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La crisi di Palmira

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    Archita
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    Praefectus Fabrum
    00 27/07/2013 19:00
    Palmira fu la più grave crisi che l'Impero all'inizio del suo declino abbia mai affrontato. La vicenda è sorprendente per la rapida espansione di questo piccolo regno costituito dagli stessi romani in buona parte della periferia orientale dell'Impero. Palmira aveva un esercito di modello romano e in più una mescolanza di unità armene e persiane che all'inizio ha permesso la conquista dell'Egitto e di vasti possedimenti orientali. Tuttavia i romani, dopo aver subito iniziali sconfitte ( tipico delle guerre romane le sconfitte iniziali e poi la vittoria assoluta e schiacciante con comandanti più adatti ) ha sconfitto l'esercito della regina Zenobia prevalendo nel genio tattico vero segreto dei successi militari dell'Urbe. Palmira fu per un breve periodo un alternativa al dominio romano nell'Oriente ma le ambizioni si scontrarono con l'Impero sì morente ma ancora in quel momento all'apogeo della potenza militare. In un momento più favorevole forse sarebbe potuto diventare un impero alternativo a Bisanzio e a Ctesifonte e avrebbe forse dato al medio oriente un impronta culturale più romana che greco-semitico-persiano.
    [Modificato da Archita 27/07/2013 19:01]
    non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

    http://www.storiainpoltrona.com/
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    Exodus 89
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    Centurio
    00 28/07/2013 03:23
    Ottima disanima, aggiungo solo che la situazione per Aureliano era ancora più difficile perchè si erano rivoltate anche la Gallia e la Britannia e parte della Iberia in maniera speculare a Zenobia, nel senso che hanno fondato una specie di Impero delle Gallie.

    Avere ristabilito l'ordine in così relativamente poco tempo è stato il capolavoro indiscusso di Aureliano. In effetti non si può dire che Zenobia non abbia avuto un momento piuttosto favorevole.
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    Legio XIII gemina
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    Tribunus Angusticlavius
    00 28/07/2013 11:22
    Fu ben meritato da Aureliano il cognomen di Restituor orbis: se Roma uscì dalla crisi del III secolo fu merito suo, altrimenti niente Diocleziano né Costantino.

    Interessante considerare come il cosiddetto Impero delle Gallie non si poneva antagonisticamente nei confronti di Roma bensì come un impero gemello prevalentemente incentrato militarmente sulla difesa del travagliato limes renano, mentre quello palmireno, dopo la morte del Corrector Orientis Odenato e l'ascesa della moglie Zenobia, si connotò subito come un impero spiccatamente aggressivo nei confronti di Roma e basato nelle forme del potere su un forte sincretismo romano-ellenistico-persiano.
    [Modificato da Legio XIII gemina 28/07/2013 23:46]


    « ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

    Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

    Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


    « Pallida no ma più che neve bianca
    che senza venti in un bel colle fiocchi,
    parea posar come persona stanca:
    quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
    sendo lo spirto già da lei diviso,
    era quel che morir chiaman gli sciocchi:
    Morte bella parea nel suo bel viso. »

    Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


    « Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

    Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


    « Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

    Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale