Il governo di Cartagine era un'oligarchia, non diversa da quella di Roma repubblicana. Però ne conosciamo pochi dettagli. I Capi dello Stato erano chiamati "sufeti" che poteva essere il titolo del governatore della città-madre Tiro. "Sufeti" letteralmente si traduce con "giudici" - e come non pensare ai "Giudici" della Bibbia ebraica? E Israele non era lontana da Tiro! Gli scrittori romani invece, utilizzavano il termine "reges" (Re); ma non dimentichiamo il forte senso spregiativo che la parola "re" aveva per i romani, accesi repubblicani.
Più tardi uno o due sufeti, che si suppone esercitassero il potere giudiziario ed esecutivo ma non quello militare, cominciarono ad essere annualmente eletti fra le famiglie più potenti e influenti. Queste famiglie aristocratiche erano rappresentate in un consiglio supremo, comparabile al Senato di Roma, che aveva un ampio spettro di poteri. Non si sa, però, se i sufeti venissero eletti dal consiglio o direttamente dal popolo in assemblea. Anche se il popolo poteva avere qualche influenza sulla legislazione, gli elementi democratici erano piuttosto deboli a Cartagine e l'amministrazione della città era sotto il fermo controllo degli oligarchi.
Dedita soprattutto agli affari e ai commerci, Cartagine era governata da un'oligarchia di ricchi mercanti, che dirigevano la politica in funzione dei loro interessi. E' assai dubbio che all'origine fosse retta da re, scelti nella famiglia dei Magoni; in epoca storica la sua costituzione era quella di una repubblica aristocratica retta da due suffeti (shofet, giudice) eletti annualmente da un Maggior consiglio di trecento membri, nominati a vita con poteri legislativi, e dai Minori consigli dei Trenta e dei Dieci, con funzioni amministrative.
A porre un freno all'ambizione delle famiglie troppo potenti e a impedire ogni tentativo di tirannide fu istituito nel V sec. il tribunale dei Centoquattro alta corte di giustizia con pieno potere di indagine e di giudizio sulla condotta dei generali e dei magistrati, compresi i suffeti.
Al tempo delle guerre puniche questo sistema oligarchico parve aver perduto molta della sua solidità. L'assemblea del popolo infatti, che fino allora non aveva partecipato al governo della città se non in occasioni eccezionali, fu chiamata come arbitra dei conflitti tra i suffeti e il senato. Generalmente però la plebe, che pur doveva essere numerosa e talora in rivolta, sottostava alI'autorità delle grandi famiglie. La società cartaginese, costituita originariamente da Fenici, divenne ben presto cosmopolita; ma la sua civiltà e i suoi costumi conservarono una forte impronta orientale, che si manifestava nell'interesse per i profitti materiali, nell'aspetto delle folle vestite di ampie tuniche e con copricapo a forma di calotta, nella religione rimasta fondamentalmente fenicia.
Le donne abusavano di cosmetici e di profumi e portavano spesso un velo, ma niente permette dí pensare che esse vivessero relegate in una condizione di inferiorità rispetto all'uomo e nemmeno che fosse praticata la poligamia La fama di perfidia dei Cartaginesi può essere dovuta ai Romani; ma la loro crudeltà non puè essere messa in dubbio: ne sono significativa testimonianza i trattamenti inflitti ai mercenari e la consuetudine dei sacrifici umani.