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Unita Iceni

Ultimo Aggiornamento: 11/07/2014 00:04
03/07/2014 15:03
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Non trovate che le unità, sia navali che terrestri, della fazione degli Iceni siano state un po' sottovalutate rispetto alle altre fazioni barbariche ?
03/07/2014 18:44
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Guarda credo proprio di no :) l'ho già raccontato tempo fa questo episodio,ma lo ripeto volentieri: Allora non ricordo chi di preciso se Cesare o Claudio inviò degli esploratori oltre la manica per vedere da chi fosse popolata la Britannia.Gli esploratori partirono,videro e scrissero una lettera al loro Generale esprimendosi in questi termini:"Tranquilli,questi non sanno nemmeno montare a cavallo".
La lettera è conservata in un museo di cui non ricordo il nome.

ps: Ma cmq lettera o non lettera credo che non siano stati dei buoni soldati
[Modificato da Leonida.7742 03/07/2014 18:47]


"La morte è bella,quando il prode combatte in prima fila e cade per la Patria." Tirteo I,10
04/07/2014 08:21
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E come avrebbero fatto ad evitare di essere invasi dai popoli nord- europei?
Anche smorzando le figure romanzate che ci ha trasmesso la letteratura prima e il cinema successivamente, i britanni non erano certamente solo ottimi tiratori ma anche guerrieri, non eccezionali a quanto ne sappiamo, ma comunque di buon valore.
A quanto mi risulta nessuno è riuscito a conquistarli e a comandare in casa loro.
04/07/2014 09:41
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Tranne i Romani, i Sassoni e gli Angli.
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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)
04/07/2014 17:36
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Quelle furono invasioni o sbaglio?
04/07/2014 20:39
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I Romani, come si sa, conquistarono i Britanni e comandarono in casa loro. Non si limitarono ad invaderli. E lo stesso dovettero fare Sassoni ed Angli.
I Britanni dovevano essere molto pericolosi, se i legionari sul vallo di Adriano non avevano l'animo tranquillo.
[Modificato da Iulianus Apostata 04/07/2014 20:41]
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Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

05/07/2014 07:01
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Si,ma una volta presa la Britannia ne dubito che i romani temessero le popolazioni scozzesi,Adriano lo fece costruire per manifestare il suo potere e soprattutto per non fare stare le legioni ferme;per non farle "pensare" e farle venire strane idee in testa,e credo che il fatto che all'interno del vallo i legionari vivessero stabilmente con le loro donne e bambini dica tutto.A mio avvivo non li calcolavano proprio,gli isolarono e basta.
[Modificato da Leonida.7742 05/07/2014 07:02]


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05/07/2014 09:55
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Una delle lettere private ritrovate nel forte di Vindolanda, lungo il Vallo, presenta la missiva di un legionario che scrive ai suoi e chiama gli indigeni "Britanculi". Insomma non ne aveva un altissimo concetto.
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05/07/2014 12:32
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Strano, perché in un documentario in televisione si diceva che i legionari sul vallo di Adriano, almeno generalmente, "non avevano l'animo tranquillo" per via dei Britanni che vivevano aldilà. Non so fino a che punto quel documentario potesse informare in modo errato, visto che, sicuramente, si basava su fonti classiche o moderne.
Poi è pure vero che i documentari spesso sbagliano.
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Le mie considerazioni sugli iceni escludevano i romani che, comunque fecero dei primi un alleato in un primo momento e una provincia autonoma dopo la violenta ribellione di Boadicea.
Non ho menzionato il vallo di Adriano perché poco pertinente con gli iceni, ma in merito posso dire che lo stesso fu eretto a difesa dei confini nordici romani. Esso, come indicato in molte fonti storiche, era il confine romano più fortificato dell'impero, perché al di là risiedevano le tribù britanne e scozzesi che i romani non riuscirono a sgominare. Fra tali tribù la più furente era quella dei Pitti, che per ben tre volte riuscì a oltrepassare il vallo di Adriano.
Come saprete il vallo era dotato non solo da alte mura ma da varie caserme e torri che si susseguivano a eque distanze. Esso non era presidiato da manipoli di guardia ma da truppe equipaggiate per la guerra e in numero massiccio. I loro enormi costi, secondo alcuni, pare assorbissero gli interi dazi doganali ricavati dal vallo stesso, oltre ad attingere alle casse di Roma.
Insomma sicuramente tale imponente opera difensiva Roma non la eresse per difendere le coste del sud dall'invasione di branchi di lupi.
[Modificato da Jvlivs Caesare 05/07/2014 17:51]
05/07/2014 19:25
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Roma governava dunque gli Iceni, pur lasciandogli margini di autonomia dopo Boudicca.
Concordo in pieno sul tuo discorso sul Vallo di Adriano.
[Modificato da Iulianus Apostata 05/07/2014 19:26]
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06/07/2014 00:41
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Ma gli iceni ai tempi del vallo non si erano già estinti? Il vallo era mica per i caledoni? Anyway, Roma non li ha conquistati non perché non ne avesse la forza ma perché il gioco non ne valeva la candela, se nell'Inghilterra del sud c'erano le miniere in Scozia c'era solo freddo, poi ricordiamo che l'ultima guerra di conquista seria Roma l'ha fatta con Traiano mentre successivamente ha solo pensato a difendersi. Per quanto riguarda gli Iceni penso che il paragone non sia nemmeno fattibile con altre tribù celtiche, guerrieri forti o meno il loro problema era il posto in cui vivevano (privo di risorse) e a causa del quale erano 3 gatti...


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06/07/2014 09:55
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Una mia considerazione: ma visto che in Britannia Roma ha dovuto impiegare forze e risorse non indifferenti, non sarebbe stato più economico eliminare alla radice il problema, sterminando le tribù che erano oltre il Limes romano. Perché, invece, Roma si è trincerata erigendo una fortezza, dall'esosa gestione, che non le impedì di subire notevoli perdite a causa di razzie, incursioni, assalti, invasioni, ecc.?
Io credo che Roma si fermò la dove la sua forza era la superiore, oltre Roma non poteva competere: le tribù nordiche, Pitti in primis, erano feroci guerrieri incursori, che sulla terraferma si battevano non in campo aperto ma nelle foreste, dove si combatteva nella maniera a loro più congeniale, cioè con schermaglie, assalti improvvisi, ingaggi in corpo a corpo per piccoli gruppi, guerriglia, ecc.
Qualora Roma avesse mosso guerra in campo aperto ai nordici restava la fortezza naturale costituita dall'intera scozia, dove le imponenti scogliere erano affiancate dalle tremende correnti marine.
Andare in Scozia per Roma era impossibile senza accettare di subire perdite enormi.
Le imbarcazioni romane non potevano manovrare in quelle acque piene di scogli radenti, secche e altro, inoltre sarebbero diventate facili prede per le agili e solide imbarcazioni delle tribù nordiche oltre che per gli arcieri, che dalla scogliera avevano una gittata e un vantaggio che li rendeva simili a macchine d'artiglieria.
Oltre il Limes Roma avrebbe pagato molto caro la sua voglia di conquista perché foreste e mare avrebbero fatto più vittime di quanto essa poteva sopportare, e i pochi che fossero riusciti a farcela si sarebbero trovati difronte un'intera isola pronta a massacrarli.
E se ciò fosse accaduto, credo che nel frattempo tutto il sud della Britannia si sarebbe ribellato.
Sul fatto che "Non sanno neanche montare a cavallo" io la considero una superficiale valutazione fatta da chi reputa il cavallo un'importante mezzo di guerra. Ma in Britannia in quell'epoca non esisteva una cavalleria da battaglia così pensata, perché per popoli razziatori ed incursori di coste il cavallo non serve a molto. Sulle imbarcazioni c'era spazio per i gruppi di guerrieri soltanto, che dovevano pure assolvere le mansioni di equipaggio.
06/07/2014 12:13
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Re:
Massimo Maximus, 06/07/2014 00:41:

Ma gli iceni ai tempi del vallo non si erano già estinti? Il vallo era mica per i caledoni? Anyway, Roma non li ha conquistati non perché non ne avesse la forza ma perché il gioco non ne valeva la candela, se nell'Inghilterra del sud c'erano le miniere in Scozia c'era solo freddo, poi ricordiamo che l'ultima guerra di conquista seria Roma l'ha fatta con Traiano mentre successivamente ha solo pensato a difendersi. Per quanto riguarda gli Iceni penso che il paragone non sia nemmeno fattibile con altre tribù celtiche, guerrieri forti o meno il loro problema era il posto in cui vivevano (privo di risorse) e a causa del quale erano 3 gatti...




Non ho detto che il vallo serviva a difendere il territorio romano dagli Iceni, che certamente erano più a sud e secondo me non si erano per nulla estinti in epoca adrianea.
Nessuno dubita che Roma avesse la forza di conquistare i Caledoni. Gli Iceni tre gatti? Ne dubito, visto che Boudicca proveniva da lì.


Jvlivs Caesare, 06/07/2014 09:55:

Una mia considerazione: ma visto che in Britannia Roma ha dovuto impiegare forze e risorse non indifferenti, non sarebbe stato più economico eliminare alla radice il problema, sterminando le tribù che erano oltre il Limes romano. Perché, invece, Roma si è trincerata erigendo una fortezza, dall'esosa gestione, che non le impedì di subire notevoli perdite a causa di razzie, incursioni, assalti, invasioni, ecc.?
Io credo che Roma si fermò la dove la sua forza era la superiore, oltre Roma non poteva competere: le tribù nordiche, Pitti in primis, erano feroci guerrieri incursori, che sulla terraferma si battevano non in campo aperto ma nelle foreste, dove si combatteva nella maniera a loro più congeniale, cioè con schermaglie, assalti improvvisi, ingaggi in corpo a corpo per piccoli gruppi, guerriglia, ecc.
Qualora Roma avesse mosso guerra in campo aperto ai nordici restava la fortezza naturale costituita dall'intera scozia, dove le imponenti scogliere erano affiancate dalle tremende correnti marine.
Andare in Scozia per Roma era impossibile senza accettare di subire perdite enormi.
Le imbarcazioni romane non potevano manovrare in quelle acque piene di scogli radenti, secche e altro, inoltre sarebbero diventate facili prede per le agili e solide imbarcazioni delle tribù nordiche oltre che per gli arcieri, che dalla scogliera avevano una gittata e un vantaggio che li rendeva simili a macchine d'artiglieria.
Oltre il Limes Roma avrebbe pagato molto caro la sua voglia di conquista perché foreste e mare avrebbero fatto più vittime di quanto essa poteva sopportare, e i pochi che fossero riusciti a farcela si sarebbero trovati difronte un'intera isola pronta a massacrarli.
E se ciò fosse accaduto, credo che nel frattempo tutto il sud della Britannia si sarebbe ribellato.
Sul fatto che "Non sanno neanche montare a cavallo" io la considero una superficiale valutazione fatta da chi reputa il cavallo un'importante mezzo di guerra. Ma in Britannia in quell'epoca non esisteva una cavalleria da battaglia così pensata, perché per popoli razziatori ed incursori di coste il cavallo non serve a molto. Sulle imbarcazioni c'era spazio per i gruppi di guerrieri soltanto, che dovevano pure assolvere le mansioni di equipaggio.



In Britannia esistevano truppe di cavalleria, anche se non avevano un'importanza fondamentale. Esistevano i cavalieri nobili caledoni.
Se il discorso sul limes è generale, Roma rinunciò a conquistare determinati territori, spesso o qualche volta, non perché le fosse impossibile, ma perché la sua vocazione era "mediterranea", per cui non si interessò più di estendere la sua autorità in territori considerati al di fuori del mondo del Mare Nostro.
ES. la Germania.
Creo che i Romani, se volevano, avrebbero conquistato tutti territori germanici, pur magari pagando molto. Dopo Teutoburgo, le campagne di Germanico dimostrarono che le legioni sapevano far male.
Prima di Teutoburgo, Roma teneva in possesso gran parte della Germania meridionale (mi pare l'odierna Baviera) e se non fosse stato per una politica di tassazione errata (che fra le altre cose fece scoppiare la ribellione di Arminio), il suo dominio si sarebbe mantenuto.

[Modificato da Iulianus Apostata 06/07/2014 12:26]
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«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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06/07/2014 14:05
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Forse mi sono espresso poco chiaramente in merito alla cavalleria.
In Britannia il cavallo veniva utilizzato, ma non esistevano reparti di cavalieri addestrati a tale scopo.
Si ricorreva alla cavalleria quando la necessità della guerra lo richiedeva. Ne consegue che truppe, anche di buon valore, che solitamente combattevano con spada, ascia e, forse anche lancia, montassero a cavallo. Le élite guerriere, i nobili, erano i primi fra i reparti candidati a cavalcare in caso di bisogno.
Ricordiamo però che, se paragonati ai veri reparti di cavalieri degli altri popoli, cioè a reparti di uomini istruiti a combattere a cavallo, le cavallerie britanne erano di livello medio-alto.
Rimanendo in Britannia va sottolineato che Roma si avvalse, fino a quando non abbandonò quelle terre, dei reparti ausiliari di cavalieri sarmati, che erano fra i migliori reparti di cavalleria pesante corazzata del mondo antico (alcuni studiosi li hanno considerati inferiori solo alle cavallerie dei Parti).
I Sarmati a cavallo difesero i territori al di qua del Limes fino alle invasioni dei sassoni, e la loro specifica scelta ed il loro impiego massiccio suggeriscono ancor di più, a mio avviso, come la situazione non fosse affatto rose e fiori in quei luoghi.
Affrontare i cavalieri sarmati in campo aperto per pitti e caledoni sarebbe equivalso a un suicidio, affrontarli in foreste rocciose equilibrava di molto i rapporti di forze.
[Modificato da Jvlivs Caesare 06/07/2014 14:24]
06/07/2014 15:08
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l'inghilterra all'epoca dell'invasione romana era in gran parte ancora ricoperta di foreste dove la cavalleria fa una fatica enorme a manovrare, per questo i britanni preferivano combattere a piedi, si adattavano ai luoghi dove vivevano...., e ancora nel medioevo persino i nobili inglesi e scozzesi combattevano quasi sempre appiedati, ma questo non li rendeva meno pericolosi, come hanno spesso provato i francesi, che invece avevano una forte cavalleria
06/07/2014 19:18
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allora toglietemi una curiosità. ho letto su focus (da prendere con pinze e contropinze) che i popoli britannici facevano ampio uso di carri da guerra, come scrive giulio cesare nel de bello gallico. se si poneva il problema di manovrabilità della cavalleria, coi carri non era addirittura peggio?
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(Ottaviano Augusto, parole pronunciate in punto di morte)

«Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo.»

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Re:
Jvlivs Caesare, 06/07/2014 14:05:

Forse mi sono espresso poco chiaramente in merito alla cavalleria.
In Britannia il cavallo veniva utilizzato, ma non esistevano reparti di cavalieri addestrati a tale scopo.
Si ricorreva alla cavalleria quando la necessità della guerra lo richiedeva. Ne consegue che truppe, anche di buon valore, che solitamente combattevano con spada, ascia e, forse anche lancia, montassero a cavallo. Le élite guerriere, i nobili, erano i primi fra i reparti candidati a cavalcare in caso di bisogno.
Ricordiamo però che, se paragonati ai veri reparti di cavalieri degli altri popoli, cioè a reparti di uomini istruiti a combattere a cavallo, le cavallerie britanne erano di livello medio-alto.
Rimanendo in Britannia va sottolineato che Roma si avvalse, fino a quando non abbandonò quelle terre, dei reparti ausiliari di cavalieri sarmati, che erano fra i migliori reparti di cavalleria pesante corazzata del mondo antico (alcuni studiosi li hanno considerati inferiori solo alle cavallerie dei Parti).
I Sarmati a cavallo difesero i territori al di qua del Limes fino alle invasioni dei sassoni, e la loro specifica scelta ed il loro impiego massiccio suggeriscono ancor di più, a mio avviso, come la situazione non fosse affatto rose e fiori in quei luoghi.
Affrontare i cavalieri sarmati in campo aperto per pitti e caledoni sarebbe equivalso a un suicidio, affrontarli in foreste rocciose equilibrava di molto i rapporti di forze.



In Britannia esistevano anche reparti di cavalieri leggeri armati di giavellotto, e in Caledonia erano presenti cavalieri nobili addestrati ed armati con giavellotto e forse anche con lancia. La mod RTW Europa Barbarorum ha rappresentato le due tipologie di unità. Che poi la cavalleria, almeno nella Britannia a sud del vallo di Adriano, non aveva grande importanza e si combatteva principalmente a piedi, nessuno nega.
Conosco i cavalieri sarmati in Britannia infatti.


[Modificato da Iulianus Apostata 06/07/2014 20:39]
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Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

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I carri erano usati nel sud da iceni e compagnia. Il territorio a nord era coperto da fitte foreste che crescevano su terreni rocciosi. Il sud ha molti territori aperti e pianeggianti, specialmente vicino i fiumi.
Comunque l'uso dei carri non era paragonabile, per consuetudine, a quello che ne facevano gli egizi e i loro vicini di casa.
[Modificato da Jvlivs Caesare 07/07/2014 00:51]
07/07/2014 01:31
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Re:
Jvlivs Caesare, 06/07/2014 09:55:

Una mia considerazione: ma visto che in Britannia Roma ha dovuto impiegare forze e risorse non indifferenti, non sarebbe stato più economico eliminare alla radice il problema, sterminando le tribù che erano oltre il Limes romano. Perché, invece, Roma si è trincerata erigendo una fortezza, dall'esosa gestione, che non le impedì di subire notevoli perdite a causa di razzie, incursioni, assalti, invasioni, ecc.?
Io credo che Roma si fermò la dove la sua forza era la superiore, oltre Roma non poteva competere: le tribù nordiche, Pitti in primis, erano feroci guerrieri incursori, che sulla terraferma si battevano non in campo aperto ma nelle foreste, dove si combatteva nella maniera a loro più congeniale, cioè con schermaglie, assalti improvvisi, ingaggi in corpo a corpo per piccoli gruppi, guerriglia, ecc.
Qualora Roma avesse mosso guerra in campo aperto ai nordici restava la fortezza naturale costituita dall'intera scozia, dove le imponenti scogliere erano affiancate dalle tremende correnti marine.
Andare in Scozia per Roma era impossibile senza accettare di subire perdite enormi.
Le imbarcazioni romane non potevano manovrare in quelle acque piene di scogli radenti, secche e altro, inoltre sarebbero diventate facili prede per le agili e solide imbarcazioni delle tribù nordiche oltre che per gli arcieri, che dalla scogliera avevano una gittata e un vantaggio che li rendeva simili a macchine d'artiglieria.
Oltre il Limes Roma avrebbe pagato molto caro la sua voglia di conquista perché foreste e mare avrebbero fatto più vittime di quanto essa poteva sopportare, e i pochi che fossero riusciti a farcela si sarebbero trovati difronte un'intera isola pronta a massacrarli.
E se ciò fosse accaduto, credo che nel frattempo tutto il sud della Britannia si sarebbe ribellato.
Sul fatto che "Non sanno neanche montare a cavallo" io la considero una superficiale valutazione fatta da chi reputa il cavallo un'importante mezzo di guerra. Ma in Britannia in quell'epoca non esisteva una cavalleria da battaglia così pensata, perché per popoli razziatori ed incursori di coste il cavallo non serve a molto. Sulle imbarcazioni c'era spazio per i gruppi di guerrieri soltanto, che dovevano pure assolvere le mansioni di equipaggio.



Il prezzo per la conquista della Scozia sarebbe stato troppo alto rispetto al guadagno che ne avrebbero ricavato ed evidentemente anche più alto di quel che costava mantenere il vallo, non ho detto che Roma sarebbe diventata padrona di quei luoghi facilmente, semplicemente ho detto che evidentemente il gioco non valeva la candela, penso che lo stesso discorso valga anche per la mancata conquista della Germania...




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07/07/2014 10:53
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ah, ho capito. effetivamente gli iceni usavano i carri più per schermaglia e a volte addirittura come mezzi di trasporto! cio spiega tutto. per quanto riguarda la scozia, secondo me i romani non hanno voluto sprecare altre risorse (in un momento delicato) per conquistare una terra in fondo povera. altrimenti per me avrebbero avuto mezzi e modo di conquistare tutta la britannia
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09/07/2014 00:38
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Questi due articoli credo siano entrambi interessanti ed esaustivi sull'argomento:
I soldati invincibili svaniti nel nulla Roma e il mistero della IX legione

La misteriosa scomparsa della Nona Legione
[Modificato da Nando Giulio 09/07/2014 00:42]
09/07/2014 13:40
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questi articoli mettono in evidenza come della storia antica ci sono arrivate tante teorie e molti forse......, ma pochi dati certi, ma dimostrano anche che le varie tribu' britanniche non erano poi tanto imbelli
09/07/2014 18:37
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ieri su rai storia, hanno trasmesso la puntata, della serie aC dC, su Settimio Severo e le sue vane pretese di dominio sulla Britannia.
09/07/2014 18:47
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Re:
Nando Giulio, 09/07/2014 00:38:

Questi due articoli credo siano entrambi interessanti ed esaustivi sull'argomento:
I soldati invincibili svaniti nel nulla Roma e il mistero della IX legione

La misteriosa scomparsa della Nona Legione




Come avevo detto prima, Roma in Britannia si è fermata fin dove si combatteva in un modo a lei familiare.
Il nord era territorio adatto alle tecniche bellicose dei "britannici". Oltre il Limes Roma avrebbe pagato caro, molto caro, qualsivoglia tipo di scontro, perché non poteva battersi nella maniera in cui lei era maestra: lo scontro manovrato in campo aperto.
Questi altri articoli dimostrano come la Britannia non era abitata da gente che sapeva a malapena sollevare una spada.
10/07/2014 11:36
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Re: Re:
Jvlivs Caesare, 09/07/2014 18:47:




Come avevo detto prima, Roma in Britannia si è fermata fin dove si combatteva in un modo a lei familiare.
Il nord era territorio adatto alle tecniche bellicose dei "britannici". Oltre il Limes Roma avrebbe pagato caro, molto caro, qualsivoglia tipo di scontro, perché non poteva battersi nella maniera in cui lei era maestra: lo scontro manovrato in campo aperto.
Questi altri articoli dimostrano come la Britannia non era abitata da gente che sapeva a malapena sollevare una spada.



A dir la verità, i Romani conobbero già la guerriglia in passato e se la cavarono bene. Proprio il nuovo sistema della coorte, più manovrabile, piccola e flessibile di una legione intera, ma più compatta e grande di un manipolo, permise, nel II secolo a.c., di affrontare efficacemente i Lusitani che agivano spesso con imboscate.
Roma, si sa, non combatteva sempre e solo in campo aperto.
Già al tempo delle guerre sannitiche, per combattere nell'altopiano del Sannio, l'esercito romano dovette modificare la propria organizzazione adottando il sistema del manipolo, molto più flessibile rispetto a quello di stampo oplitico. Nel Sannio si affrontavano i guerriglieri sanniti, combattenti alla leggera, soliti alle imboscate; spettava a piccoli gruppi di legionari incunearsi fra le rocce o per scovare il nemico, che sovente li bersagliava, arroccato nelle alture.
Come dimenticare il romano Sertorio, che a quanto pare si giovava della guerriglia?


[Modificato da Iulianus Apostata 10/07/2014 18:05]
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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

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10/07/2014 21:14
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Avere flessibilità non significa eccellere in ogni tipologia di tattica di guerra.
10/07/2014 23:59
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Ma avere flessibilità, nel caso dei Romani, significava cavarsela in molti scenari e varie tattiche. Ricordiamoci che, pur non essendo marinai, sconfissero i Cartaginesi che del mare erano i principi; e lo fecero con le stesse armi. Non dico che eccellevano in tutto. In soldoni, secondo me non rinunciarono a prendere la Caledonia (che peraltro, mi pare, invasero in una campagna) perché non sapevano combattere nella guerriglia, ma per altri motivi, per fattori ben più grandi di semplici prerogative tattiche; furono soprattutto motivazioni strategiche - una visione ben ampia - a far rinunciare i Romani a certi territori.
Credo che in guerriglia i Romani se la cavassero bene, pur magari non eccellendo.

Scusate l'OT.
[Modificato da Iulianus Apostata 11/07/2014 00:04]
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(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

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