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Hannibale subiva perdite?

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2014 18:26
07/02/2014 00:01
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Legio XIII gemina, 06/02/2014 22:08:

La marcia del console Claudio Nerone dalla Lucania fino al Metauro è stata eccezionale...ma quel che è più impressionante è che dopo la battaglia (e che battaglia!) egli ricondusse i legionari a Canosa con un'ulteriore marcia forzata più dura della precedente, credo caso unico nella Storia, qualcosa come 80 km al giorno per 6 giorni.




Infatti Gianni Granzotto, nel suo libro - Annibale -, considerò quelle marce come possibilmente -superiori- rispetto a quelle di Cesare in Gallia (e forse anche di altri condottieri)

Archita, 06/02/2014 22:29:

secondo voi se Asdrubale fosse riuscito a congiungersi con Annibale, la guerra si sarebbe conclusa con un negoziato di pace più favorevole per i Barca ? prendendo atto che anche entrambi non avrebbeero mai potuto acquisire vittoria totale su Roma, forse i romani si sarebbero scesi a patti più ragionevoli oppure avrebbero continuato ad essere inflessibili fino almeno all'invecchiamento dei mercenari del Grande Punico ( i mercenari che hanno attraversato le alpi sono rimasti in Italia per 20 anni, tanti per la vita degli antichi ) ? Roma aveva il vantaggio assoluto della coscrizione cittadina e controllava risorse umane e materiali sempre comunque nettamente superiori a quello che potevano permettersi i Barca che dopotutto stavano facendo una guerra quasi privata visto che Cartagine in sè non seguiva gli ordini del Condottiero punico.


Annibale, coi suoi veterani, rimase in Italia per 16 anni, prima di salpare dalla Calabria. L'odio romano (che poi divenne anche un odio italiano; si pensi, ad es., agli spoletini che scacciarono i Punici dalla loro città - forse perché molti Italici avvertirono i Cartaginesi come i soli stranieri, considerando invece i Romani come loro affini; o più semplicemente, perché non intendevano passare da un padrone ad un altro) non avrebbe mai permesso di scendere a patti, almeno credo: tanta era la paura che Annibale aveva provocato nel cuore di due generazioni di romani: i legionari che combattevano negli ultimi anni di guerra erano i figli di coloro che avevano affrontato il nemico nei primi..
I Romani avrebbero continuato ad essere comunque inflessibili, logorando il nemico.
Certo, Annibale potrebbe non aver mai avuto la certezza di vincere Roma, e forse avrebbe pensato di poter ridurla al primitivo rango di oppidum latino - in fondo cavalcava la tigre di se stesso: amava la battaglia, che fu il suo palpito d'uomo, la vittoria come fine a se stessa (potete leggere i passi di Granzotto che ho riportato proprio quì sotto, nelle mie firme)


[Modificato da Iulianus Apostata 07/02/2014 01:03]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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