Oggi ricorre il Natale dell'Urbe, per commemorarlo degnamente riporto il testo del Carmen Saeculare di Orazio, nella traduzione italiana scritta nel 1883 dallo scrittore e poeta catanese Mario Rapisardi.
IL CARME SECOLARE
Febo e Diana che su' boschi hai possa,
Chiaro ornamento al ciel, sempre onorandi
Ed onorati, i preghi nostri udite
Nel tempo sacro,
5 In cui dal sibillin verso è prescritto,
Che agli Dei, cui son cari i sette colli,
Vergini elette e giovinetti casti
Dicano un canto.
Fecondo Sole, che su l'aureo cocchio
10 Apri e nascondi il giorno, e vario, uguale
Sorgi, deh, nulla mai veder tu possa
Maggior di Roma!
Benignamente, o Ilitìa, dischiudi
Maturi i parti, e in guardia abbi le madri,
15 Sia che Lucina o Genital ti piaccia
Esser nomata.
Cresci le proli, o Dea, spira i decreti
Dei Padri intorno alle femminee nozze
Ed a la legge marital, di nova
20 Stirpe ferace :
Si che dieci fìate in ciel rivolto
L'undecim'anno, adduca i canti e i giochi
Tre volte a chiaro giorno e tante a grata
Notte solenni.
25 E voi che vero ognor cantaste, o Parche,
Ciò che detto una volta un termin serba
Fisso alle cose, a' già trascorsi unite
Fati benigni.
Di sementi e di pecore feconda
30 Serti di spiche a Cere offra Tellure;
Salutari acque e temperati cieli
Nutrano i parti.
Deposto il dardo, placido e clemente
Odi i preganti giovinetti, Apollo;
35 Le donzelle odi, regina bicorne
Degli astri, o Luna.
Se vostra opera è Roma, e il lido etrusco
Afferraron per voi le iliache squadre,
Che mutar lari e sede ebber comando
40 Con fausto corso,
E a cui di Troja in tra le fiamme illeso,
Superstite alla patria, il casto
Enea Libero aperse il varco, e dar maggiore
Regno doveva,
45 Donate, o Dei, probi costumi a' pronti
Giovani, a' vecchi placidi quìete,
Dovizia e prole alla romulea gente
E gloria intera.
Abbia da voi, cui bianchi tori immola
50 Di Venere e di Anchise il chiaro sangue,
Che altero in guerra col nemico e' sia.
Mite col vinto.
Già l'armi nostre in terra e in mar possenti
E le bipenni albane il Medo teme ;
55 Chiedon responsi già gli Sciti e gl'Indi
Or or superbi.
Già Fede, Pace, Onor, Pudore antico,
Virtù negletta attentansi al ritorno ;
Già l'Abbondanza splendida col pieno
60 Corno si affaccia.
Oh, se alle ròcche palatine amico
Febo augurante guardi, egli che, bello
Di fulgid'arco ed alle nove accetto
Camene, i corpi
65 Egri con salutare arte solleva ;
Se d'Algido alle sedi e d' Aventino
Dei Quindici le preci oda Diana,
E con benigno
Orecchio accolga de' fanciulli i voti,
70 Durerà Roma e il Lazio e d'uno ad altro
Lustro felice stenderà l'impero
Eternamente!
Che Giove ed ogni dio questo ne assenta,
Viva speranza e certa a casa io reco,
75 Io coro esperto ad esaltar nel canto
Febo e Diana.
-------------------------------------------------
"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)