi, credo, pensa cosí della Rivoluzione Francese e Napoleone o, come abbiamo visto, dello stesso Mussolini, perché da quanto detto, Mussolini, un leader senza paragone, Hitler figlio del demonio che porto nel baratro l´Italia.
E io continuo ad ALLUCINARE.

UMMM...Mi sono nervosito mentre scrivevo sto topic
----------------------------------------
_________________________________
Come i nostri predecessori gli indiani ci accomuna un certo timore del sesso un eccesso di lamentazione per i morti e un costante interesse per sogni e visioni- JIM MORRISON



08/08/2006 22:31
Re:

Scritto da: Tercio Real 08/08/2006 21.54
Il libro nero del comunismo, qua lo annunciarono come un semplice fascicolo propagandistico di uno che odiava il comunismo.

Per ora é come se diceste che la Rivoluzione Francese é un fatto orrendo perché dopo di essa ci furono migliaia di morti, arrivó un tale Napoleone e fece na carneficina in tutta l´europa con la scusa di propagare la rivoluzione francese.
Cioé, non é cosí semplice fare un discorso di questo genere inserendo dati e cifre di morti e cose terribili.
Senno, se si fa con tutti cosí, Annibale, Cesare, Alessandro, Scipione....erano solo matti opressori e senza sensibilitá che trucidarono popolazioni intere.
E nessuno di noi la pensa cosí, come nessuno di noi, credo, pensa cosí della Rivoluzione Francese e Napoleone o, come abbiamo visto, dello stesso Mussolini, perché da quanto detto, Mussolini, un leader senza paragone, Hitler figlio del demonio che porto nel baratro l´Italia.
E io continuo ad ALLUCINARE.

UMMM...Mi sono nervosito mentre scrivevo sto topic



non è solo un semplice insieme di dati. è una raccolta di dati sui crimini compiuti dai regimi comunisti nel mondo, è un analisi molto dettagliata di crimini contro l'umanità, violazioni dei diritti umani, esecuzioni senza processo e cosi via, dalla nascita del comunismo ad oggi in tutti i regimi comunisti del mondo... la storia dei bambini di mao è verissima! contiene pure foto che fanno rabbrividire, testimonianze di sopravissuti ai campi di detenzione ecc ecc.
08/08/2006 22:46
OFFLINE
Post: 597
Registrato il: 10/03/2006
Città: ALTINO
Età: 104
Sesso: Maschile
Centurio
leggetivi i post di pertinax di arena politica nella sezione comunista così ci capite un po di più [SM=g27972] [SM=g27972]
Vota:
Amministra Discussione: | Riapri | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:06. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com


© The Creative Assembly Limited.
All trade marks and game content are the property of The Creative Assembly Limited and its group companies.
All rights reserved.