La questione religiosa in generale e quella fiamminga erano gestibili con una politica diversa.
Ferdinando in Germania, Boemia ed Ungheria dimostrò con i fatti come una politica più morbida e tollerante poteva prevenire rivolte catastrofiche e mantenere coeso il paese di fronte a minacce letali come quelle turca e francese.
Margherita d'Austria, don Giovanni d'Austria ed Alessandro Farnese furono nelle Fiandre perfetti interpreti del pensiero di Carlo V, usando una politica moderata che mantenne sotto controllo la situazione; viceversa la politica scellerata di Filippo II di inviarci il Duca d'Alba a reprimere la rivolta nel sangue peggiorò la situazione.
Inoltre il suo bigottismo dispotico gli impedì di disinnescare la rivolta dei moriscos, cui rispose nel solito modo brutale.
C'era un problema di fondo in Filippo, ed era culturale: fu cresciuto ed educato a Madrid, e non ebbe la formazione dei suoi parenti educati, ad esempio, a Vienna, i quali avevano come pane quotidiano l'esigenza di confrontarsi con una realtà estremamente frammentata e plurale quale quella del Sacro Romano Impero, dove l'arte diplomatica dell'equilibrio e della tolleranza era l'unico collante in grado di tenere insieme i pezzi riottosi di un puzzle sempre sull'orlo della disgregazione. Filippo fu educato in un ambiente monolitico, assolutista e totalitario, in una corte che si vedeva il centro dell'universo e paladina della cristianità cattolica, e non tollerava contraddizioni o contrasti al proprio potere.
Fu inoltre un folle a non seguire le disposizioni del padre, ovvero riconoscere come fratello Giovanni, il quale, oltre ad essere uno straordinario condottiero ed un superbo governatore, poteva divenire il marito di Maria Stuart (matrimonio impedito proprio da Filippo II), e quindi portare a se le corone di Scozia ed Inghilterra senza cimentarsi nella folle impresa dell'Invincibile Armada; sarebbe bastato fornire truppe a Giovanni per assistere in un'offensiva a tenaglia la calata della moglie dal nord alla testa delle truppe scozzesi.
In realtà sono convinto che l'errore primario lo abbia fatto Carlo V nella spartizione dell'impero, Fiandre e Milano sarebbero dovute restare unite al Sacro Romano Impero, e non legate alla corona di Spagna; Filippo non avrebbe così avuto gatte troppo toste da pelare, tutti i suoi possedimenti, incluse Sardegna, Sicilia e Napoli, erano già da secoli sotto la corona aragonese e, bene o male, erano in perfetta continuità culturale, religiosa e persino geografico-militare, con la Spagna (che era una potenza navale prima che terragna).
Viceversa Ferdinando avrebbe avuto la continuità geografica, oltre che una forma mentis particolarmente aperta e tollerante verso i protestanti, che gli avrebbe permesso di controllare al meglio la questione fiamminga; senza contare che, a livello di diritto feudale, Milano e Fiandre facevano già parte del Sacro Romano Impero.
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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.
"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."
"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."
"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."
"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."
"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”