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Se l'Impero fosse sopravvissuto ai barbari....

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2006 19:06
02/05/2006 20:43
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Centurio
un po' di teorie sulla caduta di Roma...
1) Gibbon
La crisi del III secolo e la caduta di Roma sono avvenute perchè le nuove religioni orientali (tra cui anche il cristianesimo) hanno minato alla base il sistema dei valori romani.Il mos maiorum aveva il suo punto forte sulla piena realizzazione dell'uomo nella vita terrena mentre le religioni orientali promettevano la salvezza e la realizzazione nell'al di là. La religione romana fatta di culti collettivi è stata demolita dai rifiuti dei seguaci delle religioni orientali di fare i sacrifici e partecipare ai riti collettivi. Le persecuzioni (per altro falsissima la credenza che Nerone e Domiziano le abbiano attuate sono stati Decio e Diocleziano) sono fallite e si sono rivoltate contro gli stessi pagani.
2) Rostozeff
La crisi della città e lo sfruttamento della borgesia cittadina a scapito della plebe della campagna ha creato grossi problemi sociali ed economici e creato un'alleanza tra esercito e plebe delle campagne (questo non è affatto vero, ma è frutto dell'esperienza di Rostozeff che ha vissuto la rivoluzione russa)
3) strici marxisti (Schiavone)
La crisi dell'economia servile e la mancanza di schiavi ha minato il sistema economico romano e la mancanza di conquiste l'ha distrutto (parzialmente vero, ma non tiene conto della nascita della servitù della gleba da quelli che prima erano liberi coloni con un contratto di mezzadria).
4) Santo Mazzarino
Teoria delle concause. Il tardoantico non è una crisi, ma una trasformazione dovuta a numerosi fattori tra loro collegati (debolezza delle frontiere di Roma e sicurezza di quelle cinesi, penetrazione dei barbari, raddoppio deila paga e degli effettivi dell'esercito, svalutazione della moneta, blocco della produzione, distruzione dei commerci mediante le tasse...).
5)interpretazione della trasformazione
Ormai vi era una totale divaricazione tra Stato e società: lo Stato chiede moltissime tasse, ma non garantisce alcun tipo di servizio nè la sicurezza delle frontiere. Questo dà origine alla nascita delle proprietà private fortificate e difese da armati propri e alla fuga tra i barbari di interi insediamenti.
Nel 420 d.C. una legge che permette la fortificazione della proprietà privata dà il via all'incastellamento delle proproietà di campagna dei senatori i quali pagano anche dei propri armati per proipria protezione. Molti individui si mettono sotto la protezione di questi senatori che esercitano nella loro proprietà tutti i compiti dello Stato, soprattutto quelli giudiziari. Lo spontaneo dono iniziale dato dai protetti al protettore si trasforma in tasse.
Numerose famiglie e comunità si spostano e si aggregano ai nascenti regni romano-barbarici dove vige un sistema basato sui rapporti di dipendenza feudale e personale, non si pagano tasse e non c'è burocrazia.
La caduta dell'ideologia che contrapponeva la latinitas alla barbaratitas, dovuta all'opera di evangelizzazione della Chiesa, ha contribuito a questi due fenomeni.
In Oriente l'impero non cade perchè, grazie alla grande tradizione urbana derivante dalla Grecia, da Alesessandro e dai regni ellenistici, la crisi della città e tenuta sotto controllo, le tasse sono più basse, la moneta si svaluta meno, i ceti produttivi rimangono in città e continuano a produrre, l'esercito rimane integro e la diplomazia eccellente fa deviare tutte le invasioni in Occidente.

Un po' di considerazioni su quelle che vengono indicate come cause e che in realtà sono sintomi...
La crisi della città del III secolo sembra essere più un sintomo che una causa. Infatti già nel florido II secolo vi erano segnali di disagio come ad esempioil dissanguamento finanziario per la costruzione di grandi strutture (anfiteatri,terme...) sovradimensionate ai reali bisogni delle città dell'impero; queste costruzioni furono pianificate e finanziate in previsione di una crescita che non avvenne e non poteva avvenire. Infatti l'appesantirsi della pressione dei barbari e lo stanziamento di guarnigioni insieme alla costruzione di mura provocò un clima di tensione e uno spopolamento parzile delle città che divennero in questo modo veicolo della crisi, producevano e aggravavano la crisi invece di arginarla; la crisi della città è dunque sintomo di una crisi più grande più che una causa.
Anche il cristianesimo stesso è più un sintomo che una causa. Infatti la religione cristiana aveva posto nelle città i propri centri di potere imitando la struttura gerarchica dell'amministrazione romana. Dunque il cristianesimo era diffuso largamente nelle città,ma non nelle campagne; si è a lungo parlato dei valori cristiani come causa della crisi dei valori fondanti del mos maiorum,ma in realtà non è così. Infatti Roma nella sua Storia è sempre stata flessibile e pronta ad assorbire culti e credenze di popoli conquistati o annessi; tuttavia Roma non ha più la struttura forte in grado di reggere pesanti influenze religiose come quella cristiana. Questo però non mina i valori romani che infatti furono integrati con quelli cristiani che si rivelarono essere vantaggiosi poichè richiamavano il fedele all'obbedienza e servivano anche per conciliare potere dello Stato con potere della Chiesa che accettò di buon grado gli editti di tollerenza e si accordò con gli imperatori affinchè i suoi fedeli prestassero servizio militare pena la scomunica. Gli imperatori romani adottarono poi rinunciarono alla deificazione per dichiararsi protettori dei cristiani e loro punto di riferimento insieme al Papa. Inoltre nel giro di un paio di generazioni il cristianesimo divenne da religione perseguitata a religione di Stato e fu sollevata da numerose imposte e pretese fiscali al contarrio del paganesimo, considerato fuori legge e perseguitato.
A lungo si è considerato l'assolutismo come una causa della decadenza,ma questo a torto poichè anche l'assolutismo è un sintomo della crisi poichè è evidente che un imperatore forte in un impero solido non ha bisogno di dichiararsi un essere divino per riaffermare la propria autorità. L'assolutismo può essere considerato più come un "tappabuchi" o un salvagente per intensificare il controllo imperiale e riaffermare l'autorità imperiale ridandole prestigio e parvenza di rispetto e sicurezza.
Bisogna dunque cercare più a fondo per trovare le cause della decadenza...

Da considerare il sistema di alimentazione e di agricoltura dell'impero. L'agricoltura imperiale era modellata e esportata su quella della Roma repubblicana ovvero era costruita per territori ostili e non troppo fertili e per un'alta concentrazione di persone in queste aree; l'utilizzo di animali da soma e da lavoro era inesistente, l'agricoltura era affiancata dall'allevamento di ovini e pochi ovini, gli attrezzi erano in legno e comunque erano poco effiacaci (l'aratro a chiodo fa solchi sul terreno poco profondi e non smuove il terreno). Questo tipo di agricoltura era meramente di sussistenza, non consentiva di accumulare un surplus o delle scorte (Roma dipendeva dall'Egitto e dalla Sicilia per le scorte di grano) e produceva una dieta essenzilmente cerealicola e dunque povera. Il sistema agricolo dell'impero era molto complesso, anni di crisi e di carestia creavano molti problemi dato che non esistevano scorte e che per i rifornimenti si dipendeva dall'esterno.
Era possibile una nuova via, una che comportasse l'utilizzo di capitali da investiore per l'utilizzo di teconologie conosciute ed efficaci che avrebbero aiutato notevolmente il sistema romano,ma non avvenne questo salto poichè Roma aveva a disposizione molti schiavi a basso prezzo per cui investire in strumenti come il mulino (allra già conosciuto) che avrebbe aiutato notevolemente la produzione e che avrebbe permesso insieme ad altre tecnologie (uso dei metalli negli strumenti di lavoro e altre "innovazioni" come ad esempio l'utilizzo di buoi e cavalli per la lavorazione dei campi) la creazione di un surplus. Ciò non avvenne in età romana, ma nei secoli IX-X-XI nella cosidetta "rivoluzione dell'anno mille" (in realtà un recupero di antiche conoscenze romane che ho già citato come il mulino).
Per le stesse ragioni (manodopera schiavile abbondante e poco costosa) l'artigianato in età romana non decollò poichè non potè giungere ad una produzione pre industrile che l'utilizzo di nuove conoscenze e tecniche avrebbe permesso (e qui cito il telaio a pedale medievale come esempio). Il commercio stesso fu limitato da un'antica mentalità risalente ad Aristoltele secondo cui la classe dirigente deve impegnarsi nel possesso della terra e non "sporcarsi le mani con il vile denaro del commercio" (idea molto forte nell'antichità addirittura codificata nella lex Caludia del 218 a.C. che impedisce alle famiglie della nobilitas senatoria di possedere una nave da commercio di portata superiore a quella minima per un commercio di sussitenza); il ceto mercantile romano non godette dunque del prestigio politico che avrebbe meritato e che forse avrebbe potuto sostentare lo Stato facendogli intraprendere una via diversa da quella seguita per uscire dalla crisi. I mercanti romani caddero in una profonda crisi in seguito alle svalutazione della moneta e ai calmieri dei prezzi e solo i grandi mercanti sopravvissero.

La politica monetaria ed economica degli imperatori gravò pesantemente sulle casse e sul corpo dell'impero. Le continue svalutazione delle monete, la non più presente corrispondenza tra moneta di conto e moneta d'uso e dunque la contraffazione della stessa moneta (in pratica si metteva in circolo una moneta che valeva 10,ma aveva 9 d'argento all'interno, per un periodo si raccolgievano tasse con menta che valeva 10, poi quando si cominciava ad avere monete che valevano 9 lo Stato svalutava ancora la moneta e poi nuovamente entrando in un circolo vizioso) unite ai calmieri dei prezzi (un vero e proprio colpo di grazia per i mercati e i commerci perchè crearono ed alimentarono il mercato nero unitamente alle tasse (come il crisargirio di Costantino) sulle grandi vie commerciali) danneggiarono pesantemente il commercio e l'economia dell'impero.

-Roma victor- Generale Massimo
-Divide et impera- Massima militare
-Ubi solitudinem faciunt, pace appellant- Tacito Il discorso di Calgaco
-Nec mi aurum posco nec mi pretium dederitis:non cauponanates bellum sed belligerantes ferro non auro vitam certamus utrique-Pirro
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