La più grande comunità italiana sui videogiochi Total War di Creative Assembly
  

Total War: Warhammer | Total War: Attila | Total War: Rome 2 | Total War: Shogun 2
Napoleon: Total War | Empire: Total War | Medieval II: Total War | Rome: Total War

LEGGETE IL NOSTRO REGOLAMENTO PRIMA DI PARTECIPARE. PER FARE RICHIESTE DI SUPPORTO, LEGGETE PRIMA QUESTA DISCUSSIONE.

 

 
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Legioni: quante?

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2006 17:07
08/06/2006 15:48
LEGIO VIII AUGUSTA



Quasi certamente è da identificare con la legio VIII di Cesare, per il quale di batté nella conquista della Gallia e, durante la guerra civile contro Pompeo, a Farsalo a Tapso.

Sciolta negli anni 46-45 a.C., fu richiamata alle armi da Ottaviano nel 44, combattendo successivamente a Filippi, a Modena, forse ad Azio mentre è quasi certa la sua permanenza in Cirenaica ed in Siria. Fu destinata, in età ormai imperiale, prima alla Dalmazia quindi nella provincia pannonica con base a Poetovio (Ptuj, Iugoslavia).

Nel 14 d.C. alla morte di Augusto, È tra le legioni che danno luogo ad ammutinamenti e che sono ricondotte alla ragione dall'intervento di Druso. Con Claudio partecipò con un distaccamento, alla conquista della Britannia. Intorno agli anni 45 d.C. fu destinata alla Mesia, probabilmente a Novae (la bulgara Svigtov).

Alla caduta di Nerone, parteggiò decisamente per S. Otone, il quale concesse gli ornamenti trionfali al suo legato Numisio Lupo per le operazioni condotte contro i Sarmati Roxolani. Per sostenere Otone scese in Italia ma, come le altre legioni dell'esercito mesico la III Gallica e la VII Claudia, non partecipò, se non forse con un distaccamento, alla battaglia di Bedriaco. In odio ad A. Vítellio che aveva assunto la porpora, sostenne la sollevazione del comandante delle legioni orientali, Vespasiano, per il quale combatté nella favorevole successiva battaglia di Bedriaco.

Nel 70 fu nelle Gallie, senza prendere parte alla repressione della rivolta gallo-germanica di Civile: pose i suoi quartieri ad Argentoratum (Strasburgo) con i reparti sparsi di guarnigione al limes.

Nei periodi successivi la sua storia è un continuo di guerre: contro i Catti, popolazione germanica, durante il regno di Domiziano; in Britannia con un vexillum per sedare una rivolta durante l'impero di Adriano; ai confini occidentali per tentare di fermare la marea montante di barbari con Marco Aurelio.

Un suo distaccamento fu dislocato da Settimio Severo, a cui si mostrò favorevole, a Lugdunum (Lione).

Nel IV secolo un suo reparto formò una legione palatina.



Emblema: Toro.



Comandanti (legati):

Numisio Lupo, negli anni 69-70; T. Avidio Quieto, nell'82;

A. Egnazio Proculo sotto Settimio Severo;

Cn. Petronio Probato durante il regno di Severo Alessandro;

Q. Petronio Migliore, nel III secolo.





LEGIO I PARTHICA



Verso la fine del II sec. d.C. venne formata da Settimio Severo ed impiegata nelle operazioni contro i Parti.

La sua storia non fu particolarmente prodiga di fatti salienti. Ebbe sede nei castra agli estremi confini orientali di Singara (località del moderno Iraq) a di Nisibis (Nusaybin, Turchia).

Nel 360, durante il regno di Giuliano, prese parte alle operazioni contro i Persiani di Shapur II, difendendo la piazzaforte di Singara, ove fu catturata.

Nel tardo impero risulta ancora stanziata in quella località.

Nulla si sa del suo emblema, né dei suoi comandanti.





LEGIO III GALLICA



Reclutata nella Gallia, combatté per Antonio durante le operazioni contro i Parti. Dopo Azio entrò a far parte dell'esercito di Augusto che la dislocò successivamente in Siria.

Con Nerone al potere partecipò alle operazioni condotte da D. Corbulone contro i Parti, intorno agli anni 55-66 d.C., contribuendo tra l'altro alla conquista di Tigranocerta (nell'odierna Turchia): al termine della guerra l'Armenia gravitò politicamente verso la potenza romana.

Nel 68 fu trasferita in Mesia a già nel 69 resistette prima e stroncò poi un'incursione di Sarmatí Roxolani: il suo legato, T. Aurelio Fulvo, ricevette gli ornamenti trionfali.

Alla morte di Nerone e durante il periodo di torbidi che ne seguirono si dichiarò prima per S. Otone per il quale si spostò in Italia, senza peraltro giungere in tempo per partecipare alla battaglia di Bedriaco, combattuta contro i sostenitori di A. Vitellio.

Avuta notizia della sconfitta, non tardò a dichiararsi per l'altro pretendente, Vespasiano.

Combatté nella seconda battaglia di Bedriaco ove tenne l'ala destra, di fronte alla XXII Primigenia. Il sorgere del sole fu salutato dalla III Gallica alzando le insegne, secondo l'uso siriaco: gli avversari non capirono il gesto, indugiarono a furono sgominati in due successivi assalti. Un suo legionario, C. Volusio, entrò per primo nel castrum dei nemici. Si spostò quindi in Campanía per domare gli ultimi focolai di resistenza ma, quando ormai stava per svernare a Capua, fu rimandata in Siria.

Ebbe sede a Raphanaea, mentre un suo distaccamento fu basato nella Traconitide, regione ad oriente del lago di Tiberiade, forse per vigilare sulle miniere di rame.

Durante l'impero di Marco Aurelio e Lucio Vero, agli ordini del legato C. Avidio Cassio, contribuì alla riconquista dell'Armenia nelle campagne tra il 161 ed il 164. Nel 175 appoggiò il tentativo di usurpazione dello stesso Avidio Cassio che fu tuttavia eliminato poco dopo dai suoi soldati.

Alla morte di Pertinace, nel 193, come le altre legioni stanziate nella zona, appoggiò C. Pescennio Nigro per il quale si batté, senza fortuna, contro Settimio Severo.

Agli inizi del III secolo fu trasferita nella nuova provincia della Syria Phoenice.

Nel 218 contribuì alla proclamazione di Elagabalo. Nonostante ciò venne poco dopo sciolta dal medesimo imperatore perché si era manifestata molto irrequieta: il suo legato, Vero o Severo, aspirava alla porpora e, successivamente, rimase coinvolta in un nuovo movimento insurrezionale. In seguito a questo episodio il suo nome fu cancellato dai monumenti a una parte dei suoi effettivi trasferiti alla III Augusta.

Fu ricostituita da Alessandro Severo e dislocata intorno a Damasco. Fece parte delle forze con le quali Aureliano riconquistò Palmira, ove i suoi legionari saccheggiarono il tempio del Sole.

All'epoca di Licinio (inizio IV secolo) un suo distaccamento operò in Egitto, unitamente ad una vexillatio della legio I Illyrica. Nel V secolo era ancora ricordata nella Syria Phoenice, nella località di Danaba, nell'attuale Siria.



Emblema: Toro.



Comandanti (legati):

T. Aurelio Fulvo, negli anni 64-69; Dillio Aponiano, nel 69;

M. Servilio Fabiano, intorno alla metà del regno di Antonino Pio. Fu anche console nel 158;

Avidio Cassio, the nel 163-164 combatté contro i Parti a nel 175 tentò di usurpare il trono, rimanendo ucciso dai suoi stessi soldati.

Quando la legione era dislocata nella

Syria Phoenice:

Q. Venidio Rufo, nel 198; D. Cassio Pio, nel 213; Mario Secondo nel 218.





LEGIO II ITALICA



Fu reparto costituito da Marco Aurelio certamente prima del 170 d.C. per impiegarla nella lotta aspra a cruenta contro i Marcomanni ai confini occidentali. La sua prima denominazione ufficiale fu II Pia, nome che cambiò tuttavia presto nel più tradizionale II Italica. Negli anni successivi alla sua formazione si batté molto probabilmente contro i Marcomanni a sicuramente in Dacia.

Fu quindi dislocata nel Norico, con sede forse a Lauriacum (Lorch, Austria), ove rimase fino a quando se ne persero le tracce. Altri suoi distaccamenti risultano essere stati a Lentia (Linz, Austria), a Joviacum, località non meglio identificata, ed in Africa.

Aiutò Settimio Severo nella conquista della porpora a ne fu ricompensata con l'appellativo di Fidelis a con la cessione di suoi legionari al pretorio.

Fece parte dell'esercito con cui Massímino il Trace tentò una disperata difesa dei confini a fu certamente fedele a Gallieno. Un suo reparto venne stanziato, dall'inizio del IV secolo, sul confine basso renano.

Una legio II Italica Divitensium, da Divitia (Deutz, Germania) sede di un suo reparto distaccato, appoggiò Costantino, venendo accolta fra le legioni palatine.



Emblemi: Lupa the allatta Romolo e Remo, Capricorno, Cicogna.



Comandanti (legati):

Q. Erennio Silvio Massimo, II secolo; M. Suro Proculo, negli anni 201-205; Pollieno Sebenno, nel 206;

(dux):

Ursicino, non altrimenti identificato, d'età tardo imperiale.





LEGIO XVI



La legio XVI, benché fosse stata fondata all'epoca dei triumviri, non ebbe un nome come tutte le altre similari unità degli eserciti di Roma; solamente alcune rare fonti epigrafiche la denominano come Gallica.

Nel 14 d.C. era stanziata a Mogontiacum (Magonza), nella Germania superiore da cui fu trasferita, intorno al 43, a Novaesium (Neuss), nella provincia contigua della Germania inferiore, per sostituire la XX Valeria Victrix , destinata alla Britannia.

Nel periodo di torbidi succedutisi alla morte di Nerone a Galba, appoggiò A. Vitellio: un folto distaccamento lo seguì nella sua avventura in Italia. Mentre poco dopo a Roma, A. Vitellio

perdeva il potere contro le forze di Vespasiano, al confine renano divampava la rivolta di Civile.

I reparti della legio XVI che non avevano seguito Vitellio in Italia, si arresero nel campo di Novaesium, con l'aquila legionaria e si consegnarono ai nemici. Numisio Rufo, che era probabilmente il loro legato, venne prima imprigionato e poco dopo ucciso.

Poco appresso, nel 70, P. Ceriale marciò contro i gallo-germani con reparti tratti dalle province della Spagna, Rezia e Norico e liberò, durante le operazioni i legionari prigionieri della legio XVI. La sollevazione del batavo Civile terminò con la battaglia dei Vetera alla quale parteciparono anche i fanti della XVI, che non evidenziarono particolare valore.

Poco dopo, Vespasiano sciolse definitivamente la legione trasferendone gli effettivi superstiti ad altre unità.



Emblema: probabilmente il Leone.



Comandanti (legati):

Q. Trebellio Catulo nel periodo di Claudio;

Numisio Rufo, negli anni 69-70

LEGIO XVI FLAVIA



Vespasiano la formò per sostituire la XVI Gallica, sciolta probabilmente per il comportamento tenuto durante la rivolta batava degli anni 68-69 d.C..

Stanziata inizialmente in Siria, fu posta quindi a Samosata, nella Commagene (Samsat, Turchia), ove rimase dislocata per secoli a protezione dei confini orientali, anche con corpi distaccati in altre località.

Fu conosciuta anche con l'uso generalizzato dell'epiteto Firma. Agli inizi del V secolo esisteva ancora come forza organizzata, nella piazzaforte di Sura, nella provincia della Syria Euphratensis.



Emblema: Leone.



Comandanti (legati):

L. Burbuleio Optato durante il regno di Adriano;

L. Fabio Cilone, a Samosata, sotto Commodo;

L. Mario Perpetuo con Settimio Severo;

L. Nerazio Proculo durante il regno di Antonino Pio, portandosi con vessillazioni in Siria.





LEGIO XXII PRIMIGENIA



Fu costituita o da Caligola in vista delle operazioni in Germania o da Claudio per partecipare alla conquista della Britannia. Fu stanziata nella Germania superiore a Mogontiacum (Magonza).

Alla morte di Nerone non riconobbe imperatore S. Galba ed innalzò alla porpora A. Vitellio. Con la metà degli effettivi partì per l'Italia: queste truppe seguiranno le sorti a l'insuccesso finale di Vitellio.

L'altra metà della legione, al comando del legato Dillio Vocula, affrontò i ribelli di Civile e liberò Magonza assediata.

Abbandonata dagli ausiliari ed a seguito dell'uccisione di Vocula da parte degli stessi legionari, riconobbe l'impero gallico, ma subito dopo sconfessò questa decisione e combatté nuovamente agli ordini di Petilio Ceriale. Al termine del periodo dell'anarchia ritornò al suo campo di Magonza.

Regnando Adriano un suo distaccamento venne inviato in Britannia a vigilare un tratto del vallum fatto costruire da questo imperatore.

Si dichiarò decisamente per Settimio Severo contro Clodio Albino, governatore della Britannia a costituì il nucleo principale delle forze severiane che sconfissero l'avversario.

Con Alessandro Severo si batté contro i Persiani e durante il regno dei Gordiani una parte della legione fu inviata, con ausiliari, nella provincia d'Africa per sostituire la legio III Augusta, che era stata sciolta.

Fu fedele a Gallieno e, nel 287, almeno un suo reparto appoggiò il tentativo di usurpazione di Carausio, ammiraglio della flotta della Manica.



Emblema: Capricorno.



Comandanti (legati):

C. Dillio Vocula, nel 69-70. Fu assassinato dai suoi stessi soldati; L. Catilio Severo, nel 107; M. Didio Giuliano, il futuro imperatore, nel 168;

C. Ottavio Suetrio, nel 211-212.





LEGIO II PARTHICA



Con una decisione che dimostrò chiaramente l'evolversi degli ordinamenti militari romani, Settimio Severo la costituì intorno agli anni 194-196 d.C. e la destinò ai Castra Albana (Albano), nelle immediate vicinanze di Roma: erano circa due secoli che una legione non veniva più stanziata in Italia.

La II Parthica operò con Caracalla contro i Parti nel 217. L'anno successivo una parte di essa stanziata ad Apamea, in Siria, proclamò imperatore Elagabalo, ma si mostrò fedele anche al suo successore Alessandro Severo.

Regnando Massimino il Trace, i suoi legionari appoggiarono un velleitario ed inutile tentativo del Senato di Roma che nominò due imperatori contemporaneamente, Celio Balbino a Clodio Pupieno.

Già all'inizio del IV secolo non risulta più di guarnigione nel territorio della penisola.

Sicuramente, sotto Giuliano, era schierata in Mesopotamia, dove subì una grave sconfitta ad opera dei Persiani a Singara (odierno Iraq). La Notitia Dignitatum la pone ancora schierata a Cepha (attuale Turchia).



Emblemi: Centauro, Toro.



Comandanti (praefecti): Decio Tricciano, negli anni 217-218; Pomponio Giuliano, nel 244; Claudio Silvano, nel 249.





LEGIO XII FULMINATA



Formata in età cesariana, combatté per Ottaviano nella guerra di Perugia.

Fu una delle legioni che fecero parte costantemente dell'esercito d'oriente: è infatti stanziata inizialmente in Siria.

Nel 62 d.C. al comando di Cesennio Peto prese parte ad una sfavorevole campagna in Armenia contro i Parti.

Nel 66 la legione al completo, rinforzata con 2.000 altri legionari, 6 coorti ausiliarie di fanteria, 4 ali ausiliarie di cavalleria e contingenti locali, tutti al comando del governatore di Siria C. Gallo, tentò di risolvere il problema della sollevazione dei Giudei, ma dovette praticamente fuggire da Gerusalemme abbandonando per via i bagagli, le macchine da guerra e perdendo forse anche l'aquila. Le perdite ammontarono, nella totalità delle forze impiegate, a 5.000 fanti a 380 cavalieri.

La reputazione della legione era talmente scarsa che Vespasiano non la impiegò all'inizio della guerra contro i Giudei, solo più tardi Tito, avendo necessità di rinforzare le truppe, la portò in combattimento.

Nel 70 fu trasferita in Cappadocia, ponendo i quartieri a Melitene (Malatya, Turchia).

Non pare abbia partecipato alle guerre marcomanniche di Marco Aurelio anche se è proprio di quel teatro d'operazioni un curioso episodio. Secondo l'aneddotíca cristiana, la legione assunse il nome di Fulminata perché l'intervento divino, richiesto con preghiere dai legionari e manifestatosi con fulmini e piogge, risolse una difficile situazione. Appare molto dubbio che, in quell'epoca, la legione fosse formata da legionari cristianizzati e, d'altra parte, I'epiteto Fulminata è sicuramente d'età augustea ed indica l'insegna dell'unità.

Nel 175 non si sollevò con Avidio Cassio e ricevette da Marco Aurelio l'appellativo di Certa Constans.

Era ancora in Cappadocia nel V secolo.



Emblema: Fulmine.



Comandanti (legati): Calavio Sabino, nel 62; C. Gallo, nel 66; P. Tullio Varrone durante il regno di Traiano o Adriano; Q. Cecilio Marcello sotto Antonino Pio.





LEGIO I GERMANICA



Anche se fu probabilmente preesistente al primo principato, sembra essere stata sciolta e poi ricostituita da Tiberio, con Augusto ancora regnante, dopo la disfatta di Varo.

Nel 14 d.C. si trovava nella Germania inferiore ove era stata riunita alle legioni V, XX a XXI, per una spedizione contro i Germani.

Prese parte agli ammutinamenti che serpeggiarono tra le legioni al confine renano: ricondotta in un primo tempo nel suo castrum di Ara Ubiorum (forse da identificare con la successiva Colonia Agrippina, odierna Kóln), si ribellò nuovamente. I disordini vennero tuttavia sedati dall'intervento di Germanico che fece giustiziare i promotori delle insubordinazioni: ai suoi ordini partecipò successivamente alle operazioni contro Catti a Brutteri nel 15, e contro altri popoli germani stanziati al di là del Reno nel 16.

Nel 69 d.C. nel campo di Bonna (Bonn) fu la prima legione a proclamare imperatore A. Vitellio per sostenere il quale, con parte delle sue forze, agli ordini del legato Fabio Valente, si portò in Italia, rimanendo coinvolta nella successiva sconfitta.

I superstiti si dispersero forse nell'Illirico. Il resto della legione, rimasto al confine germanico, si comportò in modo indegno: prima fu sconfitto dai ribelli Batavi di Civile; poi si arrese ed aderì all'impero gallico; successivamente ritornò sulle sue decisioni, dapprima rifugiandosi presso i Mediomatrici e poi congiungendosi all'esercito romano che, al comando del legato Petilio Ceriale, doveva soffocare la ribellione. Neppure in battaglia si comportò in modo dignitoso.

Vespasiano, assunto il potere, la soppresse nel 71 d.C..



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati): C. Cetronio, nel 14; Fabio Valente, nel 68-69; Erennio Gallo, nel 69.





LEGIO III AUGUSTA



Costituita sicuramente in età preaugustea, la si trova denominata III Augusta per la prima volta nel 14 d.C..

Fu dislocata in Numidia ove rimase sempre l'uníca legione presente nella regione. Ebbe base, sicuramente fino ai Flavi, a Thevestis (Tebessa, Algeria), poi dalla prima metà del II secolo, forse dal 123, nel campo fortificato di Lambaesis (Lambese, Algeria).

Tra il 17 ed il 24 d.C. condusse una durissima serie di operazioni militari contro Tacfarina, disertore e capo banda, ma capace ed intelligente, che aveva organizzato i suoi alla maniera romana. La guerra fu tanto dura che dal 20 operò nella regione anche la legio IX Hispana: la sollevazione terminò naturalmente con la piena a totale vittoria romana.

Con Claudio partecipò alla conquista della Mauretania. Alla morte di Nerone la legio III Augusta condusse vita molto movimentata. Il suo legato L. Clodio Macro si ribellò e rimase ucciso nel corso della sollevazione. L'usurpatore venne forse affiancato da una legione da lui formata, la Legio I Macriana, distrutta in seguito da Galba.

Si dimostrò quindi favorevole ad A. Vitellio e non a Vespasiano. Il suo legato, Valerio Festo, però, per ingraziarsi il futuro imperatore, fece imprigionare il praefectus castrorum ed alcuni centurioni che evidentemente erano rimasti fedeli a Vitellio, portando successivamente la legione a combattere contro i Garamanti, nel nord Africa, nell'odierno Fezzán.

Con Domiziano compì una spedizione contro i Nasamoni, popolazione della Grande Sirte, stanziata a sud-ovest della Cirenaica.

In età adrianea ricevette rinforzi da una legio III, forse la Gallica o la Cyrenaica. Il 1° luglio del 128 fu ispezionata dallo stesso imperatore Adriano che nell'occasione pronunciò un famoso discorso giunto fino a noi.

Pur se il grosso della legione rimase a Lambaesis, sue vexillationes combatterono con Marco Aurelio contro i Marcomanni e con Settimio Severo e Caracalla contro i Parti. Settimio Severo, alla cui assunzione al trono fu favorevole, la gratificò dell'onorifico Pia Vindex. Con Alessandro Severo, o poco prima, ricevette rinforzi dalla III Gallica.

Si dimostrò decisamente contraria all'usurpazione dei due Gordiani, che affrontò, vinse ed eliminò in battaglia: quando nel 238 Gordiano III assunse effettivamente il potere la sciolse e ne dannò la memoria.

Nel 253 Valeriano ne permise la ricostruzione, immettendovi tutti i legionari ancora superstiti che in quegli anni erano stanziati in Rezia e la rimandò nelle sue basi secolari.

Il castrum di Lambaesis fu abbandonato nel 292 o poco più tardi.

Della legio III Augusta abbiamo ancora notizie fino all'età dioclezianea, quando si frantumò in reparti le cui denominazioni ricordavano ancora l'antica legione.



Emblema: Lupa che allatta Romolo e Remo.



Comandanti:Il comandante della III Augusta fino al 37 d.C. fu lo stesso governatore della provincia d'Africa. Successivamente Caligola tolse il comando dell'unità al proconsole, affidandolo ad un legatus augusti pro praetore , con competenza militare.

Di questo periodo si ricordano:

(praefecti)

M. Aurelio Fortunato tra il 270 a il 275;

M. Aurelio Carnunto Sabino durante il regno di Massimino il Trace;

P. Seio Rufo con Alessandro Severo; Clodio Onorato sotto Diocleziano.





LEGIO I ADIUTRIX



Fu fondata da Nerone nel 68 d.C., trasformando in legionari i marinai della flotta di Miseno.

Durante l'anarchia degli anni 69-70 si dichiarò per S. Otone e per lui combatté a fu sconfitta a Bedriaco dalle forze di A. Vitellio.

Inviata subito dopo in Spagna non esitò a dichiararsi per Vespasiano. Successivamente, in breve tempo, cambiò più volte la sede: nel 70 fu a Mogontiacum (M-agonza), mentre intorno all'85 venne destinata al fronte danubiano.

Fu coinvolta nella sconfitta di Domiziano operata dai Daci, ma combatté poi contro lo stesso popolo nelle due guerre di Traiano: da questo imperatore ricevette l'epiteto di Pia Fidelis. Sempre per Traiano combatté Probabilmente in oriente contro i Parti. Adriano la destinò alla provincia pannonica, con il castrum a Brigetio (Szóny, Ungheria). Durante le guerre di Marco Aurelio combatté valorosamente, tanto da riconquistare nel 171 il Norico e la Rezia che erano cadute in mano ai Marcomanni.

Si schierò con Settimio Severo, fu in oriente con Caracalla, Alessandro Severo a Gordiano III ed in Dacia con Massimino. Risultò fedele a Gallieno.

Agli inizi del III secolo era sempre stanziata nella Pannonia inferiore.

Inetà dioclezianea formò una legione comitatense ed una limitanea.



Emblemi: Capricorno, Pegaso, Nave da guerra.



Comandanti (legati):

Orfidio Benigno, nel 69;

T. Statilio Massimo, negli anni 136-137;

P. Elvio Pertinace, il futuro imperatore, nel 171;

Claudio Pisone, nel 207.





LEGIO XIII GEMINA



Si tratta di un'unità legionaria d'origine incerta. Nei primi anni del principato pose i suoi quartieri a Mogontiacum (Magonza) ed a Vindonissa (Windisch, Svizzera) da cui Claudio o Nerone la trasferirono a Poetovio, in Pannonia (Ptuj, Iugoslavia).

Nell'anarchia politico-militare degli anni 68-69, si dichiarò per S. Otone e, per sorreggerne le aspirazioni, si spostò in Italia. Si batté a Bedriaco, ma fu sconfitta dalla legio V Alaudae e costretta a rifugiarsi nella città. Dopo la resa delle forze otoniane, i suoi legionari, in segno di punizione, dovettero prima costruire gli anfiteatri di Cremona a Bologna, quindi furono rimandati ai confini della provincia pannonica.

Qui venne sorpresa dall'insorgere delle legioni d'oriente: anche essa si dichiarò subito per Vespasiano. Avendo come legato Vedio Aquila a collaborando strettamente con la legio VII scese nuovamente in Italia, dirigendosi verso Padova.

Partecipò alla presa di Cremona, che attaccò dalla porta Brixiana, ma ebbe a subire perdite per il lancio di proiettili della grande ballista manovrata dai militi della legio XV Primigenia. Durante il saccheggio, i legionari della XIII Gemina si mostrarono particolarmente feroci con gli abitanti della città ai quali, poco prima, come già detto, erano stati costretti a costruire l'anfiteatro.

Stabilizzatosi il potere di Vespasiano in Italia, fu inviata nelle Gallie ove contribuì a reprimere la rivolta gallogermanica di Civile. Terminata anche questa campagna, fece ritorno a Poetovio, ma, poco dopo, fu assegnata al castrum di Vindobona (Vienna).

Operò con continuità ai confini danubiani, prima con Domiziano poi con Traiano, con il quale combatté nelle due successive guerre contro i Daci. Costituita la nuova provincia della Dacia a seguito della vittoria romana (106 d.C.), la XIII Gemina vi fu designata di guarnigione con base ad Apulum (Alba Iulia, Romania): dalle canabae sorte accanto al campo legionario si sviluppò successivamente la città. Per tutta la durata della presenza romana nella lontana regione, la XIII Gemina fu costantemente impegnata per respingere l'urto delle popolazioni barbare.

Fu sicuramente fedele a Settimio Severo per il quale combatté, con un distaccamento, ai confini orientali.

Quando Aureliano decise di abbandonare la Dacia, la XIII Gemina si ritirò sulla destra del Danubio, con base principale a Ratiaria (Arcar, Bulgaria), nella nuova provincia della Dacia ripensis, che solo nel nome ricordava le antiche conquiste: la legione, suddivisa in molti distaccamenti, continuò l'opera di controllo del confine danubiano.

Nel tardo impero formò una legione di comitatensi.



Emblemi: Capricorno, Leone, Aquila Vittoria con leone.



Comandanti (legati):

Vedio Aquila, nel 69;

Probabilmente Q. Aburnio Cediciano e Terenzio Genziano sotto Traiano;

C. Giulio Basso nel 135, fu anche con sole nel 139;

L. Annio Fabiano al tempo di Antoni no Pio;

C. Cerellio Sabino dal 183 al 185;

Q. Marcio Vittore con Settimio Se vero;

Petronio Poliano sotto Gordiano.





LEGIO III ITALICA



Questa legione fu costituita da Marco Aurelio intorno al 165 per cercare di rinforzare l'apparato militare da opporre ai barbari che dilagavano ai coffini occidentali.

Il suo primo nome fu III Concors che cambiò appresso nel più marziale III Italica.

Subito dopo la sua formazione si batté certamente contro i Buri, popolazione germanica, ponendo poi i suoi quartieri nella fortezza di Reginum, in Rezia, località che fu più tardi chiamata Castra Regina (Ratisbona): qui rimase fino al termine della presenza romana nella regione, costituendovi la più importante forza militare.

Combatté sempre in occidente, tranne che con Aureliano, quando partecipò alla riconquista del regno di Palmira, in Siria.

Ebbe parte fondamentale nella conquista del potere di Valeriano. Gallieno la denominò Pia Fidelis.

In età tardo imperiale, da essa derivò una legione comitatense.



Emblema: Cicogna.



Comandanti (legati):

C. Vettio Sabiniano, nel 166;

M. Elvio Clemente, negli anni 179-180;

Q. Spicio Ceriale, nel 181;

Appio Claudio Laterano, fine del II secolo.

(dux)

Valerio Claudio Quinto, d'età tardo imperiale.





LEGIO VII GEMINA



Venne formata con elementi spagnoli l' 11 gennaio del 68 d. C. dal governatore della Spagna tarraconense, Sulpicio Galba: per questo motivo fu anche conosciuta come Galbiana o Hispana.

Ottenuto l'impero nello stesso anno, S. Galba la portò con sè in Italia per poi destinarla in Pannonia. Alla morte del suo fondatore (gennaio 69), la legione appoggiò S. Otone contro A. Vitellio, pur non intervenendo direttamente nella guerra civile.

Ben diversa risultò la sua posizione allorché si sollevarono le legioni d'oriente a favore di Vespasiano; il suo legato, Antonio Primo, assunse il comando delle forze favorevoli a Vespasiano in Pannonia e scese in Italia. La VII, con la XIII Gemina, raggiunse Padova ove si ribellò, forse per la sua severità, al praefectus castrorum. Durante l'assedio di Verona ebbe modo di manifesta re nuovamente la sua turbolenza quando minacciò la vita del governatore della Pannonia, Tampio Flaviano, sospettato di tradimento a salvato con difficoltà da A. Primo.

Tenne l'ala sinistra durante la seconda battaglia di Bedriaco: la lotta fu tanto dura che caddero sei centurioni dei primi ordini e l'aquila legionaria fu salvata solo con il sacrificio del centurione primipilo Atilio Vero. Durante lo scontro un suo soldato uccise il proprio padre, legionario della XXI Rapax.

Sconfitto definitivamente Otone, venne ridestinata alla Pannonia, assumendo la denominazione definitiva di Gemina, forse perché le furono dati rinforzi di legionari tratti da una delle unità disciolte in quel periodo da Vespasiano. Fu anche designata Felix per le sue imprese.

Tra il 70 ed il 79 ottenne di ritornare nella provincia ove era stata costituita: fu trasferita quindi in Spagna a pose i suoi quartieri a Legio (León), anche se inviò sempre numerosi distaccamenti in tutto il territorio. Con vexillationes operò in Britannia sotto Adriano ed in Africa settentrionale sotto Antonino Pio, nel 172 contro i Mauri.

Fu favorevole, dopo qualche esitazione, a Settimio Severo the la designò Pia Fidelis. La sua permanenza in Spagna è testimoniata almeno fino al V secolo, anche con legioni comitatensi, contribuendo validamente alla romanizzazione della regione.



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati):

M. Antonio Primo, negli anni 68-69; D. Cornelio Meciano, nel 79;

M. Ulpio Traiano il futuro imperatore, negli anni 88-89;

L. Attio Macro sotto Adriano, fu anche console nel 134;

P. Cornelio Anullino sotto Marco Aurelio a Lucio Vero;

Q. Lolliano Plauzio Avito al tempo di Settimio Severo.

(dux)

Q. Mamilio Capitolino, nel III secolo.





LEGIO I ITALICA



Il 20 settembre del 67 d.C. Nerone la costituì in vista di una spedizione alle portas Caspias (attuale passo di Chawar, fra i monti delle antiche regioni dell'Armenia a della Media) e la definì phalanx Alexandri Magni: furono chiamati a farne parte italici alti almeno sei piedi (m 1,76 circa).

Tramontata la fantomatica spedizione, l'unità venne inviata nelle Gallie per contrastare la rivolta di Vindice.

Pose il suo castrum a Lugdunum (Lione) e, alla morte del suo fondatore, mutò la propria denominazione in quella definitiva di legio I Italica. Nel 69 parteggiò apertamente per A. Vitellio e per lui si batté a Bedriaco contro le legioni fedeli a S. Otone. Sconfitta successivamente dai fedeli di Vespasiano nella seconda battaglia di Bedriaco in cui affrontò la XXI Rapax; fu inviata a far parte dell'esercito mesico, ponendo la sua base nella Mesia inferiore, a Durostorum (Silistra, Bulgaria). Combatté su quei confini nelle guerre di Domiziano e, con Traiano, partecipò alla conquista della Dacia. Adriano la trasferì in quella che fu la sua ultima sede: Novae, la moderna Svistov in Bulgaria, mentre una parte dei suoi effettivi venne probabilmente dislocata a Troesmis (Romania).

Per Marco Aurelio difese i confini contro Quadi e Marcomanni e con Settimio Severo si spostò in oriente per battersi con i Parti.

Alcuni suoi reparti in età dioclezianea a costantiniana formarono legioni comitatensi, mentre il resto dell'unità costitui una legione di limitanei, che continuò a gravitare a Novae.



Emblemi: Toro, Cinghiale.



Comandanti (legati):

L. Annio Gallo sotto Traiano;

L. Novio Crispino al tempo di Antonino Pio;

M. Fabio Magno, nel periodo compreso tra gli imperatori Commodo e Settimio Severo a L. Mario Massimo nell'anno 193.

(praepositus):

A. Giulio Pisone, d'età incerta.
Vota: 15MediaObject5,00520
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:23. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com


© The Creative Assembly Limited.
All trade marks and game content are the property of The Creative Assembly Limited and its group companies.
All rights reserved.