Archita, 18/11/2013 01:40:
nel documentario trasmesso su raitre Ulisse ha raccontato su sommi capi ma con diligenza la lunga campagna di Dacia ponendo come scopo finale la conquista delle ricche risorse minerarie della regione. La motivazione era più che mai corretta poichè l'economia romana, priva di strumenti di credito e sistemi produttivi su larga scala, si reggeva fondamentalmente sul sistema fiscale e sulla preda bellica e sulla forza lavoro manuale. La forza lavoro più importante era in gran parte sostenuta dal lavoro di schiavi e gli eserciti che li procuravano dovevano essere pagati a loro volta dalle risorse di valore dai popoli conquistati. Un cerchio vizioso che obbligava Roma a dover spendere sempre più di quanto poteva ricavare e in parte l'espansionismo romano era determinato dalla crescente richiesta di terre per il sistema latifondista base del potere del patriziato. Il bottino dalla Dacia fu immenso e diede ossigeno all'economia che era inceppata dalla fine delle grandi conquiste dell'età repubblicana ma oltre la Dacia ormai non si poteva più andare oltre. L'arida terra oltre il Danubio e le difficili terre dell'Oriente dovevano essere ormai il limite estremo. E' lecito ritenere che la Dacia ha prolungato la vita dell'Impero ? senza quelle risorse l'Impero sarebbe crollato prima?
Direi che, più che altro, al di la di Danubio e Reno si trovavano solo immense foreste e più ad est deserti e steppe. Tieni presente poi che i Daci erano una civiltà evoluta e ricca con una capitale ed una struttura, cosa ben diversa dalle popolazioni germaniche che offrivano da razziare qualche villaggio pulcioso.
La ricchezza era ad Oriente ma li i Parti prima ed i Sassanidi poi erano un osso troppo duro, Roma non poteva far fronte al controllo di un simile territorio.
In conclusione direi che le ricchezze della Dacia hanno "ritardato" l'agonia che inizierà da Marco Aurelio con alti e bassi per concludersi con la fine della Pars Occidentalis.
Exaudi, regina tui pulcherrima mundi,
inter sidereos, Roma, recepta polos
« L'imperatore mio figlio è un sovrano capace, ma non di questi tempi, perché vede e pensa grandi cose, quali servivano ai tempi felici dei nostri avi. Invece oggi, che gli eventi ci incalzano, non di un imperatore ha bisogno il nostro stato, ma di un amministratore. Ho paura che dalle sue idee e iniziative deriverà la rovina di questa casata. »