La nazione dei gigli
Prologo - Progetti di conquista
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L'anziano sovrano Luigi XIV, vestito di una leggera camicia da notte di lino, ammirava il sorgere del sole. Il cielo era limpido, tinto di un candido azzurro, in cui le nuvole, bianche come fiocchi di neve, giocavano ad insinuarsi. In lontananza, l'orizzonte diveniva cremisi e arancio, interrotto da sparute e timide intromissioni rosate. Quel meraviglioso spettacolo naturale catturò il re, assorto nella contemplazione della bellezza del creato.
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Michel Périgny lo distolse dai suoi pensieri. “Già in piedi, sire?” gli domandò sorridente. Segretario personale di Luigi XIV, ne era l'amico più caro e il consigliere più fidato, a dispetto della giovanissima età.
“Non riuscivo a dormire. Ultimamente mi capita spesso.” rispose. Poi, scacciando con un cenno del capo l'improvvisa malinconia che l'aveva assalito, si voltò verso Michel e gli propose con un sorriso: “Dato che siamo entrambi svegli, che ne dici di metterci al lavoro?”. Il ragazzo assentì, entusiasta.
Si diressero allo scrittoio reale e, appena messo piede nella stanza, vennero avvolti da una luce calda e luminosa, che rinfrancò il loro spirito, invadendo i loro cuori di gioia e serenità.
Luigi XIV esternò il suo entusiasmo: “Versailles è stupenda, davvero magnifica, non trovi, Michel?”. “Certamente, Vostra Maestà. Siamo immersi nella natura, la quale quotidianamente ci fa dono di siffatte dimostrazioni della potenza e della bontà del Signore” rispose il giovane. Ascoltate le sue parole, il re gli diede una pacca sulla spalla, commentando: “Ben detto, ragazzo mio!”.
Avvicinatosi alla scrivania, seguito dal sovrano, Michel, dopo aver aperto un cassetto, ne estrasse uno stupendo mappamondo, estremamente dettagliato, e lo distese sul supporto ligneo.
Era un'opera di fine cartografia, un meraviglioso frutto delle mani e dell'abilità dei migliori disegnatori del regno.
I colori erano talmente vividi, da sembrar reali. Ogni minuto elemento del paesaggio era stato rappresentato. Occhi sapienti avevano guidato la realizzazione del manufatto: i confini politici che delimitavano gli Stati erano rappresentati tramite sottili linee di demarcazione, talmente lievi da non risultar invasive e quindi corrompere, inevitabilmente, la perfezione del planisfero. Ogni pigmento era stato selezionato con la massima attenzione, ogni minimo tratto di penna era stato accuratamente ponderato, nulla appariva lasciato al caso. Il verde delle pianure sembrava quasi diffondere nell'aria il profumo dell'erba bagnata da delicate gocce di rugiada; l'ocra delle sabbie richiamava all'istante alla mente le enormi steppe asiatiche e gli sconfinati deserti d'Africa; il ceruleo delle acque induceva l'orecchio ad ascoltare il loro lento scorrere nei fiumi, la loro apparente mobilità nei laghi, il loro incessante sciabordio nei mari, e l'occhio a raffigurarsi la loro limpidezza, la loro cristallina purezza; il bruno dei rilievi montuosi e collinari, temperato da tenui sfumature di color giallo, che gli conferivano un carattere meno aggressivo e cupo, ricordavano l'asprezza e, al tempo stesso, la straordinaria bellezza delle alture che, create dal Signore, avvicinano l'essere umano – sul piano fisico – maggiormente a Lui.
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Luigi XIV, estasiato dal talento artistico dei cartografi e dalla magnificenza del planisfero, esclamò: “Michel, è stupenda! Ricordami di ricompensare lautamente i miei disegnatori, capaci di dar vita a tale splendore! Anzi... Questa mi pare una risoluzione decisamente migliore: assegnerò personalmente, a chiunque si sia prodigato e abbia contribuito alla realizzazione della carta geografica, un emolumento di duecento luigi! Michel, fa' diramare - dopo aver raccolto le necessarie informazioni - un avviso, in cui si convocano a corte tutti coloro che hanno dato una mano”.
Il segretario, colpito dallo spontaneo e sincero atto di generosità del re, replicò sorridente e visibilmente felice: “Sarà fatto come comandate, Vostra Maestà!”. “Ora permettete che v'illustri – con l'aiuto del planisfero – la situazione geopolitica del regno in Europa e in America”.
“Procedi pure, Michel. Sarò tutt'orecchi” disse pacato il sovrano.
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“Come potete osservare, a sud-ovest la catena dei Pirenei separa la Francia dalla Spagna, mentre a sud-est le Alpi tracciano il confine tra la nostra nazione e la penisola italica.
A nord-est si estendono le Fiandre spagnole. Utilizzando come punto di riferimento la regione dell'Alsazia-Lorena, il Ducato di Vestfalia a nord e il Ducato di Württemberg a est delimitano le frontiere orientali del Regno di Francia.
Un'eventuale politica espansionistica dovrebbe – a mio modesto giudizio – guardare ad oriente, ovvero alla conquista dei ducati che vi ho poc'anzi menzionato, sire”.
Luigi XIV, dopo aver atteso che il suo segretario finisse di parlare, gli disse benevolo: “Michel, non aver timore. Lo sai che tengo in grande considerazione le tue opinioni e i tuoi consigli. Ti prego di scusarmi per questa mia piccola digressione. Prosegui pure, e mi raccomando, non trattenerti dal condividere con me i tuoi pensieri”.
Michel assentì lievemente col capo, e al contempo un sorriso si delineò sulle sue labbra, mentre i suoi occhi si illuminarono di contentezza. Il cuore del giovane si colmò di gioia. La consapevolezza di essere apprezzato dal sovrano era una ricompensa migliore di ogni altra moneta. Il clima amicale e sereno che dominava durante le loro conversazioni, la familiarità con cui Luigi XIV lo trattava e il rispetto che ostentava nei suoi confronti, un suo umile sottoposto, lo inorgoglivano non poco.
Era profondamente legato al re, e non l'avrebbe abbandonato per alcuna ragione al mondo.
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“In America, Vostra Maestà, il Regno di Francia vanta il possesso della fascia costiera del Canada, con le vitali città di Québec e di Montréal, e della regione nota come «Acadia». L'intera area è conosciuta come «Nuova Francia».
A nord si estende l'enorme landa desolata chiamata «Labrador», che conta una sparuta presenza britannica e qualche villaggio indiano. A sud, invece, si riscontrano una maggiore densità abitativa e la presenza di numerosi insediamenti stabili. Inglesi e tribù indigene si contendono il predominio.
Sarebbe saggio instaurare rapporti commerciali con i locali, e al contempo approfittare di queste relazioni per procedere all'evangelizzazione del nuovo mondo, diffondendo la Parola del Signore.
Un'ipotetica direttrice espansiva dovrebbe mirare a nord, ossia alla conquista e alla colonizzazione del Labrador”.
“Grazie, Michel, di avermi dato la facoltà di intraprendere questo «viaggio mentale», e di avermi aiutato – coi tuoi preziosi suggerimenti – ad elaborare una futura strategia. Ora esaminiamo con calma ogni opzione possibile.” disse Luigi XIV con un sorriso.
[Modificato da C. Iulius Caesar 03/07/2015 08:08]