Ci furono più casi, riferiti da Livio, di padri comandanti che puniscono i figli che non rispettano gli ordini ma vincono, quasi sempre singoli duelli o al massimo compiono razzie contro il nemico. In alcuni casi, rari, il padre fu spinto a perdonare l'insubordinazione, furono più frequenti i casi di padri che condannarono a morte il proprio figlio per aver preso iniziative senza permesso, nonostante la vittoria riportata nel duello o il bottino ottenuto. Poi bisogna vedere quante di queste notizie siano vere, può essere capitato una, due volte e poi la tradizione volta ad esaltare il rispetto e la disciplina dei tempi andati ha fatto proliferare i casi registrati, in questi eventi Livio ci sguazzava (come la dedicatio di Decio Mure che da un caso singolo divenne tradizione di famiglia con padre e figlio che a distanza di anni si consacrano agli dei inferi per permettere la vittoria).
Meglio vittoria casuale o sconfitta onorevole?
Credo che in cuor loro preferissero la prima, ma che poi esaltassero la seconda per temprare le giovani generazioni. Insomma la legge è legge, se ricevete l'ordine di non combattere, non si combatte, altrimenti c'è il boia. Rispetto per la disciplina e per chi detiene il comando credo che valessero più della vittoria. Del resto i casi segnalati erano relativi a duelli singoli tra guerrieri o razzie di bottino, cose tutte che anche se non compiute non cambiavano il corso della guerra. Penso che volessero inculcare nelle giovani teste calde l'importanza del rispetto per i propri superiori e la disciplina, cose che poi servivano anche nella vita di tutti i giorni.
Del resto se il comandante dava il permesso, anche il duello singolo era ben accettato, come i casi di Corvino e Torquato dimostrano.
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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)