02/04/2008 20:44 |
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| | | OFFLINE | Post: 70 | Registrato il: 23/12/2007 | Città: TARANTO | Età: 33 | Sesso: Maschile | Miles | |
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Scusate, ma ho fatto un po' di macello, ora scrivo di seguito quello che volevo dire.
Nel libro di Andrea Frediani "Le grandi battaglie di Roma antica", nell'introduzione, c'è scritta una cosa che forse, ai più, sembrerà strana, ma che invece, secondo me, mette in risalto una delle peculiarità più grandi della civiltà romana: la perseveranza e la forza di volontà in qualsiasi circostanza.
Di seguito inserisco una parte dell'introduzione:
"Un aneddoto riportato da un cronista antico racconta di un colloquio tra un comandante romano e il rappresentante di una roccaforte assediata dai capitolini. Quest'ultimo, contando sull'inespugnabilità del sito, sconsiglia il suo interlocutore dall'intraprendere il blocco, sostenendo di avere viveri per dieci anni.
"Non importa" risponde il romano senza scomporsi, vorrà dire che vi prenderemo all'undicesimo". Sebbene l'affermazione dello storico parli da sola, mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni sull'argomento. |
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02/04/2008 20:58 |
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| | | OFFLINE | Post: 70 | Registrato il: 23/12/2007 | Città: TARANTO | Età: 33 | Sesso: Maschile | Miles | |
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Ah, mi sono dimenticato di una cosa. Il titolo della discussione è riferito a quello a cui lo storico fa riferimento. Egli, infatti, si riferisce a un "Complesso dell'Allia", cioè a una specie di complesso di inferiorità che i Romani, dopo la disastrosa sconfitta dell'Allia nel 18 luglio 390 a.C., avrebbero percepito sempre come una condizione da sconfiggere, da superare, da demolire con tutti i mezzi. E' proprio da qui, secondo lo studioso, che nasce quella "straordinaria pervicacia dei romani nel perseguire la loro volontà di potenza, da un lato, e dall'altro la loro determinazione, quasi l'ossessione per la vittoria in qualsiasi cimento, a dispetto delle condizioni più sfavorevoli, del tempo necessario e dell'entità del nemico". Come sempre, dunque, aspetto le vostre opinioni. |
03/04/2008 14:37 |
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molto interessante,nn c'è che dire |
03/04/2008 14:45 |
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| | | OFFLINE | Post: 2.126 | Registrato il: 19/07/2006 | Città: ROMA | Età: 47 | Sesso: Maschile | Tribunus Angusticlavius | PATRICIVS | |
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Simplythebest79, 02/04/2008 20.58:
Ah, mi sono dimenticato di una cosa. Il titolo della discussione è riferito a quello a cui lo storico fa riferimento. Egli, infatti, si riferisce a un "Complesso dell'Allia", cioè a una specie di complesso di inferiorità che i Romani, dopo la disastrosa sconfitta dell'Allia nel 18 luglio 390 a.C., avrebbero percepito sempre come una condizione da sconfiggere, da superare, da demolire con tutti i mezzi. E' proprio da qui, secondo lo studioso, che nasce quella "straordinaria pervicacia dei romani nel perseguire la loro volontà di potenza, da un lato, e dall'altro la loro determinazione, quasi l'ossessione per la vittoria in qualsiasi cimento, a dispetto delle condizioni più sfavorevoli, del tempo necessario e dell'entità del nemico". Come sempre, dunque, aspetto le vostre opinioni.
Credo siano considerazioni un pò mitologiche, i Romani erano un popolo molto pratico e quando c'era da evitare problemi pagavano (vedi i Galli di Brenno)... Insomma semplicemente Roma fu spinta alla conquista solamente li dove necessitava strettamente alla sua economia ed interesse, non credo per caparbietà, altrimenti Adriano non avrebbe abbandonato la mesopotamia e Aureliano la Dacia conquistate da Traiano...
Exaudi, regina tui pulcherrima mundi,
inter sidereos, Roma, recepta polos
« L'imperatore mio figlio è un sovrano capace, ma non di questi tempi, perché vede e pensa grandi cose, quali servivano ai tempi felici dei nostri avi. Invece oggi, che gli eventi ci incalzano, non di un imperatore ha bisogno il nostro stato, ma di un amministratore. Ho paura che dalle sue idee e iniziative deriverà la rovina di questa casata. »
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03/04/2008 18:26 |
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| | | OFFLINE | Post: 872 | Registrato il: 26/02/2007 | Città: ANCONA | Età: 45 | Sesso: Maschile | Centurio | |
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E' indubbio che dopo l'Allia l'esercito romano fu profondamente ristrutturato, sia nel modo di combattere che nella sua organizzazione, tattica e sociale. Mi sembra che la legione stessa fu introdotta in quel periodo, anche se molto diversa da quella a tutti nota di epoca tardo repubblicana e imperiale.
Qualcosa di simile accadde dopo Canne, quando ad esempio divenne comune l'uso del gladio, arma tipica da affondo a doppio taglio, in sostituzione della vecchia spada italica, che di taglio ne aveva uno solo.
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La speranza oltre la speranza... |
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