00 13/08/2008 16:58
Vorrei fare una segnalazione, più che una recenzione (il libro non lo possiedo e quindi non lo posso recensire, sebbene mi sembri interessante). L'anno scorso è stato pubblicato, per la prima volta in italiano, un testo poco noto di un autore bizantino, Giovanni Lido. Questi fu membro dell'amministrazione civile ai tempi di Giustiniano I e ha lasciato molte opere, la più famosa, il De magistratibus, descrive le varie magistrature dell'Impero nel VI sec. L'opera pubblicata invece è di divero tenore. L'autore riunisce nel testo tutto il sapere greco, romano ed etrusco derivante dai presagi celesti e ne spiega il significato. Opera particolare, è molto importante perché conosciamo, grazie ad essa molti particolari sul mondo dei presagi e dei portenti che avevano un grandissimo posto nella vita degli antichi e che altrimenti sarebbero andati perduti.

Giovanni Lido, Sui segni celesti, trad. it. di E. Maderna, Medusa Edizioni 2007, pp. 158, € 18,00.

Recenzione di Ibs "Fonte significativa dal punto di vista storico e religioso, l'opera ci tramanda frammenti di antichi testi di divinazione, altrimenti perduti. Il volume, di eccezionale valore documentario - testimonianza tra le più curiose di letteratura oracolare - ci porta a conoscere i segni divini e la loro interpretazione, in un percorso di approfondimento della simbolica religiosa, fino alle origini dell'arte divinatoria nel mondo etrusco. Esempio concreto e tangibile di un percorso nelle credenze astrologiche, che parte dell'Etruria, attraversa Roma e si conclude a Costantinopoli, il testo sì può considerare come manifestazione sui generis di un'enclave di paganesimo sopravvissuta in epoca di piena diffusione della religione cristiana. L'opuscolo, sospeso su una terra di confine tra il resoconto antiquario, il saggio di letteratura apocalittica e il catalogo di miracoli e altri fenomeni sensazionali, ci trasporta in un passato ben diverso da quello dei testi classici che siamo abituati a leggere: ma proprio per questo il viaggio risulta ricco di fascino. Un'opera, in prima traduzione integrale, che conserva l'incantesimo del lessico primitivo tipico dei testi magici".
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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)