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la III guerra mondiale USA-URSS

Ultimo Aggiornamento: 10/10/2006 17:39
10/10/2006 17:39
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Praefectus Fabrum
L’URSS aveva realmente possibilità di vincere la NATO in tempi brevi evitando la pericolosa spirale delle armi nucleari?

Per 50 anni i due grandi blocchi militari si sono guardati in cagnesco studiandosi a vicenda a fondo e applicando strategie adatte per acquisire un immediata vittoria sul campo soprattutto politico. La vittoria politica in caso di scontro era l’unica possibile visto l’estrema profondità del territorio e l’irriducibile diversità dei sistemi economici e sociali. La vittoria politica sarebbe stata tale da spingere la coalizione perdente ad accettare la riunificazione delle germanie e la smilitarizzazione dell’Europa Centrale a favore di una sola parte. L’URSS aveva più di una necessità nel forzare una situazione di immobilismo geopolitico per risolvere la propria crisi interna sempre più acuta soprattutto sul finire degli anni ’60. La neutralizzazione della NATO avrebbe potuto consentire all’URSS di ridurre le spese militari e accordi commerciali più vantaggiosi con i paesi europei tendenti all’Ostpolitik senza contare l’immenso prestigio acquisibile a livello mondiale. Tuttavia il Patto di Varsavia pur avendo una forza terrestre quantitativamente ingente e un buon livello tecnico di alcuni sistemi ( soprattutto l’artiglieria mobile autentica specialità dell’Armata Rossa ) soffriva di una grande vulnerabilità di fronte alla minaccia aeronavale capace di spezzare la rete logistica ed interdire ai russi lo spazio aereo fondamentale per supportare un avanzata.

Per decenni l’Armata Rossa si era imposta l’obiettivo fondamentale di attaccare di sorpresa la NATO dopo un intensa campagna mediatica di disinformazione in caso di situazioni di crisi geopolitica. La sorpresa era l’elemento fondamentale per raggiungere in poche ore i punti di collegamento fra le unità NATO e creare una situazione di generale confusione fra di esse. L’obiettivo principale dell’attacco era la conquista rapida di tutti gli incroci stradali e dei ponti rimasti intatti per avere le condizioni sufficienti e tali da consentire il dispiegamento di unità di rinforzo tenute in riserva. La prima ondata,supportata dalla seconda di rincalzo, doveva poi concentrare l’offensiva al sud della Germania Occidentale per tagliare in due il dispositivo NATO schierato fra Lubecca e Monaco. La condizione primaria per il successo dell’operazione era che la NATO non potesse arretrare per ragioni politiche quali non consentire ai russi l’occupazione di grandi centri urbani e industriali tedeschi e mettere in crisi il governo di Bonn disponibile ad un accordo con i sovietici. La rigidità dello schieramento NATO, secondo la dottrina russa, avrebbe permesso alle grandi armate motorizzate sovietiche di avvolgere le singole unità alleate e annientare una ad una vincendo di fatto la guerra.

La strategia sovietica però restava sempre inadeguata finché non si risolveva il problema del controllo dei cieli e del mare fondamentale per il mantenimento delle forze in territorio nemico. Inoltre un attacco di sorpresa era troppo un azzardo e nessuno al cremlino poteva sentirsi ragionevolmente al sicuro del successo. Contro l’arma aerea NATO si è cercato di creare un intensa rete di installazioni fisse e mobili AA in quasi tutto il territorio della Germania Est e della Polonia e in alcuni punti nevralgici della Penisola di Kola. L’impianto difensivo però non avrebbe potuto impedire comunque una campagna di interdizione aerea sui convogli e sui canali di rifornimento al fronte. Gli intercettori sovietici di indubbia qualità sarebbero stati certamente l’obiettivo primario di una controffensiva aeronavale alleata che avrebbe privato ad essi basi e piste e ogni altra struttura ( soprattutto quelle sul ricambio e riparazione ) per tenerli lontano dai propri cacciabombardieri e cacciacarro. Difatti il dispositivo aeronavale NATO aveva basi e reti logistiche troppo lontani per una seria minaccia sovietica e così potevano essere alimentati senza sosta gli attacchi contro ogni obiettivo non sufficientemente protetto dall’antiaerea. L’arma aerea alleata avrebbe potuto distruggere tutti i ponti e le ferrovie della Germania Est fin dal primo momento impedendo l’arrivo delle riserve e accelerando il logorio delle unità della prima ondata. Inoltre le unità NATO in germania occidentale avrebbero potuto sfruttare al massimo la perfetta conoscenza del territorio e organizzare attacchi mirati alle pesanti colonne corazzate colpendo soprattutto le unità di comando e disturbando loro le comunicazioni radio e concentrare la potenza di fuoco contro le fanterie dove maggiormente si dovevano dirigere. La perdita di numerosi ufficiali e uomini di lunga esperienza e la rigida catena gerarchica avrebbero potuto rallentare o perfino bloccare l’avanzata nei settori strategicamente più importanti. La tabella di marcia ne sarebbe uscita stravolta e non ci sarebbe stato sicuramente il tempo per il comando sovietico di aggiornare gli ordini tali da impedire all’Armata Rossa di subire ingenti perdite soprattutto fra le unità meglio equipaggiate e veloci rimaste impantanate. La NATO,se non poteva ritirarsi,doveva allora sfruttare ogni singolo uomo ad una resistenza accanita in siti geografici più favorevoli e ad attaccare sempre dove fosse possibile per disperdere le pericolose unità corazzate grazie anche al supporto dei cacciacarro aerei. Il logorio delle forze russe in Baviera forse avrebbe permesso alla NATO di fare una manovra di avvolgimento e accerchiamento da nord e da sud mentre ancora le riserve dovevano ancora arrivare sul fronte ostacolate in ogni modo dagli aerei alleati. La disfatta per l’URSS sarebbe stata davvero cocente a questo punto.

In caso di riuscita distruzione della prima ondata però avrebbe portato la NATO ad una difficile posizione sul cosa fare dopo aver annientato i russi in germania occidentale. Una grande controffensiva per disperdere le riserve sovietiche di rinforzo ed entrare in Europa Orientale avrebbe generato non pochi inconvenienti di natura sia politica che militare. L’URSS sentendosi con le spalle al muro avrebbe potuto minacciare una rappresaglia nucleare oppure mobilitare totalmente le sue forze contando sulla profondità del territorio e sulla incertezza dei governi occidentali timorosi di attaccare direttamente l’URSS con tutte le conseguenze imprevedibili. I governi occidentali,stanchi di esporre i propri paesi ad un inutile prolungamento del conflitto e alle conseguenze di una guerra totale ormai non più sopportabili per le popolazioni civili, avrebbero certamente cercato di salvare la faccia all’URSS con un accordo vantaggioso per entrambe le parti tipo ad esempio un anticipata riunificazione delle germanie per farne una germania neutrale e smilitarizzata come cuscinetto fra i due blocchi. Inoltre una controffensiva NATO in Europa Orientale era da scartare anche perché non si giocava più in casa e la ricca conformazione geografica e gli insegnamenti dati dalla IIWW avrebbero potuto sconsigliare un offensiva di ampia portata soprattutto per l’insufficienza della massa di manovra terrestre ( pur anche con i rinforzi americani ) e per la necessità di controllare un territorio socialmente ostile e lontano dai propri centri di approvvigionamento.

In base a queste osservazioni che ho fatto deduco che una III guerra mondiale in Europa durante la Guerra Fredda non poteva essere possibile per troppe incognite accettabili per il comando sovietico e l’arma nucleare certamente ha reso impossibile l’ottenimento della vittoria decisiva basilare per una rapida conclusione di una guerra.

[SM=x506636]
non abbiate pietà dei nemici! vittoria,vittoria e sempre vittoria!!!!

http://www.storiainpoltrona.com/
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