Modred, 01/07/2012 15.24:
Ti voglio rispondere io ... in realtà quando uscì il gioco nel 2004, dopo pochissimi giorni uscì anche la patch 1.1 che aggiustò il problema degli elefanti da te segnalato. La patch 1.2 che assorbiva la 1.1 non si fece attendere molto (non ricordo quanto tempo dopo uscì) e rimase in "essere" per veramente molto tempo prima di essere sostituita dalla 1.3 (un fallimento di patch) e poi dalla 1.5.
Il vero problema di RTW fu che la sua pubblicazione era incompleta in quando scavando nella sua directory si scoprirono diverse cosucce che non sono mai state pubblicate, in primis una campagna speciale dove si doveva conquistare la Gallia nei panni del divo Giulio, poi varie battaglie storiche mai completate e molto altro.... che non ricordo.
Ora, se è vero che pensano di pubblicare un Rome 2 speriamo che ci diano un gioco definitivo senza varie patch da installare in seguito, con battaglie storiche e campagne finite, senza assurdi bug come quello del 261 a.C. che manda il gioco in crash solo nella versione italiana per dei semplici errori di ricopiatura in un file TXT ...
regards
Infatti incontrai il bug del 261 a.c. appena iniziai la mia prima campagna in assoluto con Rome (con i Giuli) nel 2006. Il bug mi tenne fermo per un pò di giorni, mentre diventavo matto per cercare di capire il problema, reinstallando e facendo altro. Poi un bel giorno sullo storico sito Rome:totalwaritalia trovai il file di correzione: fu la salvezza.
Nel database di Rome total war devono esserci anche i files che contengono i suoni delle voci-narrazioni di alcune battaglie storiche mai realizzate (ad esempio la narazione di Tigranocerta). Un modder esperto potrebbe ricreare, ad esempio, la battaglia di Tigranocerta inserendo la voce del narratore!! I modders hanno creato molte battaglie storiche, ma mai con le voci-narrazioni.
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IULIANUS IL VOLSCO
Ecco il mio breve libro, un mio impegno per un approfondimento della storia locale nell'antichità del mio territorio: origini del nome, storia e topografia dell'antica Antium.
Marco Riggi, "Antium: memorie storiche nel territorio di Anzio e Nettuno", Youcanprint, 2019.
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«..il moderno Anzio. Comune di 3500 abitanti, è di recente costituzione (1858), essendo stato sempre un appodiato di Nettuno (Comune di 5500 ab.), il vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio. […] Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato [di Nettuno] nel medio evo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio [l’antica Antium] fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.»
(Giuseppe Tomassetti, "La Campagna romana antica, medioevale e moderna", vol. II, 1910, pp. 366 e 381-382).
«Che ti importa il mio nome? Grida al vento: 'Fante d'Italia!', e dormirò contento!»
-SOLDATO IGNOTO-
«Le genti che portavano il nome di Umbri sono infatti quelle che diedero vita alla civiltà più antica dell’Italia, come ricorda Plinio, il grande scienziato e storico romano, del quale tutti ricordano la frase "Umbrorum gens antiquissima Italiae". Una civiltà che dal 13° secolo avanti Cristo in poi si estese dalla pianura padana al Tevere, dal mare Tirreno all‘Adriatico, come ricordano gli storici greci, e poi (con l‘apporto safino) pian piano fino all’Italia Meridionale; una civiltà alla quale spetta di diritto il nome di “italica”, come la chiamiamo noi moderni, anche se gli storici greci e romani parlano inizialmente di “Umbri” per la metà settentrionale del territorio, e di “Ausoni” per la metà meridionale. Sul fondamento dei dati linguistici, infatti, possiamo affermare che l’Italia fu una realtà culturalmente unitaria ben prima che Roma realizzasse l’unità politica...»
-Prefazione del dottor Augusto Lancillotti al saggio "La lingua degli Umbri", di Francesco Pinna JAMA EDIZIONI-
«furono i riti italici ad entrare in Grecia, e non viceversa».
-Platone, "libro delle leggi"-
«Cavalcava la tigre di se stesso.E cosa fu la sua vita se non una disperata fedeltà ai propri sogni? La grandezza di Annibale è quì racchiusa,nella sublimazione della vittoria come fine a se stessa,come strumento di passione.Egli non aveva nessuna certezza di piegare il nemico fino in fondo,di vincere la guerra.Forse non l'ebbe mai.Ma la battaglia era il suo palpito d'uomo,e di quel fremito soltanto visse.»
Gianni Granzotto, "Annibale"
«..Tristezza e follia sono compagne.Lo spettacolo era desolante e amaro.Non restò più nulla di ciò che Annibale a Cartagine aveva visto e vissuto.Non restò più nulla di Cartagine.E tutto quello che fin quì abbiamo narrato è costruzione della memoria,ciò che è stato tramandato a noi dei fatti,dei detti,dei luoghi:le regioni dei ricordi,disperse e abbandonate nel grande cerchio del tempo,il solo che eternamente esiste.»
Gianni Granzotto,"Annibale"