Annotazioni effettuate durante l’assedio di Sagunto
“...Finché non scorgemmo Sagunto, Annibale non diede ordine di rallentare la marcia. Avevamo
concordato un incontro con Ogox, uno dei capi che ci erano ancora fedeli, che con i suoi uomini
doveva aiutarci a spezzare le prime linee difensive del nemico sulla sponda opposta del fiume.
Le forze di Ogox ci attendevano nel luogo concordato. Annibale ordinò al capo locale che i suoi
uomini attaccassero per primi, seguiti dai nostri eroi e dalle loro falangi dell’esercito. Ogox ci
offrì altri uomini in cambio di viveri; immediatamente Annibale ordinò che i viveri dell’unico
villaggio che controllavamo fino a quel momento si dirigessero verso il forte di Ameghin, da cui
sarebbero partiti i rinforzi del nostro alleato”.
“...Le nostre truppe caricarono con furia contro i primi iberi, rompendo le loro linee. In breve
tempo il nemico si vide decimato e si ritirò disordinatamente verso i forti che proteggevano
Sagunto. Lì li avremmo massacrati, se non fosse sopraggiunta una colonna di cavalleria
romana che coprì la ritirata dei superstiti. Ci disfacemmo dei romani, ma anche le nostre truppe
avevano subito perdite. Mentre Annibale pianificava l’assedio e la successiva cattura della
fortezza, attendemmo le truppe di rinforzo della seconda falange del nostro esercito. Durante la
marcia le truppe di rinforzo catturarono altri due villaggi, deviando il loro rifornimento di viveri al
forte di Ameghin...”
“... Il piano di Annibale consisteva nell’interrompere la fornitura di viveri a Sagunto per facilitare
l’assalto della fortezza. Innanzitutto dovevamo catturare i forti in cui si erano rifugiati i resti delle
prime difese iberiche, e quindi conquistare uno a uno i villaggi che rifornivano Sagunto.
Dividemmo in due parti il grosso del nostro esercito e prendemmo, uno dopo l’altro, tutti i forti.
Annibale e alcuni dei nostri generali si diressero a est di Sagunto, conquistando rapidamente
tutti i villaggi fino ad assediare le porte della città. A me fu affidato l’incarico di dirigere l’attacco
verso la zona ovest, fino ad assediare le altre porte della fortezza. La chiave del successo del
piano di Annibale era la conquista dei villaggi nel modo più rapido possibile, in modo che i
difensori si indebolissero e noi potessimo conquistare la città prima dell’arrivo dei rinforzi
romani”.
“...Gli iberi che resistevano a Sagunto avevano un’unica speranza: che i loro messaggeri
riuscissero a superare il nostro blocco. I messaggeri dovevano attraversare il fiume a nord di
Sagunto per contattare i romani, e quindi noi appostammo sulle rotte di fuga due dei nostri
migliori generali al comando delle loro truppe, per intercettare tutti i nemici che avessero tentato
di uscire dalla fortezza...”
“... Dopo aver conquistato tutti i villaggi, quando la fame iniziò a minare la salute dei difensori,
attaccammo la fortezza irrompendo con ogni falange dell’esercito attraverso le porte assediate.
Grazie alla debolezza dei difensori e ai rinforzi che Ogox ci aveva inviato periodicamente,
riuscimmo finalmente a conquistare Sagunto”.
Annotazioni effettuate durante il valico delle Alpi.
“... Quindi Annibale optò per l’opzione più rischiosa, addentrarsi nella penisola italica
attraversando le Alpi ed evitare la rotta costiera, fortificata dai romani. Quando eravamo già nei
contrafforti alpini, accompagnati da un piccolo distaccamento, superammo il grosso delle nostre
forze per stabilire il contatto con i diversi capi locali delle tribù galliche cisalpine. Il nostro primo
incontro fu con Eohric, capo del villaggio di Abhean. La fama di Annibale si era estesa tra le
valli, i fiumi e le montagne ed Eohric aveva già sentito parlare delle nostre imprese nella
penisola iberica. Offrì quindi il suo aiuto e quello dei suoi uomini nella nostra marcia su Roma, e
ci chiese in cambio di guidare le sue truppe per riconquistare alcuni forti commerciali e un
villaggio che i romani gli avevano sottratto. Accettammo a condizione di non arrischiare il grosso
del nostro esercito; Eohric mise al sicuro i nostri uomini nel suo territorio e Annibale e io
partimmo per raggiungere le truppe che il capo gallico aveva destinato all’attacco.
Conquistammo uno a uno tutti gli insediamenti... Un eroe romano che difendeva uno dei forti fu
abbattuto dalle nostre spade e recuperammo i preziosi amuleti che indossava, e poi ci
lanciammo alla riconquista del villaggio. Quando tutti i forti e il villaggio furono in nostro potere
tornammo a parlare con Eohric che ci fornì una mappa completa di tutta la regione, con i villaggi
in cui avremmo potuto trovare alleati...”
“... Ci dirigemmo a Lilibeo. Lì Adatel ci chiese di recuperare alcuni muli smarriti nel bosco.
Lottammo contro vari lupi fino a recuperare i muli, che furono immediatamente restituiti ad
Adatel in cambio della sua alleanza. Proseguimmo il cammino verso nord, verso il villaggio di
Poyba. Lì parlammo con Rumstan, il capo locale, che ci chiese di liberare il villaggio di Rapta.
Lo facemmo, ottenendo anche una pietra di fuoco da uno dei gladiatori caduti. Tornammo a
parlare con Rumstan, ma la sua prova risultò essere un inganno. A Poyba parlammo anche con
Duronix, un druido che ci offrì il suo aiuto se avessimo ottenuto quattro pietre di fuoco e le
avessimo poste negli altari che circondavano il centro del villaggio.
Stavamo già abbandonando il villaggio quando un guerriero ci fece segno di avvicinarci; si
trattava di Hareld, un guerriero che aspirava a diventare capo di Poyba. Per riuscirci, doveva
sfidare e battere Rumstan a un combattimento testa a testa.
Rumstan era però molto più forte di Hareld, e quindi il guerriero aveva bisogno di amuleti che lo
aiutassero a sconfiggere il capo attuale. Facemmo un accordo: gli avremmo dato gli oggetti che
avevamo raccolto e lui, in cambio, ci avrebbe aiutato dopo essere diventato il nuovo capo di
Poyba”.
“... La nostra destinazione seguente era il villaggio di Harta. Lì aiutammo Ulfcytel a scegliere la
strategia migliore per sconfiggere il capo normanno che terrorizzava il suo villaggio; “i guerrieri
con ascia”, scelse Annibale... Saggia decisione. Proseguimmo il viaggio verso Wiferth, dove
alcuni sacerdoti romani avevano sequestrato gli abitanti del villaggio e li avevano portati in una
grotta lontana. Con i guerrieri che ci fornì Durathacth, il druido locale, ci recammo alla grotta ed
eliminammo i sacerdoti e i mercenari normanni che li proteggevano. Prima di abbandonare la
grotta esaminammo accuratamente il campo di battaglia, dove trovammo oggetti preziosi e
alcune pietre di fuoco. La destinazione seguente fu Dagda, dove Dirmunt ci chiese di
recuperare i muli addetti al rifornimento che gli avevano rubato alcuni romani”.
“...I romani erano acquartierati in un foro vicino, verso cui ci dirigemmo con le truppe che ci
diede Dirmunt. Annibale organizzò così l’assalto: assegnò a me tutti gli arcieri, mentre lui restò
al comando degli altri soldati. Ci avvicinammo alla prima porta, che distruggemmo con le
catapulte, e attirammo all’esterno l’eroe nemico. Dopo aver neutralizzato l’eroe varcammo le
porte, eliminando tutti i romani in cui ci imbattemmo. Abbattemmo le seconde porte con gli
arcieri. Annibale assunse allora il controllo dei miei arcieri e tutte le truppe furono al suo
comando. Annibale si allontanò dalle porte, mentre io attiravo a poco a poco il nemico verso la
sua posizione. Dopo aver eliminato gli ultimi pretoriani e gladiatori e recuperato gli oggetti che
avevano lasciato cadere, catturammo tutti i muli e li restituimmo a Dirmunt...”
“... Tornammo a Poyba con tutti gli oggetti che avevamo raccolto. Innanzitutto consegnammo le
pietre di fuoco al druido, che fornì ad Annibale poteri sovrumani, e poi demmo a Hareld alcuni
oggetti magici che avevamo trovato; alcuni guanti della salute, una cintura di serpenti e una
cintura dei re. Grazie a tali oggetti Hareld poté sconfiggere Rumstan e diventare il capo di
Poyba. La nostra visita successiva fu a Ridga, dove Ulfcytel ci chiese di aiutarlo a scortare un
mulo attraverso una strada di montagna infestata dai teutoni. L’unico modo per passare era
seguire il ritmo del mulo, circondandolo con i nostri cavalieri senza attaccare i teutoni, solo
difendendoci e impedendo che il mulo fosse attaccato. Quando il mulo fu al sicuro, e
considerate le perdite subite, Annibale affermò che, se avesse saputo in anticipo come sarebbe
andata la missione, avrebbe decimato a poco a poco i teutoni prima di intraprenderla. L’ultima
missione che portammo a termine fu quella che ci affidarono a Bryda: addestrare alcuni giovani
guerrieri nella Montagna della rovina. Fu una missione che Annibale dovette affrontare da solo;
quando uscì esausto dal campo di addestramento mi confessò che non avrebbe potuto
superare la prova senza gli oggetti magici che aveva già con sé e quelli che aveva trovato lì e
che, comunque, aveva dovuto dosarli con saggezza...”
[Modificato da davide.cool 17/07/2006 17.10]