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Knights of Honor

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2012 20:13
26/07/2010 20:08
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Ecco qui un AAR a capitoli sulla mia splendida campagna con l'Impero d'Oriente partendo nel 1200!.




Capitolo I: Guerra Latina

Agli inizi del 1200 nell'Europa Orientale il vecchio Impero Bizantino, unico erede di Roma, cessò di esistere. Precisamente nel 1204 la crociata capitanata dal Marchese del Monferrato espugnò la Regina di tutte le città dividendone così i domini. Ciò che rimase della parte europea fu divisa in Impero Latino, Ducato di Salonnico ed Atene, mentre nella parte Asiatica continuarono ad esistere l'Impero Niceno ed il regno di Trebisonda.
Con il passare degli anni l'Impero Latino arrivò ad estendere la sua autorità sui due sopraccitati ducati, che sottomise in qualità di vassalli, dopodiché rivolse il suo sguardo all'Impero Niceno, dove l'Imperatore Alessandro era appena succeduto all'ignavo padre, deceduto già in anziana età.
Il nuovo Imperatore, grande economista con una buona educazione militare, si trovò a gestire una situazione molto difficile. Le casse imperiali non erano di certo stracolme, e le città prive di grandi strutture difensive. Trovò la soluzione più rapida nel commercio: si aprì ai grandi regni musulmani dell'oriente, a lui non particolarmente invisi, e dai contatti con questi mercanti si assicurò entrate cospicue.
Nelle tre grandi città in suo possesso, Ankara, Antilyia e Nicea cominciò a costruire strutture adibite all'immagazzinaggio di grandi quantità di cibo, in modo da poter in futuro approvigionare i suoi eserciti. Mossa più che astuta fu trasferire l'intera corte ad Ankara, città lontana dalle possibili direttrici di invasione latine.
Diplomaticamente strinse un patto di non-aggressione con i Selgiuchidi ad est, mentre si assicurò l'alleanza di Trebisonda: in questo modo si trovò con le spalle completamente coperte per la guerra ad occidente. Questa tuttavia prese una piega indesiderata: il maresciallo Giorgios, braccio destro dell'Imperatore Baldovino di latinia, passò con una cospicua forza di coscritti lo stretto del bosforo ed arrivò a minacciare Nicea.
Non potendosi assentare dalle sue impellenze politiche anche Alessandro delegò il suo Maresciallo, Kostantinos, alla guerra, affidandogli una piccola forza raccolta dalle campagne di Ankara ed Antilyia, formata solamente da coscritti.
Con una marcia massacrante Kostantinos coprì la distanza tra Ankara e Nicea in tempo per unirsi ai pochi difensori, ma tutto ciò andò a suo sfavore: la fretta non permise al generale di approvigionare al meglio il suo esercito, che arrivò a destinazione quasi a corto di viveri e non trovò nella città cibo a sufficienza per soddisfare il suo fabbisogno.
La battaglia fra Giorgios e Kostantinos fu massacrante, e si risolse con una netta vittoria del Latino. Si narra che Alessandro, quando venne a sapere della disfatta nella nuova sala del trono, si chiuse nelle sue stanze ad elaborare un piano e non ne uscì prima di due settimane.
Il terrore era diffuso tra gli alti ranghi dell'Impero, che dopo aver perso la propria capitale si vedeva il nemico piombare nei restanti territori, e ciò fu alimentato anche dalla scoperta di una spia nemica infiltrata nella corte reale: in un atto di nobiltà Alessandro lo liberò, proibendogli di rimettere piede nei territori niceni.
Ad Ankara, terminata la costruzione delle strutture per l'approvigionamento, diede l'ordine di costruire immediatamente una fabbrica di spade: le entrate, grazie alla politica fortemente mercantilista, erano molte e costanti, ma mancavano le strutture basiche per armare un esercito degno di tal nome, soprattutto dopo il grande sforzo profuso poco tempo prima per assoldare l'esercito di Kostantinos.
Antylia intanto fu fortificata con mura in legno e posti di guardia: secondo i più probabili piani Giorgios avrebbe dovuto attaccare Antilyia per isolare la corte reale. Le procedure di rafforzamento dell'esercito tuttavia risultarono macchinose e lente, per via della poca popolazione delle due provincie rimaste e della naturale lentezza di costruzione degli armamenti, per cui l'Imperatore Alessandro arrivò a fare qualcosa che non avrebbe mai voluto fare prima: si offrì in vassallaggio a Baldovino.
Questi rifiutò, annunciando di volerlo annettere, e ciò non fece che aumentare la determinazione dei Niceni, feriti nell'orgoglio.
I mesi passarono e finalmente ad Ankara si arrivò a reclutare un esercito grande quanto quello del maresciallo Giorgios alla presa di Nicea formato da spadaccini ben addestrati. Non appena l'armata fu ultimata e le salmerie furono ben rifornite compì una mossa assolutamente inaspettata, montò a cavallo e prese il comando dell'esercito, lasciando alla moglie incinta del suo primo figlio la reggenza di Ankara.
L'invasione di Nicea fu strategicamente esemplare: svincolato da esigenze logistiche, in quanto l'esercito aveva rifornimenti per una marcia ben più lunga del necessario, penetrò nella regione da un varco meridionale, in modo tale da aver spianata dinanzi a se la strada per Nicea e per tutti gli stabilimenti agricoli.
Alessandro non aveva però intenzione di saccheggiare nulla: fondamentale era l'alleanza dei lealisti niceni in zona, da sempre invisi alle ingerenze latine: riuscì a mettersi in contatto con il Bandito Leonos, a capo di una nutrita schiera di contadini scontenti. Insieme assaltarono improvvisamente Nicea, che si fece trovare stranamente impreparata.
Dopo un rapido assalto le difese caddero e l'Imperatore poté entrare nella sua vecchia capitale. Sorprendentemente lasciò la corte ad Ankara, ma non si recò lì: rimase alla testa dell'esercito in città, come meditando mosse future. Ad Ankara ed Antilyia le infrastrutture belliche erano state completate e in questo modo Alessandro si trovò ad avere le spalle completamente coperte in caso di una sua sconfitta. Ora erano certamente più pronti ad uno scontro armato su grande scala.
Svernò a Nicea, studiando l'invasione della Tracia e reclutando soldati nelle altre sue regioni, fino a quando non venne colto di sorpresa da una notizia del tutto inaspettata: Baldovino alla testa di un esercito non troppo grande aveva varcato il Bosforo. Colse al volo l'occasione.
I soldati erano perfettamente riposati ed approvigionati, e non appena Baldovino si fu allontanato dalle navi per puntare alla volta dei campi da saccheggiare ad est Alessandro lasciò Nicea per marciargli contro.
Non volle affrettare i tempi, consapevole dell'importanza dello scontro, e la marcia fu inframezzata da pause durante le quali i due eserciti si accamparono per recuperare le energie. Baldovino si accorse del movimento dell'antagonista e marciò a testa bassa contro la sua armata, permettendogli così di scegliere il luogo della battaglia.
Alessandro, pur non essendo uno straordinario stratega e trovandosi a 50 anni a combattere la sua prima battaglia, si comportò come da manuale: scelse una posizione rialzata ed attese i nemici.
La battaglia fu davvero breve: Baldovino fece avanzare i suoi arcieri, mentre con un distaccamento di fanti cercava di aggirare la collina. Alessandro rispose con semplicità allarmante: caricò con tutto l'esercito il centro nemico, avendo la meglio in poco tempo e lasciando isolati i fanti a destra. Di fronte a tutto ciò l'imperatore latino ordinò la ritirata.
Con le forze decimate Baldovino fuggì alla volta del porto più vicino, ma la posizione non gli fu favorevole: in breve Alessandro gli fu addosso ed ingaggiò una feroce battaglia, da cui nessun latino uscì vivo. Nessuno si sarebbe aspettato quest'epilogo solo qualche anno prima, ai tempi della presa di Nicea.
Sul trono di Bisanzio salì il giovanissimo Laurens, figlio di Baldovino neppure maggiorenne. Era privo della forza necessaria per governare un regno tanto in crisi, e tutti si aspettavano un'imminente invasione della Tracia. Ma Alessandro, forse compiendo un errore magistrale, offrì al giovane imperatore una scappatoia: se si fosse dichiarato suo vassallo avrebbe potuto mantenere il controllo su Bisanzio.
Laurens, ben consigliato dalla corte bizantina, accettò di fretta, e così l'Imperatore Alessandro, stremato forse dagli anni di assenza dalla sua corte e dalla famiglia, fece ritorno ad Ankara, che ritrovò fiorente, prospera e notevolmente ingrandita: grazie alla sapiente gestione dell'ingegniere Leo ora l'armeria aveva l'armamento giusto per armare la Fanteria Romana, la stessa fanteria che aveva dato all'Impero bizantino la forza di dominare l'europa per secoli.
Con la fine della guerra Alessandro lasciò una Costantinopoli ormai ridotta a suo vassallo ma che non osava ancora toccare, forse per via della sua leggendaria inespugnabilità o per la paura di non poterla mantenere con le armi, ed i ducati di Salonnico ed Atene ormai liberi e deboli, pronti, insomma, ad essere assoggettati.
[Modificato da TGD5511 26/07/2010 20:09]


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"Per garantire che resteremo sempre uniti, che parleremo sempre con un'unica voce e che agiremo con un'unica mano la Repubblica dovrà cambiare. Dobbiamo evolverci, dobbiamo crescere. Siamo diventati un Impero di fatto, diventiamo un Impero anche di nome!
Siamo il primo Impero Galattico!
Siamo un Impero che continuerà a essere governato da questo nobile consesso!
Siamo un Impero che non ripeterà i maneggi politici e la corruzione che ci hanno feriti così profondamente!
Siamo un Impero che sarà governato da un unico sovrano eletto a vita!
Siamo un Impero governato da una maggioranza!
Un Impero governato da una nuova costituzione!
Un Impero di leggi,non di politici!
Un Impero votato alla salvaguardia della società onesta. Di una società unita e sicura!
Siamo un Impero che durerà diecimila anni!"

Discorso di Creazione dell'Impero, 19 BBY
Imperatore Palpatine



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