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Fare la Storia / Raccontare la Storia / Inventare la Storia / Giudicare la Storia

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    Ajeje. .Brazorf
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    00 22/03/2013 22:59
    La Storia. Quella con la S maiuscola.
    La Storia non è una cosa a sè stante, un database di cose che avvengono nel tempo e dal quale ciascuno può pescare ciò che vuole relativamente all'epoca che prende in considerazione. Non esiste una "Storia oggettiva" né alcuna "Verità storica" data, ma solo interpretazioni. Per comprendere un fatto dobbiamo filtrarlo, passarlo al vaglio della ragione, giudicarlo. Al variare del soggetto conoscente, cambia anche l'interpretazione data ai fatti storici, e in senso lato cambia anche la Storia stessa.

    Stessa operazione, ma diversi risultati?
    Ogni pezzo di storia, ogni epoca, è una ricostruzione a posteriori basata su documenti e testimonianze che vengono di volta interpretate dagli studiosi e ogni generazione li reinterpreta a modo proprio. E' sotto gli occhi di tutti che a parità di testimonianze ciò che si riteneva vero un tempo ora è messo in dubbio mentre ciò che un tempo appariva solo come un'ipotesi ora è venduto per verità. Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe e i libri sono pieni di espressioni come "la storiografia moderna ha nettamente ridimensionato il ruolo di questo fatto nella storia" o "la storiografia moderna riconosce a questi eventi un peso maggiore di quanto non se ne fosse riconosciuto in passato", ma se si va a controllare i documenti utilizzati per dare queste nuove interpretazioni sono gli stessi identici che si avevano anche prima. Questo farebbe suonare un campanello d'allarme alla persona di buon senso: come è possibile che mettendo in un'equazione gli stessi documenti escano risultati diversi? Sembra un errore logico, ma non se osserviamo la situazione più da vicino e più attentamente.

    Il valore storico del Presente
    Cosa è cambiato ad esempio in questi ultimi 50 anni per arrivare a contraddire i risultati un tempo dati per veri? Perché mezzo secolo fa si parlava di "borghesia" per quanto riguarda l'Età Moderna mentre ora lo stesso termine riferito a quell'epoca fa rebrezzo? Nulla è cambiato, se non il presente. Cinquant'anni fa erano cinquant'anni fa, oggi è oggi. E dunque? Vuol forse dire che il presente influenza e modifica il passato? In un certo senso sì. Sono cambiati i nostri occhi, le nostre categorie interpretative... ma questo cosa centra col passato? Il passato non ha le sue di categorie, non dovremmo attenerci a quelle? No, impossibile. Siamo sempre noi, oggi, nel presente, a dover indagare il passato. E se i nostri occhi vedono colori nuovi, dobbiamo tenerne conto perché sappiamo che vedremo quei colori anche quando guardiamo a quelle epoche in cui tali colori non erano visti da nessuno. Forse un esempio può essere utile: prima di Karl Polanyi e della sua "invenzione" di un'antropologia economica, il ruolo economico-sociale nei processi storici era svalutatissimo. La storia era fatta di grandi fatti e grandi personaggi, non dalla massa popolare e dai suoi movimenti. Eppure informazioni sulla società e l'economia del passato c'erano, ma nessuno le guardava perché non interessavano, non erano "storia". Eppure ora sono al fondamento di qualsiasi scienza storica e sono ritenuti aspetti importantissimi. Siamo cambiati noi ed è cambiato il presente, non è cambiato il passato.

    La Storia come insieme di fatti, al di là di interpretazioni e giudizi?
    Si potrebbe dire: atteniamoci ai fatti oggettivi e raccontiamoli per quello che sono, così nessuno potrà contraddirci. Ma siamo proprio sicuri che funzioni così? Cosa sono in fin dei conti questi "fatti"? Essi sono la base fondamentale della Storia, le più piccole unità di cui essa si compone. Sono come le tessere di un puzzle che necessitano di essere unite per capire cosa in esso sia rappresentato. Bene, uniamole. Ma per unirle dobbiamo ricavarle, non pensiamo che caschino dal cielo. I fatti si trovano nei documenti (siano essi cartacei, archeologici, latenti) ma questi documenti sono essi stessi la trascrizione di una realtà che qualche uomo prima di noi ha visto, elaborato e messo per iscritto, o scolpito, o costruito, o quello che più vi pare. Per fare un esempio anche qui, se vogliamo ricostruire la storia di Roma dobbiamo attenerci alle testimonianze di chi c'era al tempo degli avvenimenti, sia esso Tito Livio piuttosto che Tacito o Sallustio. Troveremo forse i tanto ricercati "fatti" nelle loro opere? Niente affatto: troveremo solo quella che è la loro interpretazione dei fatti.. e se fosse sbagliata? Se avessero mentito di proposito o per una svista? I loro libri sono un dato di fatto, perché li abbiamo, ma non contengono fatti, solo interpretazioni. Il "fatto oggettivo" nella storia è inarrivabile, e rincorrerlo è un po' come lottare contro i mulini a vento scambiati per giganti: non ne verremo mai a capo perché quello che cerchiamo non esiste, giacché i fatti scompaiono nel momento stesso in cui avvengono e ci resta di essi solo il ricordo se siamo fortunati, o qualcosa di molto più filtrato se siamo meno fortunati, di sicuro non ci resta un "fatto oggettivo". Ho fatto il mio esempio con tipi di testimonianza letteraria, ma si può fare lo stesso con tutti gli altri tipi di testimonianza: anche il bel rudere di un palazzo antico ci dice ben poco sui fatti del passato, ci resta solo un rudere nel presente.

    Giudicare la Storia
    Sapere che Hitler mandò a morte milioni di persone nei campi di sterminio secondo l'opinione pubblica fa di lui un mostro. Ma Hitler era un mostro? Molti si sentirebbero a disagio se costretti a rispondere "no" a questa domanda, per il semplice fatto che Hilter è nell'immaginario comune lo stereotipo del mostro e della follìa. Ma a dirla tutta anche nel Medioevo chi si professava ateo era un mostro, ora potremmo dare lo stesso giudizio? Forse un giorno anche il povero Hitler verrà sostituito da qualcun altro nel suo sporco ruolo di capro espiatorio di ogni male.

    Il futuro della Storia come scienza
    La storia sembra inscindibile dai giudizi, ma intendiamoci: il compito dello storico sarebbe quello di passare al vaglio tutti i giudizi morali con i quali nel tempo sono stati bollati i vari avvenimenti, senza protendere per l'uno o per l'altro. Come detto non si potrà mai giungere al "vero" nella storia, ma si può almeno cercare di ottenere una visione che sia "condivisa" e soprattutto che tenga conto di tutte le informazioni (non solo di quelle che fanno comodo insabbiando quelle scomode, come purtroppo molti ricercatori lavorano). Forse la Storia non verrà mai equiparata alle altre scienze, perché il proprio oggetto di studio è così remoto, nel senso letterale di "rimosso", "assente", che applicare a essa il metodo scientifico è semplicemente assurdo. Nondimeno bisogna ricordare che anche tutte le altre scienze, anche le più pure come la fisica, non sono esenti dal grattacapo dell'interpretazione. Giusto per buttarla lì, il tempo scorre o è solo un'illusione? I più avanzati studi sulla meccanica quantistica e l'entropia non danno una risposta univoca, presentano solo dati che possono essere interpretati sia in un modo che nell'altro, e ciascuno tira acqua al proprio mulino. A questo punto mi chiede se si possa parlare di "scienza" anche per le normali e riconosciute scienze.


    A voi la parola
    Cosa ne pensate voi della Storia, di quello che è e di come viene fatta e interpretata? Io ho esposto la mia visione che può essere condivisa o meno. Voi invece, che avete da dire al riguardo?
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    Augusto.Carducci
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    00 22/03/2013 23:36
    La storia è purtroppo molto poco oggettiva anche se per sua definizione dovrebbe invece essere la narrazione di eventi senza alcuno schieramento.
    Se la storia la scrivesse un alieno allora potrebbe pure esserlo, ma essendo che la scriviamo noi allora ne escono opinioni, sensazioni, rabbie, dolori, e tutto quello che di piu umano e sentimentale caratterizza un uomo nel vivere o ricordare un evento accaduto.

    Non esiste bene o male. Un libro che si definisce di Storia e mi inizia con "quel mostro di Hitler" o "quel folle di Stalin" allora per me è da cestinare nell'esatto istante che si legge quel giudizio gratuito personale e soprattutto non richiesto dalla storia.

    Tutto è sempre e troppo relativo. Il mondo ha passato fasi di brutalità inaudite, ma se accompagnate da una sensibilità generale di una popolazione abituata a razzie e stupri allora sarà di poco stupore lo sterminio di un villaggio, viceversa in un periodo storico dove si lotta per non uccidere agnelli a pasqua, una guerra civile con 5 bambini morti sotto le bombe sembrano la catastrofe preannunciatrice dell'apocalisse.
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    Quisque est Barbarus alio
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    Legio XIII gemina
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    00 23/03/2013 00:13
    Da studente di storia sono rimasto molto deluso dal vedere come nell'ambiente accademico ci siano pochissime persone che studiano questa materia con un approccio minimamente coerente.
    Ci sono solo poche menti aperte che sanno ragionevolmente ed obiettivamente porsi di fronte alle fonti e alla storiografia e di insegnare. Gli studenti sono per la maggior parte di un'ignoranza penosa ( non che io mi metta a chissà quali livelli ), quella vera voglia di conoscere la storia in modo diffuso, qualitativo, serio, andando a cercare dove nessuno è mai andato, non perchè devi prendere un pezzo di carta sperando di poter lavorare bensì per l'AMORE INCONDIZIONATO di farlo non c'è da nessuna parte, se non in pochissimi. Una buona metà dei professori è specialista su quelle due cazzate ammuffite sulle quali ha buttato ( o fatto finta di farlo ), metà la sua vita e non sa nemmeno eventi, nomi, date, luoghi fondamentali di altri periodi o "luoghi" storici e deve farti buttare giorni e giorni di studio su qualcosa che non ti servirà assolutamente a niente. Si passano tre anni a fare corsi corsini e corsetti sulla mitologia della tribù melanesiana, non si parla altro che di discriminazione delle donne, minoranze, antropologia, e la vera storia va a farsi benedire, eventi e fonti in primis. Mai che abbia sentito un discorso di storia militare o di storia della tecnologia all'università, ho imparato notevolmente di più da questo forum sull'argomento che altrove.
    Parlando con amici di altri paesi non mi sembra di vedere qualcosa di meglio, le lauree in storia mi sembrano una farsetta ovunque, nessuno studente legge per conto suo, pensa solo a dover dare l'esame. Siamo circondati da un mondo avvelenato solo da politically correct, falsa cultura, soldi buttati, menti bacate.
    Scusate questo sfogo che forse ha poco a che fare con il bel tema presentato, voglio solo dire che non è tanto la difficoltà di capire una materia così fortemente importante e primaria per chiunque come la storia che deve essere presa in considerazione, quanto il fatto che dovremmo ripulire molte teste da un sacco di marcio che rende impossibile un minimo di seria formazione storica comune.

    La storia è troppo bella e preziosa perché sia trattata come il nostro mondo la tratta. Chi la studia dovrebbe dare molto di più per meritarsi di farlo.
    [Modificato da Legio XIII gemina 23/03/2013 00:33]


    « ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

    Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

    Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


    « Pallida no ma più che neve bianca
    che senza venti in un bel colle fiocchi,
    parea posar come persona stanca:
    quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
    sendo lo spirto già da lei diviso,
    era quel che morir chiaman gli sciocchi:
    Morte bella parea nel suo bel viso. »

    Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


    « Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

    Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


    « Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

    Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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    Ajeje. .Brazorf
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    00 23/03/2013 01:10
    Re:
    Legio XIII gemina, 23/03/2013 00:13:

    Da studente di storia sono rimasto molto deluso dal vedere come nell'ambiente accademico ci siano pochissime persone che studiano questa materia con un approccio minimamente coerente.
    Ci sono solo poche menti aperte che sanno ragionevolmente ed obiettivamente porsi di fronte alle fonti e alla storiografia e di insegnare. Gli studenti sono per la maggior parte di un'ignoranza penosa ( non che io mi metta a chissà quali livelli ), quella vera voglia di conoscere la storia in modo diffuso, qualitativo, serio, andando a cercare dove nessuno è mai andato, non perchè devi prendere un pezzo di carta sperando di poter lavorare bensì per l'AMORE INCONDIZIONATO di farlo non c'è da nessuna parte, se non in pochissimi. Una buona metà dei professori è specialista su quelle due cazzate ammuffite sulle quali ha buttato ( o fatto finta di farlo ), metà la sua vita e non sa nemmeno eventi, nomi, date, luoghi fondamentali di altri periodi o "luoghi" storici e deve farti buttare giorni e giorni di studio su qualcosa che non ti servirà assolutamente a niente. Si passano tre anni a fare corsi corsini e corsetti sulla mitologia della tribù melanesiana, non si parla altro che di discriminazione delle donne, minoranze, antropologia, e la vera storia va a farsi benedire, eventi e fonti in primis. Mai che abbia sentito un discorso di storia militare o di storia della tecnologia all'università, ho imparato notevolmente di più da questo forum sull'argomento che altrove.
    Parlando con amici di altri paesi non mi sembra di vedere qualcosa di meglio, le lauree in storia mi sembrano una farsetta ovunque, nessuno studente legge per conto suo, pensa solo a dover dare l'esame. Siamo circondati da un mondo avvelenato solo da politically correct, falsa cultura, soldi buttati, menti bacate.
    Scusate questo sfogo che forse ha poco a che fare con il bel tema presentato, voglio solo dire che non è tanto la difficoltà di capire una materia così fortemente importante e primaria per chiunque come la storia che deve essere presa in considerazione, quanto il fatto che dovremmo ripulire molte teste da un sacco di marcio che rende impossibile un minimo di seria formazione storica comune.

    La storia è troppo bella e preziosa perché sia trattata come il nostro mondo la tratta. Chi la studia dovrebbe dare molto di più per meritarsi di farlo.



    Allora non è così solo dalle mie parti. Per quel che ho frequentato devo dire che i professori veramente validi si contano sulle dita della mano di un monco, e della massa di studenti non ne parliamo. Pensavo che l'università fosse di un altro livello, invece mi trovo a fare le stesse identiche cose mi fanno fare dalle elementari, e questo mi mette tanta tristezza. Tra pochi mesi se tutto va bene sarò laureato eppure nessuno mi ha mai insegnato nulla su come uno storico debba, o per lo meno dovrebbe, lavorare. Avrò tra le mani un magnifico pezzo di carta per saperne esattamente quanto ne sapevo prima, solo con qualche anno in più e un po' di soldi in meno... perché l'università costa. Come dicevi molti docenti sono specializzati in cose veramente astruse, e si ostinano a ficcarti quelle astrusità in testa come se ti servisse realmente al posto di insegnarti come procedere per specializzarti tu stesso in qualche astrusità, qualsiasi essa sia. Per come la vedo io è come insegnare le equazioni di Einstain e Heisenberg a chi non conosce la matematica: ci sputano addosso un sacco di fatti senza curasi di darci prima gli strumenti per interpretarli e comprenderli. L'unica cosa che mi consola è che forse (molto in forse) un giorno sarò un professore migliore di chi mi ha preceduto.


    Questo thread può parlare anche di questo, delle condizioni dell'insegnamento storico, che meriterebbe un intervento a sè da tanto è vasto e contorto l'argomento. Ma già che ci siamo buttiamo un po' di carne al fuoco anche qui. Del resto fare la storia e insegnare la storia sono due facce della stessa medaglia.
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    Augusto.Carducci
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    00 23/03/2013 09:44
    direi che invece è cruciale questo punto, e mi spiega finalmente perchè si sentono parlare persone autorevoli (apparentemente e per titolo) che dicono bestialità allucinanti.
    Credevo fosse migliore l'ambiente ristretto accademico, ma se mi dite così allora è tutto chiaro.
    Il mio consiglio (sono accademico ma non del campo quindi capisco alcune sfumature comportamentali dell'ambiente) è quello di usare la vostra testa sempre e di non lasciarvi MAI racchiudere negli schemi universitari (italiani soprattutto). Osate sempre e se potete uscite da questo paese anche solo per un periodo di studio.
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    Xostantinou
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    Tribunus Angusticlavius
    Ελέω Θεού Βασιλευς
    και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων
    00 23/03/2013 10:43
    Posso allora ritenermi un poco più fortunato ;) , ma forse è anche dovuto all'ambito leggermente diverso; bene o male un archeologo da noi è sempre cresciuto dal corpo accademico nella filosofia del "mai fidarsi degli storici", soprattutto di quelli che cercano di piegare le prove che noi rinveniamo sul campo alle loro teorie, invece del contrario.
    Purtroppo di professionisti "cani" ce ne sono fin troppi, i peggiori sono quelli fossilizzati su teorie vecchie e superate che contestano sempre e comunque le nuove ricerche, soprattutto quando rivoluzionarie e dissacranti...gente che non tollera la "distruzione del mito" in cui sono vissute.
    Ma questa non è Scienza, la Scienza per definizione è progresso continuo e ferma convinzione che qualsiasi teoria sia giusta fino a prova contraria, e mai a prescindere.



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    Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
    Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
    Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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    Legio XIII gemina
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    Tribunus Angusticlavius
    00 24/03/2013 11:37
    Questo è perchè hai a che fare con questioni tecniche che esulano dall'interesse dei parolai. Da noi c'è, credimi, tanta voglia di rompere gli schemi, ma i temi sono sempre gli stessi: razzismo, donne, quanto sono stati cattivi quelli e quanto sono stati poverini quegli altri. Storia che si ripete dalle elementari, invece di insegnarti l'Iliade e la geografia ti fanno leggere Primo Levi e la storia del bambino negro che non entrò nel girotondo. Benvenga la distruzione del razzismo, ma BASTA con l'eccesso dall'altra parte, sempre e solo le solite cose ovunque, in maniera monomaniacale e pure insegnate malissimo arrivando spesso a distorcere i fatti, tanto per far vedere che si è aperti, alternativi e antirazzisti.
    Tu parli di scienza storica, qui esci laureato in storia medievale senza sapere una mazza su Federico II o le crociate ma espertissimo su come le massaie lavavano i panni o su quanto era repressa l'omosessualità nelle comunità italiane in America.

    Per parlare di storia come si conviene bisogna cercare i pochi professori "boni" al di fuori delle lezioni e farci una bella chiacchierata...e questo almeno è consentito.

    p.s. intanto all'università di Roma sapete cosa? Non esiste una laurea in storia antica [SM=g8286] !!!
    [Modificato da Legio XIII gemina 24/03/2013 11:45]


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    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

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    « Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

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    Costantinus
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    Roma Victrix
    00 24/03/2013 17:51
    Bella categoria pure gli archeologi. Questi erano convinti che, avendo trovato solo mulini ad acqua dal IV secolo in poi, fossero una cosa tardo Antica e segno del progresso della tarda Antichità. Finchè qualcuno non propose di fare ricerche approfondite di mulini del I e II secolo e... li trovarono! E anche tanti (me lo disse una volta Giardina)... Insomma gli archeologi se lasciati a se stessi possono basare una teoria su una loro scoperta che però può essere del tutto parziale o faziosa o addirittura erronea...

    ___________________________________________

    "Vi abbiamo insegnato a distinguere se (i legionari che incontrerete) sono delle reclute o se sono veterani. Se sono reclute potete provare ad affrontarli; se sono veterani tiragli addosso tutto quello che avete e scappate il più in fretta possibile." (discorso di Flavio Giuseppe ai suoi soldati)

    "A nessuno capita qualcosa che non sia in grado di sopportare" (Marco Aurelio)

    "Se avessi avuto simili soldati avrei conquistato il mondo" (Pirro, riguardo i legionari romani)

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    Ajeje. .Brazorf
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    00 25/03/2013 01:24
    E' per questo che c'è necessità più che mai di mettere assieme le conoscenze delle varie categorie. Non si può pretendere che una sola persona faccia ricerche in tutti i campi possibili e le faccia approfonditamente, ma ci vuole un lavoro di squadra e di cooperazione tra specialisti di discipline diverse. "Uno storico, un archeologo e un linguista" potrebbe non essere l'incipit di una barzelletta dal dubbio senso dell'humor, ma l'inizio di una rivoluzione per quanto riguarda quel "fare la Storia" di cui parlavo nel post di apertura.

    Sinceramente, quanti libri o articoli di storia scritti "a più mani" avete mai letto? Penso nessuno, nemmeno io.
    [Modificato da Ajeje. .Brazorf 25/03/2013 01:25]
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    Augusto.Carducci
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    00 25/03/2013 01:24
    io credo che questa divisione (molto campanilistica) porti solo al male della materia. collaborare costruttivamente no? è così difficile?
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    Quisque est Barbarus alio
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    Ajeje. .Brazorf
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    00 25/03/2013 01:28
    Re:
    Augusto.Carducci, 25/03/2013 01:24:

    io credo che questa divisione (molto campanilistica) porti solo al male della materia. collaborare costruttivamente no? è così difficile?




    Come dicevo nel post che ho pubblicato contemporaneamente a questo tuo.. è molto difficile vedere un libro o anche solo un articolo di storia che sia scritto a più mani da diversi specialisti. Molto spesso i libri firmati da più persone sono raccolte di saggi dove ciascuno scrive il suo o ci si divide i capitoli, ma mai uno stesso capitolo è curato da più persone perché lo storico purtroppo è una persona che vuole "l'esclusiva" del proprio lavoro e morde chi gli sta intorno.
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    Ciao.Belo
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    00 25/03/2013 01:54
    Re:
    Ajeje. .Brazorf, 22/03/2013 22:59:

    La Storia. Quella con la S maiuscola.
    La Storia non è una cosa a sè stante, un database di cose che avvengono nel tempo e dal quale ciascuno può pescare ciò che vuole relativamente all'epoca che prende in considerazione. Non esiste una "Storia oggettiva" né alcuna "Verità storica" data, ma solo interpretazioni. Per comprendere un fatto dobbiamo filtrarlo, passarlo al vaglio della ragione, giudicarlo. Al variare del soggetto conoscente, cambia anche l'interpretazione data ai fatti storici, e in senso lato cambia anche la Storia stessa.

    Stessa operazione, ma diversi risultati?
    Ogni pezzo di storia, ogni epoca, è una ricostruzione a posteriori basata su documenti e testimonianze che vengono di volta interpretate dagli studiosi e ogni generazione li reinterpreta a modo proprio. E' sotto gli occhi di tutti che a parità di testimonianze ciò che si riteneva vero un tempo ora è messo in dubbio mentre ciò che un tempo appariva solo come un'ipotesi ora è venduto per verità. Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe e i libri sono pieni di espressioni come "la storiografia moderna ha nettamente ridimensionato il ruolo di questo fatto nella storia" o "la storiografia moderna riconosce a questi eventi un peso maggiore di quanto non se ne fosse riconosciuto in passato", ma se si va a controllare i documenti utilizzati per dare queste nuove interpretazioni sono gli stessi identici che si avevano anche prima. Questo farebbe suonare un campanello d'allarme alla persona di buon senso: come è possibile che mettendo in un'equazione gli stessi documenti escano risultati diversi? Sembra un errore logico, ma non se osserviamo la situazione più da vicino e più attentamente.

    Il valore storico del Presente
    Cosa è cambiato ad esempio in questi ultimi 50 anni per arrivare a contraddire i risultati un tempo dati per veri? Perché mezzo secolo fa si parlava di "borghesia" per quanto riguarda l'Età Moderna mentre ora lo stesso termine riferito a quell'epoca fa rebrezzo? Nulla è cambiato, se non il presente. Cinquant'anni fa erano cinquant'anni fa, oggi è oggi. E dunque? Vuol forse dire che il presente influenza e modifica il passato? In un certo senso sì. Sono cambiati i nostri occhi, le nostre categorie interpretative... ma questo cosa centra col passato? Il passato non ha le sue di categorie, non dovremmo attenerci a quelle? No, impossibile. Siamo sempre noi, oggi, nel presente, a dover indagare il passato. E se i nostri occhi vedono colori nuovi, dobbiamo tenerne conto perché sappiamo che vedremo quei colori anche quando guardiamo a quelle epoche in cui tali colori non erano visti da nessuno. Forse un esempio può essere utile: prima di Karl Polanyi e della sua "invenzione" di un'antropologia economica, il ruolo economico-sociale nei processi storici era svalutatissimo. La storia era fatta di grandi fatti e grandi personaggi, non dalla massa popolare e dai suoi movimenti. Eppure informazioni sulla società e l'economia del passato c'erano, ma nessuno le guardava perché non interessavano, non erano "storia". Eppure ora sono al fondamento di qualsiasi scienza storica e sono ritenuti aspetti importantissimi. Siamo cambiati noi ed è cambiato il presente, non è cambiato il passato.

    La Storia come insieme di fatti, al di là di interpretazioni e giudizi?
    Si potrebbe dire: atteniamoci ai fatti oggettivi e raccontiamoli per quello che sono, così nessuno potrà contraddirci. Ma siamo proprio sicuri che funzioni così? Cosa sono in fin dei conti questi "fatti"? Essi sono la base fondamentale della Storia, le più piccole unità di cui essa si compone. Sono come le tessere di un puzzle che necessitano di essere unite per capire cosa in esso sia rappresentato. Bene, uniamole. Ma per unirle dobbiamo ricapenevarle, non pensiamo che caschino dal cielo. I fatti si trovano nei documenti (siano essi cartacei, archeologici, latenti) ma questi documenti sono essi stessi la trascrizione di una realtà che qualche uomo prima di noi ha visto, elaborato e messo per iscritto, o scolpito, o costruito, o quello che più vi pare. Per fare un esempio anche qui, se vogliamo ricostruire la storia di Roma dobbiamo attenerci alle testimonianze di chi c'era al tempo degli avvenimenti, sia esso Tito Livio piuttosto che Tacito o Sallustio. Troveremo forse i tanto ricercati "fatti" nelle loro opere? Niente affatto: troveremo solo quella che è la loro interpretazione dei fatti.. e se fosse sbagliata? Se avessero mentito di proposito o per una svista? I loro libri sono un dato di fatto, perché li abbiamo, ma non contengono fatti, solo interpretazioni. Il "fatto oggettivo" nella storia è inarrivabile, e rincorrerlo è un po' come lottare contro i mulini a vento scambiati per giganti: non ne verremo mai a capo perché quello che cerchiamo non esiste, giacché i fatti scompaiono nel momento stesso in cui avvengono e ci resta di essi solo il ricordo se siamo fortunati, o qualcosa di molto più filtrato se siamo meno fortunati, di sicuro non ci resta un "fatto oggettivo". Ho fatto il mio esempio con tipi di testimonianza letteraria, ma si può fare lo stesso con tutti gli altri tipi di testimonianza: anche il bel rudere di un palazzo antico ci dice ben poco sui fatti del passato, ci resta solo un rudere nel presente.

    Giudicare la Storia
    Sapere che Hitler mandò a morte milioni di persone nei campi di sterminio secondo l'opinione pubblica fa di lui un mostro. Ma Hitler era un mostro? Molti si sentirebbero a disagio se costretti a rispondere "no" a questa domanda, per il semplice fatto che Hilter è nell'immaginario comune lo stereotipo del mostro e della follìa. Ma a dirla tutta anche nel Medioevo chi si professava un pene era un mostro, ora potremmo dare lo stesso giudizio? Forse un giorno anche il povero Hitler verrà sostituito da qualcun altro nel suo sporco ruolo di capro espiatorio di ogni male.

    Il futuro della Storia come scienza
    La storia sembra inscindibile dai giudizi, ma intendiamoci: il compito dello storico sarebbe quello di passare al vaglio tutti i giudizi morali con i quali nel tempo sono stati bollati i vari avvenimenti, senza protendere per l'uno o per l'altro. Come detto non si potrà mai giungere al "vero" nella storia, ma si può almeno cercare di ottenere una visione che sia "condivisa" e soprattutto che tenga conto di tutte le informazioni (non solo di quelle che fanno comodo insabbiando quelle scomode, come purtroppo molti ricercatori lavorano). Forse la Storia non verrà mai equiparata alle altre scienze, perché il proprio oggetto di studio è così remoto, nel senso letterale di "rimosso", "assente", che applicare a essa il metodo scientifico è semplicemente assurdo. Nondimeno bisogna ricordare che anche tutte le altre scienze, anche le più pure come la fisica, non sono esenti dal grattacapo dell'interpretazione. Giusto per buttarla lì, il tempo scorre o è solo un'illusione? I più avanzati studi sulla meccanica quantistica e l'entropia non danno una risposta univoca, presentano solo dati che possono essere interpretati sia in un modo che nell'altro, e ciascuno tira acqua al proprio mulino. A questo punto mi chiede se si possa parlare di "scienza" anche per le normali e riconosciute scienze.


    A voi la parola
    Cosa ne pensate voi della Storia, di quello che è e di come viene fatta e interpretata? Io ho esposto la mia visione che può essere condivisa o meno. Voi invece, che avete da dire al riguardo?




    La storia rimane sull'affascinante confine tra la soggettività e l'oggettività.
    Sono due dimensioni diverse ma inscindibili a livello percettivo.
    Pensiamolo nella vita di tutti i giorni, nella nostra storia personale!

    Ci muoviamo in un Mondo tramite cartine costruite soggettivamente, abbiamo delle solide convinzioni su ciò che accade o sulle persone che conosciamo. Ma queste fanno parte della nostra mappa del mondo, della realtà che ci sembra vera a priori perchè vista con i nostri occhi e spesso, anche se questa realtà dovesse cadere in contraddizione con la realtà oggettiva, noi manterremo quella cartina disegnata per non contraddire noi stessi.
    Così nella nostra visione della storia, dei fatti storici, c'è un po' di noi stessi e spesso ci muoviamo in concezioni pienamente soggettive, sebbene la storia dovrebbe essere ciò che di più oggettivo si possa concepire.

    Azz...
    FlAvIa VeNtO <3

    Ciao Sic <3
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    Ciao Verz <3
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    00 25/03/2013 10:30
    Re:
    Legio XIII gemina, 24/03/2013 11:37:

    Questo è perchè hai a che fare con questioni tecniche che esulano dall'interesse dei parolai. Da noi c'è, credimi, tanta voglia di rompere gli schemi, ma i temi sono sempre gli stessi: razzismo, donne, quanto sono stati cattivi quelli e quanto sono stati poverini quegli altri. Storia che si ripete dalle elementari, invece di insegnarti l'Iliade e la geografia ti fanno leggere Primo Levi e la storia del bambino negro che non entrò nel girotondo. Benvenga la distruzione del razzismo, ma BASTA con l'eccesso dall'altra parte, sempre e solo le solite cose ovunque, in maniera monomaniacale e pure insegnate malissimo arrivando spesso a distorcere i fatti, tanto per far vedere che si è aperti, alternativi e antirazzisti.
    Tu parli di scienza storica, qui esci laureato in storia medievale senza sapere una mazza su Federico II o le crociate ma espertissimo su come le massaie lavavano i panni o su quanto era repressa l'omosessualità nelle comunità italiane in America.

    Per parlare di storia come si conviene bisogna cercare i pochi professori "boni" al di fuori delle lezioni e farci una bella chiacchierata...e questo almeno è consentito.

    p.s. intanto all'università di Roma sapete cosa? Non esiste una laurea in storia antica [SM=g8286] !!!




    Certo, ma le questioni tecniche sono una base imprescindibile per una visione oggettiva...al di là della provocazione di basso livello di costantinus, il lavoro di un archeologo (che solitamente apre le proprie ricerche proprio su indicazione delle fonti storiche e della loro comprensione per mezzo degli storici) è quello di contribuire allo scrivere la Storia basandosi su quanto c'è di reale e concreto, e lasciare il dubbio in sospeso su quanto non è supportato da prove.
    Il mestiere dello storico dovrebbe quindi essere quello di scrivere la Storia basandosi da un lato sul lavoro degli archeologi e dall'altro sull'analisi delle fonti scritte, limitandosi a tracciare ipotesi aperte dove le fonti e le prove non si supportano a vicenda e quindi non è possibile affermare le cose con certezza.
    Il grave limite di una grossa fetta di storici è che non solo prendono le proprie teorie come verità assolute ed incontestabili, ma che spesso preferiscono limitarsi alla propria interpretazione delle fonti storiografiche ignorando gli studi archeologici, a meno che non siano palesemente concordi con le proprie teorie.

    Che a Roma il curriculum accademico storico, in primo luogo antico, sia così mal messo, è raccapricciante...



    Ajeje. .Brazorf, 25/03/2013 01:24:

    E' per questo che c'è necessità più che mai di mettere assieme le conoscenze delle varie categorie. Non si può pretendere che una sola persona faccia ricerche in tutti i campi possibili e le faccia approfonditamente, ma ci vuole un lavoro di squadra e di cooperazione tra specialisti di discipline diverse. "Uno storico, un archeologo e un linguista" potrebbe non essere l'incipit di una barzelletta dal dubbio senso dell'humor, ma l'inizio di una rivoluzione per quanto riguarda quel "fare la Storia" di cui parlavo nel post di apertura.
    Sinceramente, quanti libri o articoli di storia scritti "a più mani" avete mai letto? Penso nessuno, nemmeno io.
    Augusto.Carducci, 25/03/2013 01:24:

    io credo che questa divisione (molto campanilistica) porti solo al male della materia. collaborare costruttivamente no? è così difficile?

    Ajeje. .Brazorf, 25/03/2013 01:28:


    Come dicevo nel post che ho pubblicato contemporaneamente a questo tuo.. è molto difficile vedere un libro o anche solo un articolo di storia che sia scritto a più mani da diversi specialisti. Molto spesso i libri firmati da più persone sono raccolte di saggi dove ciascuno scrive il suo o ci si divide i capitoli, ma mai uno stesso capitolo è curato da più persone perché lo storico purtroppo è una persona che vuole "l'esclusiva" del proprio lavoro e morde chi gli sta intorno.




    Purtroppo ragazzi questa è la triste realtà...fama e ricchezza sono i motori anche del mondo accademico, e tutti cercano di essere le "prime donne" di turno, poiché riuscire a diventare delle "celebrità" può significare sia contratti succulenti con enti pubblici e privati particolarmente danarosi che, nella più becera delle ipotesi, il trasformarsi in autori di romanzetti storici destinati a diventare fenomeni commerciali di basso livello.
    Tristemente, alcuni dei lavori più interessanti, sono proprio i saggi troppo tecnici e riservati alla comunità accademica, scritti da professionisti sconosciuti o quasi al di fuori della stessa.
    [Modificato da Xostantinou 25/03/2013 10:36]



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    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
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    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

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    00 10/04/2013 00:57
    La Storia è fondamentale, serve a conoscere il passato e quindi ci aiuta a capire anche il nostro presente.
    La Storia serve per studiare gli errori che sono stati commessi nel passato al fine di non ripeterli e anzi di trarne vantaggio!
    La Storia è la vita!
    Almeno io la penso così
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    00 10/04/2013 10:50
    su quello non ci piove, ma il problema che ci eravamo posti era "chi la racconta la storia?" nel senso di faziosità, di contrasti intimi tra archeologia e storici e tutto quello che alla fine va a minare la vera e pura storia in senso di analisi critica e super partes, che purtroppo credo non sia mai stata veramente fatta.
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    00 10/04/2013 13:25
    la Storia di solito è scritta dai vincitori del momento e sopratutto la Storia divulgativa per il pubblico non specializzato a cui si intende stabilire una visione del mondo e un insieme di valori ideologici,morali e religiosi tale da giustificare l'assetto del presente e influenzare azioni e assetti futuri ( chi ha il presente possiede il passato e chi possiede il passato possiede il futuro ). In tal caso è evidente una forte lettura ideologizzata sopratutto di avvenimenti storici relativamente recenti come la Seconda Guerra Mondiale del cui esito ha determinato un assetto di cose a tutti i livelli dell'organizzazione sociale ed economico. Un altro esempio classico è la rilettura recente del risorgimento italiano che mette in discussione consolidate certezze sul modello piemontese ed unitario in confronto con modelli alternativi distrutti dalla Storia.

    Ovvio che la storiografia specializzata e tecnica nel corso del tempo ha sviluppato riletture di notevole pregio ma di solito ad uso e consumo degli specialisti e singoli privati che si informano a proprie spese. In tal caso ad esempio già si stavano elaborando studi approfonditi sul fascismo italiano dopo le superficialità dannose di Benedetto Croce ma De Felice ha avuto il merito di far uscire dall'alveo degli studi tecnici un nuovo modo di studiare il fascismo al grande pubblico con effetti del fulmine a ciel sereno a livello politico e sociale.
    [Modificato da Archita 10/04/2013 13:27]
    non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

    http://www.storiainpoltrona.com/
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    00 10/04/2013 14:12
    proprio quello di cui parlavo.
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    00 18/04/2013 19:10
    Molta è la tendenza a superspecializzare e fare vuoto attorno. Il concetto è prendere una laurea sempliciotta, focalizzare un pochino durante la specializzazione su alcune cose, e creare poi professori che non si muoveranno più dal loro ambito ristretto. Non si può ricostruire il passato con questa formazione ( e anche con questo spirito ). E' all'ordine del giorno ascoltare tardomedievisti che dicono da soli di non conoscere l'Alto Medioevo, commettendo strafalcioni ed imprecisioni anche piuttosto gravi su di esso, o più semplicemente che non hanno mai sentito parlare di altri temi macroscopici. La situazione è grave ragazzi..e non lo dico da catastrofista.


    « ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

    Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

    Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


    « Pallida no ma più che neve bianca
    che senza venti in un bel colle fiocchi,
    parea posar come persona stanca:
    quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
    sendo lo spirto già da lei diviso,
    era quel che morir chiaman gli sciocchi:
    Morte bella parea nel suo bel viso. »

    Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


    « Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

    Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


    « Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

    Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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    00 18/04/2013 19:22
    non per entrare nel politico eh, visto che è pure vietato, ma se l'Italia continua a troncare sia le iniziative, sia i fondi e cacciare le menti dal paese, la cultura, per quanto forte possa essere, va scemando rapidamente. sono ormai una 30ina di anni che il declino è visibilissimo, partito per discorsi qualitativi e finito (?) ora con un completo taglio trasversale incurante di ogni eventuale merito
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    00 18/04/2013 19:36
    Ci sono stati tagli negativi come positivi, il problema è che spesso si fa passare per cultura propaganda politica di basso livello, non a caso nei miei post precedenti citavo argomenti cari alle mie professoresse le quali, qualche decennio fa, andavano a bruciare i reggiseni per strada...

    La verità è che c'è un volere politico molto preciso ( sul quale si tace ), che non vuole creare laureati che usino la testa, e che li spinge verso una politicizzazione a senso unico distogliendoli da ogni forma di professionalità.


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    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

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    « Pallida no ma più che neve bianca
    che senza venti in un bel colle fiocchi,
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    Costantinus
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    00 18/04/2013 21:00
    Comunque la parola "storia" deriva dal latino "historia", a sua volta direttamente derivante dal greco "historein", verbo usato per la prima volta da Erodoto per le sue Storie. "Historein" significare ricercare, conoscere, quindi nella sua forma più pura la storia è sinonimo di conoscenza [SM=g8144] .

    ___________________________________________

    "Vi abbiamo insegnato a distinguere se (i legionari che incontrerete) sono delle reclute o se sono veterani. Se sono reclute potete provare ad affrontarli; se sono veterani tiragli addosso tutto quello che avete e scappate il più in fretta possibile." (discorso di Flavio Giuseppe ai suoi soldati)

    "A nessuno capita qualcosa che non sia in grado di sopportare" (Marco Aurelio)

    "Se avessi avuto simili soldati avrei conquistato il mondo" (Pirro, riguardo i legionari romani)

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    00 18/04/2013 21:09
    Re:
    Costantinus, 18/04/2013 21:00:

    Comunque la parola "storia" deriva dal latino "historia", a sua volta direttamente derivante dal greco "historein", verbo usato per la prima volta da Erodoto per le sue Storie. "Historein" significare ricercare, conoscere, quindi nella sua forma più pura la storia è sinonimo di conoscenza [SM=g8144] .




    [SM=g8144] conoscenza e giudizio che parte sempre dalla ricerca, dal porsi le domande


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    Xostantinou
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    00 22/04/2013 15:16
    Re:
    Archita, 10/04/2013 13:25:

    la Storia di solito è scritta dai vincitori del momento e sopratutto la Storia divulgativa per il pubblico non specializzato a cui si intende stabilire una visione del mondo e un insieme di valori ideologici,morali e religiosi tale da giustificare l'assetto del presente e influenzare azioni e assetti futuri ( chi ha il presente possiede il passato e chi possiede il passato possiede il futuro ). In tal caso è evidente una forte lettura ideologizzata sopratutto di avvenimenti storici relativamente recenti come la Seconda Guerra Mondiale del cui esito ha determinato un assetto di cose a tutti i livelli dell'organizzazione sociale ed economico. Un altro esempio classico è la rilettura recente del risorgimento italiano che mette in discussione consolidate certezze sul modello piemontese ed unitario in confronto con modelli alternativi distrutti dalla Storia.

    Ovvio che la storiografia specializzata e tecnica nel corso del tempo ha sviluppato riletture di notevole pregio ma di solito ad uso e consumo degli specialisti e singoli privati che si informano a proprie spese. In tal caso ad esempio già si stavano elaborando studi approfonditi sul fascismo italiano dopo le superficialità dannose di Benedetto Croce ma De Felice ha avuto il merito di far uscire dall'alveo degli studi tecnici un nuovo modo di studiare il fascismo al grande pubblico con effetti del fulmine a ciel sereno a livello politico e sociale.



    Appunto questo è il concetto cardine...la Storia, oggi più che mai, è politica. Chi governa la politica (in italia già lo si fa da decenni) decide cosa e come vada insegnato a scuola, e la formazione scolastica è quella che forma le menti dei bambini e dei ragazzi che saranno i cittadini elettori del futuro.
    Rendiamoci conto che in questo paese esiste ancora il concetto di "storia patria", ovvero una visione della storia ad esclusivo uso e consumo del mito patriottico privo di una analisi critica degli avvenimenti storici, pena altrimenti l'accusa di "antipatriottismo"...e scommetto che non c'è un solo italiano disposto a non esecrare la Germania qualora a livello istituzionale e sociale vi fosse una specie di "tacito accordo" sul tacere o minimizzare i lati negativi (praticamente tutti o quasi) del periodo nazionalsocialista perché altrimenti sarebbe un atteggiamento "antipatriottico"...(quando si dice il doppiopesismo ipocrita).
    [Modificato da Xostantinou 22/04/2013 15:18]



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    "Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
    So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
    Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
    Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

    "La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

    "Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
    E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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    00 22/04/2013 17:43
    Re: Re:
    Xostantinou, 22/04/2013 15:16:



    Appunto questo è il concetto cardine...la Storia, oggi più che mai, è politica. Chi governa la politica (in italia già lo si fa da decenni) decide cosa e come vada insegnato a scuola, e la formazione scolastica è quella che forma le menti dei bambini e dei ragazzi che saranno i cittadini elettori del futuro.
    Rendiamoci conto che in questo paese esiste ancora il concetto di "storia patria", ovvero una visione della storia ad esclusivo uso e consumo del mito patriottico privo di una analisi critica degli avvenimenti storici, pena altrimenti l'accusa di "antipatriottismo"...e scommetto che non c'è un solo italiano disposto a non esecrare la Germania qualora a livello istituzionale e sociale vi fosse una specie di "tacito accordo" sul tacere o minimizzare i lati negativi (praticamente tutti o quasi) del periodo nazionalsocialista perché altrimenti sarebbe un atteggiamento "antipatriottico"...(quando si dice il doppiopesismo ipocrita).



    Per quanto riguarda la scuola, esistono ancora strascichi risorgimentali ma ti posso assicurare che di nazionalismo ( la sua distorsione, perché il patriottico non falsa la storia ), ce n'è sempre meno. All'università poi è tutto il contrario. E' moda oggi screditare ( e non legittimamente criticare ), qualsiasi forma di "italianità", su una scia politica precisamente orientata. Siccome poi mancano inevitabilmente i contenuti poiché chi critica è più delle volte, come ho detto, incompetente ( ho seguito un corso sulla dominazione italiana in Etiopia, un pianto ), non sono i fatti a rimanere, quanto l'attacco e la polemica che non è Storia, bensì hýbris.

    Riguardo ai "Germani" in generale, simpatizzo ampiamente con ciò che sostieni, però è anche vero che questo non è solo un problema italiano, il quale, anzi, è a mio avviso nettamente minoritario. Ad esempio in Polonia e nell'Europa orientale in genere la cultura germanica è volutamente ignorata e disprezzata, mentre gli Americani ricordano a proposito della Germania solo la WWII e qualcuno di loro è pure nazista. Considerando la storia italiana nel suo insieme mi sembra che il nostro paese sia molto più aperto nei confronti della cultura germanica di quanto le nostre vecchie retoriche ci abbiano imposto. Fra l'altro l'Italia nel mondo continua a subire altrettante forme di discriminazione e di devalorizzazione, anche volentieri dall'area germanica, fermo restando che sto parlando soprattutto di concezioni diffuse nei livelli "bassi", non adeguatamente istruiti, che pure fanno opinione.
    E tutto questo mi dispiace molto, perché dopo la cultura greca sono state quella latina e quella germanica a costruire l'Europa, e mi si stringe il cuore quando dico a un tedesco che il suo paese ha una storia stupenda e mi sento rispondere che non è vero "wegen Hitler". All'ingoranza sulla storia italiana ho fatto abitudine.

    Le forme di discriminazione e di distorsione del passato ci sono ovunque Xostantinou, l'Italia è meglio di quanto credi, fidati.
    [Modificato da Legio XIII gemina 22/04/2013 18:45]


    « ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

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    « Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

    Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


    « Pallida no ma più che neve bianca
    che senza venti in un bel colle fiocchi,
    parea posar come persona stanca:
    quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
    sendo lo spirto già da lei diviso,
    era quel che morir chiaman gli sciocchi:
    Morte bella parea nel suo bel viso. »

    Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


    « Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

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    « Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

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    00 22/04/2013 19:15
    Mah, io ho spesso e volentieri sotto gli occhi il contrario e se, in ambito accademico, riscontro fortunatamente molto spesso una buona dose di obiettività (non sempre e non ovunque), altrettanta faziosità trovo invece nelle fasce inferiori dell'istruzione, a fare degnamente il paio con quanto vedo sia nel mondo politico e dei media, che nel comunissimo italiano medio.

    Comunque non solo la Germania, in un po' tutto il mondo sono duri a morire gli stereotipi sugli italiani "mafia e pizza", ma così come anche in italia vi sono stereotipi sugli altri popoli...ma non possiamo finire a parlare sempre di quelli perché alla fine è come se dessimo ragione ai media quando all'estero mettono in risalto più una cosca mafiosa di origine italiana di un team di ricercatori italiani che in quel paese contribuisce all'innovazione, così come in italia si dà più peso alla criminalità degli extracomunitari di tanti esempi di onestà ed integrazione.
    Riassumendo, sto parlando di una cosa ben più "alta" dell'opinione comune (visto che l'istruzione, soprattutto storica, un po' ovunque è snobbata da studenti ed insegnati delle scuole dell'obbligo), bensì dell'obiettività storica a monte...insomma, se alla gente comune non interessa sapere nulla di storia, me ne frega poco, per me è ben più grave l'obiettività, o al contrario la strumentalizzazione, che chi della Storia e della sua divulgazione si occupa, abbraccia come principio.



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    00 22/04/2013 20:43
    Lo so, ma i pregiudizi sulla storia tedesca in Italia derivano ormai in minima parte dal nazionalismo, più che altro è una scusa per mantenere spauracchi a scopo politico. La mia osservazione partiva dalla tua legittima stoccata all'atteggiamento che in Italia abbiamo nei confronti del nostro fascismo, e di quanto i Tedeschi siano stati per noi ( e non solo ) una grande "risorsa morale".
    Da qui la mia critica a chi utilizza la storia a scopo politico ( per l'unica immortale ragione, il denaro ), sempre e comunque. Personalmente non ho alcun problema ad accettare i crimini italiani di guerra in Africa e nei Balcani, ciò non influisce certo sul mio orgoglio italiano o sulle mie scelte politiche, visto che reputo quegli eventi contestuali ad un periodo storico e li valuto nel pieno dell'obiettività. E dirò di più, penso che molto neofascismo italiano derivi dal martellamento antifascista e caccia alle streghe continuo nelle scuole. Posso dire di essere stato emarginato e chiamato fascista tante volte solo per aver espresso delle legittime opinioni quali, ad esempio, che l'immigrazione clandestina è per definizione illegale ( questo addirittura dai professori ). Poi vado all'università è trovo manifesti interni alla facoltà con un disegno di partigiani armati di fucili mitragliatore dentro la stessa università con su la scritta "l'università è antifascista" ( scritta giusta, ma non con i fucili a fianco ); come anche ospiti della facoltà che vanno dicendo con orgoglio di aver compiuto atti di violenza considerati terroristici dallo stesso PC ( dal quale erano stati per questo motivo espulsi ) e vedere l'aula applaudirli. Questa è una grande violenza che mi disgusta nel più profondo dell'animo e che mi fa veramente vergognare di essere italiano.
    [Modificato da Legio XIII gemina 22/04/2013 20:51]


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    00 22/04/2013 22:37
    Sinceramente anche a me dà il voltastomaco questo eccesso dall'altra parte della barricata.



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    andry18
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    00 22/04/2013 23:01
    ma beati voi, diciamo che le nostre situazioni si compensano...da me dove ti giri ti giri c'è qualche manifesto inneggiante una terza guerra mondiale per riconquistare istria, dalmazia e territori limitrofi...ma lol xD


    "Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

    "Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

    "You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

    "ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

    "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
    L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

    http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
    https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
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    Re:
    Xostantinou, 22/04/2013 22:37:

    Sinceramente anche a me dà il voltastomaco questo eccesso dall'altra parte della barricata.



    Se mi spieghi quale eccesso da quale parte e quale barricata...

    Penso di pretendere la politica fuori dalle scuole e dalle università, niente di che.


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    00 22/04/2013 23:19
    Intendo il fatto che una fetta non indifferente della scuola italica sia diretta da ex-sessantottini che l'hanno usata per proseguire le proprie battaglie politiche.
    Concordo assolutamente sulla necessità di depoliticizzare la scuola, anche perché così facendo si risolverebbe la questione della politicizzazione dell'insegnamento della Storia.



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    Per spalancare la murata porta d'Oro;
    E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
    Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
    Cercherò riposo sui miei antichi confini."

    "Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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