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Hannibale subiva perdite?

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2014 18:26
06/02/2014 21:31
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Tribunus Angusticlavius
Re:
Legio XIII gemina, 06/02/2014 18:05:

Sostanzialmente gli mancavano gli strumenti ossidionali, non poteva bloccare Roma via mare e non poteva dividere le forze per reperire le risorse necessarie a mantenere l'assedio. L'Urbe era molto ben munita e difesa. Insomma, fece l'unica cosa ragionevole. In più considera la marcia forzata da Canne a Roma ...finché si trattava di cavalieri si poteva fare, ma per la fanteria sarebbe stato faticosissimo e i Romani avrebbero avuto il tempo necessario per prepararsi.

Concordo sul fatto che il Metauro fu probabilmente il momento più decisivo della campagna.



Si avevo saputo che ad Annibale mancarono gli strumenti ossidionali. Certo, non avendo una flotta a disposizione (Cartagine non lo sostenne mai in modo decisivo) non poteva neppure operare il blocco navale,
Per quanto riguarda le lunghe marce, proprio durante la Seconda guerra punica i Romani, soprattutto con legionari di fanteria, ne affrontarono almeno una: dal Sud al Nord della Penisola, per raggiungere, mi pare, il luogo della battaglia del Metauro, dove affrontarono il sopravvenuto Asdrubale.

Tornando alle perdite di Annibale..beh...Asrdubale fu una delle più autorevoli: al Metauro si lanciò da prode contro una mischia, in cui venne ucciso. In seguito i Romani, tagliatagli la testa, la fecero portare da un loro cavaliere fino all'accampamento di Annibale in Apulia (mi pare lì): dopo che fu lanciata oltre le mura, il condottiero punico se la ritrovò davanti su un tavolo, e disse piangendo : Ora so quale sarà il destino della mia Patria...
Annibale aveva perso suo fratello, e dovette ripensare a come egli, invece, aveva trattato Claudio Marcello, ucciso in Calabria anni prima, durante la stessa guerra: lo fece tornare a Roma, mi pare, dentro una bara ben ornata, comunque assicurandogli il più grande rispetto. Lui i suoi nemici li aveva rispettati...invece i Romani, al cospetto di Adsrubale, mostrarono il loro lato più primitivo, più barbaro - c'è da dirlo, anche se sono di parte romana, chiaramente.
D'altra parte, anche i Romani dovettero sopportare situazioni estremamente negative: i legionari di Fabio Massimo, in Campania, si trovarono a dover assistere alle scorrerie dei Punici che incendiavano i loro campi, le loro terre; e non si poteva intervenire, poiché il Temporeggiatore imponeva di logorare l'armata nemica, evitando lo scontro.
Certo il logoramento avrebbe causato altre perdite ai Cartaginesi.

Ho letto il libro di Gianni Granzotto - Annibale- quando avevo 13-14 anni, e ancora mi ricordo tante cose...tanto mi piacque e mi infatuò la storia della seconda guerra punica..come fosse la Storia per eccellenza del Mondo Antico, di Roma, del nostro Paese..qualcosa di mistico :dentoni


[Modificato da Iulianus Apostata 06/02/2014 21:51]
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IULIANUS IL VOLSCO

Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.

Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.

Su Amazon.it
https://www.amazon.it/Antium-memorie-storiche-territorio-Nettuno/dp/8831646443



«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»

(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).

«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»

-SOLDATO IGNOTO-

«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»

-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-

«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».

-Platone, "libro delle leggi"-

«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»

Gianni Granzotto, "Annibale"

«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»

Gianni Granzotto,"Annibale"

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