AAR - La riconquista di un impero

Capitolo 1:

Pella, 272 a.C.
"Sono passati 51 anni dalla morte di Alessandro Magno, e del suo glorioso impero non resta più nulla.
Alcuni boriosi regnanti, sparsi qua e là in Oriente, rimarcano le loro origini, pavoneggiandosi davanti al proprio popolo di discendere dal Grande Alessandro.
Ma dimenticano che tutto è partito da qui: da questa umile terra, ricoperta da fitti boschi, lacerata da aspre montagne. Tutto è partito dalla Macedonia.
E da qui ripartirà... La terra riprenderà a tremare sotto il passo cadenzato dei pezeteri, i nemici saranno nuovamente travolti dall'impeto dei nostri hetairoi!
Quei subdoli regnanti orientali hanno la presunzione di guardare al passato, e vantarsi di ciò che erano.
Noi abbiamo l'umiltà di guardare al futuro, e capire ciò che non siamo più.
E' ora di rimettersi in marcia, è ora di riprendersi ciò che abbiamo perso: lo dobbiamo alla Macedonia; lo dobbiamo ad Alessandro Magno. Perché, compagni miei, sono io l'unico, vero erede!" [Antigono II Gonata]

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Capitolo 2:

Antheia, 262 a.C.
Antigono percorse velocemente le vie dell'insediamento, appena strappato dalle mani dei traci.
Le stradine di Antheia, che sino a poche ore prima vedevano un movimentato viavai di barbari, ora ospitavano solamente soldati macedoni, in cerca di un po' di tranquillità dopo il furioso scontro per la conquista di questa città.
Antigono notò con piacere che negli occhi dei suoi uomini non c'era spazio per la stanchezza. Nonostante fossero impolverati, insanguinati e con le armature ammaccate, il loro sguardo era famelico, come di chi ha capito che quello era solo il primo passo di un lungo cammino.
Il re macedone non potè trattenere la sua gioia, e il suo sorriso contratto lasciava trasparire il suo pensiero: "soldati, sono fiero di voi!"

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Capitolo 3:

Atene, 253 a.C.
"Antigono è morto, ma il suo sogno vive ancora.
Per questo, abbiamo marciato verso Sud. Atene è il nostro obiettivo. Ci ha tradito, convinta di spazzarci via. Ora invece, dovrà fare i conti con noi.
Vedo la folla assiepare gli spalti delle alte mura. Ci osservano montare il nostro accampamento. Non posso vederli in faccia, ma non ne ho bisogno: la loro paura la avverto comunque, nell'aria." [Nikandros, picchiere macedone]

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Capitolo 4:

Pella, 247 a.C.
La cena era finita, la maggior parte degli invitati si apprestava a far ritorno alla propria dimora.
Tuttavia, una figura percorreva a passo svelto il giardino del Palazzo Reale nell'opposta direzione. Si fermò a pochi passi da un'altra figura, che gli dava le spalle.
"Mi avete fatto chiamare, mio re?" disse Cosma, uno dei generali più fidati del re macedone.
"Sì! Perdona l'ora tarda, sarai stanco e vorrai riposare, domani so che ritornerai ad Atene. Ma ho bisogno di parlarti, di persona e in privato. Per questo ti ho fatto chiamare."
"Nessun problema, mio re."
"So che sei riuscito ad infiltrare una tua spia a Sparta. Ero convinto di ricevere qualche rapporto in questi giorni, ma non ti sei fatto vivo. Come mai?"
"Abbiamo motivo di pensare che le strade da Atene a Pella non siano totalmente sicure. Un messaggio sarebbe potuto cadere in mani sbagliate, e dovendo vederti stasera, ho preferito parlarti di persona."
"Capisco. Ebbene?"
"Come sospettavamo. Sparta si sta riorganizzando. Ha messo su una potente armata, probabilmente anche parecchi ateniesi superstiti si sono uniti a loro. Molti politici di Atene, poi, stanno sicuramente facendo pressione per spingere Sparta ad attaccarci, anche se da quel punto di vista siamo al sicuro: gli spartani sono orgogliosi, non oseranno rischiare di passare come i fidi cani di Atene!"
Re Peucesta imprecò a denti stretti. Rimase per un poco in silenzio, sotto l'attento sguardo del suo generale.
Infine, disse: "Probabilmente pensano che stia preparando un'invasione del Peloponneso. Beh, hanno ragione. O meglio, avevano ragione: perché ora invece cambio tutto. Saranno loro ad attaccarci! Niente estenuanti assedi, niente furibondi scontri in piccole vie. Dobbiamo costringerli ad esporsi. E una volta che marceranno verso di noi, li intercetteremo e le sorti di Sparta verranno decise in un'unica, grande battaglia! Vediamo di soppiantare definitivamente questo mito di invincibilità degli spartani!"

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Capitolo 5:

Pella, 240 a.C.
"Ora come ora, il sogno di un impero è irrealizzabile. La nostra economia è troppo debole, i nostri nemici politici troppo forti. Dovremo solcare nuovi mari, raggiungere nuove terre e intraprendere nuovi commerci. E dovremmo zittire coloro che tramano nell'ombra, che sperano di vederci cadere. Con le buone, o con le cattive!" [Peucesta]

(P.S.: Scusate il ritardo, ma non so perché non riuscivo ad accedere al forum in quest'ultima settimana)

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Capitolo 6:

Antheia, 228 a.C.
"Prima di lanciarsi contro l'impero persiano, il grande Alessandro dovette soggiogare gli irrequieti barbari del Nord. E noi non facciamo eccezione. I traci e i daorsi angustiano la nostra esistenza, premendo minacciosamente sui confini.
Essi vanno domati, dal primo all'ultimo... Bisogna far capire loro chi comanda!" [Peucesta]

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Capitolo 7:

Antheia, 214 a.C.
La flotta era ormeggiata nel porto della cittadina. C'era eccitazione nell'aria, e il tanto movimento che si registrava in quei giorni nell'area portuale non lasciava spazio a dubbi: una nuova guerra era alle porte, e alla flotta del Re spettava un ruolo da protagonista.

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