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Legioni: quante?

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2006 17:07
08/06/2006 14:14
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Miles
Mi pare di aver letto che le legioni di tutto l'impero romano fossero 21, qualcuno ha dei dati più precisi?

Di quante legioni poteva disporre Roma in caso di attacco improvviso?

Grazie a tutti
08/06/2006 14:29
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Praefectus Fabrum
Servo del Lato oscuro
Dovresti essere più specifico... se intendi nell'epoca traiana mi pare che Roma possedesse circa 20 legioni con i rispettivi ausiliari per un totale di 240.000 uomini circa...


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"Per garantire che resteremo sempre uniti, che parleremo sempre con un'unica voce e che agiremo con un'unica mano la Repubblica dovrà cambiare. Dobbiamo evolverci, dobbiamo crescere. Siamo diventati un Impero di fatto, diventiamo un Impero anche di nome!
Siamo il primo Impero Galattico!
Siamo un Impero che continuerà a essere governato da questo nobile consesso!
Siamo un Impero che non ripeterà i maneggi politici e la corruzione che ci hanno feriti così profondamente!
Siamo un Impero che sarà governato da un unico sovrano eletto a vita!
Siamo un Impero governato da una maggioranza!
Un Impero governato da una nuova costituzione!
Un Impero di leggi,non di politici!
Un Impero votato alla salvaguardia della società onesta. Di una società unita e sicura!
Siamo un Impero che durerà diecimila anni!"

Discorso di Creazione dell'Impero, 19 BBY
Imperatore Palpatine



08/06/2006 14:40
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Mi sembra che Augusto nell'ottica della sua imponente riforma statale, diminuì drasticamente il numero delle legioni che passanorono da 60 a 25 circa
"Desidero che ciascuno di voi, viva felice ed in pace, ora che la guerre stanno per finire.
Tutti gli uomini mortali, da ora in avanti, vivranno uniti in un solo popolo e lavoreranno pacificamente per il bene comune.
Dovrete considerare tutto il mondo come il vostro paese, un paese con il migliore governo possibile, con delle leggi comuni, senza distinzione di razza.
Io non faccio distinzione, come altre menti ottuse fanno, fra Greci e Barbari. Non sono interessato alle origini razziali dei sudditi. Li distinguo solamente sulla base delle loro qualità.
Per me, ogni straniero è un greco ed ogni cattivo greco è un barbaro.
Se ci sono delle differenze fra di voi, non dovete risolverle con le armi, ma con la pace. Se ce ne sarà necessità, io agirò come vostro tramite.
Nn dovete pensare a Dio come a un despota autoritario, ma come ad un padre comune, cosicchè la vostra condotta assomigli a quella di tanti fratelli, che appartengono alla stessa famiglia.
Per quello che mi riguarda, io considero tutti, siano essi bianchi o neri, uguali.
E vorrei che non foste solo sudditi del mio impero, ma anche partecipi alleati.
Dovreste considerare il Giuramento che abbiamo fatto stanotte come un Simbolo di Amore".

Alessandro, dal discorso alle truppe a Babilonia

Avrebbe potuto restarsene a casa in Macedonia, sposarsi, avere una sua famiglia, sarebbe stato celebrato da morto. Ma non era questo Alessandro. Tutta la vita ha combattuto per liberarsi dalla paura e così lottando, così solo, è diventato libero. L'uomo più libero che abbia mai conosciuto. La solitudine crescente e l'impazienza di coloro che non riuscivano a capire furono la sua vera tragedia e se il suo desiderio di riconciliare greci e barbari finì nel baratro del fallimento...e che fallimento, il suo fallimento superò qualunque successo ottenuto dagli altri. Io ho vissuto una lunga vita Kadmo ma gloria e memoria apparterrano per sempre a coloro che seguiranno la propria grande visione e il più grande di questi è colui che ora chiamano Megas Alexandros, Alessandro il grande. (Dal film Alexander)

Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno(Giovanni Falcone)
08/06/2006 14:57
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Re:

Scritto da: Alessandro Magno III 08/06/2006 14.40
Mi sembra che Augusto nell'ottica della sua imponente riforma statale, diminuì drasticamente il numero delle legioni che passanorono da 60 a 25 circa



Niente di più vero! Durante le guerre civili i vari dinasti militari che ambivano al potere supremo sulla fragile republica o che la difendevano per personali bisogni politici avevano reclutato enormi masse di soldati da usare come mezzo ai loro desideri.
Cesare reclutò alcune legioni in Gallia. Pompeo fece lo stesso nel 49 a.c. Tutti i capi cesariani reclutarono molti soldati, spesso veterani in congedo, mentre enormi masse furono reclutate da Cesaricidi e Pompeiani superstiti durante la seconda fase delle guerra civile.
Le legioni che arrivavo quasi in numero di 60 erano una massa costosa e pericolosamente instabile.
Augusto ne dimonuì il numero a venticinque, ma bisogna ricordare che tre vennero annientate a Teutoburgo e non ricostituite.
Per il resto il numero rimase pressochè fisso fino a Traiano che reclutò soldati per le sue campange e arrivarono a 500.000 soldati in armi sotto Diocleziano.


RES PVBLICA SPQR REPUBBLICA ROMANA


Principe del Senato di SPQR

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"Io sono Cesare, non re"
"Alea jacta est!" C.G.Cesare
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"Cacciate dunque, occhi greci, la passione dell'occidente che aspetta... I santi monaci di Dio non inizieranno un giorno che Dio conosce bene... a incoronare di nuovo il re romano, ed ad attaccare un croce sul suo petto?"
I Bizantini
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"Che cosa eri tu o Roma, intatta, se le tue rovine sono più grandi dell'intero mondo che ti è accanto?" Ildeberto di Lavardin
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* "Nella vita di noi Italiani ci sono tanti Maggi radiosi e troppi Inverni lunghi"
* "La plebe Italiana è mutevole come il mare"
* "Non esistono vittorie totali, solo sconfitte incondizionate"
Caio Logero
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08/06/2006 15:22
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Tribunus Angusticlavius
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per quelle tre annientate a teutoburgo: ma neanche quando sono state ritrovate le aquile delle legioni?
perchè un po di anni dopo esse sono state ritrovate nei pressi della selva di teutoburgo
08/06/2006 15:37
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Il motivo...
Il motivo... i romani ritennero sfortunati i numeri di quelle legioni (i quali numeri non ricordo); Teutoburgo divenne un lutto nazionale e una ferita bruciante per Roma.
I corpi vennero recuperati, ma l'orrore verso i luridi germani rimase...


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08/06/2006 15:46
LEGIO XIV GEMINA

Costituita in epoca incerta, ma sicuramente in età augustea, fu di stanza prima nell’Illirico, poi a Magontiacum (Magonza). Con una vessillazione partecipò, nel 21 d.C., alla repressione della rivolta gallica guidata da G. Sacroviro, eduo, e G. Floro, treviro.

Durante il regno di Claudio fu dislocata in Britannia, ove rimase stanziata alla fine della campagna di conquista. Nel 61 prese parte tanto valorosamente alla repressione della rivolta guidata da Budicca, vedova del re degli Iceni, da essere considerata l’unità migliore dell’intero esercito romano e per questo denominata Martia Victrix.

Durante l’anarchia degli anni 68-69 si dichiarò favorevole a S. Otone. Partecipò alla battaglia di Bedriaco contro le forze di A. Vitellio, con un reparto forte di 2000 legionari: dopo la sconfitta si decise di rimandarla in Britannia. L’ordine fu eseguito pur se fra ammutinamenti, colpi di mano e disordini che causarono anche l’incendio di Augusta Taurinorum (Torino).

Appena rientrata nella sua sede stanziale, si dichiarò immediatamente favorevole all’elezione di Vespasiano che, conquistato il potere, la richiamò sul continente, prima per stroncare la rivolta di Civile nelle Gallie, poi per ridestinarla a Magonza. La XIV Gemina dimostrò nuovamente il suo valore nella campagna dell’83 c0ntro la popolazione germanica dei Catti.

Nell’89 fu favorevole allo sfortunato tentativo insurrezionale del governatore della germania superiore, Antonio Saturnino. La legione fu quindi trasferita in Pannonia a Carnuntum (Petronell, Austria) dopo il tentativo di colpo di stato ed affrontò Suebi e Sarmati che, nella medesima campagna, distrussero la legio XXI Rapax.

Fu con Traiano nelle guerre daciche, per Antonino Pio nel nord Africa con una vexillatio e partecipò alle operazioni di Marco Aurelio al confine danubiano. Nel 193 iniziò la sollevazione delle legioni che portarono sul trono Settimio Severo.

Sicuramente era ancora in linea nel III secolo.

In età tardo imperiale era ancora stanziata a Carnuntum, mentre una parte dell’unità costituì una legione comitatense in oriente.

Emblema: Capricorno

Comandanti (legati):

Fabio Prisco durante le operazioni contro Civile;

P. Bebio Italico sotto Domiziano;

T. Cesernio Stazio con Adriano;

M. Stazio Prisco all’epoca di Lucio Vero;

L. Ragonio Quinzianio durante il regno di Commodo;

T. Flavio Secondo, probabilmente al tempo di Settimio Severo;

Cn. Petronio Provato sotto Severo Alessandro.

LEGIO III CYRENAICA

Fu la legione che fece parte sicuramente dell’esercito di Lepido e che Augusto mantenne in servizio. Molto probabilmente il suo nome deriva dal fatto che prima di essere inviata in Egitto, trascorse qualche tempo di guarnigione in Cirenaica.

Nella provincia egiziana rimase per molti decenni, anche se non sappiamo all’inizio in quale località fosse dislocata. È certo che, dai tempi di Caligola, era stanziata a Nicopolis, in un campo che divideva con la XXII Deiotariana.

Nel 63 provvide a reprimere una sollevazione dei Giudei di Alessandria. Nel 69 giurò fedeltà a Vespasiano ed inviò un distaccamento di 1.000 uomini per rinforzare l’esercito di Tito impegnato contro i Giudei. Dopo essersi distinti all’assedio di Gerusalemme, i suoi legionari vennero rinviati in Egitto.

Durante il regno di Adriano, intorno all’anno 107, fu inviata di guarnigione a Bostra (Bosra ech, Siria), nell’Arabia Nabatea che era stata conquistata dalle armi romane nel 106.

Pochi anni dopo partecipò alla repressione di un’ennesima ribellione dei Giudei (114-115); ancora nel 132 inviò distaccamenti in Palestina; sotto Antonino Pio in Mauretania e, durante il regno di Caracalla operò contro i Parti.

In età tardo imperiale era sicuramente dislocata ancora a Bostra.

Emblema: sconosciuto

Comandanti: (praefecti):

Liternio Frontone nel 69-70, guidò i distaccamenti della III Cyrenaica e della XXII Deioteriana nella guerra giudaica di Tito;

T. Suedio Clemente, nel 79;

Q. Licinio Procuro, nel 90;

Castricio Procuro sotto Domiziano;

L. Genucio Prisco, nel 99.

LEGIO V ALAUDAE


Nel 51 a.C. fu reclutata da Cesare nella Gallia transalpina senza che fosse assegnato immediatamente né il numero né la cittadinanza ai Legionari. Dovette il suo nome alle alaudae le allodole dal ciuffo: forse i suoi soldati ne portavano sull’elmo le penne, come segno distintivo, oppure avevano in dotazione un elmo con la cresta più alta dell’usuale, a somiglianza delle allodole.

Durante la guerra contro Pompeo, si batté nel 48 a.C. nei Balcani e nel 47-46 in Africa, a Tapso. Durante questa battaglia si comportò tanto brillantemente contro gli elefanti di re Giuba di Numidia, da ottenere da Cesare l’adozione dell’elefante come proprio emblema.

Fece parte, dopo la morte del suo fondatore dell’esercito di Antonio per cui operò a Filippi nel 42 e nel 31 ad Azio: dopo la sconfitta fu inglobata nell’esercito di Ottaviano.

Se fu stanziata successivamente in Spagna, partecipò alla definitiva sottomissione della penisola. Sicuramente ancora in epoca augustea, fu destinata al confine renano con i quartieri ai Castra Vetera (Xanten).

Poco dopo la morte di Augusto, fu tra le legioni che iniziarono l’ammutinamento dell’esercito: i suoi centurioni furono fustigati e venne meno l’obbedienza ai tribuni ed al praefectus castrorum. Germanico, che pure era una figura molto popolare fra i soldati, per avere ragione dell’ammutinamento della V Alaudae, dovette fare eliminare i più riottosi. In seguito la legione ai suoi ordini partecipò alle campagne contro i Germani.

Nel 21 d. C. prese parte alla repressione di una sollevazione nelle Gallie e nel 28 operò, comportandosi molto onorevolmente, contro i Frisi, perdendo numerosi graduati.

Nel 69 acclamò imperatore A. Vitellio. La maggior parte della legione, accompagnata da alcune coorti ed ali ausiliarie scese in Italia e si batté valorosamente a Bedriaco ove sconfisse e mise in fuga la Legio XIII Gemina. Alla notizia che Vespasiano era stato acclamato imperatore dalle legioni d’oriente, continuò a rimanere fedele a Vitellio, tanto da arrestare A. Cecina, suo vecchio comandante nella Germania inferiore, e da giustiziare alcuni classiarii per vendicare la diserzione della flotta ravennate. La sua avventura in Italia finì con la seconda battaglia di Bedriaco.

Nel medesimo tempo il resto della legione che era rimasta ai Vetera fu stretto d’assedio dai ribelli gallo-germani di Civile. Arresosi per fame ed attaccato durante l’evacuazione, venne massacrato insieme ai superstiti della XV Primigenia.

Dagli anni 70 si hanno pochissimi indizi della V Alaudae, tanto che si pensa potrebbe essere stata sciolta da Vespasiano nel riordino dell’esercito. Forse però fu destinata in Mesia, partecipando alle operazioni di Domiziano contro i Daci: qui venne coinvolta nella sconfitta patita dalle armi romane sui monti della Transilvania. Smembrata e sbandata, la V Alaudae perse anche l’aquila e non fu più ricostruita.

Emblema: Elefante


Comandanti (legati):

Cateto Labeone, nel 28;

T. Plauzio Silvano sotto Caligola, fu anche console nel 45;

Fabio Fabullo, nel 69.

LEGIO XXI RAPAX

La storia, le vicende belliche ed i luoghi stessi ove fu stanziata, sono per molti versi assai simili alla V Alaudae.

La legione dei “rapaces”, gli irresistibili, venne costituita in età augustea e destinata in Vindelicia (regione facente parte dell’antica Rezia, attualmente in Germania).

Dopo il 9 d. C., a seguito della sconfitta di Varo, o dopo il 17 d.C. , fu dislocata al confine basso renano, ai Vetera (Xanten, Germania).

Come quelli della V Alaudae, i legionari della Rapax si ammutinarono alla morte di Augusto, ma, sotto l’energica guida di Germanico, condussero poco dopo una serie di vittoriose operazioni contro i Germani, culminte con la vittoria di Idistavisio nel 16 d.C…

Nel 21 ancora con la V Alaudae, ma naturalmente anche con altre forze legionarie facenti parte degli eserciti delle due province germaniche, stroncò la rivolta di Floro e Sacroviro nelle Gallie.

Probabilmente durante il principato di Claudio mutò sede, stanziandosi prima ad Argentorate (Strasburgo) e successivamente a Vindonissa (Windisch, Svizzera), per sostituire la XIII Gemina che, intorno agli anni 45-46, era stata trasferita in Pannonia.

Ancora una somiglianza con la V Alaudae: nel periodo di anarchia susseguente alla morte di Nerone, si schierò decisamente per A. Vitellio, del cui esercito costituì uno dei nuclei principali.

Allorché il potere, poco appresso, venne assunto da Vespasiano, la XXI Rapax non subì la sorte di altre quattro legionidell’esercito romano. Essa infatti non venne sciolta ma semplicemente trasferita dall’esercito della Germania meridionale a quello settentrionale: su quel fronte operò immediatamente contro le forze di Civile, il capo batavo che era riuscito, durante il periodo d’anarchia e di mancanza di un saldo potere centrale, ad assestare durissimi colpi al potere ed al prestigio romano. Fu di stanza a Bonna (Bonn), e più tardi, a Mogontiagum (Magonza), sempre sul fronte renano.

Nell’83 prese parte alle operazioni di Domiziano contro i Catti.

Nell’89, confermando la poco invidiabile fama di essere legione facile alla sedizione e all’ammutinamento, la XXI Rapax, che si trovava nel campo di Magonza con la XIV Gemina si sollevò contro Domiziano e sostenne Antonio Saturnino, governatore della Germania superiore. Le aspirazioni degli insorti furono presto ridimensionate: essi vennero infatti battuti sul campo dalle forze di L. Appio Massimo Norbano, governatore della Germania inferiore, ad Andernach, fra Coblenza e Bonn.

La XXI Rapax venne immediatamente destinata ad un altro fronte: il pannonico. Qui incontrò il suo tragico destino: nel 92 affrontò i Sarmati Jazigi che avevano passato in forze il Danubio, ma venne travolta e distrutta dagli invasori. Un’altra teoria la dice sciolta da Traiano o Adriano, senza però che se ne sappia la ragione.

Emblema: Capricorno.

Comandanti (legati):

Pressoché sconosciuti, tranne un M. Licinio Pisone o Stolone nel 47.

LEGIO X GEMINA


Non si conosce esattamente se essa fu la gloriosa X legio di Cesare. Fece parte degli eserciti di Antonio o di Lepido e transitò nelle forze di Ottaviano dopo la battaglia di Azio. Il suo nome indica che essa fu creata dalla fusione di due legioni, una delle quali fu forse quella decima legione che Augusto sciolse “ con ignominia “.

Rimase stanziata in Spagna fino agli anni 60 d.C., quando Nerone la destinò alla provincia pannonica, con il castrum a Carnuntum (Petronell, Austria).

Alla morte di Nerone, S. Galba la ridestinò alla Spagna, da cui Vespasiano, dopo aver acquisito il potere imperiale la trasferì nelle Gallie per collaborare alla repressione della rivolta di Civile.

Combatté duramente nella decisiva battaglia di Vetera, poi rimase stanziata nella regione, a Noviomagus Batavorum (Nijmegen).

Traiano, durante le guerre daciche, la pose in Pannonia, a Vindobona (Vienna) che rimase per i secoli successivi base della legione.

Combatté per Adriano in oriente e per Marco Aurelio ai confini occidentali e contro i Parti. Si mostrò favorevole a Gallieno, comportandosi valorosamente nelle guerre di Claudio il Gotico.

Un suo reparto, dislocato in oriente, diede vita, in età tardo imperiale, ad una legione comitatenze.

Emblema: Toro


Comandanti (legati):

Q. Lollio Urbico durante il regno di Adriano, nel corso delle operazioni in Giudea;

P. Giulio Marciano con Antonino Pio;

C. Sabino Proculo sotto i Gordiani.

LEGIO XX VALERIA VICTRIX


Arruolata nell’esercito di Augusto, la XX Valeria Victrix fu inizialmente destinata di guarnigione nell’Illirico, poi sul fronte renano, ai Vetera (Xanten) ed a Novaesium (Neuss).

Quando Augusto morì, fu tra le legioni che manifestarono chiari segni di insofferenza e che solo l’intervento di Germanico riuscì a calmare: poco appresso fece parte dell’esercito con il quale lo stesso Germanico penetrò più volte in Germania. Nel 21 collaborò a stroncare una ribellione nelle Gallie.

Nel 43, con Claudio al potere, fece parte del corpo di invasione in Britannia: sua sede iniziale dovette essere Viroconium (Wroxeter). Di pochi anni dopo fu la sua partecipazione nella repressione della violenta sollevazione del 61.

Morto Nerone, si dichiarò e fornì reparti a A. Vitellio, conquistò invece la porpora Vespasiano, che lasciò la legione in Britannia, trasferendola a Deva (Chester). Ebbe modo di distinguersi pochi anni appresso quando, al comando di G. Agricola, sottomise gli Ordovici, combatté i briganti ed occupò l’isola di Mona (Anglesey).

Durante il regno di Domiziano, un suo vexillum si batté in Germania nella guerra contro i Catti. Difese efficacemente i confini della Britannia al tempo di Adriano, ancora contro i briganti, e di Antonino Pio.

Partecipò alle operazioni che l’usurpatore Clodio Albino condusse contro Settimio Severo sul finire del II secolo: sconfitta a Lugdunum (Lione) con altri reparti dell’esercito di Britannia inferiore.

Nel 211 si batté contro i Caledoni e sospese le operazioni solo alla morte, avvenuta ad Eburacum, dell’ormai anziano Settimio Severo.

Nel corso del III secolo fu favorevole agli usurpatori Vittorino e Carausio. Della XX Valeria Victrix nulla più si conosce dal IV secolo.



Emblemi: Cinghiale, Capricorno.



Comandanti (legati):

M. Roscio Celio, nel 69;

Giulio Agricola, suocero dello storico Tacito, nel 70;

T. Pomponio Rufo, negli anni 115-117:

M. Messio Rustico, nel 128;

L. Cestio Gallo, fine del II secolo.





LEGIO VI VICTRIX


Fu legione che fece parte dell'esercito di Ottaviano, ma che probabilmente fu formata in epoca ancora precedente. Ebbe inizialmente il nome di Macedonica, mutatole in Victrix in epoca augustea.

Alla morte di Nerone, poiché era dislocata in Spagna, contribui a far proclamare imperatore S. Galba, allora governatore della Spagna tarraconense. Eliminato anche Galba, nel corso dell'anarchia militare degli anni 69-70 appoggiò Vespasiano che la utilizzò, dopo aver consolidato la presa del potere, per reprimere la ribellione di Civile nelle Gallie.

Pose quindi la sua base in permanenza a Novaesium (Neuss). Poco dopo, nell'88, A. Saturnino, governatore della Germania superiore, tentò un'insurrezione: la VI Victrix rimase rigidamente legittimista, facendo così fallire la sollevazione e guadagnando gli appellativi di Pia e Fidelis.

Intorno al 103 fu trasferita ai Castra Vetera (Xanten), un altro campo legionario al confine germanico.

La VI Victrix di lì a poco si mosse nuovamente, spostandosi in Britannia e facendo base ad Eburacum (York), prendendo il posto della IX Hispana annientata durante precedenti sollevazioni. Dal 124 partecipò alla costruzione del vallo di Adriano.

Alla fine del secolo parteggiò per Clodio Albino, governatore della Britannia, contro Settimio Severo ma venne sconfitta nel 197 in Gallia, a Lugdunum (Lione): poco dopo la legione battuta fu rinviata nei suoi quartieri nell'isola, ove rimase almeno fino al V secolo.



Emblemi: Toro, Venere Vincitrice, Vittoria con l'aquila.



Comandanti (legati):

Q. Camurio Numisio durante il regno di Traiano o Adriano;

L. Minicio Natale sotto Adriano, nel 125;

P. Mummio Sísenna nel corso del regno di Antonino Pio;

L. Giunio Celiano, probabilmente alla fine del II secolo.




LEGIO IV SCYTHICA


Nulla sappiamo circa le sue origini e la sua denominazione: certamente però fu legione costituita prima della riforma militare di Augusto.

Stanziata in Mesia nella prima metà del I sec. d.C., fu da Nerone destinata alla Siria, provincia the non lascerà nel corso dei secoli. Essendo Nerone ancora al potere, nel 55 fece parte delle forze che, al comando di D. Corbulone, combatterono contro i Parti in Armenia. Nel 62 fu posta alle dipendenze di L. Cesennio Peto, governatore della Cappadocia, per il quale operò in una nuova, ma sfavorevole campagna combattuta sempre contro i Parti.

Nel 67, durante la rivolta dei Giudei, fornì un distaccamento di 2.000 uomini al governatore della Siria: anche in questo caso la campagna fu sfortunata a le forze romane dovettero ritirarsi.

Pure se la sua reputazione non era molto elevata, Traiano la condusse nella guerra contro i Parti.

Rimase continuamente di guarnigione in Siria e fra i suoi legati annoverò il futuro imperatore Settimio Severo.

Nel 193, durante le lotte per la successione a Pertinace, appoggiò decisamente le aspirazioni di Pescennio Nigro contro il suo vecchio comandante Settimio Severo: la guerra civile non fu favorevole alla IV Scythica ed a Nigro, che morì durante la fuga seguita alla sconfitta.

Nel 218 non partecipò all'elevazione alla porpora di Elagabalo; il suo legato Gellio Massimo si rivoltò, ma fu imprigionato ed ucciso.

Nel V secolo era sicuramente ancora in Siria in quartieri non conosciuti, probabilmente però stanziata ad Oresa.



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati):

L. Funisulano Vettoniano, nel 62;

Cn. Pompeo Collega, negli anni 69-70; C. Giulio Scapula, nel 135;

Q. Voconio Fidone, nel 141;

L. Settimio Severo il futuro imperatore, nel 180.





LEGIO VI FERRATA


Nell'agosto dell'anno 47 a.C. ebbe una parte di primo piano nella vittoriosa battaglia di Zela (Zile, Turchia), combattuta contro Farnace, figlio di Mitridate re del Ponto, che aveva occupato l'Armenia e manifestato altre mire espansionistiche.

Si scontrò contro i pompeiani in Spagna, poi fu al seguito di Antonio e, quindi, definitivamente nell'esercíto augusteo, con base in Siria in quartieri non noti, forse Raphanea a Apamea.

Nel 35 d.C. varcò l'Eufrate, poi si diresse, ma la guerra fu evitata, contro i Giudei the avevano rifiutato di collocare l'immagine di Caligola nel Tempio a Gerusalemme.

Dal 58 al 60 fu con D. Corbulone in Armenia per arginare la minaccia partica. Vi ritornò nel 63, ma già un distaccamento di 1.000 suoi legionari aveva preceduto il grosso per portare aiuto all'altro comandante romano, Cesennio Peto, assalito dai Parti.

Nel 67, nell'esercito con cui Cestio Gallo mosse contro i Giudei, oltre alla XII Fulminata, doveva trovarsi un distaccamento della VI Ferrata in quanto, nella tragica ritirata dei reparti, trovò la morte il suo legato Turranio Prisco.

Negli anni dell'anarchia Politico-militare susseguente alla morte di Nerone, si schierò decisamente per Vespasiano, forse anche perché si era propagata la voce che A. Vitellio meditava di trasferire le legioni d'oriente al confine germanico. Agli ordini del governatore della Siria, Licinio Muciano, intraprese la marcia verso l'Italia ma fu dirottata in Mesia che, sguarnita di truppe, stava subendo una serie di attacchi dei Daci: la VI Ferrata riuscì a ristabilire la situazione.

Tornata in oriente, nel 73 ebbe parte predominante nell'invasione del regno della Commagene, posto fra il Tauro, la Siria a l'Eufrate: il territorio entrò a far parte della provincia di Siria mentre il re Antioco IV fu deposto.

Con Traiano guerreggiò contro i Parti a nel 105 conquistò la nuova provincia dell'Arabia Nabatea, posta tra il Giordano ed il mar Morto, zona essenzialmente desertica ma importantissima per i commerci con la Persia e l'India a con antichi a prosperosi centri quali Petra (nell'attuale Giordania) e Bostra (Bosra ech, Siria), dove forse fu posta a presidio.

Adriano la spostò nuovamente dislocandola in Palestina per combattere l'ennesima rivolta dei Giudei che terminò solo nel 138.

Un suo distaccamento fu nella provincia d'Africa nel 145 forse per contribuire a sedare i disordini scoppiati durante il regno di Antonino Pio.

Partecipò alle operazioni orientali di Marco Aurelio contro i Parti. Benché legione orientale, si dimostrò favorevole a Settimio Severo contro Pescennio Nigro a per tale motivo fu chiamata Fidelis Constans.

Agli inizi del III secolo era ancora in Palestina. Scomparve senza lasciare tracce a per cause non note, in un periodo compreso tra la morte di Alessandro Severo a l'ascesa al trono di Diocleziano.



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati):

Pacuvio (non meglio identificato) nel 19 d.C.;

Turranio Prisco, anno 67, morto in combattimento;

Q. Glizio Atilio Agricola, età domizianea;

G. Proculo sotto Traiano;

Q. Antistío Aquilino, durante il regno di Marco Aurelio a Lucio Vero combatté nella campagna contro i Parti;

M. Flavio Postumo, II secolo.





LEGIO III PARTHICA



Come le altre due legioni con lo stesso nome, anche la III Parthica fu costituita da Settimio Severo, the la destinò al confine mesopotamico.

La legio III Parthica scomparve, per cause non note, in un periodo di tempo compreso tra la morte di Alessandro Severo a l'ascesa al potere di Diocleziano.

Nulla ci è pervenuto circa il suo emblema ed i suoi comandanti.





LEGIO VII CLAUDIA



È questa la legione che deriva tradizione a storia dalla VII legio di Cesare.

Partecipò sicuramente, fra le fila dell'esercito di Ottaviano, alla battaglia di Filippi contro Bruto e Cassio ed in Italia, nel 40, contro i partigiani di Antonio. Dalla sua adesione alla battaglia di Filippi derivò il primitivo nome di Macedonica.

Fu stanziata successivamente nella provincia dell'Illirico. Nel 42 d.C. il governatore della Dalmatia, F. Camillo Scriboniano, effettuò un tentativo insurrezionale. Le due legioni presenti, appunto la VII, che con la XI costituivano la guarnigione della provincia, non appoggiarono la rivolta. La legio VII Macedonica tramutò quindi il suo nome in VII Claudia, ottenendo contemporaneamente gli epiteti di Pia a Fidelis.

Probabilmente fu trasferita in Mesia da Nerone. Nel 69, alla morte di S. Galba, successore di Nerone, la legione si dichiarò per S. Otone, inviando 2.000 uomini in Italia per sostenerlo. Quasi sicuramente non giunse in tempo per partecipare alla prima battaglia di Bedriaco e, alla notizia della sollevazione delle legioni orientali, si dichíarò decisamente per Vespasiano.

In questo periodo il comando della legione venne assunto eccezionalmente da un tribuno, Vipstano Messalla, essendo il legato riparato altrove. Quasi certamente prese parte alla seconda battaglia di Bedriaco, dislocata sulla sinistra dello schieramento.

Con Vespasiano saldamente al potere, forse fu inviata in Germania per impedire ad alcune popolazioni di unirsi al ribelle Civile a quindi rinviata nella Mesia superiore con base a Viminacium (Kostolac, Iugoslavia).

Poco o nulla si sa della sua storia successiva, anche se certamente partecipò alle guerre in cui fu coinvolto l'esercito della Mesia.

In età tardo imperiale era ancora dislocate in questa regione.



Emblems: Toro.



Comandanti (legati):

Tettio Giuliano, negli anni 68-69;

Vipstano Messalla, tribuno laticlavio, comandante interinale della legione nel 69;

L. Minicio Natale durante le guerre daciche di Traiano;

C. Memmio Fidone e C. Cesonio Rufiniano, sotto Commodo;

(praepositi):

Bonito, Mucatra, non meglio specificati.

(dux): Concordio.





LEGIO XV PRIMIGENIA



Fu una legione che ebbe pochissimi decenni di attività: costituita da Caligola al fine di impiegarla nelle progettate operazíoni in Germania, venne sciolta da Vespasiano, al termine della rivolta gallo-germana del batavo Civile.

Il suo emblema è sconosciuto.

L'unico legato di cui siamo a conoscenza è Munio Luperco che nel 69, dopo la resa dells sue legione ai ribelli Bataví, venne sacrificato alla profetessa Veleda.





LEGIO IV MACEDONICA



Legione forse fondata da M. Bruto, prese parte sicuramente alla battaglia di Filippi, in Macedonia, del 42 a.C..

Augusto la mantenne in servizio a la mandò ín -Spagna ove pose il campo probabilmente nei dintorni di Burgos. Quasi sicuramente nello stesso periodo scese in Mauretania per procedere all’ occupazione della regione.

Durante l'impero di Claudio fu spostata a Mogontiacum (Magonza), per sostituire le forze legionarie che erano state inviate ad occupare la Britannia. Non riconobbe imperatore S. Galba e si pronunciò per A. Vitellio: metà delta legione lo seguì in Italia al comando di Alieno Cecina.

Non sappiamo se cambatté nella prima battaglia di Bedriaco, ma nella seconda fu sconfitta dalle forze di Vespasiano. Nello stesso periodo la storia dei legionari rimasti a Magonza è simile a quella dei loro colleghi della I Germanica. Riconobbero l'impero gallico di Civile, poi ritornarono sulle loro decisioni a parteciparono alle ultime operazioni contro i ribelli, condotte da Petilio Ceriale.

Terminata la rivolta, Vespasiano ne decretò l'immediato scioglimento.



Emblemi: Toro, Capricorno.



Comandanti (legati): Alieno Cecina, nel 68.





LEGIO IV FLAVIA



Per sostituire la disciolta IV Macedonica, Vespasiano nel 70 d.C. formò una legione che reclutò tra italici a galli: nacque così la legio IV Flavia.

Fu sempre dislocata nella provincia mesica, con sede a Singidunum (Belgrado), partecipando alle operazioni belliche su quel confine. Solamente per pochi anni, forse durante l'impero di Settimio Severo, ebbe sede nella pannonica Aquincum (Budapest) mentre è certa la sua permanenza in Dacia, anche se in località non nota.

Sue vexillationes furono al seguito di Diocleziano per pacificare l'Egitto in rivolta. Certamente era ancora dislocata in Mesia nel V secolo, prababilmente divisa in numerosi distaccamenti.

Emblema: Leone.



Comandanti (legati):

C. Ottavio Tidio, nell'81;

A. Giulio Pisone nel 172-174, durante la guerra di Marco Aurelio contro i Marcomanni.

(praepositi):

M. Roscio Lupo Murena a Traiano Muciano in età tardo imperiale, Giuliano nel 285, durante la repressione operata da Diocleziano in Egitto.

Nel IV secolo, con la legione di stanza a Viminacium: Vitale, Dinizio, Sereno e Tata (tutti non meglio identificati).





LEGIO V MACEDONICA



Questa legione probabilmente costituita da Bruto combattè a Filippi contro le forze di Ottaviano ed Antonio.

Augusto non la sciolse, dopo la vittoria, a la inviò in Mesia, con base ad Oescus (nell'attuale Romania).

Intorno agli anni 40 d.C. partecipò alle operazioni che portarono alla riduzione in provincia della Tracia. Nel 62 fu trasferita in Siria.

Posta successivamente agli ordini d Cesennio Peto per la campagna contro i Parti, rimase tuttavia dislocata nel Ponto. Le operazioni che seguirono furono condotte invece da D. Corbulone che impiegò anche la V Macedonica: al termine l'Armenia entrò a far parte della sfera d'influenza romana nella regione.

Durante la grande sollevazione dei Giudei fece parte dell'esercito di Vespasíano e Tito: conquistò successivamente le città di Gadara (Um Qeis, Giordania), Iotapata a Gamara (quest'ultime due non meglio identificate), combattendo per tre anni finché nel 69 iniziò l'assedio di Gerusalemme.

Nel corso di quest'ultimo ebbe modo di distinguersi conquistando uno dei maggiori punti di difesa: la torre Antonia. Terminato il ciclo di operazioni ritornò in Mesia, lasciando forse un suo distaccamento presso il campo di Emmaus.

Con Domiziano a Traiano combattè contro i Daci. Lo stesso Traiano o forse Adriano pose il suo campo a Troesmis (località nell'attuale Romania).

Per Marco Aurelio a Lucio Vero combattè sia contro i Parti the contro i Marcomanni. Molto probabilmente, all'epoca di Settimio Severo fu trasferita nella provincia dacica a Potaissa (Turda, Romania).

Allorché la regione venne abbandonata da Aureliano, alla fine del III secolo, essa rientrò nel suo vecchio campo di Oescus.

La Notitia Dignitatum ci indica the la legione occupava ancora Oescus, oltre ad altri centri limitrofi fra cui Sucidava (Celei, Romania) ed era presente anche nella provincia egiziana dell'Herculia, a Memphis.



Emblema: Toro.



Comandanti (legati):

Annio Viniciano, nel 63;

Sestio Vettuleno Ceriale negli anni 670, durante le operazioni in Giudea;

Q. Roscio Pompeio Falcone, durante le guerre daciche di Traiano;

Ti. Claudio Claudiano, nel 195.
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LEGIO XXX ULPIA



Traiano la formò probabilmente nel 98, inviandola in Pannonia, a Brigetio (Szóny, Ungheria) e successivamente in Germania ai Castra Vetera (Xanten).

Combatté sicuramente nelle campagne daciche di Traiano, ricevendone l'appellativo di Victrix, nella guerra civile a favore di Settimio Severo ed i quella di Alessandro Severo contro Persiani della dinastia sassanide.

In età tardo imperiale fu contesa a Gallieno dall'usurpatore Vittorino mentre più tardi una parte dell'unità sostenne Carausio contro Diocleziano.

Nel IV secolo la legione praticamente scomparve. Nel V, una legione di pseudocomitatensi aveva la medesima denominazione ed era stanziata i Gallia.



Emblemi: Nettuno, Capricorno.



Comandanti (legati):

L. Emilio Caro sotto Adriano; Canuzio Modesto, nel 223;

Q. Petronio Meliore con Alessandro Severo.





LEGIO X FRETENSIS



Fece parte con certezza dell'esercito di Ottaviano per cui combatté nella guerra marittima contro Sesto Pompeo del 38-36 a.C..

Il suo nome, the significa «appartenente a stretto di mare», si riferisce probabilmente ad una qualche azione della guerra navale nella quale si distinse, operazione avvenuta verosimilmente nella zona dello stretto di Messina. Anche una delle insegne che da allora assunse, la trireme, ricorda la partecipazione al lontano episodio bellico.

Fece costantemente parte dell'esercito siriaco e nel 6 d.C. era stanziata a Cyrrus (nell'odierna Turchia). Quando D. Corbulone ebbe da Nerone il comando delle operazioni in Armenia contro i Parti, la X Fretensis rimase di guarnigione nella provincia siriaca.

Alcuni anni dopo partecipò alla repressione della rivolta dei Giudei di Alessandria, poi, dal 67, fu impiegata nella lunga guerra giudaica condotta da Vespasiano a suo figlio Tito. Fu inviata prima una sua vessillazione, unitamente ad altre forze, poste al comando del governatore di Siria Cestio Gallo, con le quali venne tentata la riconquista di Gerusalemme insorta. successivamente tutta la X Fretensis partecipò alla guerra al comando del legato e futuro imperatore M. Ulpio Traiano. Durante la presa di Gerusalemme si distinse particolarmente per le qualità bélliche delle sue macchine d'assedio. Terminate le ostilità pose l'accampamento nella città conquistata. Continuò a combattere contro i Giudei e fu anche a Masada al comando di Flavio Silva.

Dal 114 al 116 operò con Traiano contro i Parti: una delle capitali del nemico, Ctesifonte, fu conquistata e caddero anche città di antica civiltà come Ninive a Babilonia. Tra il 132 ed il 135 combatté ancora una volta contro i Giudei insorti: sconfitti i ribelli continuò ad essere di base a Gerusalemme. Intorno al 166 un suo distaccamento fu impegnato anche ai confini occidentali, battendosi contro i Marcomanni.

Nel 193 fu partigiana di Pescennio Nigro a rimase coinvolta nella sua sconfitta ad opera di Settimio Severo.

Tra il 208 ed il 211, con distaccamenti, si spinse fino in Britannia ove si misurò contro i Caledoni, sospendendo le operazioni solo alla morte di Settimio Severo, avvenuta ad Eburacum (York).

Nel 268, in un periodo di torbidi e di anarchia, si mostrò favorevole, forse solo momentaneamente, all'usurpatore Vittorino, da cui fu appellata Pia Fidelis.

Tra la fine del III a l'inizio del IV secolo fu dislocata ad Aila (Elat, Israele), sul mar Rosso.

Dalla metà del IV secolo si perdono le tracce della legio X Fretensis.



Emblemi: Trireme, Toro, Cinghiale, Nettuno



Comandanti (legati):

M. Ulpio Traiano il futuro imperatore, negli anni 67-68;

A. Larcio Lepido, nel 70;

Terenzio Rufo a S. Vettuleno Ceriale, nel 71;

Lucilio Basso negli anni 71-72, deceduto durante l'incarico;

L. Flavio Silva, nel 72;

Cn. Pompeo Longino, nell'86;

S. Ermetidio Campano, nel 93; T. Claudio Attico, nel 107;

Q. Roscio Celio dal 107 al 110;

Lusio Quieto, nel 117. Si tratta del famoso comandante della cavalleria leggera mauretana impiegata da Traiano nelle guerre daciche;

Annio Fabiano, sotto Antonino Pio;

M. Giunio Massimo durante il regno di Settimio Severo e Caracalla.





LEGIO II TRAIANA



Traiano la costituì intorno al 108 e la portò a combattere in tutte le campagne di guerra da lui intraprese.

Il successore Adriano la destinò all'Egitto, con sede a Nicopolis. Sempre con Adriano partecipò ad operazioni contro i Giudei. Con Marco Aurelio e Lucio Vero fu forse nella guerra contro i Parti.

Caracalla, dopo le operazioni del 213 contro i popoli germani e per il valore dimostrato, le diede l'appellativo di Germanica.

Nel 297 fece parte delle truppe con le quali Massimiano riprese il controllo effettivo e concreto dell'Africa del nord.

Nel II a III secolo il suo campo rimase permanentemente a Nicopolis, anche se la legione fu suddivisa in alcuni distaccamenti. Nel V secolo era ancora segnalata in Egitto.



Emblema: Ercole.



Comandanti (legati a praefecti):

Gallo Vecilio sotto Traiano, fu uno dei primi comandanti;

Ti. Claudio Quartino con Adriano.

Quando la legione fu trasferita in Egitto:

Ti. Claudio Secondino, sempre durante il regno di Adriano.

T. Flavio Vergiliano, nel 140; L. Cintasio Cassiano, nel 162; C. Giulio Vero, nel 232;

Valerio Festo sotto Commodo.





LEGIO IX HISPANA



La legio IX Hispana di età imperiale fu quasi sicuramente l'erede delle tradizioni della legio IX the con Cesare combatté gli Elvezi, i Galli ed i pompeiani in Africa.

Prese parte alla battaglia di Filippi contro Bruto e Cassio e, da allora, fu chiamata Macedonica o anche Triumphalis: solo in epoca posteriore assunse il nome definitivo di Hispana o Hispaniensis.

Augusto la destinò all'Illiria e poi al la Pannonia: qui si ribellò, alla sua morte, e, come le altre legioni della provincia, fu calmata solo con l'intervento d Druso. Nel 20 d.C. dovette essere totalmente trasferita in Africa per parte cipare alla vera e propria guerra combattuta dalle forze romane contro il numida Tacfarinas, disertore e capo banda, divenuto un temuto guerrigliero: solamente nel 24, tornata la normalità nella provincia africana, la IX Hispana poté riprendere i suoi quartieri in Pannonia.

Durante il principato di Claudio, forse nel 43, fu trasferita in Britannia, con i quartieri a Lindum (Lincoln). Pochi anni dopo, nel 61, subì una dura sconfitta nel corso di una grande sollevazione. Il suo legato Petilio Ceriale si salvò a stento con la cavalleria, riuscendo a difendere gli accampamenti. Poco dopo la legione dovette essere rinforzata con l'invio di 2.000 nuovi legionari provenienti dalla Germania.

Molto poche sono le notizie successive: alla morte di Nerone appoggiò A. Vitellio.

Vespasiano la spostò ad Eburacum (York) e, con Domiziano, nell'83, un suo distaccamento combatté in Germania contro i Catti a nell'88 contro Suebi e Sarmati.

Avvolta nel mistero, ma certamente tragica, fu la sua fine: durante il regno di Adriano rimase completamente distrutta nel corso delle ripetute ribellioni scoppiate in Britannia.



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati):

P. Cornelio Lentulo nel 22, durante la missione della legione in Africa;

Q. Petilio Ceriale, nel 61;

C. Caristanio Frontone durante il periodo flavio.





LEGIO II AUGUSTA



Fu legione sicuramente formata da Augusto durante la guerra civile.

All'inizio del principato di Tiberio, stanziata sul Reno, fu tra i reparti che si ammutinarono, ma si sottomise appena Germanico giunse fra le truppe. Con lui combatté nel 15 contro i Germani, fino a giungere nella Selva di Teutoburgo, ove eresse le tombe ai caduti di Varo. Nel corso del rientro alle basi, effettuato lungo la costa, perse tutto il bagaglio. Ancora nel 16 prese parte ad operazioni contro popolazioni germaniche. Terminato il ciclo operativo rimase poco su quel confine perché Claudio, nel 43, la destinò a far parte delle forze d'invasione della Britannia: suo legato è il futuro imperatore Vespasiano.

Pose poi il campo ad Isca Silurum, Caerleon, nel Galles. Forse fu battuta nel 51 dai Siluri. Nel 61, durante la grande rivolta delle popolazioni britanniche, il suo praefectus castrorum si suicidò per essersi rifiutato di obbedire agli ordini the gli imponevano, probabilmente, di abbandonare le posizioni.

Nel confuso periodo degli anni 68-69, una sua vexillatio, forte di 2.600 legionari, scese in Italia con l'esercito di A. Vitellio ma, alla notizia della sollevazione del vecchio comandante Vespasiano, tutta la II Augusta lo appoggiò e lo seguì.

Nei secoli seguenti rimase in Brittannia, nel medesimo castrum, contribuendo in modo determinante alla presenza romana sull’isola.



Emblemi: Capricorno, Pegaso, Marte.



Comandanti (legati):

T. Flavio Vespasiano il futuro imperatore Vespasiano, nel 42 in Germania e poi in Britannia fino al 47;

L. Prisco, nel II secolo;

L.Giulio Giuliano, fine del II secolo;

Vitulasio Letiniano, metà del III secolo;

T. Flavio Postumio, nel III secolo.





LEGIO XV APOLLINARIS



Costituita in epoca augustea, portò il nome del dio tutelare del suo fondatore. Dislocata prima in Illiria, dal 14 d.C. prese posizione in Pannonia, probabilmente con sede a Carnuntum (Petronell, Austria). Alla morte di Augusto i suoi legionari, insieme a quelli della VIII Augusta e IX Hispana, per motivi legati al soldo ed alla durata della ferma, manifestarono notevolissima irrequietezza, tanto da imprigionare gli ufficiali ed uccidere un centurione. Tíberio inviò sul posto il figlio Druso che, con promesse, ma anche con drastiche decisioni (eliminazione dei più facinorosi a dispersione delle legioni presso i campi invernali), riuscì a sedare l'ammutinamento.

Nel 63 d.C. fece parte dell'esercito con cui D. Corbulone dovette affrontare i Parti.

Dal 67 si battè contro i Giudei, avendo Tito come legato, almeno all'inizio della campagna.

Nei tre anni di guerra seppe distinguersi in numerose occasioni a durante l'assedio di Gerusalemme il suo ariete distrusse un angolo di una delle principali torri della cinta fortificata. Al termine delle operazioni tornò a Carnuntum il cui campo, nel 73, fu ricostruito o riparato.

Probabilmente combattè con Domiziano al confine danubiano ma, successivamente, fu di sicuro trasferita da Adriano in Cappadocia, col castrum a Satala (Kelkit, Turchia), misurandosi subito con gli Alani.

In epoca successiva fu per Pescennio Nigro contro Settimio Severo. Con Commodo un suo reparto fu stanziato in Armenia, a Valarsapa.

La sua presenza era ancora attestata in Cappadocia nel V secolo.



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati):

C. Rutilio Gallico, negli anni 52-53; Mario Celso, nel 63;

Tito Flavio Vespasiano, il futuro imperatore Tito, probabilmente nel 67; M. Tettio Frugi, negli anni 70-71; Q. Ignazio Catone, nel 73;

M. Vettio Valente, nel 137.





LEGIO XXII DEIOTARIANA



Deiotaro, re della Galazia, regione dell'Asia minore, costituì nel I sec. a.C. due reparti organizzati a inquadrati alla romana. Quando nel 25 a.C. la Galazia fu annessa all'impero, almeno una delle due unità venne mantenuta alle armi, probabilmente considerata come reparto ausiliario.

Dopo la disfatta subita da Varo nel 9 d.C., in cui l'esercito romano perse ben tre legioni, l'unità galata venne certamente trasformata, almeno dal 15 d.C., in una legione regolare.

Non ebbe, in origine, alcuna denominazione e pare che fosse appellata Deiotariana a partire dal regno di Claudio a ufficialmente dal periodo traianeo.

Rimase sempre di stanza ad Alessandria in un accampamento comune anche alla legio III Cyrenaica.

Prese parte alla seguenti campagne: nel 63 represse la rivolta dei Giudei ad Alessandria; combattè i Parti nelle campagne di D. Corbulone; con una vexillatio di 1.000 uomini fu con l'esercito di Tito nella campagna di Giudea e si segnalò durante l'assedio di Gerusalemme.

Il 4 agosto del 107 era ancora sicuramente presente ad Alessandria.

Scomparve, probabilmente distrutta, durante le campagne di Adriano in Giudea degli anni 130-138.



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (praefecti):

Liternio Frontone, nel 70;

T. Suedio Clemente, negli anni 79-81; Q. Licinio Proculo, nel 90-91; Castricio Proculo in età domizianea; L. Genucio Prisco, nel 98.





LEGIO XI CLAUDIA



Fu erede di una legione di medio rendimento dell'esercito di Cesare: la legio Xl.

Entrata a far parte delle forze di Ottaviano, combatté a Perugia e, valorosamente, ad Azio.

Nei primi anni dell'impero fu stanziata a Burnum (nell'attuale Iugoslavia). Nel 42 d.C., insieme alla legio Vll, non appoggiò il tentativo di usurpazione del governatore della Dalmazia, ricevendo per questo la denominazione di Claudia a l'appellativo di Pia Fidelis.

Nell'anarchia militare degli anni 68-69, si dichiarò per S. Otone a forse combatté nella prima battaglia di Bedriaco. Sconfitta a con gli ufficiali puniti, fu rimandata nell'Illirico, ove sostenne il tentativo di Vespasiano, per il quale ritornò nuovamente in Italia.

Non pare abbia preso parte alla seconda battaglia di Bedriaco. Intorno agli anni 70, fu stanziata a Vindonissa (Windisch, Svizzera).

Lasciò questa base, che decadde alla condizione di semplice villaggio e che solo con Gallieno nel 260 fiorì nuovamente, alla fine del I secolo, per partecipare alle guerre daciche di Traiano.

Fu accampata a Brigetio (Szony, Ungheria), a Carnuntum (Petronell, Austria) a ad Aquincum (Budapest), per poi porre definitivamente il campo a Durostorum, (Silistra, Bulgaria), nella Mesia inferiore, ove rimase permanentemente.

In epoca successiva non prese parte a molte spedizioni fuori dalla provincia. Con Diocleziano nel 295 fu in Egitto a forse in Mauretania.

In età tardo imperiale era ancora dislocata a Durostrum, mentre in una località imprecisata dell’oriente, diede origine ad una legione palatina.



Emblema: Nettuno.



Comandanti (legati):

L. Annio Basso, nel 69;

L. Munazio Gallo, nel 100;

Ti. Claudio Giuliano, nel 144;

M. Anneo Saturnino, fine del II, inizi del III secolo.

(praepositi):

Muciniano nel 295, durante la spedizione di Diocleziano in Egitto.





LEGIO I MINERVIA



Fu legione fondata da Domiziano probabilmente nell'83 per partecipare alle operazioni contro il popolo germanico dei Catti: i suoi quartieri furono posti a Bonna (Bonn).

Poco appresso non prese parte alla sollevazione del governatore della Germania A. Saturnino, ottenendo per tale motivo l'epiteto di Pia Fidelis.

Traiano la schierò nelle sue guerre contro la nazione dacica.

Terminate le operazioni ritornò a Bonna. Antonino Pio la impiegò, tra il 138 ed il 145, nel corso delle azioni belliche ai confini della Mauretania. Combatté in tutte le dure guerre di Marco Aurelio ai confini orientali ed occidentali. Nel 193 si schierò per Settimio Severo e dallo stesso anno un suo distaccamento fu stabilmente stanziato a Lugdunum (Lione).

Inizialmente si mostrò fedele a Gallieno, ma appoggiò il tentativo di secessione di Postumo. Anche con Diocleziano non si mostrò fedele al potere centrale, appoggiando Carausio, usurpatore a comandante della flotta romana della Manica.

In età tardo imperiale formò una legione comitatense nell'Illirico.



Emblemi: Minerva, Ariete, Vittoria con ariete.



Comandanti (legati):

P. Elio Adriano il futuro imperatore, durante le guerre daciche di Traiano; L. Licinio Sura sotto Domiziano. Di questo legato, che fu anche uno dei più autorevoli consiglieri militari di Traiano, conosciamo anche le fattezze, rappresentate sui rilievi della Colonna Traiana;

L. Calpurnio Proculo, sotto Antonino Pio;

M. Claudio Frontone nel 162, durante la spedizione contro i Parti; C. Giulio Castino, nel 208; Aufidio Marcello, nel 222.





LEGIONES XVII-XVIII-XIX



Furono probabilmente unità già inserite nell'esercito di Augusto all'epoca della battaglia di Azio.

Forse stanziate originariamente in Aquitania, fecero poi parte dell'esercito del basso Reno.

Vennero tutte distrutte nella sconfitta subita da Varo nella foresta di Teutoburgo nel 9 d.C..

Esse persero le aquile legionarie the vennero recuperate nel 15, 16 a 41 d.C..

Nulla si sa circa i loro emblemi, le Toro denominazioni o i loro comandanti.





LEGIO II ADIUTRIX



Nel 70 d.C. il prefetto (ammiraglio) Sesto Licinio Basso, comandante della flotta di Ravenna, tradì la causa di A. Vitellio ed aderì al partito di Vespasiano. Con i classiarii venne formata una legione che fu appunto chiamata II Adiutrix.

Venne immediatamente inviata alla frontiera renana, ove, agli ordini di Petilio Ceriale, combatté fino al 71 per reprimere la rivolta batava di Civile. Nello stesso periodo la legione ebbe l'appellativo di Pia Fidelis.

Fu quindi stanziata in Britannia, con base forse a Lindum (Lincoln) e, dall'85, al confine danubiano, ove la troviamo presente, nella provincia mesica, in epoca domizíanea. Per Domiziano combatté su questo fronte contro Daci, Suebi a Sarmati. Molto probabilmente partecipò anche alle guerre daciche di Traíano.

Dagli inizi del II secolo pose il campo ad Aquincum (Budapest), che divenne la sua sede permanente. La sua storia successiva è segnata da un susseguirsi di campagne militari: durante il regno di Antonino Pio inviò reparti in Mauretania; con Marco Aurelio a Caracalla combatté in oriente contro i Parti; con Massímino contro i Daci; durante l'impero di Gordiano III si misurò contro i Persiani, con i quali si era già battuta anche al tempo di Alessandro Severo. Claudio il Gotico le diede l'appellativo di Constans.

La Notitia Dignitatum la indica ancora con base ad Aquincum, ma con numerosi distaccamenti sparsi in tutta la provincia confinaria della Valeria (suddivisione dioclezianea della provincia della Pannonia inferiore).

Ancora in questo periodo si formarono due legioni comitatensi, originate dalla II Adiutrix: una in Pannonia ed una in Britannia.



Emblemi: Cinghiale, Pegaso.



Comandanti (legati):

Q. Antistio Postumio nel 164, durante una spedizione contro i Parti;

Vetuleno Aproniano, metà del III secolo.
08/06/2006 15:47
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"Io sono Cesare, non re"
"Alea jacta est!" C.G.Cesare
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"Cacciate dunque, occhi greci, la passione dell'occidente che aspetta... I santi monaci di Dio non inizieranno un giorno che Dio conosce bene... a incoronare di nuovo il re romano, ed ad attaccare un croce sul suo petto?"
I Bizantini
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"Che cosa eri tu o Roma, intatta, se le tue rovine sono più grandi dell'intero mondo che ti è accanto?" Ildeberto di Lavardin
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* "Nella vita di noi Italiani ci sono tanti Maggi radiosi e troppi Inverni lunghi"
* "La plebe Italiana è mutevole come il mare"
* "Non esistono vittorie totali, solo sconfitte incondizionate"
Caio Logero
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08/06/2006 15:48
LEGIO VIII AUGUSTA



Quasi certamente è da identificare con la legio VIII di Cesare, per il quale di batté nella conquista della Gallia e, durante la guerra civile contro Pompeo, a Farsalo a Tapso.

Sciolta negli anni 46-45 a.C., fu richiamata alle armi da Ottaviano nel 44, combattendo successivamente a Filippi, a Modena, forse ad Azio mentre è quasi certa la sua permanenza in Cirenaica ed in Siria. Fu destinata, in età ormai imperiale, prima alla Dalmazia quindi nella provincia pannonica con base a Poetovio (Ptuj, Iugoslavia).

Nel 14 d.C. alla morte di Augusto, È tra le legioni che danno luogo ad ammutinamenti e che sono ricondotte alla ragione dall'intervento di Druso. Con Claudio partecipò con un distaccamento, alla conquista della Britannia. Intorno agli anni 45 d.C. fu destinata alla Mesia, probabilmente a Novae (la bulgara Svigtov).

Alla caduta di Nerone, parteggiò decisamente per S. Otone, il quale concesse gli ornamenti trionfali al suo legato Numisio Lupo per le operazioni condotte contro i Sarmati Roxolani. Per sostenere Otone scese in Italia ma, come le altre legioni dell'esercito mesico la III Gallica e la VII Claudia, non partecipò, se non forse con un distaccamento, alla battaglia di Bedriaco. In odio ad A. Vítellio che aveva assunto la porpora, sostenne la sollevazione del comandante delle legioni orientali, Vespasiano, per il quale combatté nella favorevole successiva battaglia di Bedriaco.

Nel 70 fu nelle Gallie, senza prendere parte alla repressione della rivolta gallo-germanica di Civile: pose i suoi quartieri ad Argentoratum (Strasburgo) con i reparti sparsi di guarnigione al limes.

Nei periodi successivi la sua storia è un continuo di guerre: contro i Catti, popolazione germanica, durante il regno di Domiziano; in Britannia con un vexillum per sedare una rivolta durante l'impero di Adriano; ai confini occidentali per tentare di fermare la marea montante di barbari con Marco Aurelio.

Un suo distaccamento fu dislocato da Settimio Severo, a cui si mostrò favorevole, a Lugdunum (Lione).

Nel IV secolo un suo reparto formò una legione palatina.



Emblema: Toro.



Comandanti (legati):

Numisio Lupo, negli anni 69-70; T. Avidio Quieto, nell'82;

A. Egnazio Proculo sotto Settimio Severo;

Cn. Petronio Probato durante il regno di Severo Alessandro;

Q. Petronio Migliore, nel III secolo.





LEGIO I PARTHICA



Verso la fine del II sec. d.C. venne formata da Settimio Severo ed impiegata nelle operazioni contro i Parti.

La sua storia non fu particolarmente prodiga di fatti salienti. Ebbe sede nei castra agli estremi confini orientali di Singara (località del moderno Iraq) a di Nisibis (Nusaybin, Turchia).

Nel 360, durante il regno di Giuliano, prese parte alle operazioni contro i Persiani di Shapur II, difendendo la piazzaforte di Singara, ove fu catturata.

Nel tardo impero risulta ancora stanziata in quella località.

Nulla si sa del suo emblema, né dei suoi comandanti.





LEGIO III GALLICA



Reclutata nella Gallia, combatté per Antonio durante le operazioni contro i Parti. Dopo Azio entrò a far parte dell'esercito di Augusto che la dislocò successivamente in Siria.

Con Nerone al potere partecipò alle operazioni condotte da D. Corbulone contro i Parti, intorno agli anni 55-66 d.C., contribuendo tra l'altro alla conquista di Tigranocerta (nell'odierna Turchia): al termine della guerra l'Armenia gravitò politicamente verso la potenza romana.

Nel 68 fu trasferita in Mesia a già nel 69 resistette prima e stroncò poi un'incursione di Sarmatí Roxolani: il suo legato, T. Aurelio Fulvo, ricevette gli ornamenti trionfali.

Alla morte di Nerone e durante il periodo di torbidi che ne seguirono si dichiarò prima per S. Otone per il quale si spostò in Italia, senza peraltro giungere in tempo per partecipare alla battaglia di Bedriaco, combattuta contro i sostenitori di A. Vitellio.

Avuta notizia della sconfitta, non tardò a dichiararsi per l'altro pretendente, Vespasiano.

Combatté nella seconda battaglia di Bedriaco ove tenne l'ala destra, di fronte alla XXII Primigenia. Il sorgere del sole fu salutato dalla III Gallica alzando le insegne, secondo l'uso siriaco: gli avversari non capirono il gesto, indugiarono a furono sgominati in due successivi assalti. Un suo legionario, C. Volusio, entrò per primo nel castrum dei nemici. Si spostò quindi in Campanía per domare gli ultimi focolai di resistenza ma, quando ormai stava per svernare a Capua, fu rimandata in Siria.

Ebbe sede a Raphanaea, mentre un suo distaccamento fu basato nella Traconitide, regione ad oriente del lago di Tiberiade, forse per vigilare sulle miniere di rame.

Durante l'impero di Marco Aurelio e Lucio Vero, agli ordini del legato C. Avidio Cassio, contribuì alla riconquista dell'Armenia nelle campagne tra il 161 ed il 164. Nel 175 appoggiò il tentativo di usurpazione dello stesso Avidio Cassio che fu tuttavia eliminato poco dopo dai suoi soldati.

Alla morte di Pertinace, nel 193, come le altre legioni stanziate nella zona, appoggiò C. Pescennio Nigro per il quale si batté, senza fortuna, contro Settimio Severo.

Agli inizi del III secolo fu trasferita nella nuova provincia della Syria Phoenice.

Nel 218 contribuì alla proclamazione di Elagabalo. Nonostante ciò venne poco dopo sciolta dal medesimo imperatore perché si era manifestata molto irrequieta: il suo legato, Vero o Severo, aspirava alla porpora e, successivamente, rimase coinvolta in un nuovo movimento insurrezionale. In seguito a questo episodio il suo nome fu cancellato dai monumenti a una parte dei suoi effettivi trasferiti alla III Augusta.

Fu ricostituita da Alessandro Severo e dislocata intorno a Damasco. Fece parte delle forze con le quali Aureliano riconquistò Palmira, ove i suoi legionari saccheggiarono il tempio del Sole.

All'epoca di Licinio (inizio IV secolo) un suo distaccamento operò in Egitto, unitamente ad una vexillatio della legio I Illyrica. Nel V secolo era ancora ricordata nella Syria Phoenice, nella località di Danaba, nell'attuale Siria.



Emblema: Toro.



Comandanti (legati):

T. Aurelio Fulvo, negli anni 64-69; Dillio Aponiano, nel 69;

M. Servilio Fabiano, intorno alla metà del regno di Antonino Pio. Fu anche console nel 158;

Avidio Cassio, the nel 163-164 combatté contro i Parti a nel 175 tentò di usurpare il trono, rimanendo ucciso dai suoi stessi soldati.

Quando la legione era dislocata nella

Syria Phoenice:

Q. Venidio Rufo, nel 198; D. Cassio Pio, nel 213; Mario Secondo nel 218.





LEGIO II ITALICA



Fu reparto costituito da Marco Aurelio certamente prima del 170 d.C. per impiegarla nella lotta aspra a cruenta contro i Marcomanni ai confini occidentali. La sua prima denominazione ufficiale fu II Pia, nome che cambiò tuttavia presto nel più tradizionale II Italica. Negli anni successivi alla sua formazione si batté molto probabilmente contro i Marcomanni a sicuramente in Dacia.

Fu quindi dislocata nel Norico, con sede forse a Lauriacum (Lorch, Austria), ove rimase fino a quando se ne persero le tracce. Altri suoi distaccamenti risultano essere stati a Lentia (Linz, Austria), a Joviacum, località non meglio identificata, ed in Africa.

Aiutò Settimio Severo nella conquista della porpora a ne fu ricompensata con l'appellativo di Fidelis a con la cessione di suoi legionari al pretorio.

Fece parte dell'esercito con cui Massímino il Trace tentò una disperata difesa dei confini a fu certamente fedele a Gallieno. Un suo reparto venne stanziato, dall'inizio del IV secolo, sul confine basso renano.

Una legio II Italica Divitensium, da Divitia (Deutz, Germania) sede di un suo reparto distaccato, appoggiò Costantino, venendo accolta fra le legioni palatine.



Emblemi: Lupa the allatta Romolo e Remo, Capricorno, Cicogna.



Comandanti (legati):

Q. Erennio Silvio Massimo, II secolo; M. Suro Proculo, negli anni 201-205; Pollieno Sebenno, nel 206;

(dux):

Ursicino, non altrimenti identificato, d'età tardo imperiale.





LEGIO XVI



La legio XVI, benché fosse stata fondata all'epoca dei triumviri, non ebbe un nome come tutte le altre similari unità degli eserciti di Roma; solamente alcune rare fonti epigrafiche la denominano come Gallica.

Nel 14 d.C. era stanziata a Mogontiacum (Magonza), nella Germania superiore da cui fu trasferita, intorno al 43, a Novaesium (Neuss), nella provincia contigua della Germania inferiore, per sostituire la XX Valeria Victrix , destinata alla Britannia.

Nel periodo di torbidi succedutisi alla morte di Nerone a Galba, appoggiò A. Vitellio: un folto distaccamento lo seguì nella sua avventura in Italia. Mentre poco dopo a Roma, A. Vitellio

perdeva il potere contro le forze di Vespasiano, al confine renano divampava la rivolta di Civile.

I reparti della legio XVI che non avevano seguito Vitellio in Italia, si arresero nel campo di Novaesium, con l'aquila legionaria e si consegnarono ai nemici. Numisio Rufo, che era probabilmente il loro legato, venne prima imprigionato e poco dopo ucciso.

Poco appresso, nel 70, P. Ceriale marciò contro i gallo-germani con reparti tratti dalle province della Spagna, Rezia e Norico e liberò, durante le operazioni i legionari prigionieri della legio XVI. La sollevazione del batavo Civile terminò con la battaglia dei Vetera alla quale parteciparono anche i fanti della XVI, che non evidenziarono particolare valore.

Poco dopo, Vespasiano sciolse definitivamente la legione trasferendone gli effettivi superstiti ad altre unità.



Emblema: probabilmente il Leone.



Comandanti (legati):

Q. Trebellio Catulo nel periodo di Claudio;

Numisio Rufo, negli anni 69-70

LEGIO XVI FLAVIA



Vespasiano la formò per sostituire la XVI Gallica, sciolta probabilmente per il comportamento tenuto durante la rivolta batava degli anni 68-69 d.C..

Stanziata inizialmente in Siria, fu posta quindi a Samosata, nella Commagene (Samsat, Turchia), ove rimase dislocata per secoli a protezione dei confini orientali, anche con corpi distaccati in altre località.

Fu conosciuta anche con l'uso generalizzato dell'epiteto Firma. Agli inizi del V secolo esisteva ancora come forza organizzata, nella piazzaforte di Sura, nella provincia della Syria Euphratensis.



Emblema: Leone.



Comandanti (legati):

L. Burbuleio Optato durante il regno di Adriano;

L. Fabio Cilone, a Samosata, sotto Commodo;

L. Mario Perpetuo con Settimio Severo;

L. Nerazio Proculo durante il regno di Antonino Pio, portandosi con vessillazioni in Siria.





LEGIO XXII PRIMIGENIA



Fu costituita o da Caligola in vista delle operazioni in Germania o da Claudio per partecipare alla conquista della Britannia. Fu stanziata nella Germania superiore a Mogontiacum (Magonza).

Alla morte di Nerone non riconobbe imperatore S. Galba ed innalzò alla porpora A. Vitellio. Con la metà degli effettivi partì per l'Italia: queste truppe seguiranno le sorti a l'insuccesso finale di Vitellio.

L'altra metà della legione, al comando del legato Dillio Vocula, affrontò i ribelli di Civile e liberò Magonza assediata.

Abbandonata dagli ausiliari ed a seguito dell'uccisione di Vocula da parte degli stessi legionari, riconobbe l'impero gallico, ma subito dopo sconfessò questa decisione e combatté nuovamente agli ordini di Petilio Ceriale. Al termine del periodo dell'anarchia ritornò al suo campo di Magonza.

Regnando Adriano un suo distaccamento venne inviato in Britannia a vigilare un tratto del vallum fatto costruire da questo imperatore.

Si dichiarò decisamente per Settimio Severo contro Clodio Albino, governatore della Britannia a costituì il nucleo principale delle forze severiane che sconfissero l'avversario.

Con Alessandro Severo si batté contro i Persiani e durante il regno dei Gordiani una parte della legione fu inviata, con ausiliari, nella provincia d'Africa per sostituire la legio III Augusta, che era stata sciolta.

Fu fedele a Gallieno e, nel 287, almeno un suo reparto appoggiò il tentativo di usurpazione di Carausio, ammiraglio della flotta della Manica.



Emblema: Capricorno.



Comandanti (legati):

C. Dillio Vocula, nel 69-70. Fu assassinato dai suoi stessi soldati; L. Catilio Severo, nel 107; M. Didio Giuliano, il futuro imperatore, nel 168;

C. Ottavio Suetrio, nel 211-212.





LEGIO II PARTHICA



Con una decisione che dimostrò chiaramente l'evolversi degli ordinamenti militari romani, Settimio Severo la costituì intorno agli anni 194-196 d.C. e la destinò ai Castra Albana (Albano), nelle immediate vicinanze di Roma: erano circa due secoli che una legione non veniva più stanziata in Italia.

La II Parthica operò con Caracalla contro i Parti nel 217. L'anno successivo una parte di essa stanziata ad Apamea, in Siria, proclamò imperatore Elagabalo, ma si mostrò fedele anche al suo successore Alessandro Severo.

Regnando Massimino il Trace, i suoi legionari appoggiarono un velleitario ed inutile tentativo del Senato di Roma che nominò due imperatori contemporaneamente, Celio Balbino a Clodio Pupieno.

Già all'inizio del IV secolo non risulta più di guarnigione nel territorio della penisola.

Sicuramente, sotto Giuliano, era schierata in Mesopotamia, dove subì una grave sconfitta ad opera dei Persiani a Singara (odierno Iraq). La Notitia Dignitatum la pone ancora schierata a Cepha (attuale Turchia).



Emblemi: Centauro, Toro.



Comandanti (praefecti): Decio Tricciano, negli anni 217-218; Pomponio Giuliano, nel 244; Claudio Silvano, nel 249.





LEGIO XII FULMINATA



Formata in età cesariana, combatté per Ottaviano nella guerra di Perugia.

Fu una delle legioni che fecero parte costantemente dell'esercito d'oriente: è infatti stanziata inizialmente in Siria.

Nel 62 d.C. al comando di Cesennio Peto prese parte ad una sfavorevole campagna in Armenia contro i Parti.

Nel 66 la legione al completo, rinforzata con 2.000 altri legionari, 6 coorti ausiliarie di fanteria, 4 ali ausiliarie di cavalleria e contingenti locali, tutti al comando del governatore di Siria C. Gallo, tentò di risolvere il problema della sollevazione dei Giudei, ma dovette praticamente fuggire da Gerusalemme abbandonando per via i bagagli, le macchine da guerra e perdendo forse anche l'aquila. Le perdite ammontarono, nella totalità delle forze impiegate, a 5.000 fanti a 380 cavalieri.

La reputazione della legione era talmente scarsa che Vespasiano non la impiegò all'inizio della guerra contro i Giudei, solo più tardi Tito, avendo necessità di rinforzare le truppe, la portò in combattimento.

Nel 70 fu trasferita in Cappadocia, ponendo i quartieri a Melitene (Malatya, Turchia).

Non pare abbia partecipato alle guerre marcomanniche di Marco Aurelio anche se è proprio di quel teatro d'operazioni un curioso episodio. Secondo l'aneddotíca cristiana, la legione assunse il nome di Fulminata perché l'intervento divino, richiesto con preghiere dai legionari e manifestatosi con fulmini e piogge, risolse una difficile situazione. Appare molto dubbio che, in quell'epoca, la legione fosse formata da legionari cristianizzati e, d'altra parte, I'epiteto Fulminata è sicuramente d'età augustea ed indica l'insegna dell'unità.

Nel 175 non si sollevò con Avidio Cassio e ricevette da Marco Aurelio l'appellativo di Certa Constans.

Era ancora in Cappadocia nel V secolo.



Emblema: Fulmine.



Comandanti (legati): Calavio Sabino, nel 62; C. Gallo, nel 66; P. Tullio Varrone durante il regno di Traiano o Adriano; Q. Cecilio Marcello sotto Antonino Pio.





LEGIO I GERMANICA



Anche se fu probabilmente preesistente al primo principato, sembra essere stata sciolta e poi ricostituita da Tiberio, con Augusto ancora regnante, dopo la disfatta di Varo.

Nel 14 d.C. si trovava nella Germania inferiore ove era stata riunita alle legioni V, XX a XXI, per una spedizione contro i Germani.

Prese parte agli ammutinamenti che serpeggiarono tra le legioni al confine renano: ricondotta in un primo tempo nel suo castrum di Ara Ubiorum (forse da identificare con la successiva Colonia Agrippina, odierna Kóln), si ribellò nuovamente. I disordini vennero tuttavia sedati dall'intervento di Germanico che fece giustiziare i promotori delle insubordinazioni: ai suoi ordini partecipò successivamente alle operazioni contro Catti a Brutteri nel 15, e contro altri popoli germani stanziati al di là del Reno nel 16.

Nel 69 d.C. nel campo di Bonna (Bonn) fu la prima legione a proclamare imperatore A. Vitellio per sostenere il quale, con parte delle sue forze, agli ordini del legato Fabio Valente, si portò in Italia, rimanendo coinvolta nella successiva sconfitta.

I superstiti si dispersero forse nell'Illirico. Il resto della legione, rimasto al confine germanico, si comportò in modo indegno: prima fu sconfitto dai ribelli Batavi di Civile; poi si arrese ed aderì all'impero gallico; successivamente ritornò sulle sue decisioni, dapprima rifugiandosi presso i Mediomatrici e poi congiungendosi all'esercito romano che, al comando del legato Petilio Ceriale, doveva soffocare la ribellione. Neppure in battaglia si comportò in modo dignitoso.

Vespasiano, assunto il potere, la soppresse nel 71 d.C..



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati): C. Cetronio, nel 14; Fabio Valente, nel 68-69; Erennio Gallo, nel 69.





LEGIO III AUGUSTA



Costituita sicuramente in età preaugustea, la si trova denominata III Augusta per la prima volta nel 14 d.C..

Fu dislocata in Numidia ove rimase sempre l'uníca legione presente nella regione. Ebbe base, sicuramente fino ai Flavi, a Thevestis (Tebessa, Algeria), poi dalla prima metà del II secolo, forse dal 123, nel campo fortificato di Lambaesis (Lambese, Algeria).

Tra il 17 ed il 24 d.C. condusse una durissima serie di operazioni militari contro Tacfarina, disertore e capo banda, ma capace ed intelligente, che aveva organizzato i suoi alla maniera romana. La guerra fu tanto dura che dal 20 operò nella regione anche la legio IX Hispana: la sollevazione terminò naturalmente con la piena a totale vittoria romana.

Con Claudio partecipò alla conquista della Mauretania. Alla morte di Nerone la legio III Augusta condusse vita molto movimentata. Il suo legato L. Clodio Macro si ribellò e rimase ucciso nel corso della sollevazione. L'usurpatore venne forse affiancato da una legione da lui formata, la Legio I Macriana, distrutta in seguito da Galba.

Si dimostrò quindi favorevole ad A. Vitellio e non a Vespasiano. Il suo legato, Valerio Festo, però, per ingraziarsi il futuro imperatore, fece imprigionare il praefectus castrorum ed alcuni centurioni che evidentemente erano rimasti fedeli a Vitellio, portando successivamente la legione a combattere contro i Garamanti, nel nord Africa, nell'odierno Fezzán.

Con Domiziano compì una spedizione contro i Nasamoni, popolazione della Grande Sirte, stanziata a sud-ovest della Cirenaica.

In età adrianea ricevette rinforzi da una legio III, forse la Gallica o la Cyrenaica. Il 1° luglio del 128 fu ispezionata dallo stesso imperatore Adriano che nell'occasione pronunciò un famoso discorso giunto fino a noi.

Pur se il grosso della legione rimase a Lambaesis, sue vexillationes combatterono con Marco Aurelio contro i Marcomanni e con Settimio Severo e Caracalla contro i Parti. Settimio Severo, alla cui assunzione al trono fu favorevole, la gratificò dell'onorifico Pia Vindex. Con Alessandro Severo, o poco prima, ricevette rinforzi dalla III Gallica.

Si dimostrò decisamente contraria all'usurpazione dei due Gordiani, che affrontò, vinse ed eliminò in battaglia: quando nel 238 Gordiano III assunse effettivamente il potere la sciolse e ne dannò la memoria.

Nel 253 Valeriano ne permise la ricostruzione, immettendovi tutti i legionari ancora superstiti che in quegli anni erano stanziati in Rezia e la rimandò nelle sue basi secolari.

Il castrum di Lambaesis fu abbandonato nel 292 o poco più tardi.

Della legio III Augusta abbiamo ancora notizie fino all'età dioclezianea, quando si frantumò in reparti le cui denominazioni ricordavano ancora l'antica legione.



Emblema: Lupa che allatta Romolo e Remo.



Comandanti:Il comandante della III Augusta fino al 37 d.C. fu lo stesso governatore della provincia d'Africa. Successivamente Caligola tolse il comando dell'unità al proconsole, affidandolo ad un legatus augusti pro praetore , con competenza militare.

Di questo periodo si ricordano:

(praefecti)

M. Aurelio Fortunato tra il 270 a il 275;

M. Aurelio Carnunto Sabino durante il regno di Massimino il Trace;

P. Seio Rufo con Alessandro Severo; Clodio Onorato sotto Diocleziano.





LEGIO I ADIUTRIX



Fu fondata da Nerone nel 68 d.C., trasformando in legionari i marinai della flotta di Miseno.

Durante l'anarchia degli anni 69-70 si dichiarò per S. Otone e per lui combatté a fu sconfitta a Bedriaco dalle forze di A. Vitellio.

Inviata subito dopo in Spagna non esitò a dichiararsi per Vespasiano. Successivamente, in breve tempo, cambiò più volte la sede: nel 70 fu a Mogontiacum (M-agonza), mentre intorno all'85 venne destinata al fronte danubiano.

Fu coinvolta nella sconfitta di Domiziano operata dai Daci, ma combatté poi contro lo stesso popolo nelle due guerre di Traiano: da questo imperatore ricevette l'epiteto di Pia Fidelis. Sempre per Traiano combatté Probabilmente in oriente contro i Parti. Adriano la destinò alla provincia pannonica, con il castrum a Brigetio (Szóny, Ungheria). Durante le guerre di Marco Aurelio combatté valorosamente, tanto da riconquistare nel 171 il Norico e la Rezia che erano cadute in mano ai Marcomanni.

Si schierò con Settimio Severo, fu in oriente con Caracalla, Alessandro Severo a Gordiano III ed in Dacia con Massimino. Risultò fedele a Gallieno.

Agli inizi del III secolo era sempre stanziata nella Pannonia inferiore.

Inetà dioclezianea formò una legione comitatense ed una limitanea.



Emblemi: Capricorno, Pegaso, Nave da guerra.



Comandanti (legati):

Orfidio Benigno, nel 69;

T. Statilio Massimo, negli anni 136-137;

P. Elvio Pertinace, il futuro imperatore, nel 171;

Claudio Pisone, nel 207.





LEGIO XIII GEMINA



Si tratta di un'unità legionaria d'origine incerta. Nei primi anni del principato pose i suoi quartieri a Mogontiacum (Magonza) ed a Vindonissa (Windisch, Svizzera) da cui Claudio o Nerone la trasferirono a Poetovio, in Pannonia (Ptuj, Iugoslavia).

Nell'anarchia politico-militare degli anni 68-69, si dichiarò per S. Otone e, per sorreggerne le aspirazioni, si spostò in Italia. Si batté a Bedriaco, ma fu sconfitta dalla legio V Alaudae e costretta a rifugiarsi nella città. Dopo la resa delle forze otoniane, i suoi legionari, in segno di punizione, dovettero prima costruire gli anfiteatri di Cremona a Bologna, quindi furono rimandati ai confini della provincia pannonica.

Qui venne sorpresa dall'insorgere delle legioni d'oriente: anche essa si dichiarò subito per Vespasiano. Avendo come legato Vedio Aquila a collaborando strettamente con la legio VII scese nuovamente in Italia, dirigendosi verso Padova.

Partecipò alla presa di Cremona, che attaccò dalla porta Brixiana, ma ebbe a subire perdite per il lancio di proiettili della grande ballista manovrata dai militi della legio XV Primigenia. Durante il saccheggio, i legionari della XIII Gemina si mostrarono particolarmente feroci con gli abitanti della città ai quali, poco prima, come già detto, erano stati costretti a costruire l'anfiteatro.

Stabilizzatosi il potere di Vespasiano in Italia, fu inviata nelle Gallie ove contribuì a reprimere la rivolta gallogermanica di Civile. Terminata anche questa campagna, fece ritorno a Poetovio, ma, poco dopo, fu assegnata al castrum di Vindobona (Vienna).

Operò con continuità ai confini danubiani, prima con Domiziano poi con Traiano, con il quale combatté nelle due successive guerre contro i Daci. Costituita la nuova provincia della Dacia a seguito della vittoria romana (106 d.C.), la XIII Gemina vi fu designata di guarnigione con base ad Apulum (Alba Iulia, Romania): dalle canabae sorte accanto al campo legionario si sviluppò successivamente la città. Per tutta la durata della presenza romana nella lontana regione, la XIII Gemina fu costantemente impegnata per respingere l'urto delle popolazioni barbare.

Fu sicuramente fedele a Settimio Severo per il quale combatté, con un distaccamento, ai confini orientali.

Quando Aureliano decise di abbandonare la Dacia, la XIII Gemina si ritirò sulla destra del Danubio, con base principale a Ratiaria (Arcar, Bulgaria), nella nuova provincia della Dacia ripensis, che solo nel nome ricordava le antiche conquiste: la legione, suddivisa in molti distaccamenti, continuò l'opera di controllo del confine danubiano.

Nel tardo impero formò una legione di comitatensi.



Emblemi: Capricorno, Leone, Aquila Vittoria con leone.



Comandanti (legati):

Vedio Aquila, nel 69;

Probabilmente Q. Aburnio Cediciano e Terenzio Genziano sotto Traiano;

C. Giulio Basso nel 135, fu anche con sole nel 139;

L. Annio Fabiano al tempo di Antoni no Pio;

C. Cerellio Sabino dal 183 al 185;

Q. Marcio Vittore con Settimio Se vero;

Petronio Poliano sotto Gordiano.





LEGIO III ITALICA



Questa legione fu costituita da Marco Aurelio intorno al 165 per cercare di rinforzare l'apparato militare da opporre ai barbari che dilagavano ai coffini occidentali.

Il suo primo nome fu III Concors che cambiò appresso nel più marziale III Italica.

Subito dopo la sua formazione si batté certamente contro i Buri, popolazione germanica, ponendo poi i suoi quartieri nella fortezza di Reginum, in Rezia, località che fu più tardi chiamata Castra Regina (Ratisbona): qui rimase fino al termine della presenza romana nella regione, costituendovi la più importante forza militare.

Combatté sempre in occidente, tranne che con Aureliano, quando partecipò alla riconquista del regno di Palmira, in Siria.

Ebbe parte fondamentale nella conquista del potere di Valeriano. Gallieno la denominò Pia Fidelis.

In età tardo imperiale, da essa derivò una legione comitatense.



Emblema: Cicogna.



Comandanti (legati):

C. Vettio Sabiniano, nel 166;

M. Elvio Clemente, negli anni 179-180;

Q. Spicio Ceriale, nel 181;

Appio Claudio Laterano, fine del II secolo.

(dux)

Valerio Claudio Quinto, d'età tardo imperiale.





LEGIO VII GEMINA



Venne formata con elementi spagnoli l' 11 gennaio del 68 d. C. dal governatore della Spagna tarraconense, Sulpicio Galba: per questo motivo fu anche conosciuta come Galbiana o Hispana.

Ottenuto l'impero nello stesso anno, S. Galba la portò con sè in Italia per poi destinarla in Pannonia. Alla morte del suo fondatore (gennaio 69), la legione appoggiò S. Otone contro A. Vitellio, pur non intervenendo direttamente nella guerra civile.

Ben diversa risultò la sua posizione allorché si sollevarono le legioni d'oriente a favore di Vespasiano; il suo legato, Antonio Primo, assunse il comando delle forze favorevoli a Vespasiano in Pannonia e scese in Italia. La VII, con la XIII Gemina, raggiunse Padova ove si ribellò, forse per la sua severità, al praefectus castrorum. Durante l'assedio di Verona ebbe modo di manifesta re nuovamente la sua turbolenza quando minacciò la vita del governatore della Pannonia, Tampio Flaviano, sospettato di tradimento a salvato con difficoltà da A. Primo.

Tenne l'ala sinistra durante la seconda battaglia di Bedriaco: la lotta fu tanto dura che caddero sei centurioni dei primi ordini e l'aquila legionaria fu salvata solo con il sacrificio del centurione primipilo Atilio Vero. Durante lo scontro un suo soldato uccise il proprio padre, legionario della XXI Rapax.

Sconfitto definitivamente Otone, venne ridestinata alla Pannonia, assumendo la denominazione definitiva di Gemina, forse perché le furono dati rinforzi di legionari tratti da una delle unità disciolte in quel periodo da Vespasiano. Fu anche designata Felix per le sue imprese.

Tra il 70 ed il 79 ottenne di ritornare nella provincia ove era stata costituita: fu trasferita quindi in Spagna a pose i suoi quartieri a Legio (León), anche se inviò sempre numerosi distaccamenti in tutto il territorio. Con vexillationes operò in Britannia sotto Adriano ed in Africa settentrionale sotto Antonino Pio, nel 172 contro i Mauri.

Fu favorevole, dopo qualche esitazione, a Settimio Severo the la designò Pia Fidelis. La sua permanenza in Spagna è testimoniata almeno fino al V secolo, anche con legioni comitatensi, contribuendo validamente alla romanizzazione della regione.



Emblema: sconosciuto.



Comandanti (legati):

M. Antonio Primo, negli anni 68-69; D. Cornelio Meciano, nel 79;

M. Ulpio Traiano il futuro imperatore, negli anni 88-89;

L. Attio Macro sotto Adriano, fu anche console nel 134;

P. Cornelio Anullino sotto Marco Aurelio a Lucio Vero;

Q. Lolliano Plauzio Avito al tempo di Settimio Severo.

(dux)

Q. Mamilio Capitolino, nel III secolo.





LEGIO I ITALICA



Il 20 settembre del 67 d.C. Nerone la costituì in vista di una spedizione alle portas Caspias (attuale passo di Chawar, fra i monti delle antiche regioni dell'Armenia a della Media) e la definì phalanx Alexandri Magni: furono chiamati a farne parte italici alti almeno sei piedi (m 1,76 circa).

Tramontata la fantomatica spedizione, l'unità venne inviata nelle Gallie per contrastare la rivolta di Vindice.

Pose il suo castrum a Lugdunum (Lione) e, alla morte del suo fondatore, mutò la propria denominazione in quella definitiva di legio I Italica. Nel 69 parteggiò apertamente per A. Vitellio e per lui si batté a Bedriaco contro le legioni fedeli a S. Otone. Sconfitta successivamente dai fedeli di Vespasiano nella seconda battaglia di Bedriaco in cui affrontò la XXI Rapax; fu inviata a far parte dell'esercito mesico, ponendo la sua base nella Mesia inferiore, a Durostorum (Silistra, Bulgaria). Combatté su quei confini nelle guerre di Domiziano e, con Traiano, partecipò alla conquista della Dacia. Adriano la trasferì in quella che fu la sua ultima sede: Novae, la moderna Svistov in Bulgaria, mentre una parte dei suoi effettivi venne probabilmente dislocata a Troesmis (Romania).

Per Marco Aurelio difese i confini contro Quadi e Marcomanni e con Settimio Severo si spostò in oriente per battersi con i Parti.

Alcuni suoi reparti in età dioclezianea a costantiniana formarono legioni comitatensi, mentre il resto dell'unità costitui una legione di limitanei, che continuò a gravitare a Novae.



Emblemi: Toro, Cinghiale.



Comandanti (legati):

L. Annio Gallo sotto Traiano;

L. Novio Crispino al tempo di Antonino Pio;

M. Fabio Magno, nel periodo compreso tra gli imperatori Commodo e Settimio Severo a L. Mario Massimo nell'anno 193.

(praepositus):

A. Giulio Pisone, d'età incerta.
08/06/2006 15:49
DUE DIVERSE CARRIERE MILITARI



Sp. Ligustino, centurione primipilo (Livio XLII,34)

«Diventai soldato nel 200 a.C. nell'esercito che fu inviato in Macedonia.

Combattei due anni come legionario contro Filippo V di Macedonia: nel terzo anno, per ricompensa al valore, Tito Quinzio Flaminino (Nd.A., il futuro conquistatore della Grecia) mi nominò centurione. Dopo la sconfitta di Filippo a dei Macedoni fummo riportati in Italia a congedati, ma io nel 195 partii volontario per la Spagna. Il console Marco Porcio (Nd.A., conquistò l'antico territorio cartaginese a monte dell'Ebro) mi considerò degno della promozione ad un grado più alto fra i centurioni.

La mia terza esperienza di servizio fu come volontario nell'esercito contro gli Etoli ed il re Antioco (Nd.A., si tratta di Antioco III di Siria che era stato chiamato in Grecia dagli Etoli): fui promosso da Manio Acilio (Nd.A., M. Acilio Glabrione battè Antioco alle Termopili nel 191 a.C.). Quando il re Antioco fu cacciato e gli Etoli sottomessi, fummo riportati in Italia.

Allora servii in due legioni che furono formate per un anno (Nd.A., erano evidentemente legioni urbane). Dopo servii due volte in Spagna sotto Quinto Fulvio Flacco e Tiberio Sempronio Gracco, il primo dei quali come ricompensa per il mio coraggio mi ha permesso di partecipare al suo trionfo, mentre Gracco addirittura mi chiese di andare nella sua provincia.

Ho ricevuto trentadue volte ricompense al valore dai miei generali, quattro volte in pochi anni sono stato centurione primipilo di una legione, ho ricevuto sei corone civiche, ho servito in ventidue campagne annuali ed ora ho piú di quarant'anni».

Con questi precedenti, nel 171, il centurione primipilo Sp. Ligustino chiedeva di partire volontario per la Macedonia.



P. Elvio Pertinace, imperatore



Nato da un liberto presso Alba Pompeia (Alba, Piemonte) il 1° agosto del 126 d.C., potè intraprendere la carriera militare grazie all'ínteressamento di due influenti senatori.

Nel 160 circa assunse il comando della Cobors VII Gallomm (praefectus), unità di ausiliari stanziata in Siria: nella guerra contro i Parti del 162-165 guadagnò i primi onori militari.

Fu trasferito successivamente in Inghilterra, ove prestò servizio in due diverse legioni come tribuno.

Poco più tardi fu destinato alla provincia mesica, al comando di un reparto (ala) di cavalleria ausiliaria.

Intorno al 168 divenne il responsabile degli approvvigionamenti alimentari per la via Emilia. Già l'anno successivo assunse l'incarico di comandante della flotta del Reno (praefectus classis Germanicae), con base a Colonia Agrippina (Kóln).

Il seguente mandato lo vide amministratore delle tre province daciche e dell'alta Mesia: era una carica di carattere eccezionale, istituita durante la guerra contro i Marcomanni.

Ritornò poco dopo al comando di truppe come ufficiale più anziano dei distaccamenti legionari the nel 171 tagliarono la ritirata alle popolazioni germaniche dei Quadi a dei Marcomanni che dal nord Italia ritornavano verso il Danubio: per il suo valoroso comportamento fu ammesso al Senato.

Dallo stesso anno comandò la legio I Adiutrix, con base a Brigetio (Szóny, Ungheria): fino al 172 si battè contro i Germani che avevano invaso le province della Rezia e del Norico; nel 173 si scontrò contro Quadi e Marcomanni a nord del Danubio.

Per l'insieme delle sue capacità fu nominato console nel 175, anche se non si stabilì a Roma perché impegnato in oriente ancora una volta agli ordini di Marco Aurelio per combattere l'usurpatore Avidio Cassio.

Fu quindi governatore delle due province mesiche e, successivamente, delle province daciche.

Dal 180 al 182 resse l'importante provincia di Siria. A seguito però dell'accusa di vendere le cariche, gli fu tolto il comando ed esiliato nelle sue terre. Tuttavia, tre anni più tardi, l'imperatore Commodo lo richiamò in servizio a gli assegnò la provincia britannica, che resse per due anni. Lo stesso imperatore gli affidò il prestigioso incarico di praefectus alimentorum.

Nel 188 fu destinato alla provincia d'Africa e di lì a poco nominato prefetto di Roma, ottenendo anche un secondo consolato.

L'imperatore Commodo fu assassinato il 31 dicembre del 192 ed il sessantaseienne Pertinace venne persuaso ad accettare la porpora.

A causa della sua forte personalità, onestà ed intransigenza resse l'incarico solamente fino al 28 marzo del 193, quando fu assassinato dai pretoriani.

Nello stesso anno della sua morte Settimio Severo gli accordò l’apoteosi.





DISCORSO DELL'IMPERATORE ADRIANO



Ai legionari della legio III Augusta ed agli auxilia di stanza nel castrum di Lambaesis, luglio del 128 d.C..





Ai fanti della legione



«Non è necessario che peroriate la vostra causa. Tutte le scuse che si potevano addurre in favore vostro, lo stesso mio legato me le ha esposte. Egli mi ha fatto osservare che una delle vostre coorti, quella che ogni anno a turno è inviata presso il proconsole, era assente; che, meno di tre anni fa avete fornito ai vostri compagni d'arme della legio III, per completarne l'effettivo, una coorte a quattro uomini per centuria; che molti a assai lontani posti di guardia vi tengono sparpagliati per ogni dove; che non soltanto avete cambiato due volte di guarnigione, ma anche avete costruito due volte nuovi accampamenti. Perciò vi terrei per scusati, anche se la legione avesse interrotto per molto tempo le sue esercitazioni. Ma non sembra the sia stato così a non vi è alcuna ragione perché io accetti scuse da voi. Tutto avete compiuto con valore e quando difendevate il vallum...

I tribuni, come sembra, hanno avuto gran cura di voi. I primipili ed i centurioni sono stati, secondo il costume, agili e vigorosi...».





Ai cavalieri della legione



«Cavalieri della legione, gli esercizi militari hanno, in un certo senso, le loro leggi e se qualche cosa vi si aggiunge o vi si toglie, la manovra diventa o più difficile o meno importante. Quanto poi si aggiunga di difficoltà, tanto si viene a togliere di eleganza. Voi avete compiuto tuttavia l'esercizio più difficile tra i difficili, quello di lanciare il giavellotto con indosso la corazza... vi felicito per la vostra eleganza tanto più per il vostro ardore... Avete fatto bene ad agire vigorosamente e a non inviare soccorsi per liberare l'insegna, giacché il nemico le era già vicino a voi non potevate ritornare sempre alla carica. L'essenziale era di impedire agli assalitori the oltrepassassero lo spazio riservato agli ufficiali».





Agli auxilia in generale



« Le fortificazioni, che altri soldati avrebbero alzato ad intervalli di parecchi giorni, voi le avete compiute in uno solo. Avete costruito un muro solido, quale si suole elevare per gli accampamenti invernali, in poco più tempo di quel che occorra per un muro di zolle erbose, le quali, tagliate tutte sullo stesso modello, si trasportano e si maneggiano facilmente e si prestano alla costruzione per la loro naturale duttilità e regolarità. Ma voi costruiste il muro con pietre grandi, pesanti, ineguali, che non si potevano trasportare, sollevare e collocare in posto senza che le ineguaglianze ed asperità loro si facessero contrasto. Avete scavato regolarmente un fossato, lavorando la pietra dura e ruvida e l'avete poi spianato, rastrellandolo. A lavoro approvato, rientrati negli accampamenti, avete preso in fretta il vostro rancio a le armi a siete andati a sostenere la cavalleria che era stata lanciata contro il nemico e che ritornava con grandi grida... Lodo il mio legato Catullino perché vi impose questo esercizio, che ha tutta la parvenza di un vero combattimento e perché vi ci addestra in tal maniera che io possa felicitarmi con voi. Corneliano, il prefetto vostro, ha adempiuto soddisfacentemente il suo dovere. Non mi piacciono le manovre in ordine sparso. Catone, il mio autore favorito, era di questa opinione. Bisogna che la cavalleria proceda sempre al coperto e che sia prudente nell'inseguimento, perché, se il cavaliere non vede dove va o se non può più trattenere il cavallo, cadrà certamente in qualche tranello. Per un attacco, bisogna serrare le fila...».





All'Ala I dei Pannoni



« Avete fatto ogni cosa regolarmente. Avete riempito il campo di evoluzioni; avete lanciato il giavellotto a non senza eleganza, quantunque abbiate adoperato giavellotti corti a duri; con uguale eleganza molti di voi hanno gettato le lance. Avete fatto salti: ieri di velocità, oggi di agilità. Se qualche cosa mancasse alla vostra preparazione, ve ne chiederei conto; se qualche cosa fosse superiore al dovuto, ve lo segnalerei: in tutta l'esercitazione mi siete ugualmente piaciuti. Il mio legato Catullino distribuisce ugualmente le sue cure a tutti i lavori dei quali è a capo. Il vostro prefetto sembra occuparsi di voi con sollecitudine. Prendete come premio le vostre spese di viaggio a salite nel campo dei Commageni».





Ai cavalieri della VI coorte dei Commageni



«È difficile per dei cavalieri di coorte, piacere di per sé stessi, ma più difficile è non dispiacere, manovrando dopo un'Ala di cavalleria the copre più terreno, dove i tiratori sono più numerosi, le conversioni a destra più frequenti, le cariche più nutrite, i cavalli più belli a le armi più risplendenti, essendo più elevato il soldo. Ma col vostro ardore voi evitaste la mediocrità, compiendo gagliardamente tutto ciò che si doveva fare.

A ciò si aggiunga che avete lanciato pietre con la fionda a combattuto con i dardi a avete saltato con leggerezza. In tutto ciò appare evidente la cura segnalata del mio legato Catullino, che vi ha resi tali quali vi ho visto».
10/06/2006 00:44
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Ma hai scritto tutto tu?
10/06/2006 02:22
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HO LETTO TUTTOTUTTO
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..."Atqve nostris militibvs cvnctantibvs, maxime propter altitvdinem maris, qvi decimae legionis aqvilam ferebat, obtestatvs deos, vt ea res legioni feliciter eveniret: -"Desilite"- inqvit -"commilitones, nisi vvltis aqvilam hostibvs prodere: ego certe mevm rei pvblicae atqve imperatori officivm praestitero"-. Hoc cvm voce magna dixisset, se ex navi proiecit atqve in hostes aqvilam ferre coepit. Tvm nostri cohortati inter se ne tantvm dedecvs admitteretvr vniversi ex navi desilvervnt. Hos item ex proximis [primis] navibvs cvm conspexissent, svbsecvti hostibvs adpropinqvarvnt."

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Re:

Scritto da: CLVCIANUS 10/06/2006 2.22
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HO LETTO TUTTOTUTTO
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Come hai fatto?io mi sono addormentato
10/06/2006 13:26
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Re: Re:DOPO UNA CERTA ORA....

Scritto da: =Pretoriano= 10/06/2006 11.26
Come hai fatto?io mi sono addormentato


[SM=g27964]
NON RIESCO PIU' A DORMIRE....POI ERA TROPPO INTERESSANTE! [SM=x506627]
[SM=x506657]
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..."Atqve nostris militibvs cvnctantibvs, maxime propter altitvdinem maris, qvi decimae legionis aqvilam ferebat, obtestatvs deos, vt ea res legioni feliciter eveniret: -"Desilite"- inqvit -"commilitones, nisi vvltis aqvilam hostibvs prodere: ego certe mevm rei pvblicae atqve imperatori officivm praestitero"-. Hoc cvm voce magna dixisset, se ex navi proiecit atqve in hostes aqvilam ferre coepit. Tvm nostri cohortati inter se ne tantvm dedecvs admitteretvr vniversi ex navi desilvervnt. Hos item ex proximis [primis] navibvs cvm conspexissent, svbsecvti hostibvs adpropinqvarvnt."

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10/06/2006 17:02
era una relazione che postai mesi e mesi fa in prima corte. ho deciso di ripostarla qua perkè poteva interessare a qualcuno.
11/06/2006 13:47
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Si..ma santo cielo sti topic enormi sono poi un po assurdi...tutti possimao cercare in Internet se veramente siamo interessati....cioé, credo sei stato un po [SM=g27966] eccessivo.
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Come i nostri predecessori gli indiani ci accomuna un certo timore del sesso un eccesso di lamentazione per i morti e un costante interesse per sogni e visioni- JIM MORRISON



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è splendida; bravo davide, puntuale come sempre


E così, nelle operazioni militari:
Se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo.
Se non conosci il nemico ma conosci te stesso, le tue possibilità di vittoria sono pari a quelle di sconfitta.
Se non conosci nè il nemico nè te stesso, ogni battaglia per te significherà sconfitta certa.
SUN TZU

La storia nostra è storia della nostra anima; e storia dell'anima umana è la storia del mondo.
BENEDETTO CROCE

La fede è la più alta passione di ogni uomo. Ci sono forse in ogni generazione molti uomini che non arrivano fino ad essa, ma nessuno va oltre
KIERKEGAARD
11/06/2006 17:07
grazie [SM=x506642]
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