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La campagna di Dacia

Ultimo Aggiornamento: 21/11/2013 10:49
18/11/2013 01:40
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Praefectus Fabrum
nel documentario trasmesso su raitre Ulisse ha raccontato su sommi capi ma con diligenza la lunga campagna di Dacia ponendo come scopo finale la conquista delle ricche risorse minerarie della regione. La motivazione era più che mai corretta poichè l'economia romana, priva di strumenti di credito e sistemi produttivi su larga scala, si reggeva fondamentalmente sul sistema fiscale e sulla preda bellica e sulla forza lavoro manuale. La forza lavoro più importante era in gran parte sostenuta dal lavoro di schiavi e gli eserciti che li procuravano dovevano essere pagati a loro volta dalle risorse di valore dai popoli conquistati. Un cerchio vizioso che obbligava Roma a dover spendere sempre più di quanto poteva ricavare e in parte l'espansionismo romano era determinato dalla crescente richiesta di terre per il sistema latifondista base del potere del patriziato. Il bottino dalla Dacia fu immenso e diede ossigeno all'economia che era inceppata dalla fine delle grandi conquiste dell'età repubblicana ma oltre la Dacia ormai non si poteva più andare oltre. L'arida terra oltre il Danubio e le difficili terre dell'Oriente dovevano essere ormai il limite estremo. E' lecito ritenere che la Dacia ha prolungato la vita dell'Impero ? senza quelle risorse l'Impero sarebbe crollato prima?
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

http://www.storiainpoltrona.com/
18/11/2013 11:39
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Di storia finanziaria capisco poco, comunque a parte l'enorme afflusso di metalli preziosi e la conseguente svalutazione dell'oro a favore delle capacità d'acquisto dei ceti medi e dei soldati, la conquista della Dacia diede a Roma nell'area danubiana dei vantaggi strategici e diplomatici traducibili in ulteriori ricchezze di notevole portata. La scomparsa dei Daci dissuase infatti notevolmente Marcomanni, Iazigi e Roxolani dal compiere ulteriori incursioni e diede forte impulso alla nascita e allo sviluppo urbanistico delle città dalla Pannonia alla Tracia con tutti i benefici economici e demografici del caso.

p.s. la risposta secondo me è si.
[Modificato da Legio XIII gemina 18/11/2013 11:50]


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

21/11/2013 10:49
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Tribunus Angusticlavius
PATRICIVS
Re:
Archita, 18/11/2013 01:40:

nel documentario trasmesso su raitre Ulisse ha raccontato su sommi capi ma con diligenza la lunga campagna di Dacia ponendo come scopo finale la conquista delle ricche risorse minerarie della regione. La motivazione era più che mai corretta poichè l'economia romana, priva di strumenti di credito e sistemi produttivi su larga scala, si reggeva fondamentalmente sul sistema fiscale e sulla preda bellica e sulla forza lavoro manuale. La forza lavoro più importante era in gran parte sostenuta dal lavoro di schiavi e gli eserciti che li procuravano dovevano essere pagati a loro volta dalle risorse di valore dai popoli conquistati. Un cerchio vizioso che obbligava Roma a dover spendere sempre più di quanto poteva ricavare e in parte l'espansionismo romano era determinato dalla crescente richiesta di terre per il sistema latifondista base del potere del patriziato. Il bottino dalla Dacia fu immenso e diede ossigeno all'economia che era inceppata dalla fine delle grandi conquiste dell'età repubblicana ma oltre la Dacia ormai non si poteva più andare oltre. L'arida terra oltre il Danubio e le difficili terre dell'Oriente dovevano essere ormai il limite estremo. E' lecito ritenere che la Dacia ha prolungato la vita dell'Impero ? senza quelle risorse l'Impero sarebbe crollato prima?




Direi che, più che altro, al di la di Danubio e Reno si trovavano solo immense foreste e più ad est deserti e steppe. Tieni presente poi che i Daci erano una civiltà evoluta e ricca con una capitale ed una struttura, cosa ben diversa dalle popolazioni germaniche che offrivano da razziare qualche villaggio pulcioso.
La ricchezza era ad Oriente ma li i Parti prima ed i Sassanidi poi erano un osso troppo duro, Roma non poteva far fronte al controllo di un simile territorio.
In conclusione direi che le ricchezze della Dacia hanno "ritardato" l'agonia che inizierà da Marco Aurelio con alti e bassi per concludersi con la fine della Pars Occidentalis.


Exaudi, regina tui pulcherrima mundi,
inter sidereos, Roma, recepta polos

« L'imperatore mio figlio è un sovrano capace, ma non di questi tempi, perché vede e pensa grandi cose, quali servivano ai tempi felici dei nostri avi. Invece oggi, che gli eventi ci incalzano, non di un imperatore ha bisogno il nostro stato, ma di un amministratore. Ho paura che dalle sue idee e iniziative deriverà la rovina di questa casata. »





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