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Wimax: il TAR Può/Deve Salvarlo

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2008 16:55
25/01/2008 16:55
Venerdì, 23 Novembre 2007

In data 22/11/07, presso la Camera di Consiglio del TAR del Lazio, si è tenuta un'audizione in merito al ricorso della società MGM, contro il regolamento per la concessione dei diritti d'uso per la tecnologia WiMax. Per la prima volta l'associazione Anti Digital Divide è stata rappresentata legalmente in questa sede per supportare ad adiuvandum le tesi di MGM. La decisione del TAR dovrebbe arrivare entro pochi giorni o addirittura poche ore, mentre il web si è mobilitato per scongiurare che il Wimax venisse monopolizzato dai soliti noti, TV e giornali hanno ignorato il tema, salvo qualche eccezione come la trasmissione di RAI UTILE a cui ha partecipato anche ADD, forse questo disinteresse è dovuto al fatto che i maggiori inserzionisti pubblicitari delle TV e dei giornali più importanti sono proprio gli operatori telefonici che trarrebbero vantaggio dalla modalità scelta da AGCOM e Ministero delle Comunicazioni per liberalizzare il Wimax. ADD invierà un comunicato sperando che sia dato a questo tema il risalto che merita, visto l'importanza che può avere il Wimax nella liberalizzazione del mercato e per la riduzione del Divario Digitale.

Ci auguriamo che il TAR, nonostante qualche gaffe, accolga il ricorso e le motivazioni di associazioni, provider e di migliaia di Utenti che hanno firmato sul web due petizioni che hanno raccolto più di 220 MILA FIRME:

pro concorrenza, lanciata dal Blog di Beppe Grillo
pro open spectrum

Seguono i motivi principali che ci hanno indotto ad appoggiare il ricorso.



Punti fondamentali da raggiungere con la liberalizzazione del WiMax secondo AGCOM e Ministero delle Comunicazioni erano abbattimento del digital divide e ampliamento della concorrenza come, la stessa Autorità dichiarava nella Delibera n. 209/07/CONS e nella sintesi della consultazione pubblica indetta con Delibera n. 644/06/CONS.

Purtroppo entrambi i punti sono stati traditi.

- DIGITAL DIVIDE

Unico incentivo per la risoluzione del digital divide, posto nella delibera AGCOM 209/07/CONS impugnata nel ricorso al TAR, è quello di dare 15 o 10 punti se verranno coperti comuni a digital divide totale per conseguire i 60 punti fissati come obbligo da raggiungere entro 30 mesi per ogni provincia, contro i 5 punti che si danno se si coprono comuni non digital divisi. Questo incentivo viene vanificato, perchè è lasciata libertà agli operatori di decidere come raggiungere i 60 punti fissati come obbligo.

Questa libertà di scelta è stata insufficientemente mitigata dal bando proposto dal Ministero delle Comunicazioni, in cui viene inserito l'obbligo di raggiungere 30 dei 60 punti coprendo comuni a digital divide totale. Questo vuol dire che gli operatori si potranno limitare, in 30 mesi, a coprire solo 2 comuni digital divisi per provincia, province che singolarmente possono comprendere alcune decine di comuni fino a superare i cento. Ad esempio, per una provincia che ha al suo interno 50 comuni sarebbe sufficiente coprirne solo 2 in un arco temporale di 30 mesi. ADD aveva chiesto che ci fosse una priorità per le zone non raggiunte dalla banda larga ed un rapporto di 1 a 1 nella copertura dei comuni, cioè solo dopo aver coperto un comune digital diviso si poteva procedere a coprirne uno non digital diviso. La scelta del Ministero delle Comunicazioni e in particolare di AGCOM rappresenta, a nostro avviso, uno specchietto per le allodole, per asserire che c'è stato un impegno per il digital divide, ed una presa in giro per tutti gli utenti che avevano sperato che la tecnologia WiMax venisse utilizzata per colmare il digital divide, visto che la stessa AGCOM e il Ministero delle Comunicazioni avevano posto proprio la riduzione del divario digitale e l'aumento della concorrenza come obiettivi principali della liberalizzazione del WiMax.

Oltre ad aver dato degli obblighi di copertura scarsissimi e nessuna priorità alle zone digital divise, le verifiche per riscontrare il rispetto degli obblighi in capo alle società aggiudicatrici dei diritti d'uso avvengono solo dopo 30 mesi, un lasso di tempo esageratamente ampio, che potrebbe permettere ad alcuni soggetti di congelare la copertura di una zona per tutto questo tempo. Quindi un operatore che si aggiudica un diritto d'uso per una macroregione e che non è interessato a coprire una o più province perchè, nelle stesse, è già presente con una copertura UMTS, potrà congelarne la copertura per 30 mesi e solo dopo perderne i diritti d'uso o, ancora “meglio”, raggiungere la copertura minima che gli consente di mantenere i diritti d'uso, al minimo costo, evitando che in quella zona si sviluppi concorrenza. Il capolavoro, in negativo, arriva nel comma 8 dell'articolo 9, in cui gli obblighi già scarsi vengono ulteriormente ridotti:

"...Nel caso l’obbligo di cui al comma 2 (i 60 punti da raggiungere per provincia -ndr) non venga rispettato per più del 40% di quanto previsto per la pertinente area di estensione geografica, è disposta la revoca del diritto d’uso per la medesima area. In caso di revoca nessun rimborso è dovuto agli aggiudicatari soggetti alla sanzione e le relative frequenze potranno essere riassegnate."


Altro punto grave è il fatto di considerare comuni a digital divide totale solo quelli in cui non sia presenta la copertura con tecnologia 3g, UMTS. Questo ad ADD pare assurdo in quanto il mercato delle le offerte "flat" per connessioni a banda larga UMTS è un mercato giovane e non paragonabile a quello delle offerte dell'ADSL su cavo o Wi-Fi, per decisione degli operatori o per i limiti che essi stessi impongono, come megabyte scaricati, limiti temporali (la connessione a banda larga dovrebbe essere sempre always-on), P2P, VoIP, NAT, firewall, plafond di traffico, siti bloccati ecc, per non parlare delle tariffe ancora elevate. Secondo la nostra Associazione dovrebbero essere considerate zone a digital divide quelle zone dove non sia presente una connessione a banda larga su cavo (fibra-xdsl) o wireless (WiFi-Hyperlan). Dovrebbero essere considerate zone digital divise anche quelle zone con centrali telefoniche abilitate alla fornitura di banda larga in cui il servizio non risulti accessibile all'utenza a causa: della presenza di apparecchiature obsolete e limitanti quali MUX e UCR; dell'elevata distanza dalla centrale telefonica; della saturazione delle risorse in centrale.

- CONCORRENZA

ADD aveva richiesto che se proprio il sistema delle aste non si poteva evitare, bisognava almeno adottare lo strumento del beauty contest, cioè non guardare solamente ai ricavi economici, ma anche ai vantaggi per la concorrenza e gli utenti. Avevamo richiesto che ci fosse la maggiore frammentazione possibile delle licenze in modo da generare più concorrenza. Purtroppo, invece, c'è stata addirittura una divisione non regionale, come sembrava dovesse esserci, ma macroregionale. E' evidente che questo rappresenta un vantaggio per i grandi operatori delle TLC in quanto difficilmente i piccoli e medi operatori potranno competere con chi fattura migliaia di volte in più rispetto loro. A questo va aggiunta la scelta di adottare i rilanci multipli, altro vantaggio per gli operatori più forti, in quanto avendo a disposizione ingenti capitali potranno progressivamente rilanciare, aumentando le somme offerte al fine di escludere gli eventuali concorrenti e aggiudicarsi le frequenze messe all'asta.

L'AGCOM stessa dichiara nella delibera che la tecnologia UMTS è l'unica risorsa radio che consente di offrire servizi di accesso a larga banda comparabili ai futuri servizi WiMax. Se si vuole creare concorrenza quindi, i diritti d'uso WiMax non si danno agli stessi soggetti che detengono le licenze UMTS, perchè questi hanno già un vantaggio temporale, infrastrutturale ed economico, avendo milioni di clienti, quindi sarebbe già difficile fargli concorrenza con tre operatori, figuriamoci se gli si consente di prendere due delle tre licenze. E pensare che la stessa AGCOM dichiara espressamente che: "Lo scopo primario della presente procedura di assegnazione è quello di colmare, almeno parzialmente, il grave deficit concorrenziale in infrastrutture di accesso alle reti. L’Autorità ritiene pertanto che la destinazione della banda sia quella per servizi di accesso a larga banda al pubblico. Infatti, lo scenario nazionale vede una carenza di reti alternative di accesso a larga banda, che può essere mitigata con l’utilizzazione della banda in questione." La misura di riservare una sola licenza agli operatori non UMTS, blocco C, è del tutto insufficiente per garantire una minima concorrenza ed evitare che i soliti noti (Telecom e Operatori UMTS) monopolizzino anche questa tecnologia. Per fare un esempio è come se per aumentare la concorrenza nel settore televisivo si decidesse di privatizzare le 3 reti RAI e solo una (RAI3) fosse riservata a chi non ha già reti sulla televisione analogica. Quindi Mediaset acquistasse RAI 1, LA7 RAI 2 e SKY RAI3, che concorrenza si genererebbe in questo modo?

Un altro aspetto importante è stato trascurato nelle considerazioni di AGCOM, quello della convergenza fisso-mobile e degli accordi che stanno nascendo tra gli operatori mobili che hanno le frequenza UMTS e chi non le ha.

Abbiamo 3 aziende convergenti fisso/mobile:
TIM = Telecom Italia
Vodafone = Tele2
Wind = Libero

Poniamo che queste società si aggiudichino 2 dei 3 lotti di frequenze, blocco A e B. Potrebbero benissimo congelare il mercato del WiMax visto che hanno non solo UMTS nel mobile, ma anche un collegamento fisso per telefono e banda larga, perchè andare a cannibalizzare due mercati in cui sono già presenti e forti? L'ultimo pacchetto di frequenze, il blocco C, riservato agli operatori non UMTS, è molto probabile che finisca a operatori come Tiscali che ha un accordo con Telecom Italia per la telefonia mobile o finisca a British Telecom che ha un accordo con Vodafone, oppure a FastWeb che a breve dovrebbe diventare anche esso operatore mobile virtuale. Potrebbe accadere che per aver accordi "più favorevoli" nella telefonia mobile, un mercato fortemente sviluppato e divenuto ormai strategico per nel futuro delle TLC, gli operatori che dovessero aggiudicarsi il 3° blocco concordino nell'"azzoppare" o comunque ridurre al minimo indispensabile l'impegno verso la tecnologia WiMax per avere un accordo maggiormente conveniente per l'accesso alle frequenze degli operatori di telefonia mobile. E' alto anche il Rischio di cartello tra gli operatori.

Ad AGCOM sembra essere sfuggito anche un altro punto importante e cioè il vantaggio che hanno Telecom Italia e gli operatori mobili, rispetto ai nuovi entranti che si dovessero aggiudicare le frequenze WiMax. La banda che si distribuisce tramite tecnologia WiMax viene prelevata da un collegamento fisico, ad esempio la fibra ottica. Quindi gli operatori WiMax saranno fortemente dipendenti dai possessori di questi collegamenti. In Italia l'unico operatore che ha una rete capillarmente distribuita sulla quasi totalità del territorio italiano e Telecom Italia, sarà quindi questa società a trarne i vantaggi maggiori.

L'AGCOM ha dichiarato: "Allo stato attuale di sviluppo dei mercati l’unica risorsa radio che consente di offrire servizi di accesso a larga banda comparabili risulta essere quella per servizi di terza generazione UMTS." (Art 1 Manifestazione di interesse e numero dei diritti d’uso, comma 11). Questi operatori, (TIM, Vodafone, Wind e TRE) hanno già un vantaggio temporale ed infrastrutturale, inoltre 3 di questi hanno anche un'infrastruttura di rete fissa sviluppata sul territorio nazionale. Quindi sembra assurdo dare a questi operatori un ulteriore vantaggio facendoli concorrere all'asta per due dei 3 blocchi di frequenze a disposizione. In questo modo non si favorisce assolutamente la concorrenza, anzi la si danneggia, perchè è facile prevedere che grazie ai vantaggi che posseggono, questi operatori andranno a monopolizzare anche il mercato del WiMax. Viene violata in questo senso anche una norma europea recepita anche dall'Italia, violazione dell’art. 14 comma 3 della Direttiva 2002/21/CE (riprodotto nell’art. 17 del Dlgs. 259/03) secondo cui : “Se un’impresa dispone di un significativo potere di mercato su un mercato specifico, può parimenti presumersi che essa abbia un significativo potere in un mercato strettamente connesso qualora le connessioni tra i due mercati siano tali da consentire al potere detenuto in un mercato di esser fatto valere nell’altro, rafforzando in tal modo il potere complessivo dell’impresa”.

NON SI DEVE DIMENTICARE IN QUESTO AMBITO CHE RECENTEMENTE LA COMMISSIONE EUROPEA HA PESANTEMENTE CRITICATO LA SITUZIONE DI DIGITAL DIVIDE E DI CONCORRENZA IN ITALIA, E NELLE STESSE DIRETTIVE DELL'UE VENGONO POSTI COME OBIETTIVI PRIMARI LA RIDUZIONE DEL DIVARIO DIGITALE E L'AUMENTO DELLA CONCORRENZA NELLE TLC, IN PARTICOLARE NELLA BANDA LARGA, E VIENE CHIESTO ALL'AUTORITA’ NAZIONALE DI USARE TUTTI I MEZZI POSSIBILI PER RAGGIUNGERE QUESTI OBIETTIVI, E' EVIDENTE CHE L'AGCOM IN QUESTO CASO OLTRE AD AVER TRADITO GLI OBIETTIVI DA LEI STESSA FISSATI PER LA LIBERALIZZAZIONE DEL WiMax, HA VIOLATO ANCHE LE DIRETTIVE E LE RACCOMANDAZIONI EUROPEE.

Il Regolamento invece adotta la peggior combinazione possibile, si favoriscono i grandi operatori e si impongono obblighi blandi, quindi limitato aumento della concorrenza e limitato miglioramento della situazione del Divario Digitale a breve/medio termine, 30/48 mesi. In questo modo falliscono gli obiettivi principali che si volevano ottenere con la liberalizzazione del WiMax e si violano diverse norme sia comunitarie sia nazionali: per questo ADD è intervenuta presso il TAR del Lazio.

Questo Regolamento è stato gestito a senso unico, non ascoltando coloro che avevano partecipato alle consultazioni pubbliche, noi compresi. Ma fare dietrologia sarebbe piangere sul latte versato. La lista delle contestazioni è molto lunga, c'è molto da dire sul wiMax, speriamo di aver modo di discuterne in tutte le sedi possibili.


Pierluigi Di Bartolomeo
Segretario Ass. Anti Digital Divide

tratto da: www.antidigitaldivide.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article...
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