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Eserciti dell' età Napoleonica: la Grande Armée

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2010 17:56
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Tattiche, organizzazione e uniformi
Apro questo topic nella speranza che interessi tutti gli utenti del forum e che ci sia il contributo di chi ha informazioni sull'argomento. Il topic è incentrato sull' esercito francese in quanto posseggo libri e monografie che possono dare un decisivo contributo alla discussione; se la cosa procede bene e interessa si apriranno topic relativi agl'altri eserciti. [SM=g8335]
Ho deciso di pubblicarlo qui perchè può essere fonte d'ispirazione per tattiche da adottare nel gioco, sia a livello tattico sia strategico, per delle mod, oltre ovviamente la semplice conoscenza. Questa l'introduzione, vista l'ora rimando a domani le prime pubblicazioni [SM=g8144]
26/03/2010 13:51
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Attendo con trepidazione, sono curioso di sentire le tattiche della Grande Armée ^^
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"Spòsati: se trovi una buona moglie sarai felice, se ne trovi una cattiva, diventerai filosofo." Socrate.

"Voltaire disse: "Se Dio non ci fosse, bisognerebbe inventarlo". Allora Diderot gli rispose: "E' appunto quello che hanno fatto."
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Beh giusto per fare "concorrenza" io ed Arthur Wellesley potremmo postare quelle del British Army giusto per far vedere le differenze di utilizo ed impiego [SM=g8113]
[Modificato da Lt.Col. Richard Sharpe 26/03/2010 15:46]


"D'ora in poi seguirete tre regole.Soltanto tre,ma violatene una,ed io vi anniento.
Nessuno di voi ruberà qualcosa senza il mio permesso.
Nessuno di voi si ubriacherà senza il mio permesso.
E quando avvisteremo il nemico vi batterete come bastardi.E' chiaro?"

Richard Sharpe alla compagnia di superstiti del 95° Fucilieri,Spagna Inverno 1809
Da Sharpe's Rifles di Bernard Cornwell

26/03/2010 16:50
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Tattiche a livello di corpo d'armata
Anche se non esistono 2 battaglie identiche, a causa dell' enorme varietà di fattori che possono entrare in gioco, si può comunque delineare una tipica sequenza di azioni militari a livello di corpo d' armata. Molte battaglie napoleoniche cominciavano con un'intenso cannoneggiamento di artiglieria, a seconda dei casi su tutta la linea o usando batterie concentrare come a Jena, l'obbietivo è abbastanza ovvio: fare vittime e minare il morale del nemico (cose presenti nel gioco). Sotto questa copertura la fanteria leggera francese iniziava ad avanzare per occupare la "terra di nessuno". Parti dei corpi di cavalleria venivano inviati per attirare e ingaggiare gli squadroni avversari, se la cavalleria francese aveva la meglio si lanciava alla carica contro la fanteria, costringendo quest' ultima a formare un quadrato. Quest' ultimo, se formato in tempo, sarebbe stato spezzato difficilmente e avrebbe quindi respinto la carica; ma questa formazione era molto vulnerabile ai colpi dell' artiglieria a cavallo francese che, una volta che la cavalleria francese retrocedeva per riorganizzarsi o semplicemente si apriva avendo effettuato una finta, apriva il fuoco a bruciapelo aprendo delle vere e proprie voragini nella formazione nemica. Questa tattica funziona abbastanza bene anche nel gioco, anche se spesso l' AI si dimentica della formazione a quadrato, la uso anche quando sono in inferiorità numerica per attirare parte delle forze avversarie lontano dal mio contingente principale, in questo modo evito l'accerchiamento e intanto stanco e causo vittime ad una parte dell' esercito nemico che si affanna a rincorrere la mia cavalleria leggera (Ussari e Chasseurs à cheval sono i migliori, tenete sempre pronti la cavalleria pesante o i lancieri per sfruttare le occasioni come un'unità rimasta isolata) Tutte queste operazioni non erano altro che delle diversioni che avevano il compito di tenere sotto pressione il nemico mentre le colonne di fanteria francese avanzavano nascoste dal fumo e dal fragore della battaglia (purtroppo questo fattore non è presente nel gioco). Le colonne francesi si dispiegavano a circa 100 metri dal nemico disponendosi in linea, sparavano diverse scariche e caricavano con la baionetta, nella speranza d raggiungere il nemico ancora in quadrato (con potenza di fuoco frontale ridotta) o meglio ancora mentre tentava di ricostituire le linee. Ovunque il nemico cedesse la cavalleria leggera francese scattava in avanti per sfruttare il successo per trasformare una ritirata in una fuga precipitosa (Caricate le unità in rotta che hanno ancora la bandierina così siete sicuri che non ritorneranno). Tutti i corpi d' armata coinvolti nell'azione conducevano attacchi simili fino a quando il nemico non era "preparato" allora le riserve francesi (la giovane e la vecchia guardia e i granatieri di linea sono le unità ideali) danno il colpo di grazia al nemico attaccando in un settore ben localizzato. Infine la cavalleria di riserva di Murat si lanciava all' inseguimento [SM=g8336]
[Modificato da Re Leonida 26/03/2010 16:51]
26/03/2010 16:53
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Re:
Lt.Col. Richard Sharpe, 26/03/2010 15.45:

Beh giusto per fare "concorrenza" io ed Arthur Wellesley potremmo postare quelle del British Army giusto per far vedere le differenze di utilizo ed impiego [SM=g8113]



Certamente! [SM=g7792]


26/03/2010 17:46
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Complimenti Leonida bel post :-) Si potrebbe unire all'altra in evidenza "Napoleon: Total War Strategy Guide" oppure mettere in evidenza anche questo.


Beh giusto per fare "concorrenza" io ed Arthur Wellesley potremmo postare quelle del British Army giusto per far vedere le differenze di utilizo ed impiego



Ottima idea XD Più che disponibile.

Posso già affermare da subito che il vantaggio della fanteria inglese contro quella francese (e non solo) oltre all'addestramento era il dispiegamento su 2 sole linee. Questo fattore ad una prima analisi può essere assurdo ma in realtà non lo è affatto. Oltre che a far sembrare il fronte nemico (Inglese) molto debole e facile da mandare in rotta c'era il vantaggio che tutti i moschetti potevano fare fuoco e che soprattutto il fuoco di plotone era micidiale.

Inoltre c'è da dire che uno schieramento su 2 linee è molto meno soggetto al fuoco dell'artiglieria e si hanno molte meno perdite.

Al contrario della fanteria francese che prediligeva lo schieramento a colonna. Nulla togliendo a questa formazione, perchè difatti se si arrivavs al combattimento alla baionetta (predilizione dell'arte militare francese) rompeva in due tronconi il fronte nemico seminando morte e paura

Io stesso uso questa tattica contro la IA e in Multy e devo dire che funziona davvero. Aimè una pecca invece è quando si deve chiamare la formazione a quadrato, impiegando più tempo del solito. Ma se ordinato con giusto tempismo si può ovviare anche a questo fattore.

Saluti, Arthur Wellesley [SM=g8335]

[SM=g8144] [SM=g8144]
[Modificato da Arthur Wellesley 26/03/2010 17:48]
26/03/2010 18:06
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Lo Schwerpunkt
Do il mio contributo (probabilmente nel posto sbagliato) introducendovi ad un punto fermo di tutte le battaglie del periodo napoleonico: lo Schwerpunkt.

L'efficacia dell'idea di Schwerpunkt potrebbe apparire quasi paradossale, in primo luogo perché se ne è diffusa una concezione parziale che ne sminuisce la profondità (Joint Publication 1-02, Department of Defense Dictionary of Military and Associated Terms), in secondo luogo perché von Clausewitz, cercando una metafora che rendesse l'intero spessore della propria analisi, aveva mutuato il concetto dalla fisica, ma riportandolo in modo non propriamente esatto.

Leggiamo infatti nel libro 6, capitolo XXVII:

«[...] così come il centro di gravità si trova sempre là dove è concentrata la maggior parte della massa, ed ogni urto contro tale centro ha la massima efficacia sull'insieme, così deve avvenire in guerra e perciò l'urto più forte deve avvenire contro il centro di gravità».


In realtà baricentro, centro di massa e centro di gravità di un corpo coincidono solo quando questo ha densità uniforme, o la distribuzione della materia del corpo ha alcune caratteristiche di simmetria, ed esso si trova in un campo gravitazionale uniforme: ad esempio in un boomerang il baricentro si trova dove non c'è massa, al di fuori esso.

Di fatto, il principale aspetto sottinteso alla scelta dell'analogia "fisica" ci serve a stabilire la priorità assegnata da von Clausewitz alla coesione rispetto all'annientamento: colpire lo Schwerpunkt provoca la definitiva ed irrimediabile perdita di coesione nel dispositivo nemico che è condizione necessaria e sufficiente all'incapacitazione dell'avversario e rende superflua la sua distruzione.

I limiti di questa metafora newtoniana ci possono comunque distrarre dalla fondamentale intuizione di von Clausewitz, tanto più che la "reductio ad unum" indotta da quell'avverbio "sempre", in realtà scompare quando von Clausewitz approfondisce ed articola l'argomento.

Prosegue infatti von Clausewitz nello stesso brano:

«Le forze armate di tutti i belligeranti, siano essi un unico Stato o un'alleanza tra Stati, hanno una certa unità e quindi una certa interdipendenza; e dove esiste questa interdipendenza si può applicare il concetto di centro di gravità. Analogamente, esistono all'interno di queste forze armate alcuni centri di gravità i quali per il loro movimento e la loro direzione, esercitano una certa influenza su tutti gli altri punti, e questi centri di gravità sussistono là dove le forze sono più concentrate. Comunque, così come nel mondo dei corpi inanimati, nel quale l'effetto sul centro di gravità ha la sua proporzione e i suoi limiti determinati dall'interdipendenza delle parti, così avviene in guerra».

Dunque il filosofo tedesco sta parlando di un sistema organizzativo complesso, con l'ntenzione di farci comprendere la necessità di focalizzare le nostre analisi sulle sue dinamiche funzionali, strutturali e ambientali, evitando dispersioni antieconomiche tanto della nostra intelligenza, quanto dello sforzo bellico. Concetto ripreso e ribadito con insistenza successivamente, ad esempio (libro 8, IX capitolo, dalla traduzione di Bollati e Canevari pag. 830, con qualche correzione mia):

«[...] due principi fondamentali investono tutto il piano di guerra e dominano su tutto il resto:

1. Riferire la potenza del nemico al minor numero possibile di centri gravitazionali e, se possibile, ad uno solo; limitare, analogamente, l'urto contro tali centri gravitazionali al minor numero possibile di azioni principali e, se possibile, ad una sola; infine considerare quanto più possibile in modo secondario ogni azione di carattere accessorio. In breve il primo principio è: concentrare al massimo l'azione.

2. Agire il più rapidamente possibile: quindi nessuna sosta, nessuna deviazione, senza motivi perentori».


Ovvero, uscendo dalla metafora "fisica", la realtà della guerra che von Clausewitz propone è un conflitto tra realtà organizzate come sistemi dinamici, complessi e sinergici composti di molte parti, ciascuna con un proprio centro di gravità. Precisando anche come sia necessario ottimizzare la traiettoria che porta il colpo verso lo Schwerpunkt, che non è necessariamente la linea più diretta, ma quella che lo raggiunge con la minore dispersione possibile di forze, e dunque segue i percorsi di minore resistenza.

E sulla natura dinamica della formazione dello Schwerpunkt, von Clausewitz è ancora più specifico:

(Libro 8, capitolo IV) «Ciò che la teoria può dire è quanto segue: è di non perdere mai di vista le relazioni predominanti tra gli Stati. Da esse si forma un preciso centro di gravità, un punto focale di potenza e movimento, dal quale tutto il resto dipende, e contro questo centro gravitazionale dell'avversario deve venir diretto l'urto collettivo di tutte le forze».

Lo Schwerpunkt non è quindi in sé una risorsa, né una fonte di forza o un elemento di debolezza, (come vorrebbe la dottrina americana), né più sinteticamente la fonte del potere di agire di un sistema, ma solo un astratto punto dove trovano il loro equilibrio istantaneo e mutevole le linee di forza vere e proprie degli elementi che compongono i sistemi coinvolti in un conflitto, sotto la loro reciproca influenza.

Tale punto astratto può venire a coincidere con una componente del sistema belligerante, che in questo modo diventa il suo "Schwerpunkt".

Non tutte le vulnerabilità critiche sono quindi Schwerpunkt e né lo sono tutte le "fonti del potere di agire" di un sistema: non riuscire ad individuare tra esse (o fuori da esse) lo Schwerpunkt principale può portare ad un'inutile dispersione di forze o una altrettanto inutile concentrazione di esse che ci renderebbe più deboli e vulnerabili in altri settori.

Le vulnerabilità critiche diventano linee di penetrazione privilegiate verso lo Schwerpunkt, e possono essere a loro volta Schwerpunkt di un sottosistema subordinato: tuttavia colpire una vulnerabilità senza aver individuato lo Schwerpunkt del sistema è un'inutile dissipazione di risorse.

Von Clausewitz è interessato all'effetto generato da un'azione e non dalle qualità o capacità intrinseche delle componenti che esercitano o subiscono questo effetto e data la sua ansia quasi angosciosa di minimizzare la brutalità della guerra cercando la più rapida decisione possibile, egli spiega che lo shock maggiore su un sistema in equilibrio si ottiene agendo là dove lo sforzo esprime il suo massimo risultato, ovvero sul suo baricentro.

Sempre nel libro 8, capitolo IV von Clausewitz fa uscire il concetto dalla sua affascinante astrattezza e compila un sorprendente elenco di possibili Schwerpunkt:

Alessandro, Gustavo Adolfo, Carlo XII, Federico il Grande avevano il centro di gravitazione nei propri eserciti: se questi fossero stati frantumati, la loro azione sarebbe stata bruscamente troncata. In Stati dilaniati da partiti interni, il centro è generalmente situato nella capitale; per i piccoli Stati che si appoggiano ad altri più potenti, il centro risiede nell'esercito di questi alleati. Nel caso di alleanze, risiede negli interessi comuni; nelle insurrezioni si trova nella persona dei principali capi e nell'opinione pubblica. È verso questi obiettivi che i colpi devono essere diretti».

Sorprendente solo per chi ha poca familiarità con il pensiero di von Clausewitz, per il quale opinione pubblica e governo hanno lo stesso peso in guerra di un'armata.

Il metodo più efficace per incapacitare un avversario, privandolo della facoltà di ostacolarci nel raggiungimento dei nostri scopi, è quindi quello di colpirne il punto baricentrico del sistema strutturale, che può essere il più diverso a seconda delle circostanze: l'individuazione dello Schwerpunkt è il compito essenziale del Leader, la principale espressione del suo genio o, eventualmente, della sua incapacità.

D'altra parte, la corretta individuazione del proprio Schwerpunkt è altrettanto preziosa perché permette all'organizzazione di comprendere le proprie dinamiche, mantenendone le componenti in equilibrio e quindi permettendo loro di esercitare lo sforzo comune nel modo più economico ed efficace: perché non va dimenticato che uno Schwerpunkt deve essere considerato anche nella sua funzione attiva, capace di decisivo potenziale offensivo.

Coerentemente, von Clausewitz non privilegia né distingue nella sua analisi un livello particolare della guerra per lo Schwerpunkt: livello strategico, operazionale o tattico hanno ciascuno i propri, e come tali sono in relazione tra loro.

Gli antecedenti dell'idea clausewitziana di Schwerpunkt sono antichi e possono essere fatti risalire all'origine stessa del pensiero occidentale, fino alla cosmologia di Anassimandro. Tuttavia questa profonda radice storica non ci esime dal riconoscere l'originalità feconda del pensiero clausewitziano e dal constatare come, dopo quasi 180 anni di discussioni e fiumi di inchiostro, di esso ci rimanga ancora molto da esplorare.




Nella prossima puntata, l'individuazione dello Schwerpunkt


EDIT mi è venuto un pò lunghino [SM=g8207]
[Modificato da horadryn 27/03/2010 10:13]
27/03/2010 10:13
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L'individuazione dello Schwerpunkt
La complessità e l'astrattezza del concetto di Schwerpunkt non ne hanno agevolato la corretta diffusione, tanto più che, coerentemente con l'impostazione generale del proprio lavoro, von Clausewitz non ci ha fornito indicazioni pratiche su come svolgere il compito forse più importante per un Leader sul campo: ovvero l'individuazione dello Schwerpunkt.

Il significato stesso di Schwerpunkt si è andato quindi spontaneamente adagiando su un contenuto più immediatamente metabolizzabile e, seppure diverso, non discordante dall'originario: quello di fonte del potere di agire di un sistema, e, analogamente, all'individuazione dello Schwerpunkt si è sostituita l'individuazione delle criticità.

Questa comprensibile semplificazione, uno dei cui effetti sono ad esempio l'analisi SWOT (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats) e l'analisi delle criticità, ha però depotenziato la forza analitica dell'idea clausewitziana.

L'individuazione dello Schwerpunkt in sé è un'arte, che non può essere tradotta in un'analisi quantitativa, ma sarà sempre oggetto, al più, di un esame qualitativo, e come tale sottoposto agli inevitabili, imperscutabili ondeggiamenti del giudizio.

Ci sono sistemi altamente complessi e intrinsecamente fragili che possono essere incapacitati agendo indifferentemente su vari Schwerpunkt.

Altri, più primitivi e semplici, sono più resistenti e continuano a funzionare indipendentemente da uno shock sullo Schwerpunkt, e potrebbero essere considerati addirittura senza un vero e proprio Schwerpunkt, tanto da richiedere per incapacitarli uno sforzo prossimo alla distruzione.

Altri ancora sono reattivi, ovvero, traslano se stessi nell'imminenza di un colpo o sono in grado di rigenerarsi o di proteggersi in altro modo con immediatezza.

Altri, infine, hanno caratteristiche disseminative e rompere la coesione del sistema di insieme, colpendone lo Schwerpunkt, potrebbe causare una proliferazione dell'avversario o un aumento della sua virulenza.

Queste caratteristiche intrinseche degli Schwerpunkt sono ricavabili dagli assunti clausewitziani e per comprendere come avviene la loro individuazione dobbiamo seguire il processo mentale del comandante in capo –– per semplicità in una sua fase istantanea, date le caratteristiche di dinamicità degli Schwerpunkt -- assegnando al suo giudizio l'unico minimo comun denominatore e la sola unità di misura unificante possibile, e che quindi ci consente di indivduare lo Schwerpunkt di un sistema.

Questa analisi e si baserà sulle caratteristiche intrinseche della definizione di Schwerpunkt date da von Clausewitz.

Obiettivo: Lo Schwerpunkt esaminato è un obiettivo possibile, ovvero deve poter essere colpito con i mezzi offensivi a disposizione: questa variabile può essere considerata anche una valutazione della sua economicità intrinseca come obiettivo, ovvero della possibilità di colpirlo lungo una linea di minor resistenza.

Shock: un colpo contro lo Schwerpunkt genera potenzialmente uno shock sul sistema in virtù della sua crucialità ed interdipendenza all'interno degli elementi costitutivi del sistema. Nella valutazione di questa variabile deve essere considerato anche la probabilità che un inevitabile attrito possa ostacolare la propagazione dello shock.

Relazioni: lo Schwerpunkt ha relazioni con l'esterno e potenzialmente è in grado di influenzare anche l'avversario o altre entità esterne: questa valutazione è particolarmente importante quando sono preventivabili reazioni esterne.

Focalizzazione: lo Schwerpunkt è punto focale di potenza e movimento sia in se stesso che per l'intero sistema, le cui componenti derivano da esso in modo diretto od indiretto queste risorse.

A ciascun identificatore il Leader assegna un peso a seconda dell'importanza relativa che egli gli conferisce: nel caso in cui a suo parere tutti gli identificatori abbiano la stessa importanza, ad esempio, sarà il valore 1. Altrimenti questo moltiplicatore avrà valori diversi.

Analogamente, anche a ciascun possibile Schwerpunkt verrà assegnato un punteggio secondo una qualsiasi scala di valori, ad esempio da 1 a 10, che tradurrà la sua posizione relativa rispetto all'identificatore: valori molto bassi possono indicare che c'è stata un'errata valutazione nella scelta dello Schwerpunkt e potrebbero portare a scartarlo.

Con questi valori, il Leader "compila" una matrice per l'individuazione dello Schwerpunkt



Ogni valore assegnato a ciascuna variabile viene pesato con la costante relativa -- ad esempio: Ao x o -- e la somma dei valori così ottenuti crea una gerarchia tra gli Schwerpunkt, e sulla base di essa avverrà la decisione finale.
27/03/2010 11:14
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Ma l'hai preso da "Dalla Guerra" di Carl Von Clausewitz ?

Io l'ho letto quel libro e devo dire che è davvero "ostico". Bisogna leggerlo almeno 2 o 3 volte per capirci qualcosa.........

Almeno per chi non fà il militare per professione o gente comune come me.

Complimenti comunque. Interessante ;-)
27/03/2010 11:26
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www.warfare.it/strategie/individuazione_schwerpunkt.html

horadryn sarebbe più corretto mettere anche la fonte..... [SM=g8299] [SM=g8361]
[Modificato da LeonidaSA 27/03/2010 11:27]

"Teste alte, perdio! ...Quelle sono pallottole, non merda." (Lepic, colonello dei granatieri a cavallo della Guardia - Eylau 1807)

"Un ussaro che a trent'anni non è ancora morto è un vigliacco!" (Lasalle, generale della cavalleria leggera dell'esercito francese)
27/03/2010 11:34
La Fanteria di Napoleone

La composizione del corpo di fanteria in età napoleonica

L'unità minima che componeva il corpo di fanteria era la compagnia,composta da 40 a 100 uomini.Le compagnie erano raggruppate in battaglioni,che,durante lo scontro col nemico,allineavano al centro le compagnie di fucilieri e alle estremità le compagnie scelte:a sinistra quella dei volteggiatori e a destra quella dei granatieri.
La compagnia dei volteggiatori era composta da uomini di bassa statura,che si muovevano agilmente,sul campo di battaglia;la compagnia dei granatieri,invece,era costituita da uomini di alta statura e non era destinata a rimanere immutabile all'ala destra del battaglione ma,secondo le circostanze,poteva portarsi in testa alla colonna per trascinare gli altri dietro di sè,oppure,viceversa,disporsi in coda di colonna,per spingerli all'attaccoo formare un'ultima riserva dietro la quale un battaglione messo in difficoltà avrebbe potuto eventualmente riordinarsi.
L'unione di più battaglioni (da 2 a 8) costituiva un reggimento,mentre la brigata riuniva generalmente due reggimenti,talvolta tre,che manovravano sempre coordinati;l'insieme di due brigate formava una divisione.Il corpo di fanteria comprendeva non soltanto più divisioni,ma anche,come arma ausiliaria,un'artiglieria divisionale e alcune brigate di cavalleria leggera.


La disposizione in battaglia

La formazione principale di combattimento era il battaglione di nove compagnie:otto compagnie marciavano su due colonne pronte a dispiegarsi in linea,la nona compagnia era detta dei tiratori(tirailleurs) e si disponeva davanti le linee in ordine sparso,pronta a far fuoco sul nemico mentre avanzava.I fanti francesi, dal momento in cui,in periodo rivoluzionario,era avvenuta l'incorporazione di battaglioni dei volontari,aveva preso l'abitudine di attaccare il nemico facendosi precedere da coloro che,a causa d'insufficente istruzione,non sarebbero stati capaci di manovrare a lungo in ranghi serrati e che divennero così specialisti del combattimento individuale.
Difficilmente vulnerabili per la loro dispersione e temibili per il loro disturbo e la loro mobilità,questi "tiragliatori" attaccavo facilmente le truppe avversarie,immobilizzate dalla rigidità dei regolamenti militari.
[Modificato da Mex.8 27/03/2010 11:35]
27/03/2010 11:41
La Formazione A Quadrato
L'arma più temuta dai fanti era la cavalleria.Ogni unità di fanteria che si fosse lasciata sorprendere non serrata nei ranghi era destinata a essere annientata.
Il solo mezzo di tenere testa alla cavalleria era la formazione a quadrato.Napoleone aveva già sperimentato con successo in Egitto e a Marengo dei grandi quadrati che raggruppavano fino a 9 battaglioni.
Sotto l'impero,invece,i Francesi fecero ricorso al quadrato di un solo battaglione,molto più modesto ma molto più facile da formare.Per disporsi "a quadrato" il battaglione di fanteria si muoveva così: le due compagnie centrali restavano ferme difronte al nemico,mentre quelle suelle ali ripiegavano ai lati e sul retro,per colpire i cavalieri nemici mentre sfilavano sui fianchi della formazione.
27/03/2010 14:06
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GRANATIERI
sbaglio mancano i granatieri ed i lanceri inglesi??
ho sbaglio voi che dite a meno che l'esercito britannico non avevano in organico queste unità
27/03/2010 16:32
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Re:
LeonidaSA, 27/03/2010 11.26:

http://www.warfare.it/strategie/individuazione_schwerpunkt.html

horadryn sarebbe più corretto mettere anche la fonte..... [SM=g8299] [SM=g8361]




Ah si ottimo quel sito, ci ho passato sopra parecchio ore a leggere rileggere e ri-rileggere XD Molto interessante come sito....

Me lo rimetto nei preferiti :-)

Grazie [SM=g8335]
27/03/2010 16:36
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Re:
Mex.8, 27/03/2010 11.41:

La Formazione A Quadrato
L'arma più temuta dai fanti era la cavalleria.Ogni unità di fanteria che si fosse lasciata sorprendere non serrata nei ranghi era destinata a essere annientata.
Il solo mezzo di tenere testa alla cavalleria era la formazione a quadrato.Napoleone aveva già sperimentato con successo in Egitto e a Marengo dei grandi quadrati che raggruppavano fino a 9 battaglioni.
Sotto l'impero,invece,i Francesi fecero ricorso al quadrato di un solo battaglione,molto più modesto ma molto più facile da formare.Per disporsi "a quadrato" il battaglione di fanteria si muoveva così: le due compagnie centrali restavano ferme difronte al nemico,mentre quelle suelle ali ripiegavano ai lati e sul retro,per colpire i cavalieri nemici mentre sfilavano sui fianchi della formazione.




C'è da dire inoltre che il reggimento una volta raggiunto una grado molto elevato di addestramento ed esperienza, riusciva anche a muoversi durante la formazione a quadrato !!! Cosa davvero molto, molto difficile e soprattutto molto stancante sul piano fisico.

Bella discussione cmq ragazzi.... [SM=g8335] [SM=g8335]
[Modificato da Arthur Wellesley 27/03/2010 16:36]
27/03/2010 17:53
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Re:
Arthur Wellesley, 27/03/2010 11.14:

Ma l'hai preso da "Dalla Guerra" di Carl Von Clausewitz ?

Io l'ho letto quel libro e devo dire che è davvero "ostico". Bisogna leggerlo almeno 2 o 3 volte per capirci qualcosa.........

Almeno per chi non fà il militare per professione o gente comune come me.

Complimenti comunque. Interessante ;-)



Come dice Leonida, l'articolo l'ho preso da warfare.it, ma solo per comodità. Sono cose che ho studiato in accademia e che conosco abbastanza bene. Nicola Zotti oltre ad essere un ex commilitone è un riconosciuto esperto del settore e un ottimo scrittore, con buone capacità di sintesi (che a me mancano).

Il prossimo vedrò di scriverlo io [SM=g8207]


28/03/2010 12:03
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Re: Re:
horadryn, 27/03/2010 17.53:



[...] Sono cose che ho studiato in accademia e che conosco abbastanza bene. Nicola Zotti oltre ad essere un ex commilitone è un riconosciuto esperto del settore e un ottimo scrittore, con buone capacità di sintesi (che a me mancano).

[...]





piccolo OT:

Deduco quindi che tu sia un militare in carriera e per di più ufficiale, dato che hai studiato in accademia. . . Giusto ? [SM=g8335] [SM=g8335]


Saluti.

[Modificato da Arthur Wellesley 28/03/2010 15:42]
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giusto a metà. Sono uscito dall'esercito l'anno scorso. Ora faccio filigrana: molto più soddisfacente [SM=g8121]

Altro pezzo. Stavolta estratto dall'ottimo libro di David Chandlere "Le Campagne di Napoleone"


Il successo raggiunto da Bonaparte nella sua prima battaglia quale comandante in capo fornisce un’ottima occasione per un esame delle tattiche normalmente impiegate dagli eserciti rivoluzionari. Nel 1796 queste avevano ormai preso una propria impronta ed erano efficaci, ma per poterle apprezzare in pieno è necessario dare uno sguardo retrospettivo al caotico periodo iniziale della guerra della prima coalizione, quando semplici volontari ed armate federate, rinforzate da reparti di truppe regolari ereditate dall’Ancien Régime, dovevano fronteggiare la grande potenza militare delle monarchie europee. Dalla confusione dei primi combattimenti venne lentamente delineandosi e sviluppandosi un sistema di disposizioni tattiche sul campo di battaglia che, a tempo debito, sarebbe stato alla base delle gesta militari del più grande soldato d’Europa.

Ufficialmente, si supponeva che le armate francesi del 1791 si attenessero alle norme, alle esercitazioni ed alla disciplina Che erano state tratteggiate nel famoso Regolamento tattico emanato in quell’anno. Questo trattato, preparato durante il decennio precedente la Rivoluzione, prevedeva che si adottasse una combinazione delle tattiche lineari con quelle a colonna, a seconda delle necessità delle particolari missioni, della natura del terreno su cui si dovevano svolgere i combattimenti e delle caratteristiche dell’avversano. Vi era stabilito che la norma sarebbe stata rappresentata dal fuoco d’insieme di fucileria effettuato su tre righe, ma vi era consigliato anche l’impiego della formazione in colonna per l’avvicinamento finale. In pratica, tuttavia, la combinazione di queste evoluzioni risultò superiore alle capacità di manovra delle inesperte armate repubblicane.
Le prime formazioni di volontari, che cercarono di seguire alla lettera le istruzioni del regolamento, trovarono che le sottigliezze tattiche erano del tutto estranee alle possibilità del loro addestramento e della loro esperienza. Le evoluzioni richieste per portare una colonna di truppe a costituire una linea per un’azione di fuoco erano necessariamente complesse, come lo erano pure quelle occorrenti quando le linee dovevano avanzare o ritirarsi sotto il fuoco. Il risultato, del resto prevedibile, era la confusione più completa, seguita, nel cinquanta per cento dei casi, dalla fuga di una massa di sbandati che correvano all’impazzata per mettersi fuori portata delle cannonate che rombavano e delle pallottole di moschetto che fischiavano nell’aria. Le prime armate rivoluzionarie non avevano né la disciplina né l’addestramento richiesto per eseguire, ad una settantina di metri dal nemico, le evoluzioni tattiche con la necessaria precisione matematica. Anche il famoso slancio ed il coraggio delle nuove armate (spesso esagerati dai propagandisti contemporanei) risultarono essere un arma a doppio taglio. Da un lato potevano condurre ad attacchi sconsiderati, che si esaurivano con gravi perdite senza scopo; dall’altro, un improvviso rovescio poteva causare una reazione ugualmente violenta perché il coraggio della truppa ed il suo slancio potevano trasformarsi, in un attimo, in paura e fuga.

Nel 1792, dopo una serie di gravi rovesci, gli esperti militari francesi cominciarono ad accorgersi delle limitazioni della loro dottrina e consigliarono l’adozione di quella che potrebbe essere chiamata “la tattica dell’orda”. Divenne così norma costante il mandare avanti gli uomini più esperti e più abili nel tiro per dare origine a delle scaramucce (la cui azione di disturbo era stata appresa dal generale Lafayette e dai suoi volontari francesi durante la guerra d’indipendenza americana) mentre dietro lo schermo che così veniva a formarsi, la massa dei battaglioni di minor capacità, ammucchiata disordinatamente si preparava mentalmente a combattere o a fuggire. Dopo che i cannoni ed i fucilieri scelti avessero effettuato la loro opera di disturbo nelle linee nemiche, se tutto andava bene le colonne francesi si sarebbero buttate avanti in una serie di violenti assalti condotti con sciabole e baionette e, in molti casi, il nemico, stordito, si sarebbe ritirato sconfitto. Il generale Foy ha lasciato la seguente descrizione di un tipico combattimento del periodo rivoluzionario che, pur dipinto in tono romanzato, vale la pena di riportare per esteso:

« L’azione veniva iniziata da una massa di fucilieri, alcuni dei quali a cavallo ed altri a piedi, che venivano mandati avanti per un’azione generica, e non già minutamente predisposta; essi molestavano i nemici, sfuggendo con la propria mobilità al loro numero soverchiante e con la propria dispersione al tiro dei loro cannoni. Le perdite erano costantemente rimpiazzate affinché il fuoco non diminuisse d’intensità e venivano forniti anche considerevoli rinforzi per aumentarne l’efficacia.

« Era molto difficile che una forza schierata in battaglia avesse i fianchi protetti da posizioni inespugnabili e, comunque, vi si trovavano sempre dei punti deboli naturali o artificiali che favorivano l’attaccante; su questi punti i fucilieri avrebbero concentrato i loro sforzi: lo slancio e l’ispirazione erano raramente mancanti a quei tempi, tra truppe del genere. Una volta che il punto debole dello schieramento nemico era stato scoperto, su esso si esercitava lo sforzo principale. L’artiglieria ippotrainata si sarebbe precipitata al galoppo ed avrebbe aperto il fuoco sparando a mitraglia dalla minima distanza, mentre la massa di attacco si sarebbe spostata nella direzione indicata, con la fanteria avanzante in colonna per offrire il minor bersaglio al fuoco nemico e la cavalleria in reggimenti o squadroni pronta a far sentire il proprio peso in qualunque punto fosse stato necessario. Quindi, quando il grandinare delle pallottole o delle cannonate nemiche avesse cominciato a rallentare, un ufficiale, un soldato semplice od anche, spesso, il rappresentante del popolo, avrebbe cominciato a cantare l’Inno della vittoria. Il generale avrebbe issato sulla punta della spada il cappello con la grande coccarda tricolore perché potesse esser visto anche da lontano e servisse di guida per il concentramento delle sue valorose truppe; i soldati avrebbero preso a correre in avanti mentre quelli delle prime file avrebbero inastato le baionette ed i tamburi rullato la carica; il cielo avrebbe risuonato del grido di battaglia costantemente ripetuto da migliaia di voci: En avant! En avantI Vive la Republique! ».

La combinazione dei fucilieri in ordine sparso con le cariche dei battaglioni incolonnati erano certo molto confacenti al temperamento ed alle caratteristiche delle prime armate rivoluzionarie. Richiedeva una relativamente scarsa precisione da parte delle formazioni, utilizzando al massimo la spinta e l’ardore dei cittadinisoldati e spesso travolgeva le masse nemiche, indubbiamente più addestrate ma meno ispirate, con la pura e semplice impetuosa massa d’urto. Gli eserciti europei del diciottesimo secolo, inviluppati nelle complicazioni e nelle formalità del sistema di guerra varato da Federico il Grande, erano frequentemente colti di sorpresa e travolti dalla tattica primitiva di questo “nuovo” tipo di combattimento.

Man mano che il tempo passava, però, le tenaci armate francesi divennero più esperte e fu loro possibile tornare a tattiche più evolute, nelle quali il fuoco della fanteria e la sua potenza d’urto venivano combinate in proporzioni accuratamente previste. Venne trovato, per esempio, che l’azione dei fucilieri e quella dei cannoni non sempre provocavano al nemico perdite sufficienti a scuoterne la coesione e che quindi era necessario un maggior volume di fuoco di moschetti. Forse la migliore soluzione a questo problema fu l’adozione dell’ordre mixte, una combinazione tattica di truppe in colonna con altre disposte in linea. La famosa amalgame del 1794 facilitò grandemente questo sviluppo, perché il battaglione regolamentare di ogni demibrigade era perfettamente idoneo a muoversi e sparare con sufficiente accuratezza in formazione di linea, mentre i due associati battaglioni Jédérés trovavano migliore impiego in colonne disposte lungo i due fianchi.

Nei primi tempi era previsto che ogni battaglione di linea fosse composto di tre compagnie, di 330 uomini ciascuna, ma successivamente il loro numero venne portato fino a nove (per tornare poi a sei, alla fine) con la forza di 150200 soldati per compagnia. I battaglioni di nove compagnie ne avevano Otto di fucilieri ed una di granatieri. I battaglioni di fanteria leggera, che era previsto dovessero accompagnare la cavalleria al trotto, avevano invece sei compagnie delle quali quattro erano di cacciatori, una di carabinieri (l’equivalente dei fucilieri e granatieri) ed una di voltigeurs, che veniva di solito impiegata per l’attacco iniziale. Tre compagnie all’incirca per ogni demibrigade venivano impiegate come fucilieri di prima schiera, sia che la formazione disponesse di reparti di fanteria regolare oppure ne fosse priva. Per quanto riguarda la forza numerica, era raro che una demsbrtgade di fanteria leggera operasse con più di 1.000 uomini, mentre quella di fanteria di linea poteva al massimo arrivare ai 2.500 effettivi.

La cavalleria francese di quel periodo era assolutamente inadeguata; quest’arma aveva sofferto moltissimo dell’esodo degli ufficiali ed era mancato il tempo, di norma considerevole, necessario per addestrare buoni cavalieri; per di più anche la deficienza di cavalli contribuiva a ridurne le capacità. Una demibrigade di cavalleria era formata in teoria da quattro squadroni ognuno dei quali si componeva di due compagnie di 116 cavalieri, il che ufficialmente significava una forza di 900 sciabole per ogni demibrigade; all’atto pratico, durante il periodo repubblicano, la media superava raramente i due o trecento uomini. Esistevano tre categorie principali di cavalleria: quella pesante, per azioni d’unto; i dragoni, addestrati a combattere a cavallo od a piedi per appoggio ravvicinato alla fanteria, e quella leggera, alla quale venivano affidati compiti di ricognizione, di difesa e d’inseguimento. Nonostante la massa dei cavalieri fosse molto scadente, dalle sue poco promettenti schiere dovevano emergere, col tempo, grandi capi quali Murat, Lasalle, Grouchy e Milhaud. Inoltre si erano già verificati fatti d’arme di notevole rilevanza, come quando nel 1795, una divisione di cavalleria francese aveva effettuato una carica sul ghiaccio per catturare la flotta olandese che vi era rimasta intrappolata.

L’artiglieria delle armate rivoluzionarie aveva invece sofferto meno di tutte le altre armi per la mancanza di ufficiali, perché molti dei suoi comandanti provenivano dalle classi medie piuttosto che da famiglie aristocratiche. Le loro armi, grazie a Gribeauval (e più tardi a Carnot) erano le migliori in Europa anche se i treni d’artiglieria risentivano, al pari della cavalleria, della generale deficienza di cavalli, tanto che fino ai primi anni del 1800 i comandanti erano obbligati a servirsi di traini e di guidatori civili di poco affidamento; nonostante questo, l’efficienza operativa dell’artiglieria fu quasi sempre elevata. I cannoni erano riuniti in compagnie (o batterie) di Otto pezzi, divisi a coppie. Il periodo rivoluzionario ebbe influenza anche su quest’arma perché il numero delle batterie ippotrainate venne notevolmente aumentato e una nuova specialità, l’artillerie volante (o artiglieria celere) venne aggiunta all’artiglieria campale e a quella ippotrainata.

La specialità del Genio nell’esercito francese era molto sviluppata sotto la Repubblica, come lo era stato sotto l’Ancien Régime e sebbene i principi di Vauban, vecchi di un secolo, rimanessero alla base delle opere di fortificazione (con tutti i miglioramenti successivi suggeriti da ChasseloupLaubat, Montelambert e Lazare Carnot) i genieri francesi erano ugualmente idonei sia alla costruzione di strade che a quella di ponti. Ovviamente, con la grande espansione delle forze francesi, i genieri esperti erano sempre insufficienti rispetto alle necessità e il generale Bonaparte si trovò, nel 1796, con meno di 2.000 genieri, mentre l’Armata d’Italia avrebbe dovuto avere un organico di 3.300 specialisti e cioè una compagnia di minatori e due battaglioni di zappatori. C’era inoltre una forte carenza di sezioni pontieri e di barche da ponte trasportabili, aggravata dalla scarsità di cavalli da tiro. L’improvvisazione era quindi all’ordine del giorno, ma l’Armata d’Italia possedeva con Andréossy e Marescot, un artigliere e un geniere di talento dotati di alte capacità inventive.

Le ambulanze e i servizi logistici erano praticamente inesistenti e la conseguente scarsità di cure mediche e di provviste, oltre a causare numerose diserzioni, fece nascere nella truppa .una particolare attitudine a fare assegnamento solo sulle proprie capacità e ne aguzzò l’ingegno per procurarsi il necessario; queste caratteristiche resero possibile l’attuazione di quei rapidi movimenti strategici che fecero strabiliare gli avversari, fedeli alla consuetudine dei depositi e dei convogli per i rifornimenti.

Tutto sommato, quindi, il generale Bonaparte aveva ereditato una temibile arma, adatta ai suoi piani.

[Modificato da horadryn 28/03/2010 17:41]
28/03/2010 19:01
L'Artiglieria Francese

L'artiglieria francese che tanta importanza ebbe nelle battglie napoleoniche (Napoleone non dimenticò mai di essere un ufficiale di artiglieria) era organizzata in batterie di otto pezzi ciascuna:batterie leggere,con pezzi da 4 libbre (peso della palla);medie,con pezzi da 6 o da 8 libbre;pesanti,con pezzi da 12 libbre.
Quelle medie e leggere "a piedi" (cannoni ippotrainati con serventi appiedati) erano assegnate alle divisioni di fanteria;le stesse,ma con serventi montati,accompagnavano le divisioni di cavalleria.Le batterie pesanti venivano riunite nella riserva di corpo d'armata o d'esercito ed erano utilizzate in massa con effetti devastanti.
I cannoni sparavano palle di ferro piene con una gittata,a secondo dei calibri,poteva anche raggiungere i 1,500 metri,o scatole a mitraglia (cartocci pieni di palle da moschetto) per le distanze ravvicinate.
29/03/2010 13:28
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I corps d'armée
Fin dal 1800 l'esercito francese era suddiviso in corpi d'armata, delle unità operative fondamentali. Ogni corpo aveva il proprio Stato maggiore, era comandato da un Maresciallo o generale superiore, e, cosa fondamentale, comprendeva tutte le armi: un numero variabile di divisioni di fanteria, una brigata o divisione di cavalleria leggera, un distaccamento di artiglieria sotto il suo comando ( 6-12 cannoni da 12 libbre, "le belle figlie dell'imperatore"). Le dimensione dei corpi variava moltissimo a seconda del compito assegnatogli, ad ogni modo ogni corpo era di fatto un esercito in miniatura, capace di combattere o contenere un avversario molto più numeroso fino all'arrivo dei rinforzi (una regola d'oro di Napoleone era che ciascun corpo fosse al massimo a 22 miglia da un'altra grande formazione, un giorno di marcia). Ogni corpo includeva distaccamenti di ingegneri (le génie) e pontisti (Pontonier). Napoleone sviluppò anche una Riserva di cavalleria e una di artiglieria. La Riserva di cavalleria guidata dal principe Murat comprendeva delle divisioni di curassiers pesanti (corazzieri per intenderci), delle divisioni di dragoni e un numero anche maggiore di divisioni di cavalleria leggera, fra cui quelle di ussari e cacciatori armati di pistole e sciabole (anche i corazzieri portavano una carabina e un paio di pistole). La riserva di artiglieria era composta da batterie di cannoni da 12 libbre e da una artiglieria a cavallo estremamente mobile dotati di cannoni da 6 libbre. Ma riserva e punta di diamante di tutto l'esercito era senz' altro la Guardia Imperiale, essa comprendeva fanteria, cavalleria, artiglieria e servizi, l'assegnazione a questo famoso corpo avveniva come premio per una condotta valorosa. Vi erano anche battaglioni di truppe di trasporto che si curavano dello spostamento dell'artiglieria pesante, ma anche di munizioni, cibo e altri rifornimenti, tuttavia, i francesi preferivano alleggerire la massa delle salmerie contando sulla capacità dei soldati di "nutrirsi di ciò che trovavano nelle campagne" (le popolazioni non ne saranno felici, perchè sarebbe più corretto parlare di "nutrirsi di ciò che si riesce ad estorcere alla popolazione civile"). Ad ogni modo, riducendo le scorte al minimo, i francesi erano in grado di avere un ritmo di marcia molto sostenuto che lasciò spesso a bocca aperta i loro avversari. Inoltre questo ritmo di marcia così sostenuto era ottimizzato dal sistema di corps d' armée che allargava al massimo la linea di avanzata, evitando una deleteria congestione su particolari strade.

Detto ciò, è chiaro che è scarsamente utilizzabile questo sistema di corpi d'armata in Napoleon vista la sua struttura a turni e non in tempo reale. Ad ogni modo ho trovato due applicazioni: la prima si basa sulla Guardia Imperiale, quindi metto Napoleone al comando di una forza interamente d'Elité (Vecchia guardia 2; Giovane guardia 3-4; grantieri olandesi 1; 3 artiglieria a piéd e 1 a cheval; la cavalleria interamente d'Elité sia pesante che leggera) che sarà praticamente inarrestabile; la seconda invece riprende la concezione della Riserva di cavalleria napoleonica, un piccolo distaccamento da 4-5 squadroni di cavalleria leggera segue un esercito completo (con una solo unità di cavalleria leggera per attaccare l'artiglieria e il resto cavalleria pesante pronta a caricare a testa bassa, adoro i corazzieri [SM=g8119] ). Quando bisogna ingaggiare il nemico il contingente principale si muove fino a schierarsi ad un tiro di schioppo dal nemico senza attacarlo, in questo modo il distaccamento di cavalleria può tranquillamente schierarsi dietro l'esercito avversario, fatto ciò attaccate con l'esercito principale. In battaglia una volta dato il colpo di grazia al nemico fate ripiegare fuori dal campo la cav pesante che forse sarà anche stanca, una volta fuori queste unità saranno rimpiazzate da freschissime e velocissime cav leggere che giungeranno dal lato del campo verso cui stavano fuggendo i vostri nemici e porteranno a compimento l'inseguimento. [SM=g8144]
02/04/2010 17:56
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Con molta fantasia vi chiedo di immaginare quelle figure geometriche come formazioni da battaglia.. [SM=g8298]

L'idea centrale è usare un centro e un'ala come ancoraggio per la manovra d'attacco che partirà "dall'ala forte". Cosa fondamentale per non essere aggirati dal lato debole è schierare su due linee le fanterie di linea in modo da occupare più fronte possibile con poche unità, spesso non basta, per questo consiglio di usare la cav pesante di retroguardia per distrarre l'avversario in modo da dare il tempo necessario ai vostri volteggiatori di rischierarsi a lato della vostra fant di linea. L'inferiorità numerica in questa zona del campo viene compensata dall'uso massiccio dell'artiglieria: l'artiglieria a piedi inframezzata nella vostra linea di fuoco principale e gli obici un pò più indietro; inoltre il generale deve stare nei paraggi in quanto il vostro esile centro dovrà sostenere lo sforzo principale del nemico e un rinvigorimento del morale nel momento critico spesso fa la differenza. Il compito della vostra linea di fuoco è di contenere il nemico il più a lungo possibile. Il compito del colpo decisivo è affidato invece all'ala forte composta dal meglio del vostro esercito. La cav e l'artiglieria a cavallo scattano in avanti per prendere posizione su una collina possibilmente mentre la fanteria inizia a mettere sotto pressione l'ala nemica. L'artiglieria a cavallo sgancia i pezzi dal traino e inizia a bombardare il nemico dal fianco mentre la cav coglie le buone occasioni per dare qualche colpo al nemico (art incustodita, unità isolate etc.) ma il suo obbiettivo è annientare la cav avversaria per poi avere mano libera ed appoggiare l'assalto della vostra fanteria d'attacco. Una volta annienta l'ala avversaria scatenate l'assalto finale contro il centro nemico già martoriato dalla vostra linea di fuoco. Questo è in generale il piano di battaglia che applico nelle mie battaglie ma è importantissimo essere sempre pronti ad improvvisare: l'esempio più classico è che il nemico sposti tutto il suo peso sull'ala debole, in questo caso non state a resistere ma ripiegate ruotando intorno al centro, mentre l'ala d'attacco ruota anchessa intorno al centro ma verso il nemico, in questo modo potreste cogliere il nemico disorganizzato e concludere lo scontro. L'altra possibilità è che il nemico porta il suo attacco principale contro la vostra ala forte, in questo caso fermate l'avanzata e arroccatevi per bene in modo da dare il tempo al centro e all'altra ala di attaccare il nemico prendendolo di fianco e da tergo, una volta martoriato il nemico la vecchia guardia potrà sempre scacciarlo dal campo con una spettacolare assalto alla baionetta! [SM=g8329]
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