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la caduta dell'Impero romano

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2014 01:51
01/07/2014 01:24
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Legio XIII gemina, 22/08/2013 20:19:

Costantinopoli era l'unica erede legittima. L'Impero romano non cade nell'AD 476, semplicemente perché la Pars Occidentalis non era in alcun modo superiore a quella orientale, essendo la divisione in Partes dal punto di vista formale esclusivamente amministrativa ( in breve, non sono mai esistiti due Imperi ). La riconsegna delle insegne imperiali a Costantinopoli da parte di Odoacre inoltre pone fine a qualsiasi possibile legittima continuazione dell'Impero in occidente ( nonostante la permanenza di Giulio Nepote e di Siagrio il quale tuttavia non era imperatore bensì magister militum per Gallias ), riunificandolo nella seconda Roma. Il lascito di vicariati sparsi fu solo un modo per chiarire che era diritto dei Romani riprendersi ciò che l'Impero aveva perso in occidente, come accadde parzialmente per secoli fino all'ultimo tentativo del 1155 ( quando fra l'altro il Regno normanno di Sicilia rischiò di scomparire e le due Chiese furono ad un passo dal riunirsi definitivamente ).

Il Sacro Romano Impero non sarà mai Impero romano o un corrispettivo della Pars Occidentalis, essendo nato su basi totalmente prive di validità giurdica, come del resto il potere temporale del Patrimonium Petri, inventato nella Donatio Constantini.



Non posso non quotare. Ho sempre guardato con sdegno a quel saro romano impero di stampo germanico, chghe si era preso l'aggettivo "romano". L'impero Romano nacque da una matrice latina, italica, e nessun altro elemento culturale estraneo avrebbe potuto esserne il vero continuatore. Costantinopoli proveniva probabilmente dalla stessa ecumene greco-romana di Roma, quindi..
Senza nulla togliere al Sacro Romano Impero, che all'Europa ha dato molto, nel suo tentativo di unificarla.
Costantinopoli è l'erede legittima dell'Impero romano.



Legio XIII gemina, 02/09/2013 11:46:


Questa è un'osservazione pregnante. Infatti il primo nome adottato fu Impero cristiano dei Romani d'Oriente, per diventare poi più semplicemente Impero dei Romani e Romania ( e come veniva chiamato praticamente da tutti i popoli stranieri tranne che in Occidente dopo l'800 ). Sulla lingua greca e la considerazione di Roma si può discutere. La romanità, proprio nella sua universalità, trascendeva razza, lingua e cultura. Gli abitanti dell'Impero bizantino parlavano prevalentemente il greco ma legittimamente si sentivano e chiamavano Romani, l'aggettivo greco divenne per qualche tempo addirittura sinonimo di pagano e recuperato solo in periodi più tardi, senza comunque mai tradire la romanità. Inoltre fu solo sotto Eraclio I che la lingua ufficiale dell'Impero passò dal latino al greco, alcuni storici infatti considerano il passaggio dell'Impero da romano a bizantino sotto questo imperatore. Sull'integrità politica la riconsegna delle insegne imperiali è considerabile come la riunificazione formale dell'Impero, o meglio il ritorno definitivo del potere imperiale alla Pars Orientalis: inoltre l'Impero riconquistò gran parte dell'Occidente e anche Roma con la diocesi alla quale era sempre stato riconosciuto il primato di onore e carità, rimanendo fermo nell'intento, almeno teorico, di riconquistare tutti i territori appartenenti originariamente all'Impero. Roma rimase in mano all'Impero per un tempo indefinibile, considerando che, anche se divenne geograficamente parte del SRI, rimase comunque un'entità politica autonoma ed infine indipendente fino ad oggi. Si può azzardare dicendo che la Città del Vaticano è l'ultima entità politica discendente dall'Impero romano.



Quindi i cittadini dell'Impero romano, almeno generalmente, devono essersi sempre considerati tutti Romani. E pensare che ultimamente, al cinema, avevo visto un film di stampo anglosassone su Pompei: una cittadina di Pompei si considerava solamente come tale, e non romana... solita propaganda anti-romana...


[Modificato da Iulianus Apostata 01/07/2014 01:51]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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