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[Recensione] La prima marcia su Roma

Ultimo Aggiornamento: 17/07/2009 20:49
01/07/2009 09:55
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TITOLO: La prima marcia su Roma

AUTORE: Luciano Canfora

EDITORE: Laterza

LUOGO E ANNO DI EDIZIONE: Bari 2009

COLLANA: Economica Laterza

GENERE: Saggio storico

PREZZO: € 6,90

VOTO: 10/10

RECENSIONE: "All'età di diciannove anni, di mia iniziativa e a mie spese, misi insieme un esercito, grazie al quale liberai la Repubblica dal dominio dei faziosi." Così iniziano le "Res Gestae Divi Augusti", fatte incidere come suo testamento da Augusto ormai vecchio. Un testo minaccioso con il quale Augusto rivendicava la legalità della sua inquietante carriera politica. Ben diverso è il resoconto che ne dà Tacito, grande smascheratore del linguaggio politico: la devozione per il padre Cesare e la situazione politica di emergenza erano stati solo pretesti per la sete di dominio di Ottaviano Augusto che non esitò a schierarsi dalla parte dei cesaricidi, osò arruolare un esercito privato e lo mosse contro Antonio, ebbe quasi sicuramente una oscura parte nella morte dei due consoli in carica e alla fine puntò sulla capitale scortato dall'esercito vincitore. A diciannove anni, si fece attribuire la massima magistratura imponendo come collega un parente che era una semplice comparsa, liquidata fisicamente dopo poche settimane; atterrì, armi in pugno, il Senato imponendogli di avallare una procedura sfacciatamente incostituzionale; avviò, creando una inedita magistratura straordinaria - il "triumvirato" -, le più feroci proscrizioni. Questa la "marcia su Roma" di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, e futuro Augusto, il 19 agosto dell'anno 43 a.C.

Con questo piccolo testo, solo 87 pagine, Canfora fa luce, da par suo, sugli oscuri retroscena che portarono un astuto giovanotto di belle speranze, Ottaviano, alla carica di console, dopo aver arruolato un esercito privato ed aver “assistito” alla provvidenziale, ma anche molto sospetta, morte dei due consoli in carica, Irzio e Pansa, durante i tumultuosi eventi della guerra di Modena. Analizzando le fonti antiche, l’epistolario di Cicerone, i primi capitoli degli “Annali” di Tacito e le “Guerre Civili” di Appiano, lo studioso dimostra, credo senza ombra di dubbio, che il fato ebbe un ruolo marginale nell’ascesa al potere del giovane Ottaviano che riuscì con abilità e spregiudicatezza ad imporsi sul Senato e la Repubblica, tramutando un colpo di Stato (quale l’arruolamento di milizie private) in atto patriottico in difesa del legittimo governo che egli stesso rovescerà in un assordante silenzio da lì a pochi anni passando alla storia come Augusto, primo imperatore.

N.B. questa è la prima versione nella collana economica, la prima edizione è del 2007 al prezzo di € 12,00.
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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)
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Riecco il filologo stalinista [SM=g8119]

Per curiosità...fa qualche attualizzazione o no?
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No, non mi sembra che ci siano attualizzazioni. Lo stesso titolo era stato pensato da un altro studioso per indicare l'arrivo di Ottaviano a Roma con l'esercito privato subito dopo la morte di Cesare. Canfora invece valuta la prima marcia non quella del 44 ma quella del 43.
[Modificato da Antioco il Grande 02/07/2009 07:40]
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Ok grazie...

mi preparo visto che il professore probabilmnete me lo farà comprare...
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17/07/2009 20:49
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Credo che questo libro serva per integrare "Cesare il dittatore democratico" sempre di Canfora, dato che "La prima marcia su Roma" comincia dopo la morte di Cesare. Ovviamente è solo un idea mia non certo l' intenzione dell' autore; andrebbero letti insieme giusto per avere una continuità degli eventi. Il Cesare di Canfora è molto illuminante lo consiglio.



Nell'intero corso del tempo, forse a partire dalla fine del Neolitico, sono esistiti al mondo tre tipi di persone: gli Alti, i Medi e i Bassi. Gli obiettivi di questi tre gruppi sono assolutamente inconciliabili fra loro. Lo scopo principale degli Alti è quello di restare al loro posto, quello dei Medi di mettersi al posto degli Alti. Obiettivo dei bassi, sempre che ne abbiano uno (è infatti una caratteristica costante dei Bassi essere troppo disfatti dalla fatica per prendere coscienza, se non occasionalmente, di ciò che esula dalle loro esistenze quotidiane), è invece l'abolizione di tutte le distinzioni e la creazione di una società in cui tutti gli uomini siano uguali fra loro. In tal modo nel corso della storia si ripropone costantemente una lotta sempre uguale a se stessa nelle sue linee essenziali. Per lunghi periodi si ha l'impressione che gli Alti siano saldamente al loro posto, ma prima o poi giunge il momento in cui o smarriscono la fiducia in se stessi, o perdono la capacità di governare, o si verificano entrambe le cose. Sono allora rovesciati dai Medi, che attirano i Bassi dalla loro parte fingendo di lottare per la giustizia e la libertà. Conseguito il loro obiettivo, i Medi ricacciano i Bassi alla loro condizione di servaggio, diventando a loro volta Alti. Ben presto da uno dei due gruppi rimanenti, o da entrambi, ne germina uno nuovo di Medi, e la lotta ricomincia da capo. Dei tre gruppi, soltanto quello dei Bassi non riesce mai a realizzare i propri fini, nemmeno temporaneamente. Sarebbe eccessivo sostenere che nel corso della Storia non ci siano stati miglioramenti materiali di alcun genere. Perfino in un periodo di decadenza quale quello attuale, l'uomo medio si trova in condizioni materiali migliori rispetto a qualche secolo fa, ma nessun incremento del benessere, nessun addolcimento dei costumi, nessuna riforma o rivoluzione hanno minimamente favorito l'uguaglianza fra gli uomini. Dal punto di vista dei Bassi, ogni mutamento storico ha prodotto solo un cambiamento per quanto riguarda il nome dei loro padroni.

George Orwell "1984"


"Sulla base democratica si innalza, nascondendola, la struttura oligarchica dell’edificio”. Robert Michels (1876-1936)

“I Romani hanno conquistato il mondo con la serietà, la disciplina,
l’organizzazione, la continuità delle idee e del metodo; con la convinzione
di essere una razza superiore e nata per comandare; con l’impiego
meditato, calcolato, metodico della più spietata crudeltà, della fredda
perfidia, della propaganda più ipocrita, messe in atto simultaneamente o di
volta in volta; con una risolutezza incrollabile nel sacrificare sempre tutto
al prestigio, senza essere mai insensibili né al pericolo, né ad alcun rispetto
umano; con l’arte di alterare nel terrore l’anima stessa dei loro avversari, o
di addormentarli con la speranza, prima di asservirli con le armi; infine con una manipolazione così abile della menzogna più grossolana da ingannare persino la posterità e da continuare ad ingannarci. Chi non riconoscerebbe
questi tratti?”. Simone Weil "Riflessioni sulle origini dell’hitlerismo" 1939)
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