Allora siamo d'accordo che Carlo Magno non fu affatto male come Imperatore, su questo non ci piove.
Ma contesto il fatto che i Pontefice avesse la vera autorità per godere del ruolo che ricopri.
Ma che i Bizantini non abbiano riunito l'Impero è una balla bella e buona.
Il Restauratio Imperii vi fu eccome da parte dei Romei
Nel 527 venne incoronato Imperatore d'Oriente Giustiniano I. Egli riuscì a riconquistare nel corso del suo lungo regno gran parte dell'Impero d'Occidente, Roma compresa: tolse l'Italia agli Ostrogoti, l'Africa settentrionale ai Vandali e la Spagna meridionale ai Visigoti. Il mar Mediterraneo tornava a essere così il mare nostrum dei Romani. Ma solo per poco: le conquiste di Giustiniano si rivelarono infatti effimere, a causa della comparsa di nuovi nemici (Longobardi, Avari, Arabi, Bulgari). L'Impero romano d'Occidente, comunque, rischiò di rinascere nel corso del VI secolo. Infatti gli imperatori d'Oriente Tiberio II, prima, e Maurizio, poi, ebbero il progetto di dividere l'Impero in due parti: una occidentale, con Roma capitale, e una parte orientale, con Costantinopoli capitale. Tiberio II ci ripensò e nominò unico successore il generale Maurizio. Lo stesso Maurizio, che aveva espresso nel suo testamento l'intenzione di lasciare in eredità la parte occidentale al figlio Tiberio, mentre la parte orientale sarebbe andata al primogenito Teodosio, venne ucciso insieme alla sua famiglia da una ribellione.[56]
L'impero romano d'Occidente rinacque de facto per un anno il 22 dicembre del 619, quando l'esarca eunuco di Ravenna, Eleuterio, si fece incoronare dalle sue truppe imperatore d'Occidente con il nome di Ismailius.. Su consiglio dell'arcivescovo ravennate, Eleuterio decise di marciare su Roma per legittimare il proprio potere con la tradizionale ratifica da parte del senato. Questa sua idea di marciare su Roma, secondo lo storico Bertolini, «rivelava la consapevolezza di ciò che sempre rappresentava Roma, prima sede e culla dell’impero, come perenne custode dell’antica tradizione imperiale. Provava inoltre che a Roma esisteva sempre un senato e che ad esso si attribuiva ancora la prerogativa di essere il depositario del potere sovrano in concorrenza con gl’imperatori, e la capacità giuridica di convalidare la proclamazione di un nuovo imperatore. Al senato di Roma, infatti, e non al papa, ebbero certo la mente così l’arcivescovo di Ravenna come l’esarca ribelle.» Tuttavia, giunto a Castrum Luceoli (presso l’odierna Cantiano), Eleuterio venne ucciso dai suoi soldati.
Oltre all'Impero bizantino, unico e legittimo successore dell'Impero romano dopo la caduta della sua parte occidentale, altre tre entità statuali ne rivendicarono l'eredità. La prima fu l'Impero carolingio, che mirava esplicitamente a un grande progetto di ricostituzione dell'Impero in Occidente: simbolo di questa aspirazione fu il giorno di Natale dell'800 l'incoronazione a "Imperatore dei Romani" da parte del papa Leone III del re dei Franchi Carlo Magno (la questione è tutt'oggi dibattuta, si pensa a uno scambio di favori tra Franchi e Papato per avere riconoscimento). La seconda fu l'Impero ottomano: quando gli Ottomani, che basarono il loro stato sul modello bizantino, conquistarono Costantinopoli nel 1453, Maometto II stabilì nella città la propria capitale e si proclamò Imperatore romano. Maometto II compì anche un tentativo di impossessarsi dell'Italia in modo da "riunificare l'impero", ma gli eserciti papali e napoletani fermarono l'avanzata turca verso Roma a Otranto nel 1480. Il terzo a proclamarsi erede dell'Impero dei Cesari fu l'Impero russo, che nel XVI secolo ribattezzò Mosca, centro del potere zarista, la "Terza Roma" (essendo Costantinopoli considerata la seconda).
Seguendo la logica del più forte, Franchi, Ottomani e Russi hanno solamente abusato di un titolo che mai gli è spettato, unica differenza è che i Franchi ebbero un riconoscimento da una un potere che ottenne anch'esso conferma quando non gli spettava.
E questo lo rivediamo con Stefano IV (Successore di Leone III) un continuatore delle politiche del predecessore. Immediatamente dopo la consacrazione ordinò al popolo di Roma di giurare fedeltà all'imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico il Pio (814-840), al quale comunicò subito la sua elezione e col quale si scusò, tramite ambasciatori, per la fretta con cui era avvenuta la sua consacrazione.
In agosto trovò prudente recarsi personalmente in visita dal sovrano. Incoronò Ludovico il Pio a Reims assieme alla moglie Ermengarda e usò la corona (vera o presunta tale) di Costantino e l'unzione: due segni assenti nell'incoronazione di Carlo Magno avvenuta da Leone III e che indicavano una differenza netta tra imperatore d'Oriente e imperatore d'Occidente. Mentre il primo riceveva la sovranità per discendenza diretta dagli antichi romani, il secondo era tale solo per la grazia divina ottenuta con la mediazione del Vicario di Cristo in Terra.
Stefano così consacrò Ludovico, che chiamò il "secondo Davide", come difensore della Chiesa, un "atleta di Cristo" al servizio del Papato che è la fonte della Chiesa universale. Questa abile mossa politica, che, simbolicamente, consegnava l'autorità papale tra le braccia della Mater Ecclesia, era stata pensata dal predecessore Leone III, il quale però, con Carlo Magno, non riuscì mai ad attuarla. Inoltre, la corona di Costantino servì a rafforzare il senso di dovere che, in base alla Donazione di Costantino, gli imperatori avevano verso i Papi.
Poi ci fu Pasquale I. Esso si preoccupò di rendere omaggio all'imperatore carolingio Ludovico il Pio e ad informarlo prontamente che la celerità della sua nomina, da egli non sollecitata, era dovuta esclusivamente all'esigenza di evitare il formarsi di fazioni in Roma.[2] A tal fine inviò alla corte imperiale il legato pontificio Teodoro, che tornò non solo con le felicitazioni dell'imperatore ma anche con un Pactum cum Paschali pontifice con il quale l'imperatore s'impegnava a riconoscere la sovranità papale sui territori dello Stato Pontificio ed a garantire il libero svolgimento delle elezioni del papa.[3] Tale documento fu successivamente contestato da molti storiografi.[4] Le relazioni tra Pasquale I e l'imperatore comunque, non furono mai molto cordiali, così come Pasquale non riuscì mai a conquistarsi le simpatie della nobiltà romana.
Nell'823 Pasquale ricevette Lotario I, figlio di Ludovico il Pio e della sua prima moglie Ermengarda, cui il padre aveva assegnato sei anni prima il Regno d'Italia. Nella domenica di Pasqua (823) lo incoronò ungendolo solennemente e gli consegnò simbolicamente una spada, simbolo del potere di amministrare la giustizia. Questa cerimonia, celebrata per la prima volta, si affermò come diritto del papa di incoronare re ed imperatori e di farlo in Roma.[3] Lotario diede subito esempio di esercizio di potere, accogliendo un'istanza dell'Abbazia di Farfa contro la Curia romana, accusata di essersi indebitamente appropriata di beni dell'Abbazia, ed imponendo la restituzione alla medesima dei beni in questione. La sentenza fu accolta con gran disappunto dal clero romano ma con soddisfazione dalla nobiltà filofranca, che organizzò una rivolta contro il potere ecclesiale i cui capi furono il primicerio dei notai romani, Teodoro (già nunzio pontificio presso la corte imperiale nell'821) e suo genero, il nomenclator Leone.
La rivolta fu immediatamente repressa ed i due capi furono accecati e poi decapitati. L'evento scatenò il sospetto, presso l'imperatore, che dietro la decisione di eliminare i due ci fosse stato lo stesso Pasquale, per cui inviò due commissari a Roma per accertare i fatti. Il papa si proclamò innocente ma si rifiutò di essere sottoposto a giudizio da giudici imperiali, accettando solo di proferire un giuramento solenne con il quale si dichiarò estraneo all'operazione di esecuzione capitale dei due, pur considerandoli personalmente colpevoli e rei di morte. I commissari rientrarono ad Aquisgrana e Ludovico lasciò cadere la cosa. Il popolo di Roma tuttavia, essendo Pasquale deceduto poco dopo, gli rifiutò l'onore della sepoltura all'interno della Basilica di San Pietro[5] ed il suo successore, papa Eugenio II, calmatisi gli animi, lo fece seppellire nella basilica di Santa Prassede.
Ora ti chiedo scusa se ho preso tutto questo materiale, ma che cosa ne trai da esso ?!!?! E evidente un chiaro scambio di favori tra due poteri ! Inoltre ricordiamoci che il Papa si è sempre dichiarato erede universale dell'Impero solo grazie all'Eredità di Costantino che già all'epoca era considerato un falso storico !
[Modificato da (Mod) 30/11/2014 15:46]
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«La religione è considerata vera dalla gente comune, falsa dalle persone sagge, utile dai governanti.»
-Seneca
« Accogliete dunque il ragazzo [Manuele] come signore unto da Dio e come regnante per mia decisione. Manuele imperatore dei Romani. »
- Giovanni II Comneno