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Hannibale subiva perdite?

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2014 18:26
22/10/2012 15:22
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domanda
Ma Annibale subiva perdite quando combatteva contro Roma?Mi chiedo come ha fatto a vincere 4 battaglie di fila contro i Romani senza mai ricevere rinforzi???
22/10/2012 15:59
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Praefectus Castrorum
Roma Victrix
In effetti era un problema per lui e Quinto Fabio Massimo giocò sul logoramento. Almeno all' inizio, però, in Nord Italia, reclutò molti mercenari Galli. In seguito giocò sulle defezioni degli alleati di Roma.

___________________________________________

"Vi abbiamo insegnato a distinguere se (i legionari che incontrerete) sono delle reclute o se sono veterani. Se sono reclute potete provare ad affrontarli; se sono veterani tiragli addosso tutto quello che avete e scappate il più in fretta possibile." (discorso di Flavio Giuseppe ai suoi soldati)

"A nessuno capita qualcosa che non sia in grado di sopportare" (Marco Aurelio)

"Se avessi avuto simili soldati avrei conquistato il mondo" (Pirro, riguardo i legionari romani)

22/10/2012 18:51
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Tribunus Laticlavius
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a parte canne e poche altre, fece sempre delle imboscate con perdite miserrime per il suo esercito.
oltre al fatto che reclutò tantissimi galli, ed una volta al sud anche locali.
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Quisque est Barbarus alio
14/01/2014 13:43
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Miles
ho trovato questo programma radiofonico che potrebbe interessare.

dalla seconda metà in poi, 20esimo minuto circa inizia una intervista a Valerio M. Manfredi dove accenna alle esplorazioni puniche delle coste Africane edell'Oceano Atlantico, Canarie e addirittura Azzorre, ma il piatto forte arriva alla fine con lo svelamento di una cronaca dove si favoleggia di terre tropicali.

www.youtube.com/watch?v=0Khfcakn-xY&list=PLHiGiPI5m8cb0FNpOCr0QK48X...
31/01/2014 00:52
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Tribunus Angusticlavius
Al passaggio delle Alpi (si pensa che varcò il passo del piccolo San Bernardo, venendo dalla Provenza) Annibale per via del freddo ebbe molte perdite, tra cui tutti gli elefanti tranne uno; l'ultimo pachiderma sopravvisse fino all'arrivo dell'esercito punico nella Pianura Padana. In seguito, per via del freddo, la sua pelle non bastò a salvare l'animale, che morì.
Sempre sulle Alpi e nei dintorni, gli attacchi improvvisi, le imboscate delle tribù locali inflissero molte uccisioni alla compagine annibalica.
Leggendo il libro di G. Granzotto - Annibale - a causa di qualche evento, sulle Alpi, l'esercito punico in marcia fu preso dal panico, e cavalli correvano lungo la strada travolgendo i soldati ...
[Modificato da Iulianus Apostata 31/01/2014 00:53]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

05/02/2014 14:57
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Miles
non mi spiego come Annibale potesse pensare di poter far pasare gli elefanti dalle alpi... :lol
05/02/2014 20:05
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Tribunus Angusticlavius
L'ha fatto...


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

06/02/2014 13:42
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il fatto è che l'intera strategia di Annibale si reggeva sul presupposto, non sbagliato per carità, che le città sottoposte ad "alleanze" obbligate con Roma avrebbero avuto il coraggio di rompere i trattati isolando la città tiberina. Questo non avvenne per molti casi e a parte Capua la confederazione romana rimase al fianco di Roma conoscendo bene quanto potessero essere dure le rappresaglie e quanto i romani consideravano sacri i vincoli di trattato ( quanto gli fa comodo ovvio ).

Infatti Annibale finì per trovarsi isolato nel mezzogiorno con poche città alleate ( fra cui l'eroica o folle Taranto ) e per quanto vincesse battaglie non poteva mai vincere la guerra per il semplice motivo che non poteva prendere Roma nè per assedio nè per fame.
[Modificato da Archita 06/02/2014 13:43]
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

http://www.storiainpoltrona.com/
06/02/2014 14:57
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Archita, 06/02/2014 13:42:



Infatti Annibale finì per trovarsi isolato nel mezzogiorno con poche città alleate ( fra cui l'eroica o folle Taranto ) e per quanto vincesse battaglie non poteva mai vincere la guerra per il semplice motivo che non poteva prendere Roma nè per assedio nè per fame.




Ebbe l'occasione di prendere l'Urbe dopo Canne, quando Maarbale gli suggerì l'assedio. Tuttavia Annibale rifiutò, anche per via di difficoltà logistiche.

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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

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«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

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06/02/2014 17:57
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Praefectus Fabrum
Non poteva perchè non aveva mezzi d'assedio ed Annibale si limitò infatti ad arrivare a poca distanza dalle mura in un occasione suscitando il terrore ma niente di più. Se Asdrubale fosse riuscito ad arrivare in Italia evitando battaglia con i romani forse la guerra avrebbe preso una piega più favorevole per i Barca.
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

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06/02/2014 18:05
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Tribunus Angusticlavius
Sostanzialmente gli mancavano gli strumenti ossidionali, non poteva bloccare Roma via mare e non poteva dividere le forze per reperire le risorse necessarie a mantenere l'assedio. L'Urbe era molto ben munita e difesa. Insomma, fece l'unica cosa ragionevole. In più considera la marcia forzata da Canne a Roma ...finché si trattava di cavalieri si poteva fare, ma per la fanteria sarebbe stato faticosissimo e i Romani avrebbero avuto il tempo necessario per prepararsi.

Concordo sul fatto che il Metauro fu probabilmente il momento più decisivo della campagna.


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06/02/2014 21:31
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Legio XIII gemina, 06/02/2014 18:05:

Sostanzialmente gli mancavano gli strumenti ossidionali, non poteva bloccare Roma via mare e non poteva dividere le forze per reperire le risorse necessarie a mantenere l'assedio. L'Urbe era molto ben munita e difesa. Insomma, fece l'unica cosa ragionevole. In più considera la marcia forzata da Canne a Roma ...finché si trattava di cavalieri si poteva fare, ma per la fanteria sarebbe stato faticosissimo e i Romani avrebbero avuto il tempo necessario per prepararsi.

Concordo sul fatto che il Metauro fu probabilmente il momento più decisivo della campagna.



Si avevo saputo che ad Annibale mancarono gli strumenti ossidionali. Certo, non avendo una flotta a disposizione (Cartagine non lo sostenne mai in modo decisivo) non poteva neppure operare il blocco navale,
Per quanto riguarda le lunghe marce, proprio durante la Seconda guerra punica i Romani, soprattutto con legionari di fanteria, ne affrontarono almeno una: dal Sud al Nord della Penisola, per raggiungere, mi pare, il luogo della battaglia del Metauro, dove affrontarono il sopravvenuto Asdrubale.

Tornando alle perdite di Annibale..beh...Asrdubale fu una delle più autorevoli: al Metauro si lanciò da prode contro una mischia, in cui venne ucciso. In seguito i Romani, tagliatagli la testa, la fecero portare da un loro cavaliere fino all'accampamento di Annibale in Apulia (mi pare lì): dopo che fu lanciata oltre le mura, il condottiero punico se la ritrovò davanti su un tavolo, e disse piangendo : Ora so quale sarà il destino della mia Patria...
Annibale aveva perso suo fratello, e dovette ripensare a come egli, invece, aveva trattato Claudio Marcello, ucciso in Calabria anni prima, durante la stessa guerra: lo fece tornare a Roma, mi pare, dentro una bara ben ornata, comunque assicurandogli il più grande rispetto. Lui i suoi nemici li aveva rispettati...invece i Romani, al cospetto di Adsrubale, mostrarono il loro lato più primitivo, più barbaro - c'è da dirlo, anche se sono di parte romana, chiaramente.
D'altra parte, anche i Romani dovettero sopportare situazioni estremamente negative: i legionari di Fabio Massimo, in Campania, si trovarono a dover assistere alle scorrerie dei Punici che incendiavano i loro campi, le loro terre; e non si poteva intervenire, poiché il Temporeggiatore imponeva di logorare l'armata nemica, evitando lo scontro.
Certo il logoramento avrebbe causato altre perdite ai Cartaginesi.

Ho letto il libro di Gianni Granzotto - Annibale- quando avevo 13-14 anni, e ancora mi ricordo tante cose...tanto mi piacque e mi infatuò la storia della seconda guerra punica..come fosse la Storia per eccellenza del Mondo Antico, di Roma, del nostro Paese..qualcosa di mistico :dentoni


[Modificato da Iulianus Apostata 06/02/2014 21:51]
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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

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«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

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«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

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«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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06/02/2014 22:08
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La marcia del console Claudio Nerone dalla Lucania fino al Metauro è stata eccezionale...ma quel che è più impressionante è che dopo la battaglia (e che battaglia!) egli ricondusse i legionari a Canosa con un'ulteriore marcia forzata più dura della precedente, credo caso unico nella Storia, qualcosa come 80 km al giorno per 6 giorni.

Certo i Romani non mostrarono rispetto nei confronti del nemico, ma con la morte di Asdrubale avevano appena distrutto le ultime speranze di Annibale di proseguire la campagna, lanciare la sua testa nel campo punico è stato un messaggio estremamente chiaro e preciso e sicuramente dall'impatto psicologico fortissimo non solo su Annibale ma su tutti i suoi uomini.

Ti capisco perfettamente!
[Modificato da Legio XIII gemina 08/02/2014 13:26]


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secondo voi se Asdrubale fosse riuscito a congiungersi con Annibale, la guerra si sarebbe conclusa con un negoziato di pace più favorevole per i Barca ? prendendo atto che anche entrambi non avrebbeero mai potuto acquisire vittoria totale su Roma, forse i romani si sarebbero scesi a patti più ragionevoli oppure avrebbero continuato ad essere inflessibili fino almeno all'invecchiamento dei mercenari del Grande Punico ( i mercenari che hanno attraversato le alpi sono rimasti in Italia per 20 anni, tanti per la vita degli antichi ) ? Roma aveva il vantaggio assoluto della coscrizione cittadina e controllava risorse umane e materiali sempre comunque nettamente superiori a quello che potevano permettersi i Barca che dopotutto stavano facendo una guerra quasi privata visto che Cartagine in sè non seguiva gli ordini del Condottiero punico.
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

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Re:
Legio XIII gemina, 06/02/2014 22:08:

La marcia del console Claudio Nerone dalla Lucania fino al Metauro è stata eccezionale...ma quel che è più impressionante è che dopo la battaglia (e che battaglia!) egli ricondusse i legionari a Canosa con un'ulteriore marcia forzata più dura della precedente, credo caso unico nella Storia, qualcosa come 80 km al giorno per 6 giorni.




Infatti Gianni Granzotto, nel suo libro - Annibale -, considerò quelle marce come possibilmente -superiori- rispetto a quelle di Cesare in Gallia (e forse anche di altri condottieri)

Archita, 06/02/2014 22:29:

secondo voi se Asdrubale fosse riuscito a congiungersi con Annibale, la guerra si sarebbe conclusa con un negoziato di pace più favorevole per i Barca ? prendendo atto che anche entrambi non avrebbeero mai potuto acquisire vittoria totale su Roma, forse i romani si sarebbero scesi a patti più ragionevoli oppure avrebbero continuato ad essere inflessibili fino almeno all'invecchiamento dei mercenari del Grande Punico ( i mercenari che hanno attraversato le alpi sono rimasti in Italia per 20 anni, tanti per la vita degli antichi ) ? Roma aveva il vantaggio assoluto della coscrizione cittadina e controllava risorse umane e materiali sempre comunque nettamente superiori a quello che potevano permettersi i Barca che dopotutto stavano facendo una guerra quasi privata visto che Cartagine in sè non seguiva gli ordini del Condottiero punico.


Annibale, coi suoi veterani, rimase in Italia per 16 anni, prima di salpare dalla Calabria. L'odio romano (che poi divenne anche un odio italiano; si pensi, ad es., agli spoletini che scacciarono i Punici dalla loro città - forse perché molti Italici avvertirono i Cartaginesi come i soli stranieri, considerando invece i Romani come loro affini; o più semplicemente, perché non intendevano passare da un padrone ad un altro) non avrebbe mai permesso di scendere a patti, almeno credo: tanta era la paura che Annibale aveva provocato nel cuore di due generazioni di romani: i legionari che combattevano negli ultimi anni di guerra erano i figli di coloro che avevano affrontato il nemico nei primi..
I Romani avrebbero continuato ad essere comunque inflessibili, logorando il nemico.
Certo, Annibale potrebbe non aver mai avuto la certezza di vincere Roma, e forse avrebbe pensato di poter ridurla al primitivo rango di oppidum latino - in fondo cavalcava la tigre di se stesso: amava la battaglia, che fu il suo palpito d'uomo, la vittoria come fine a se stessa (potete leggere i passi di Granzotto che ho riportato proprio quì sotto, nelle mie firme)


[Modificato da Iulianus Apostata 07/02/2014 01:03]
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Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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Iulianus Apostata, 06/02/2014 23:01:

Infatti Gianni Granzotto, nel suo libro - Annibale -, considerò quelle marce come possibilmente -superiori- rispetto a quelle di Cesare in Gallia (e forse anche di altri condottieri)



Vero, Cesare contro gli Edui arrivò al massimo a percorrere una distanza di poco inferiore ma in più di un giorno, e lui era uno specialista nelle marce forzate.

Archita, 06/02/2014 21:29:

secondo voi se Asdrubale fosse riuscito a congiungersi con Annibale, la guerra si sarebbe conclusa con un negoziato di pace più favorevole per i Barca ? prendendo atto che anche entrambi non avrebbeero mai potuto acquisire vittoria totale su Roma, forse i romani si sarebbero scesi a patti più ragionevoli oppure avrebbero continuato ad essere inflessibili fino almeno all'invecchiamento dei mercenari del Grande Punico ( i mercenari che hanno attraversato le alpi sono rimasti in Italia per 20 anni, tanti per la vita degli antichi ) ? Roma aveva il vantaggio assoluto della coscrizione cittadina e controllava risorse umane e materiali sempre comunque nettamente superiori a quello che potevano permettersi i Barca che dopotutto stavano facendo una guerra quasi privata visto che Cartagine in sè non seguiva gli ordini del Condottiero punico.



Credo che i Romani avrebbero resistito a oltranza. Il Metauro fu decisivo ma il quadro strategico era peggiorato notevolmente per Annibale, considerando che il tentativo di far sollevare la Sicilia era fallito e che le colonie più importanti in Spagna erano state perdute a causa di Publio Cornelio Scipione, il quale, tra l'altro, si cominciava ad accattivare le simpatie dei Numidi. Secondo me ormai era una questione di principio, il punto di non ritorno diplomatico era passato da un pezzo.
[Modificato da Legio XIII gemina 07/02/2014 14:06]


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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Legio XIII gemina, 05/02/2014 20:05:

L'ha fatto...



si, ma a che prezzo?
07/02/2014 12:16
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Veramente gli elefanti sono morti in Padana, non passando le Alpi


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Soltanto un elefante morì nella Pianura Padana - il più perseverante- mentre gli altri morirono prima di raggiungerla, mi pare sulle Alpi.
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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

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No, l'ultimo morì nella marcia verso l'Etruria. Molti elefanti passarono le Alpi, alla Trebbia infatti vennero efficacemente utilizzati contro i Romani. Fu poi l'inverno della Padana a farli morire.
[Modificato da Legio XIII gemina 08/02/2014 16:38]


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08/02/2014 15:29
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forse ricordo male allora. Ricordo che Gianni Granzotto ha scritto che morirono tutti, tranne uno, che invece morì, se non in Padana, un pò più a sud - come dici te - verso l'Etruria.
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08/02/2014 16:24
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Polibio scrisse che tutti e 37 gli elefanti partiti da Nuova Cartagine giunsero in Italia, a differenza dei cavalli e di altri animali da soma che vennero persi in gran numero: questa è forse un'esagerazione (anche se le altre fonti non lo contraddicono), comunque già il fatto che ne fosse arrivata una parte sostanziale dimostra le incredibili doti di comando di Annibale.

Esatto, il prode Surus, sulla groppa del quale Annibale si fece trasportare durante l'attraversamento delle paludi dell'Arno per tenere la sua infezione all'occhio distante dall'umidità.
[Modificato da Legio XIII gemina 08/02/2014 16:54]


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Re:
Legio XIII gemina, 08/02/2014 16:24:



Esatto, il prode Surus, sulla groppa del quale Annibale si fece trasportare durante l'attraversamento delle paludi dell'Arno per tenere la sua infezione all'occhio distante dall'umidità.



Pare che fosse l'unico elefante di razza asiatica, specificamente siriana (Il nome Surus)), grande e resistente, mentre gli altri erano nordafricani, più piccoli, della specie estinta loxodonta africana pharaonensis


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https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

11/02/2014 14:06
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piccolo OT: nessuno conosce un veeeeeeeechio gioco da tavola chiamato "la BATAGLIA SUL METAURO"? era un gioco a turni e con miniature giganti in plastica delle unità?

praticamente è stato il mio primo total war! :D
[Modificato da calabacina 11/02/2014 14:08]
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Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

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«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

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«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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14/02/2014 14:24
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era questo:




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Quando questi erano i nostri Total War :)


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

26/02/2014 13:54
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vi ricordate i soldatini zvezda ?

attualmente ora esiste un "gioco da tavolo" con mappa, carte e regole per usare speciali soldatini zvezda sopratutto Samurai Battle, giocabile anche su VASSAL :)
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

http://www.storiainpoltrona.com/
06/03/2014 00:03
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i soldatini de "la BATAGLIA SUL METAURO" sembrano fatti molto bene. Forse il modo di giocare si avvicinava al Risiko (che conosco bene).
[Modificato da Iulianus Apostata 06/03/2014 00:03]
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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

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«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

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«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

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«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

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07/03/2014 15:36
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Miles
si mi sembra di ricordare che fosse un sistema alla risico con però dei bonus o malus a seconda dei tipi di unità che si scontravano. dico mi sembra perché non ci gioco da anni ed è rimasto a casa dei miei in italia (vivo all'estero), la prossima volta che passo me lo prendo e vengo a raccontarvi... :D
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