00 23/06/2013 23:28
Fino ad ora abbiamo parlato dell'Italia, comunque, portando la mia personale esperienza, tutti i giovani stranieri ( europei ) con i quali ho parlato casualmente di storia ne sapevano poca, se non zero, nettamente peggio di noi. Del resto l'Italia è un paese classicista, si è ignoranti se non si conosce la storia ( anche se solo nozionisticamente ), mentre se non si conoscono i principi della dinamica si passa inosservati. All'estero mi sembra che si insegni solo la storia del proprio paese ( e bene il più delle volte solo a partire dall'età moderna ), lasciando perdere tutto il resto, almeno noi in Italia, con la scusa dei Romani, abbiamo degli orizzonti temporali e geografici più ampi. Per contro all'estero c'è più selezione nell'istruzione e dopo la scuola non ci si vergogna ad andare a lavorare, al contrario dell'Italia dove, se non sei laureato, sei comunque bollato dalla società come un fallito...

mattacchioneWeb, 18/06/2013 14:59:



Esattamente.....La storia è per definizione una scienza multidisciplinare e ripeto è una scienza, non è narrazione fine a sé stessa o pettegolezzo, per tornare anche a Tucidide, o studio di fatti estrapolati dal contesto, bisogna sempre calare nel periodo storico gli eventi di cui si parla e saper indicare in relazione agli stessi le maggiori tendenze e i maggiori sviluppi, a livello politico, culturale, artistico ecc...

Non puoi pensare di capire un evento, chessò la storia del mondo negli ultimi due secoli, e mi riferisco agli storici contemporanei (come si possa pensare di capire la crisi attuale anche senza sapere cosa è stata la storia del capitalismo dall'800 a oggi mi appare arduo), senza avere nessuna competenza di economia o di storia del pensiero economico (che è ciò che manca peraltro nella mia università, la (fu) facoltà di lettere di Bari).

Così non si può pensare di non avere conoscenza, anche minime, di sociologia, e su questo il mio corso è più confacente, o non aver fatto qualche esame di antropologia o anche di filosofia.

Poi ci sono le competenze strettamente tecniche, lo studio delle fonti (con l'acribia che si addice allo storico [SM=g8320] ), quindi la capacità di orientarsi in una biblioteca, in un archivio, il fatto di poter prendere in mano e capire come sono fatti dei diplomi, dei documenti notarili antichi, e quindi avere anche infarinature di diritto certamente, dei codici medievali, degli incunaboli o avere un approccio sciolto con le fonti letterarie (sapere per quel dato periodo storico quali fonti poter utilizzare e averne lette una parte), numismatiche, epigrafiche, questo per gli storici antichi....conoscere quindi il latino o il greco.

E poi qualche interesse archeologico è sempre utile...se non altro a livello metodologico. Bisogna poi conoscere la geografia!! Come si fa a studiare una tendenza, un processo storico (che sempre in quanto tale va valutato, si pensi a Braudel e alla storia evenementiel demolita da Bloch e Febvre), un fatto senza saperlo ricollegare e contestualizzare geograficamente! E di questi casi ce ne sono...E ricordatevi che la geografia influenza sempre le azioni degli uomini, questo è un dato innegabile, pur non sposando completamente io le tesi del determinismo spesso troppo meccanicistiche (quando non si dovrebbe mai trascurare letture sotto un profilo sempre culturale e quindi anche tecnologico).





Esemplare!
[Modificato da Legio XIII gemina 24/06/2013 19:38]


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale