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Il Vero Erede

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2018 10:25
27/09/2018 16:12
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Sono veramente contento che vi sia piaciuto. Dato che l'avevo già mezzo scritto, ecco il secondo capitolo. Spero possa essere scorrevole e interessante. :)

Capitolo 2

“Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla”


Sangue, ancora sangue. Era da solo due settimane che la Legio I Syriaca aveva cominciato ad assediare Palmyra, roccaforte dei Parti, e già erano morti trecento uomini. I soldati, se si poteva definirli tali, erano armati solamente di una lancia e di uno scudo. Senza armatura, pattugliavano la prima linea, per evitare improvvise sortite nemiche, ma se ve ne fossero state, avrebbero potuto ben poco. L’unica speranza contro le macchine della morte, i catafratti, veniva da un manipolo di seicento legionari armati di gladii e pila. Solo loro avrebbero potuto impedire che i fragili ranghi dei coscritti si trasformassero in uno spettacolare quadro di dolore e morte, di agonia e terrore.
Publio Ventidio Basso era il loro comandante. Governatore della parte Orientale dell’impero di Marco Antonio, era un uomo sulla cinquantina, che l’ex generale di Cesare aveva scelto per la sua forte personalità, e per la sua attitudine al comando. Tuttavia, nonostante tutti i privilegi di Basso derivassero dal favore di Antonio, egli non era un suo convinto sostenitore. Disapprovava le scelte del triumviro, il quale aveva deciso di difendere Lepido dalle navi di Pompeo, nonostante fosse chiaro che il monarca dell’Africa odiasse profondamente Antonio.

Antonio aveva deciso per una politica espansionista ai danni dei Parti, puntando sul supporto dell’Armenia, che da nord avrebbe dovuto tenere occupati gli eredi di Serse, per permettergli di preparare un’invasione su larga scala della Mesopotamia. Aveva stanziato molti fondi in tutto l’impero, per permettere alle province di prosperare, e di potenziare le infrastrutture militari e civili. Aveva dato tutto, tranne il tempo. Con un ordine che non ammetteva repliche, aveva comunicato a Basso di attaccare Palmyra, specificando che “l’eventuale fallimento avrebbe cause gravissime per tutta la Pars Orientis Marci Antoni Imperii”. Così il generale era dovuto partire racimolando truppe in ogni villaggio o città in cui passava, e solamente prima di superare il confine poté aggiungere al proprio esercito dei legionari degni di questo nome. Giunti sotto alle possenti mura nemiche, ben consci di non poterle reclamare con un semplice assalto diretto, i romani avevano cominciato la costruzione di una innovativa macchina da guerra, la testuggine. Era l’unione di un ariete con delle protezioni in legno ricoperto da argilla. Forte della presenza di questa macchina, durante un’afosa sera, Basso convocò gli ufficiali più importanti della legione.

“Grazie all’eccezionale lavoro degli ingegneri e dei legionari possiamo ora lanciare l’attacco alle mura. Ci divideremo in due gruppi: il primo utilizzerà la testuggine per far crollare le mura e attirare i difensori nella breccia, mentre il secondo userà le scale da assedio e occuperà le mura, costringendo i difensori a terra. Dopodiché li annienteremo.”
“Legato, chi salirà sulle mura?” a parlare era stato il primus pilus, uno dei pochi esperti dell’arte della guerra presenti nella sua legione.
“Ottima domanda. I vigiles si occuperanno della breccia, mentre tu e tuoi legionari prenderete le mura.” rispose Basso con un ghigno, e con il grande disappunto dei comandanti dei coscritti.
“Domani, signori, avrete tutto ciò che vi è stato negato negli ultimi tempi”.


"Povero me,sto per diventare un Dio." Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano, sul letto di morte, 79 d.C.

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno" Niccolò Sagundino, sulla morte(29 maggio 1453) di Costantino XI Paleologo.
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