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articolo di giornale.

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2008 21:18
13/11/2008 15:07
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Tribunus
voilà ecco il mio articolo


Conflitti Religiosi

Una delle ultime notizie giunte dal mondo è la furibonda rissa esplosa a Gerusalemme nel Santo Sepolcro, lo scontro tra monaci ortodossi e sacerdoti Armeno Cristiani è solo l’ultima battaglia di una guerra che va avanti da anni; le differenze religiose, sia della medesima o differente religione hanno caratterizzato e caratterizzano la storia dell’uomo e di tutte le civiltà.
L’attacco sferrato agli Armeni , si ricongiunge anch’esso ad una sfilza di conflitti annuali fra le sei confessioni che predicano nel Santo Sepolcro di Gerusalemme; il Golgota e la stessa Città Santa rivedono ancora quelle scene di violenza, di iniquità e di incomprensione caratteristiche della storia ormai passata ma che sembra ripetersi; le Crociate, le Jihad e le guerre religiose piombate sulla Palestina scivolano via dalla coscienza delle persone e creano abissi religiosi e culturali che, in tempo di globalizzazione, allontanano il dialogo fra i popoli.
Le religioni non hanno, certamente, lo scopo di muovere le masse verso la guerra, di giustificare stermini e massacri o di sconsacrare un luogo sacro come il Santo Sepolcro; e allora perché l’uomo si comporta in questo modo? Perché, spesso, la religione è un casus belli per la violenza? Perché, nel ventunesimo, non c’è dialogo religioso ma solo astio e conflitto?
La colpa è certamente dell’uomo del ventunesimo secolo, ma bisogna biasimarlo: veniamo da un secolo nato dalle macerie delle due guerre mondiali, del razzismo più generalizzato e della violenza indiscriminata; viviamo in un secolo dove sono in pochi quelli che guardano una moschea senza riserbo, viviamo in un secolo caratterizzato dalla paura del diverso o dello straniero visto come usurpatore, viviamo certamente in un epoca difficile ma forse quando le difficoltà ci si parano davanti la soluzione giusta non sarebbe “il conflitto” ma bensì “ il dialogo”; quel dialogo mai raggiunto fra religioni e culture che dovrebbe essere alla base di una pace, almeno religiosa, fra i popoli.
Se ci fosse dialogo, anche nella sua forma più astratta e idealizzata, servirebbero due interlocutori volenterosi, perché non si può pensare ad un dialogo religioso senza la voglia di cambiamento dei due soggetti che cercano un confronto; dobbiamo quindi dimenticarci, anche se in modo astratto, della diatriba di Gerusalemme, del conflitto centenario fra ortodossi e cristiani, dei conflitti religiosi fra buddhisti e islamici o fra Armeni e Turchi per raggiungere questa pace, che potrebbe risollevare le sorti immateriali di un mondo caduto nell’oblio della crisi materiale.
Forse è pazzia o forse è troppo difficile cercare la stabilita dello spirito piuttosto che della materia, soprattutto in un epoca come la nostra ove il bene materiale rappresenta il dogma della vita del singolo individuo, ma le difficoltà temprano la persona; forse soppiantando queste differenze religiose potremmo raggiungere un traguardo storicamente mai raggiunto ossia la pace, perché ormai da quattromila anni l’uomo non vede più uno spiraglio di luce in quell’eclissi chiamata guerra.
Mentre pochi giorni fa veniva ricordato l’avvenimento della Notte dei Cristalli o Reichspogromnacht ove iniziò la ripercussione violenta sugli ebrei durante il terzo Reich, Armeni e Greco Ortodossi, culturalmente e religiosamente parlando, derivanti dallo stesso ceppo si malmenano sul Golgota, dove secondo la religione cristiana Cristo morì e fu sepolto, ci viene dato un altro classico esempio di conflitto religioso; ma allora una domanda può sorgere spontanea: che fare ora? Continuare in questo modo, coprendo gli occhi delle persone e mostrando una concezione utopica delle religioni oppure cercare il dialogo e la pace? Non è forse meglio assistere ad un dibattito fra chiesa ortodossa e chiesa cattolica piuttosto che l’ormai postumo video dei guerriglieri islamici che demolivano le statue dei Buddha di Bamiyan a suon di cannonate?
Otto Von Bismarck, ritenuto uno dei più grandi politici del novecento, ci dona questa citazione:” Quanto più siamo forti, tanto meno probabile è la guerra”. Ma come si può intendere questa forza?
Invece che pensare al numero di soldati si potrebbe pensare alla forza di coesione che potrebbe nascere da un dialogo religioso; forse è solo un utopia, ma questa utopia porterebbe, nella sua assurdità, alla fine dei conflitti religiosi.
Ora c’è un bivio da affrontare che emerge dalle nebbie della non curanza dopo gli avvenimenti del Santo Sepolcro; continuare con gli scontri religiosi oppure dirigersi a vele spiegate verso il dibattito religioso; la scelta sta alle persone ma come ci insegna “l’attimo fuggente”:”Carpe Diem”.

Rivi Mattia 3M
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__________Konigreich Preussen__________
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